contemporanea
1939-1941
LA FOLLIA NAZISTA NEI DIARI DI JOSEPH
GOEBBELS / PARTE I
di Francesco Cappellani
Joseph Goebbels, Hermann Göring
e Heinrich Himmler, costituirono il
gruppo di gerarchi più vicini a Hitler e
più influenti della Germania nazista. A
questi si aggiungerà più tardi il
giovane architetto Albert Speer che
progetterà e cercherà di realizzare i
faraonici progetti che Hitler sognava
per la sua Germania dominatrice
dell’Europa.
Speer, a seguito del processo di
Norimberga, sconterà 17 anni di
prigionia, mentre Göring
si suiciderà in carcere alla vigilia
dell’esecuzione dopo il processo di
Norimberga, Himmler tenterà di scappare
ma, catturato il 22 maggio del 1945 da
una pattuglia militare inglese, si
suiciderà il giorno successivo con una
capsula di cianuro che teneva nascosta
in una fessura dei denti. Tutti comunque
erano scappati da Berlino eccetto
Goebbels che si suiciderà con un colpo
di pistola, nel bunker della Cancelleria
del Reich, il giorno successivo al
suicidio di Hitler, cioè il primo maggio
1945, dopo avere sparato a sua moglie la
quale a sua volta aveva prima fatto
narcotizzare i sei figli con la morfina,
per poi ucciderli spaccando dentro la
loro bocca una fialetta di cianuro.
Con questo gesto estremo Goebbels
dimostrerà fino all’ultimo la sua
assoluta fedeltà e l’incondizionata
adorazione per Hitler e per la sua folle
ideologia nazionalista e razzista. A
differenza di Göring
e di Himmler, Goebbels aveva conseguito
laurea e dottorato in letteratura
germanica ed era un uomo di vasta
cultura e di molti interessi al punto
che lo stesso Hitler lo chiamava “Herr
Doctor”. In particolare era un diarista
scrupoloso, prolisso e indefesso che
ogni giorno, anche nei periodi di
maggiore attività, annotava
minuziosamente non solo i fatti della
giornata ma li arricchiva con
considerazioni personali e commenti.
I diari iniziano nel 1924, quando
Goebbels ha 27 anni, e proseguono fino
al 10 aprile 1945, a meno di un mese
dalla sua morte. I diari costituiscono
oggi un corpus di 32 volumi editi da
Elke Frölich
e collaboratori; l’intera opera, dal
titolo Die Tagebücher
von Joseph Goebbels
è stata completata nel 2008 con l’uscita
dell’ultimo volume.
Goebbels era consapevole dell’importanza
storica dei suoi diari e sicuramente
almeno in parte li aveva scritti
pensando che potessero essere letti in
futuro. Egli stesso si adoperò affinché
le molte migliaia di pagine fossero
messe al sicuro, facendole riprodurre in
microfilm su lastre di vetro, una
tecnica allora all’avanguardia, sotto il
controllo del suo stenografo Richard
Otte (a partire dal 1941 Goebbels non
scrisse più a mano), e conservando gli
originali nella Cancelleria dove furono
ritrovati parzialmente distrutti tra le
rovine dell’edificio, mentre i microfilm
furono seppelliti a Potsdam.
Qui vennero trovati dalle truppe
dell’Armata Rossa e spedite all’archivio
del KGB a Mosca dove giacquero senza
essere letti, finché nel 1992 furono
scoperti dalla storica tedesca Elke Frölich,
che si adoperò per arrivare alla
pubblicazione pressoché completa dei
diari. Qui ci riferiamo ai Diari di
Goebbels 1939-1941
a cura di Fred Taylor pubblicati da
Sperling e Kupfer nel 1984, che coprono,
con qualche mancanza, il periodo dal 1⁰
gennaio 1939 all’8 luglio 1941. Sono uno
spaccato dei primi due anni di guerra
visti da un osservatorio assolutamente
particolare, da un uomo, Goebbels, che
si identificava corpo e anima col
Partito e col suo Capo. Sono gli anni
trionfali del massimo fulgore
espansionistico della Germania con
Hitler praticamente “dominus”
dell’Europa, compresa la sgangherata
Italia che era ricorsa al suo aiuto in
Africa e in Grecia.
Goebbels proveniva da una famiglia
cattolica della piccola borghesia di una
cittadina della Renania, Rheydt, dove
era nato nel 1897. A sette anni fu
colpito da una forma di poliomielite che
lo lasciò zoppo per sempre impedendogli
di partecipare alla prima guerra
mondiale. Era un uomo piccolo di
statura, quasi rachitico, ben diverso
dal modello di razza ariana vagheggiato
dal nazionalsocialismo, e ciò malgrado
era un impenitente donnaiolo.
