[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

190 / OTTOBRE 2023 (CCXXI)


attualità

UN INTENSO DESIDERIO DI PACE E LIBERTÁ
TRA passato e presentE

di Giovanna D’Arbitrio

 

Dov’è la saggezza che abbiamo perso nella conoscenza?
Dov’è la conoscenza che abbiamo perso nell’informazione?

T.S. Eliot, The Rock, 1934
 

Queste drammatiche domande che si poneva Eliot, forse oggi ce le poniamo anche noi dopo pandemia, guerra in Ucraina e ora le drammatiche vicende che coinvolgono israeliani e palestinesi con il ritorno del terrorismo. La crescente follia di una parte dell’Umanità che per denaro e potere sta distruggendo la Terra inquinandola e devastandola con guerre, armi micidiali e un ritorno a crudeltà, barbarie e nefandezze che credevamo relegate ai secoli bui del Medioevo.
 
Eppure i giovani che nel ‘68 si ribellarono, pensavano davvero di poter cambiare il mondo con gli ideali di libertà, pace, democrazia, istruzione estesa a tutte le classi sociali, lotta per i diritti dei lavoratori, pari opportunità, difesa dei diritti umani e civili di popoli e razze. Indubbiamente dei risultati furono raggiunti, ma poi chi inquinò e chi ancora oggi continua a inquinare quegli ideali? Le canzoni dei Beatles, in particolare Imagine di John Lennon oppure il musical di successo Hair ne sono una dimostrazione.
 
La celebre canzone del musical in effetti rappresentò in quegli anni la speranza in una Nuova Era, come evidenziano i seguenti versi: “Quando la Luna entrerà nella Settima Casa/ e Giove si allineerà con Marte /allora sarà la pace a guidare i pianeti e sarà l’amore a guidare le stelle/ Sta sorgendo l’era dell’Acquario/ Ci saranno in abbondanza armonia e comprensione tolleranza e verità, non più ipocrisia e scherno./ I nostri sogni e i nostri ideali diventeranno reali/ Noi siamo l’energia interna dell’era dell’Acquario/ Una pura illuminazione / sorgerà fiammeggiante tra le costellazioni viaggiando lungo le nostre rotte tra le stelle/ guidata da forze cosmiche”.
 
Era il periodo in cui imperversava la New Age, un vasto movimento culturale, sorto in America sulla West Coast tra gli anni ‘60 e ‘70, che si estese man mano a tutto il mondo coinvolgendo non solo i giovani, ma anche numerosi illustri personaggi molti dei quali docenti in prestigiose università. Tra utopie e speranze, eccessi e molteplicità di tendenze, si può tuttavia rintracciare un principio unificatore in un’essenziale convinzione: il possibile rinnovamento e risveglio della Coscienza dell’Uomo e il consequenziale rifiuto di tutti i comportamenti egoistici e distruttivi che causano dolore sulla Terra.
 
Il professor Arturo De Luca nel suo libro La New Age definisce il movimento come “un confronto a vasto raggio su una grande esperienza: il rinnovamento della Coscienza umana, la riconquista del rapporto primordiale che legava l’uomo alla natura, la riscoperta del mistero che unisce l’essere umano all’universo, nella percezione che l’umanità è una”.
 
Spesso la generazione a cui appartengo viene definita da giovani e meno giovani come “Generazione fortunata”, come nell’omonimo libro di Serena Zoli, ma anche se in tale affermazione c’è qualcosa di vero, in verità ritengo che sul nostro pianeta non si sia mai verificato che una generazione fosse particolarmente fortunata. Forse ci possiamo ritenere fortunati poiché negli anni ‘50 eravamo felici di essere sopravvissuti a una tragica guerra e negli anni ‘60 eravamo animati da irrinunciabili ideali di pace, democrazia equità sociale e libertà. Purtroppo tra gli anni ‘70 e ‘80, nei cosiddetti “anni di piombo”, la generazione fortunata inorridiva per le edizioni straordinarie dei TG per attentati terroristici e stragi di carattere politico o mafioso, come Piazza Fontana, Stazione di Bologna, gambizzazioni, sequestro e uccisione di Moro.
 
Ci possiamo considerare fortunati? Sì, è vero, per un po’ siamo stati la generazione che ha goduto di un favorevole boom economico che ci permise di passare dalla povertà al benessere, il tempo dell’auto per tutti, di un lavoro abbastanza sicuro che ci consentiva di risparmiare per assicurare un futuro ai figli, ma anche una generazione sempre preoccupata per guerra fredda tra Usa e Urss e le loro continue tensioni, distruttive guerre sempre presenti come quella del Vietnam, le Guerre del Golfo e le crisi energetiche che ci costringevano ad andare a piedi, usare bici e perfino cavalli.
 
Mi fermerò alla Guerra nel Kossovo quasi ai confini con l’Italia con nuovi orrori in un’Europa considerata civile e chiudo con il megagalattico e tragico attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 che ci scosse in modo totale e traumatizzante. Il resto è più o meno storia comune e condivisa.
 
Senza dubbio l’incremento del consumismo, la globalizzazione tra guerre, migranti, pandemie, crisi economico-politiche, hanno modificato la società che Zygmunt  Bauman definì “società liquida” per il suo particolare tessuto socio-politico, divenuto sfuggente e inafferrabile per crollo di ideologie, consequenziali omologazioni collettive, frustrazioni, incertezze, precarietà.
 
Che dire? Senza dubbio i vichiani corsi e ricorsi storici sono sempre riscontrabili nelle vicende umane, tuttavia le connotazioni di un’epoca imprimono diversità inconfutabili ai comportamenti di persone e popoli e oggi purtroppo l’Umanità è giunta a un tragico bivio che ci condurrà verso la vita o la morte del nostro pianeta. Forse non esistono epoche particolarmente felici o generazioni fortunate, c’è la Vita che va affrontata sempre con coraggio insieme alle persone oneste e sensibili che ancora difendono i suddetti irrinunciabili ideali, sempre guidati da un intenso desiderio di pace e libertà.
 
Concludo con i versi di Percy Bysshe Shelley, “Prometheus Unbound” in cui nel 1820, come i giovani degli anni ‘60 sognò un positivo cambiamento dell’Umanità, narrando la storia del trionfo di Prometeo su Giove, simbolo della vittoria di amore, ragione e libertà su tirannia e oppressione: “To forgive wrongs dark erth and eath or night/ To defy Power, which seems omnipotent;/To love, and bear; /to hope till Hope creates/ From it sown wreck the thing it contemplates;/ Neither to change, nor falter, nor repent;/ This, likethy glory, Titan, is to be/ Good, great and joyous, beautiful and free;/ This is alone Life, Joy, Empire, and Victory”.
 
Perdonare errori più neri di morte o notte;/ Sfidare il Potere che sembra onnipotente;/ Amare e sopportare;/ Sperare fin quando la Speranza crea/ Dal suo stesso relitto la cosa che essa contempla;/ Non cambiare, né vacillare o pentirsi;/ Ciò deve essere, oh Titano, la tua gloria/ Buono, grande e gioioso, bello e libero;/ Questo solo è Vita, Gioia, Impero, e Vittoria.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]