N. 79 - Luglio 2014
(CX)
LA DIPLOMAZIA BISMARCKIANA
PARTE II - DALLA NASCITA DELL’IMPERO AL CONGRESSO DI BERLINO
di Laura Ballerini
Per
evitare
che
la
Francia
desse
sfogo
al
suo
sentimento
di
rancore
e
divenisse
un
problema
per
la
Germania,
doveva
essere
isolata
da
alleanze
con
altri
stati
e
non
dovevano
scoppiare
guerre
di
cui
si
potesse
approfittare
per
vendicarsi
dei
tedeschi.
Per
riuscire
in
questo,
Bismarck
doveva
diventare
il
garante
dell’equilibrio
europeo,
il
punto
nevralgico
dell’Europa
stessa
e
del
concerto
europeo
(il
sistema
nato
in
seguito
al
Congresso
di
Vienna,
basato
sull’armonia
tra
le
grandi
potenze,
uniche
vere
attrici
dello
scacchiere
mondiale):
l’unico
modo
per
riuscirci
era
ottenere
l’alleanza
inglese.
La
Gran
Bretagna,
allora
come
sempre,
nutriva
il
suo
più
reale
interesse
oltreoceano,
e
non
aveva
alcuna
voglia
di
farsi
garante
della
pace
europea,
perché
questo
significava
ritirare
la
flotta
dai
sette
mari
e
concentrarla
sul
continente.
Per
questo
motivo
l’Inghilterra
è
sempre
stata
la
prima
alleata
dello
stato
che
potesse
garantire
equilibrio
in
Europa,
consentendole
di
impegnare
la
sua
flotta
altrove
e
perseguire
i
suoi
interessi.
Il
Regno
Unito,
infatti,
si
interessa
alle
questioni
europee
solo
in
casi
di
pericolo,
come
era
stato
per
Napoleone
e
come
sarà
per
Hitler.
Ma
se
c’era
qualcun
altro
che
potesse
farlo
al
suo
posto,
lasciandola
libera
di
concentrarsi
altrove,
questo
diventava
il
suo
primo
complice.
Fino
a
quel
momento
era
stata
l’Austria
di
Metternich,
che
dal
congresso
di
Vienna
aveva
gestito
l’Europa
post
napoleonica.
Ora
Bismarck
voleva
dimostrare
all’Inghilterra
che
poteva
essere
lui
quella
figura.
In
questo
modo
avrebbe
avuto
un
potente
alleato
e
sarebbe
potuto
diventare
il
garante
dell’equilibrio
europeo
isolando
la
Francia.
La
prima
occasione
per
ottenere
la
fiducia
inglese
furono
le
recriminazioni
russe
per
la
pace
di
Parigi
del
1854.
Gli
esiti
della
guerra
di
Crimea,
infatti,
furono
molto
punitivi
per
la
Russia,
che
iniziò
a
protestare.
L’Inghilterra
temette
allora
un’alleanza
russo
tedesca,
che
invece
non
avvenne.
Bismarck
organizzò
una
conferenza
a
Londra
nel
1871
per
rivedere
le
clausole
della
pace
di
Parigi
all’interno
del
concerto
europeo
(quindi
solo
tra
le
grandi
potenze),
con
l’unica
clausola
che
la
Francia
non
partecipasse.
Agendo
da
moderatore
evitò
lo
scoppio
di
un
conflitto
e
mantenne
l’equilibrio
nel
continente.
Questa
iniziativa
gli
portò
i
favori
della
Russia
e
dell’Inghilterra,
che
trovo
così
in
lui
il
suo
primo
alleato,
consentendole
di
concentrarsi
sull’espansione
del
suo
impero
coloniale,
in
quello
che
non
a
caso
è
passato
alla
storia
come
il
periodo
dello
“splendido
isolamento
inglese”.
A
questo
punto,
la
più
grave
minaccia
alla
pace
veniva
dal
possibile
scontro
tra
Russia
e
Austria
sui
Balcani.
La
prima
era
da
sempre
convita
che
fossero
di
sua
appartenenza,
la
seconda,
con
la
perdita
della
Confederazione
germanica,
aveva
sviluppato
un
forte
interesse
per
l’area.
Per
evitare
che
scoppiasse
una
guerra
di
cui
la
Francia
avrebbe
potuto
approfittare,
Bismarck
spinse
i
due
imperi
potenzialmente
rivali
a
stringere
con
lui
il
Patto
dei
tre
imperatori
nel
1873.
Austria
e
Russia
si
impegnavano
reciprocamente
a
consultarsi
prima
di
intervenire
nei
Balcani
e a
rinnovare
quel
patto
ogni
tre
anni.
Con
grande
lungimiranza,
Bismarck
aveva
intuito
quello
che
sarebbe
potuto
accadere,
e
vincolò
tra
loro
due
potenze
rivali,
prima
ancora
che
scoprissero
di
esserlo.