Nel 1923 inizia a sviluppare la sua
visione politica profondamente
antisemitica e antidemocratica, che
trova facile sbocco nelle idee del
nascente partito nazista. Nell’aprile
del 1924 si vota completamente al
nazionalsocialismo e grazie anche alla
sua grande abilità oratoria e violenza
persuasiva che infiammava il pubblico,
inizia a scalare la gerarchia del
partito. Nell’ottobre del 1926 Hitler lo
nomina Gauleiter di Berlino, una
città difficile per la presenza di una
forte componente di socialisti e
comunisti. Con infaticabile attività
riesce a convincere molti elettori
operai “rossi” alla causa del nazismo e
nel 1928 viene eletto deputato al
Reichstag.
La sua ammirazione fanatica per Hitler,
che rasenta la deificazione del Führer,
cresce a dismisura al punto che scrive:
«Chi è quest’uomo? Mezzo plebeo,
mezzo Dio! È davvero Cristo e Giovanni
Battista?». E qualche anno dopo: «Soltanto
ora ho capito cosa rappresenta Hitler
per me ed il movimento. Tutto! Tutto!».
Nel 1931 sposa la bionda Magda Quandt,
divorziata dall’industriale Quandt,
azionista di BMW e altre industrie, che
aveva quasi il doppio dell’età della
moglie. Recentemente il quotidiano
tedesco Bild, come riportato su
Repubblica del 20/8/2016, scrive che
Magda, divenuta la più importante donna
del potere nazista, era la figlia
illegittima di un facoltoso ebreo che la
madre aveva poi sposato in seconde
nozze, e quindi era “mezza ebrea”. Forse
a questo allude Goebbels quando annota
nel suo diario, nel giugno del 1934, “una
terribile cosa” appresa “da
parte di Magda”.
Comunque Goebbels rimane un instancabile
Casanova soprattutto quando, assurto nel
1933 a ministro della Propaganda e della
Pubblica Informazione, si dedica con
successo a implementare l’industria
cinematografica. Lì ha modo di conoscere
attrici e aspiranti artiste che, dato il
suo grandissimo potere, erano
letteralmente ai suoi piedi. Nel 1938 si
innamora perdutamente dell’attrice
cecoslovacca Lida Baarova, ma Hitler,
venutone a conoscenza, gli ordina di
ritornare immediatamente da sua moglie e
dai suoi figli. La Baarova fu poi
“consigliata” di rientrare quanto prima
a Praga.
La famiglia Goebbels verrà a costituire
per Hitler una sorta di famiglia
sostitutiva, avviando, tra il Führer
e il suo ministro, “non solo un
legame politico ma anche un inquietante
vincolo esistenziale e sentimentale
destinato a condizionare la vita di
entrambi”, come nota acutamente
Mirella Serri su La Stampa del
4/10/2016. Hitler aveva ravvisato nella
fascinosa Magda, già a partire dal 1931,
una sorta di Première Dame che
non destava sospetti, e diede inizio a
un ménage à trois che provocherà
una controllata ma dolorosa gelosia in
Goebbels. Scrive nel diario: «Magda
si comporta in modo poco dignitoso col
capo. E io ne soffro. Non è una signora.
Non ho chiuso occhio tutta la notte».
Nel 1939 Goebbels era diventato, grazie
alla sua eccezionale energia e alle sue
indubbie capacità, il padrone assoluto
dei mass media. A questo scopo si
adopera affinché ogni famiglia possieda
un apparecchio radio a basso costo (volksempfänger)
in modo da ricevere le trasmissioni e i
comunicati che controlla rigidamente.
Inoltre considera il cinema un nuovo e
potente mezzo per influenzare le masse,
e propone e segue la produzione di
pellicole come Süss
l’Ebreo,
il primo autentico film antisemita.
Dall’inizio del conflitto mondiale nel
1939 si prodiga nella manipolazione
delle notizie relative ai risultati dei
vari fronti di guerra, preoccupandosi
allo stesso tempo di commentare e
rintuzzare le reazioni della stampa
inglese, russa e americana e rendersi
conto, attraverso i rapporti del
Servizio di Sicurezza (Sicherheitsdienst,
SD) del morale della popolazione. Così,
ad esempio, pur registrando e
diffondendo la notizia dell’affondamento
della corazzata Graf Spee, orgoglio
della marina tedesca, o della defezione
di Rudolf Hess, il sostituto del Führer,
fuggito con un piccolo aereo in
Inghilterra, riesce a minimizzare gli
episodi imponendo alla stampa e alla
radio “di dedicare grande attenzione
ad altre cose”.
