N. 102 - Giugno 2016
(CXXXIII)
LE
DONNE
NELLA
CHIESA
DELLE
ORIGINI
IL
DIACONATO
FEMMINILE
di
Laura
Sugamele
La
presenza
delle
diaconesse
sembra
essere
riconducibile
alla
Chiesa
delle
origini.
Il
termine
(derivante
dal
greco
diakonos)
è
legato
al
maschile
“diacono”,
che
vuol
dire
servitore
e
che,
al
femminile,
indicava
quelle
donne
che
si
occupavano
della
cura
dei
malati
e
dei
poveri.
In
effetti,
in
epoca
apostolica
erano
presenti
delle
comunità
femminili
il
cui
compito
era
quello
di
fornire
assistenza
agli
apostoli.
In
tal
senso
è
rilevante
osservare
come
il
termine
compaia
già
nella
lettera
ai
Romani
nel
Nuovo
Testamento,
dove
è
scritto
«vi
raccomando
Febe,
nostra
sorella, diaconessa della
Chiesa
di Cencre»
(16,1).
Chiaramente,
con
questo
riferimento
storico,
non
si
deve
intendere
che
le
donne
avessero
una
posizione
definita
all’interno
della
gerarchia
ecclesiastica,
ma
semplicemente
che
il
loro
ruolo
era
da
considerarsi
con
riferimento
più
largo
e
per
lo
più
connesso
ad
attività
di
assistenza
e
cura
delle
comunità
religiose.
Sin
dalle
origini
del
Cristianesimo
la
presenza
delle
donne
era
molto
forte
e lo
si
evince
dal
fatto
che
Gesù,
quando
costituì
la
sua
comunità
religiosa,
si
circondò
proprio
di
donne.
Clemente
di
Alessandria
testimonia,
al
riguardo,
che
faceva
parte
di
questa
comunità
anche
la
moglie
di
Pietro,
la
quale
seguì
il
marito
sino
a
Roma,
venendo
martirizzata
addirittura
prima
di
lui.
Secondo
Salvatore
Garofalo
(presbitero
e
biblista)
non
si
conosce
molto
della
moglie
di
Pietro,
né
se
questi
avesse
figli;
è
probabile,
per
tanto,
che
la
fantasia
popolare
portò
ad
attribuire
un
nome
alla
moglie,
Concordia
o
Perpetua,
e a
una
figlia,
Petronilla,
che
morì
martire
a
Roma
come
i
genitori.
Questo
fatto
sarebbe
testimoniato
in
un
affresco
risalente
al
IV
secolo
presente
nell’aula
absidata
attribuita
a
papa
Siricio,
nelle
catacombe
di
Santa
Domitilla
a
Roma.
Successivamente,
la
tradizione
portò
ad
associare
i
due
nomi
Pietro
e
Petronilla,
e a
considerare
che
quest’ultima
fosse
la
figlia
del
santo.
Può
darsi,
anche,
che
il
rapporto
di
San
Pietro
con
la
donna
fosse
simile
a
quello
di
una
paternità
spirituale.
È
certo
che
il
culto
di
Santa
Petronilla
ebbe
rilevanza
e lo
dimostra
persino
la
cappella
in
onore
della
santa
in
Vaticano.
Il
suo
culto
fu
caro,
inoltre,
agli
imperatori
Franchi,
in
particolare
a
Carlo
Magno,
tanto
che
Santa
Petronilla
venne
venerata
come
protettrice
della
Francia.
Sempre
Clemente
di
Alessandria
descrive
il
ruolo
che
avevano
le
donne
insieme
agli
apostoli,
ruolo
essenzialmente
missionario
imperniato
nella
preghiera
e
nell’assistenza
più
che
nella
predicazione.
A
tale
riguardo,
cioè
della
presenza
delle
donne
nella
Chiesa
primitiva
nel
periodo
bizantino,
sono
testimonianza,
oltre
a
testi
agiografici,
manoscritti
e
regole
di
concili
ecumenici,
anche
la
legislazione
bizantina
nell’epoca
di
Giustiniano,
che
prevedeva
il
ruolo
delle
donne
come
diaconesse.
È
interessante,
altresì,
osservare
come
proprio
in
Oriente,
sino
alla
fine
dell’epoca
bizantina
vi
fosse
la
possibilità
per
le
donne
di
essere
ordinate
diaconesse.
Risultano
fondamentali
furono
poi
le
Costituzioni
apostoliche,
opera
datata
tra
il
375
e il
380
d.C.,
rivolta
in
generale
al
clero,
ma
nella
quale
veniva
descritto
e
orientato
il
ruolo
delle
diaconesse.
Le
diaconesse
venivano
nominate
prima
del
suddiacono,
ma
non
avevano
alcuna
funzione
liturgica;
esse
semplicemente
assistevano
i
diaconi
e i
presbiteri,
visitavano
le
donne
credenti,
leggevano
brani
biblici
e
curavano
gli
ammalati.
Gradualmente,
dal
IV
secolo,
le
diaconesse
iniziarono
a
essere
responsabili
di
comunità
monastiche.
Erano
diaconesse
anche
le
fanciulle
che
consacravano
la
loro
verginità
e le
vedove.
Ad
esempio,
a
Costantinopoli,
Olimpia
Igumena
(che
significa
“badessa”)
era
diaconessa
e a
capo
di
un
monastero
di
donne.
Le
diaconesse
potevano,
infatti,
diventare
badesse
negli
istituti
femminili.
Esse
avevano
però
un
ruolo
molto
importante
durante
il
battesimo
delle
donne.
Considerando
che
a
quell’epoca
il
battesimo
avveniva
per
immersione
del
corpo
nudo,
in
questo
caso,
la
presenza
delle
diaconesse
era
necessaria
e
fondamentale
quando
erano
le
donne
a
essere
battezzate.
Esse,
ad
esempio,
si
occupavano
di
togliere
i
vestiti
alla
battezzanda,
ungendo
il
suo
corpo
con
l’olio
esorcizzato
e il
santo
crisma,
mentre
il
vescovo
o il
sacerdote
ungeva
solo
la
fronte
della
donna,
garantendo
quindi
assoluto
decoro.
Le
diaconesse,
alla
fine,
divennero
un
importante
anello
di
congiunzione
tra
la
Chiesa
e le
donne
che
intendevano
convertirsi
al
Cristianesimo
o
che
già
lo
avevano
fatto,
ragion
per
cui
si
può
ritenere
che
il
loro
ruolo
nella
Chiesa
fosse
creato,
più
che
altro,
per
motivi
di
necessità
pastorale
e
per
coinvolgere
maggiormente
il
mondo
femminile.
L’età
minima
della
consacrazione
per
le
diaconesse
venne
stabilita
a 40
anni
nel
Concilio
di
Calcedonia
del
451
d.C.,
e le
donne
consacrate,
avevano
il
dovere
di
non
contrarre
matrimonio
e
votarsi
alla
castità.
Le
diaconesse
erano
comunque
escluse
dalla
possibilità
dell’ascesa
gerarchica,
quindi
dal
punto
di
vista
istituzionale
si
trattava
di
un
ruolo
certamente
inferiore
rispetto
a
quello
dei
diaconi.
Inoltre,
in
Oriente,
le
diaconesse
iniziarono
ad
aggregarsi
in
comunità
femminili
di
carattere
conventuale,
finendo
per
allontanarsi
dalla
vita
parrocchiale.