Come
prevedibile,
la
crisi
nei
Balcani
ebbe
luogo
mettendo
alla
prova
la
diplomazia
Bismarckiana.
La
popolazione
serba,
infatti,
insorse
contro
il
dominio
dell’impero
ottomano,
coinvolgendo
anche
la
Bulgaria.
La
repressione
turca
fu
durissima,
in
particolare
in
Bulgaria,
dove
passarono
alla
storia
gli
“orrori
bulgari”.
La
Russia,
che
si
considerava
da
sempre
la
paladina
dei
Balcani
(oltretutto
di
religione
ortodossa
anch’essa
anziché
mussulmana
come
i
turchi),
non
poteva
non
intervenire
e lo
fece
violando
il
Patto
dei
tre
imperatori
e il
concerto
europeo.
L’esercito
russo
riuscì
facilmente
a
far
retrocedere
quello
ottomano
costringendolo
alla
capitolazione
con
la
Pace
di
San
Stefano,
da
cui
ottenne
una
“grande
Bulgaria”
che
le
permetteva
l’accesso
ai
mari
caldi
(da
sempre
il
suo
obiettivo).
Intervenne
prontamente
Bismarck
che
salvò
nuovamente
la
situazione
convocando
tutte
le
potenze
al
Congresso
di
Berlino,
nel
1878.
Vennero
invitate
anche
l’Italia
e la
Francia,
che
era
incredibilmente
riuscita
a
pagare
il
suo
debito
di
guerra
alla
Germania
(per
il
conflitto
franco-prussiano).
Il
Congresso
di
Berlino
realizzò
gli
interessi
principi
del
concerto
europeo
ovvero
sicurezza
ed
equilibrio.
Bismarck
riassegnò
i
territori
nel
tentativo
di
non
alterare
troppo
la
situazione:
diede
l’isola
di
Cipro
alla
Gran
Bretagna,
rafforzando
la
loro
amicizia
e
consentendole
uno
sbocco
al
mediterraneo,
ora
che
era
stato
aperto
il
canale
di
Suez
(1869);
permise
alla
Russia
di
annettere
la
Bessarabia
(tra
le
attuali
Ucraina
e
Moldavia),
lasciando
la
Bulgaria
ai
turchi
e
l’amministrazione
della
Bosnia
all’Austria,
con
possibile
futura
annessione.
Per
quel
che
riguarda
Francia
e
Italia,
tocca
fare
un
passo
indietro.
L’Italia
non
era
riuscita
a
recuperare
le
terre
irredenti
di
Trento
e
Trieste
e
decise
di
chiedere
aiuto
a
Bismarck.
Quest’ultimo
però
non
aveva
alcun
interesse
a
stringere
con
l’Italia
un
patto
antiaustriaco,
e
rispose
che
“la
strada
per
Berlino
passa
per
Vienna”.
Per
paura
di
aver
spinto
così
l’Italia
tra
le
braccia
dei
francesi,
al
congresso
agì
in
modo
da
mettere
le
due
potenze
una
contro
l’altra.
Decise
infatti
di
concedere
a
entrambe
la
Tunisia.
L’Italia
rifiutò
convinta
che
quei
territori
le
appartenessero
già,
vista
la
vicinanza
con
la
Sicilia,
mentre
la
Francia
accettò
immediatamente,
inimicandosi
gli
italiani.
Bismarck
sperava,
oltretutto,
di
distrarre
i
francesi
dal
revanscismo
impegnandoli
con
un
po’
di
colonialismo.
Non
vi
riuscì
affatto.
Ottenne
però
che
l’Italia
si
alleasse
con
la
Germania
secondo
condizioni
tedesche,
ovvero
accettando
che
la
strada
passasse
per
Vienna.
Firmeranno
in
seguito,
infatti,
nel
1882,
la
triplice
alleanza,
che
costituì
il
punto
focale
della
politica
estera
italiana
fino
alla
prima
guerra
mondiale.
Immediatamente
dopo
il
Congresso,
nel
1879,
l’Austria,
già
legata
alla
Germania
con
il
patto
dei
tre
imperatori,
decise
di
seppellire
ogni
forma
di
risentimento
per
Bismarck,
che
le
aveva
sì
tolto
gli
stati
tedeschi,
ma
le
aveva
concesso
la
Bosnia.
Firmarono
dunque
una
duplice
alleanza,
secondo
la
quale
la
Germania
avrebbe
aiutato
l’Austria
in
caso
di
attacco
dalla
Russia,
ma
sarebbe
rimasta
neutrale
se,
al
contrario,
l’Austria
avesse
attaccato
la
Russia.
A
uscirne
vincitore
dal
Congresso
di
Berlino,
fu
dunque
proprio
Bismarck,
che
era
diventato
il
garante
dell’equilibrio
europeo,
il
mediatore
che
ripartisce
i
territori
e
che
controlla
tutti
a
suon
di
alleanze,
mentre
la
Francia,
come
da
lui
agognato,
rimaneva
sola,
senza
un
solo
alleato,
nello
scenario
europeo.