1939
Il diario del 1939, molto frammentato,
inizia con Goebbels ancora straziato
dalla fine obbligata del suo amore per
la Baarova, che tenta di ritrovare un
“feeling” con la moglie Magda con la
quale i rapporti sono ancora tesissimi.
Ma dopo, con l’inizio della guerra, il
tono cambia: Goebbels è impegnatissimo e
maniacalmente dedicato a seguire in
dettaglio ogni notizia e a presentarla
nel modo più favorevole al popolo
tedesco; prepara infuocati discorsi per
scuotere le masse e aizzarle contro le
plutocrazie occidentali e gli ebrei,
tenta di curare in modo accettabile i
rapporti con gli altri gerarchi come il
ministro degli esteri Von Ribbentrop,
che detesta, e una miriade di altri
personaggi minori per i quali non
risparmia giudizi taglienti e anche
insulti.
Il 3 gennaio 1939 scrive: «Domenica:
non una parola da Magda». E il
giorno dopo «Discusso le cose con
Magda (…) non la riconosco più». Il
giorno dopo pranza col Führer
il quale «fa un’altra energica
dichiarazione a favore del regime
vegetariano. Io considero giusto il suo
punto di vista. Il mangiar carne è una
perversione della natura umana. Quando
avremo raggiunto un più alto grado di
civiltà, senza dubbio la supereremo».
È interessante una notazione del 5
febbrai: «La sera Leni Riefenstahl mi
dà un resoconto del suo viaggio in
America. Me ne dà una descrizione
esauriente che è ben lontana dall’essere
incoraggiante. Non otterremo niente da
quella parte. Gli Ebrei dominano col
terrore e la corruzione. Ma per quanto
tempo ancora?». Il 30 maggio parla
di Harald Quandt, il suo figliastro, che
andrà più tardi in guerra, sarà
catturato in Italia dagli Alleati,
rilasciato nel 1947, si laureerà in
ingegneria e rilancerà l’industria
automobilistica tedesca prendendo in
mano la BMW.
Il 23 agosto 1939 viene firmato a
Mosca da Molotov e Von Ribbentrop un
patto di non aggressione che prevede la
spartizione della Polonia permettendo a
Stalin di tranquillizzarsi rispetto a
eventuali mire di Hitler verso est, e a
Hitler di inviare tutte le sue forze
verso ovest per la conquista della
Francia, del Belgio e dell’Olanda. Il
1⁰
settembre 1939
Hitler inizia l’invasione della Polonia,
il 3 settembre Francia e Gran Bretagna
dichiarano guerra alla Germania, il
secondo conflitto mondiale è iniziato.
Il 10 ottobre Goebbels commentando un
articolo sull’Izvestia, annota: «Un
articolo contro gli alleati, molto
chiaro, assolutamente adeguato al nostro
punto di vista. Corre voce che l’abbia
scritto lo stesso Stalin. In questo
momento egli ci dà uno straordinario
aiuto; la cosa è stata notata e
l’abbiamo ringraziato (…) Il verdetto
del Fuhrer sui polacchi è di condanna.
Più simili ad animali che a esseri
umani, assolutamente primitivi, stupidi
e amorfi. La sozzura dei polacchi è
inimmaginabile».
Sempre il
10 ottobre, Goebbels scrive: «Un
vecchio film: L’opera da tre soldi.
Tipica impostura ebraica. Era questo il
genere di cose che si permetteva agli
ebrei di presentare impunemente al
popolo tedesco. È merito nostro se ci
siamo liberati da questa robacci».
Il 12 ottobre Goebbels è euforico: «Il
Führer
è meravigliosamente sicuro della
vittoria (…) Sotto la sua guida noi
saremo sempre vittoriosi. Egli riunisce
nella sua persona tutte le virtù del
grande soldato: coraggio, discrezione,
adattabilità, capacità di sacrificio e
un sovrano disprezzo per le proprie
comodità. Combattere ai suoi comandi non
può essere che un onore (…) Si arriverà
a una vera e propria guerra mondiale?
Nessuno può dirlo, ancora».
Il 13 ottobre attacca il primo ministro
inglese Chamberlain, che si era
impegnato con gli accordi di Monaco per
frenare l’espansionismo di Hitler e
mantenere la pace anche dopo
l’annessione dei territori slavi e della
Cecoslovacchia da parte dei nazisti,
sperando di dialogare con Hitler per
evitare la guerra: «Il vecchio
spaccone produce una quantità di parole,
ma non è che ascoltandolo si sia
informati. Un trombone parlamentare.
Quanto siamo superiori, noi».
Il 14
ottobre ritorna a parlare dei polacchi
affermando che: «L’Asia
comincia in Polonia. La civiltà di
questa nazione non merita considerazione
alcuna. Soltanto l’aristocrazia ha una
lieve patina di cultura (…) Deve quindi
essere espropriata. Contadini tedeschi
prenderanno il loro posto».
Il 19 ottobre scrive: «Abbiamo
lanciato violentissimi attacchi contro
l’Inghilterra, sulla stampa. Ho scritto
un articolo furioso contro Churchill
pieno di realtà schiaccianti».
Descrive poi l’incontro pubblico con
l’equipaggio dell’U-boot che era
riuscito a penetrare nella base navale
britannica di Scapa Flow silurando
l’incrociatore Royal Oak causando la
morte di 800 marinai: «Essi hanno
gabbato completamente gli Inglesi. Un
successo magnifico (…) Il pubblico è
preso da un entusiasmo folle!».
Intanto in Italia Benito Mussolini dopo
avere blandamente tergiversato, si va
spostando sempre più verso la politica
nazista: il primo novembre 1936, la
Germania e l’Italia avevano firmato il
patto di amicizia, annunciando la
creazione dell’Asse Roma-Berlino con
l’intento non dichiarato di
destabilizzare l’ordine europeo. Il
22 maggio 1939 le due nazioni
firmano il Patto di Ferro che include
anche operazioni di tipo militare.
Il genero di Mussolini, Galeazzo Ciano,
ministro degli esteri, non è favorevole
alla piega che stanno prendendo gli
avvenimenti; il 21 ottobre Goebbels
scrive: «Il conte Ciano è contro di
noi. Ma il Duce è intervenuto a nostro
favore e lo ha rimproverato aspramente».
Il giorno successivo Goebbels partecipa
a un ricevimento con il Führer:
«Il Führer
parla per due ore. Dà un quadro della
nostra superiorità militare ed economica
e della nostra determinazione di
vincere, con qualsiasi mezzo e con
assoluta spietatezza (…) E alla fine
rimane il grande Reich del popolo
tedesco, che comprende tutto».
La fede acritica di Goebbels nel Führer
è incredibile:«Con un simile Führer
e una simile guida del partito, dobbiamo
riuscire, e riusciremo».
Goebbels vagheggia l’inizio di un nuovo
periodo storico, il 24 ottobre scrive: «Chiacchierata
con il Führer.
Parliamo della variabilità del nostro
concetto di bellezza femminile (…) Lo
sport, la ginnastica e la lotta contro
l’ipocrisia sessuale hanno cambiato le
attitudini della gente (…) Stiamo
facendo lunghi e rapidi passi verso una
nuova era classica. E noi saremo i
pionieri di questa rivoluzione, sotto
ogni aspetto».
La Polonia, attaccata anche da est dalle
truppe sovietiche, capitola il primo
ottobre del 1939. Il 25 ottobre Von
Ribbentrop parla a Danzica in modo molto
duro nei confronti dell’Inghilterra e
dei suoi alleati. Goebbels giudica il
discorso “stilisticamente misero”
ma annota: «Il discorso di Ribbentrop
ha fatto grande scalpore. Riconosciuto
universalmente come la frattura
definitiva. Adesso il mondo crede
davvero in una guerra in atto. Una buona
cosa. Purifica l’aria». Il 29
ottobre ha un momento di dubbio sul suo
futuro: «Oggi è il mio compleanno.
Quarantadue anni. Quanti me ne restano?
Preferisco non saperlo».
Il 2 novembre si reca a Lodz, in
Polonia: «Giro del ghetto in
automobile (…) Una cosa indescrivibile.
Questi non sono più esseri umani, ma
animali. Per tale motivo, il nostro
compito non è più umanitario, ma
chirurgico. Qui occorre prendere
provvedimenti e bisogna che siano
radicali, intendiamoci bene».
L’olocausto è già tragicamente iniziato.
Sempre il 2 novembre Goebbels scrive:
«Londra ha appena pubblicato un libro
bianco sui nostri campi di
concentramento, che ha suscitato un
grande interesse. Noi risponderemo con
un libro bianco sulla politica coloniale
inglese. Mai difendersi, sempre
attaccare». Qui è interessante
notare che l’esistenza dei famigerati
lager tedeschi era nota all’estero,
anche se superficialmente, fin dalla
fine del 1939. Goebbels riferisce del
suo viaggio in Polonia a Hitler che «In
particolare approva pienamente la mia
esposizione del problema ebraico.
L’Ebreo è un prodotto di rifiuto. Un
fenomeno più clinico che sociale».
Intanto Goebbels non si preoccupa più di
incendiare ma di vendere l’arte
“degenerata” (Entartete Kunst)
che, nota, «ci ha fruttato un mucchio
di valuta estera che va nel fondo di
guerra, e sarà adoperata per acquistare
opere d’arte alla fine delle ostilità».
Il 14 novembre scrive che il Führer
«riafferma che le condizioni
dell’esercito russo sono catastrofiche:
è a malapena in grado di combattere (…)
È probabile che il basso livello
d’intelligenza del Russo medio gli renda
impossibile l’uso delle armi moderne».
Cioè comincia ad affacciarsi l’idea che
un domani anche la Russia possa essere
invasa. Divaga poi sull’astrologia: «Ho
ordinato qualche indagine
sull’astrologia. In questo campo si
dicono e si scrivono quantità di
stupidaggini».
Il 19 novembre scrive: «“Protesto con
il Führer
sul fatto che gli ebrei sono trattati
come i tedeschi riguardo al razionamento
alimentare. Immediata abolizione del
sistema»;
mentre il 21 novembre critica il Duce: «Mussolini
ha fatto un discorso. A favore
dell’autarchia. Un po’ poco per una
guerra, una guerra nella quale,
giustamente, dovrebbe combattere a
fianco a fianco con noi» e aggiunge
che dai rapporti ricevuti appare che in
Italia vi sia scarso entusiasmo per la
guerra e l’esercito non è all’altezza
della situazione.
Il 28 novembre scaglia i suoi strali
contro la Chiesa: «Le chiese
diventano insolenti. Ho intenzione di
sottoporre alla censura anche le lettere
pastorali. Questo dovrebbe far cessare
gli abusi del clero». Intanto la
Russia inizia l’invasione della
Finlandia che resiste eroicamente;
Goebbels commenta: «La Russia ha
attraversato la frontiera finlandese.
Così è scoppiata la guerra. Una cosa
utile dal nostro punto di vista. Di
questi tempi più c’è instabilità, più
c’è da guadagnare».
Il 14
dicembre Goebbels scrive: «Mussolini
deve tollerare l’opposizione del
Quirinale e del Vaticano. Anche Parigi e
Londra stanno esercitando forti
pressioni su Roma. Le hanno offerto
dividendi del canale di Suez e forse la
Tunisia. Ma sembra che Mussolini si
conservi fedele a noi». Intanto, il
20 dicembre del 1939, scrive: «Churchill
tiene un discorso alla radio. Zeppo di
bugie e travisamenti. È molto
invecchiato, ma rimane una vecchia volpe
astuta!».
Il 24 dicembre commenta un rapporto
sulla situazione in Grecia: «Il Paese
dipende molto dall’Inghilterra (…) non
il principe ereditario, ma sua moglie,
significativamente è una principessa
Hohenzollern. Che branco. Essi devono
essere eliminati. I parassiti
principeschi dell’Europa».
Il 27 dicembre scrive: «Il Papa ha
fatto un discorso di Natale. Pieno di
aspri e velati attacchi contro di noi,
contro il Reich ed il
Nazionalsocialismo. Tutte le forze
dell’internazionalismo ci sono ostili.
Noi dobbiamo spezzarle». Il giorno
successivo: «Espongo le mie lagnanze
sulla Chiesa. Il Führer
è completamente d’accordo con me, ma non
crede che le Chiese tenteranno di fare
qualcosa durante la guerra (…) Il Führer
respinge con ardore qualsiasi idea di
fondare una religione (…) Il suo ruolo
unico ed esclusivo è quello del
politico. Il modo migliore di trattare
con le Chiese è di dichiararsi un vero
cristiano».
Il 29 dicembre ritorna sulla questione
religiosa raccontando un ragionamento di
Hitler alquanto singolare: «Il Führer
è profondamente religioso, sebbene del
tutto anticristiano. Considera il
Cristianesimo come un sintomo di
decadenza. E giustamente. È una
diramazione della razza ebraica (…
Entrambe le religioni (il giudaismo e il
cristianesimo) non hanno punti di
contatto con l’elemento animale e
perciò, alla fine, saranno distrutte. Il
Führer
è un convinto vegetariano, per
principio. Le sue argomentazioni non si
possono confutare in nessun modo. Sono
totalmente inoppugnabili. Egli ha scarsa
considerazione per l’homo sapiens.
L’uomo non dovrebbe sentirsi superiore
agli animali (…).L’uomo crede di essere
il solo a possedere l’intelligenza,
un’anima e la capacità di parlare. Forse
che gli animali non hanno le stesse
cose?». |