UN INTENSO DESIDERIO DI PACE E
LIBERTÁ
TRA passato e presentE
di Giovanna D’Arbitrio
Dov’è la saggezza che abbiamo
perso nella conoscenza?
Dov’è la conoscenza che abbiamo
perso nell’informazione?
T.S. Eliot, The Rock, 1934
Queste drammatiche domande che si
poneva Eliot, forse oggi ce le
poniamo anche noi dopo pandemia,
guerra in Ucraina e ora le
drammatiche vicende che coinvolgono
israeliani e palestinesi con il
ritorno del terrorismo. La crescente
follia di una parte dell’Umanità che
per denaro e potere sta distruggendo
la Terra
inquinandola e devastandola con
guerre, armi micidiali e un ritorno
a crudeltà, barbarie e nefandezze
che credevamo relegate ai secoli bui
del Medioevo.
Eppure i giovani che nel ‘68 si
ribellarono, pensavano davvero di
poter cambiare il mondo con gli
ideali di libertà, pace, democrazia,
istruzione estesa a tutte le classi
sociali, lotta per i diritti dei
lavoratori, pari opportunità, difesa
dei diritti umani e civili di popoli
e razze. Indubbiamente dei risultati
furono raggiunti, ma poi chi inquinò
e chi ancora oggi continua a
inquinare quegli ideali? Le canzoni
dei Beatles, in particolare Imagine
di John Lennon oppure il musical di
successo Hair ne sono una
dimostrazione.
La celebre canzone del musical in
effetti rappresentò in quegli anni
la speranza in una Nuova Era, come
evidenziano i seguenti versi:
“Quando la Luna entrerà nella
Settima Casa/ e Giove si allineerà
con Marte /allora sarà la pace a
guidare i pianeti e sarà l’amore a
guidare le stelle/ Sta sorgendo
l’era dell’Acquario/ Ci saranno in
abbondanza armonia e comprensione
tolleranza e verità, non più
ipocrisia e scherno./ I nostri sogni
e i nostri ideali diventeranno
reali/ Noi siamo l’energia interna
dell’era dell’Acquario/ Una pura
illuminazione / sorgerà
fiammeggiante tra le costellazioni
viaggiando lungo le nostre rotte tra
le stelle/ guidata da forze
cosmiche”.
Era il periodo in cui imperversava
la New Age, un vasto movimento
culturale, sorto in America sulla
West Coast tra gli anni ‘60 e ‘70,
che si estese man mano a tutto il
mondo coinvolgendo non solo i
giovani, ma anche numerosi illustri
personaggi molti dei quali docenti
in prestigiose università. Tra
utopie e speranze, eccessi e
molteplicità di tendenze, si può
tuttavia rintracciare un principio
unificatore in un’essenziale
convinzione: il possibile
rinnovamento e risveglio della
Coscienza dell’Uomo e il
consequenziale rifiuto di tutti i
comportamenti egoistici e
distruttivi che causano dolore sulla
Terra.
Il professor Arturo De Luca nel suo
libro La New Age definisce il
movimento come “un confronto a vasto
raggio su una grande esperienza: il
rinnovamento della Coscienza umana,
la riconquista del rapporto
primordiale che legava l’uomo alla
natura, la riscoperta del mistero
che unisce l’essere umano
all’universo, nella percezione che
l’umanità è una”.
Spesso la generazione a cui
appartengo viene definita da giovani
e meno giovani come “Generazione
fortunata”, come nell’omonimo libro
di Serena Zoli, ma anche se in tale
affermazione c’è qualcosa di vero,
in verità ritengo che sul nostro
pianeta non si sia mai verificato
che una generazione fosse
particolarmente fortunata. Forse ci
possiamo ritenere fortunati poiché
negli anni ‘50 eravamo felici di
essere sopravvissuti a una tragica
guerra e negli anni ‘60 eravamo
animati da irrinunciabili ideali di
pace, democrazia equità sociale e
libertà. Purtroppo tra gli anni ‘70
e ‘80, nei cosiddetti “anni di
piombo”, la generazione fortunata
inorridiva per le edizioni
straordinarie dei TG per attentati
terroristici e stragi di carattere
politico o mafioso, come Piazza
Fontana, Stazione di Bologna,
gambizzazioni, sequestro e uccisione
di Moro.
Ci possiamo considerare fortunati?
Sì, è vero, per un po’ siamo stati
la generazione che ha goduto di un
favorevole boom economico che ci
permise di passare dalla povertà al
benessere, il tempo dell’auto per
tutti, di un lavoro abbastanza
sicuro che ci consentiva di
risparmiare per assicurare un futuro
ai figli, ma anche una generazione
sempre preoccupata per guerra fredda
tra Usa e Urss e le loro continue
tensioni, distruttive guerre sempre
presenti come quella del Vietnam, le
Guerre del Golfo e le crisi
energetiche che ci costringevano ad
andare a piedi, usare bici e perfino
cavalli.
Mi fermerò alla Guerra nel Kossovo
quasi ai confini con l’Italia con
nuovi orrori in un’Europa
considerata civile e chiudo con il
megagalattico e tragico attentato
alle Torri Gemelle dell’11 settembre
2001 che ci scosse in modo totale e
traumatizzante. Il resto è più o
meno storia comune e condivisa.
Senza dubbio l’incremento del
consumismo, la globalizzazione tra
guerre, migranti, pandemie, crisi
economico-politiche, hanno
modificato la società che Zygmunt
Bauman definì “società liquida” per
il suo particolare tessuto
socio-politico, divenuto sfuggente e
inafferrabile per crollo di
ideologie, consequenziali
omologazioni collettive,
frustrazioni, incertezze,
precarietà.
Che dire? Senza dubbio i vichiani
corsi e ricorsi storici sono sempre
riscontrabili nelle vicende umane,
tuttavia le connotazioni di un’epoca
imprimono diversità inconfutabili ai
comportamenti di persone e popoli e
oggi purtroppo l’Umanità è giunta a
un tragico bivio che ci condurrà
verso la vita o la morte del nostro
pianeta. Forse non esistono epoche
particolarmente felici o generazioni
fortunate, c’è la Vita che va
affrontata sempre con coraggio
insieme alle persone oneste e
sensibili che ancora difendono i
suddetti irrinunciabili ideali,
sempre guidati da un intenso
desiderio di pace e libertà.
Concludo con i versi di Percy Bysshe
Shelley, “Prometheus Unbound” in cui
nel 1820, come i giovani degli anni
‘60 sognò un positivo cambiamento
dell’Umanità, narrando la storia del
trionfo di Prometeo su Giove,
simbolo della vittoria di amore,
ragione e libertà su tirannia e
oppressione: “To forgive wrongs dark
erth and eath or night/ To defy
Power, which seems omnipotent;/To
love, and bear; /to hope till Hope
creates/ From it sown wreck the
thing it contemplates;/ Neither to
change, nor falter, nor repent;/
This, likethy glory, Titan, is to be/
Good, great and joyous, beautiful
and free;/ This is alone Life, Joy,
Empire, and Victory”.
Perdonare errori più neri di morte o
notte;/ Sfidare il Potere che sembra
onnipotente;/ Amare e sopportare;/
Sperare fin quando la Speranza crea/
Dal suo stesso relitto la cosa che
essa contempla;/ Non cambiare, né
vacillare o pentirsi;/ Ciò deve
essere, oh Titano, la tua gloria/
Buono, grande e gioioso, bello e
libero;/ Questo solo è Vita, Gioia,
Impero, e Vittoria.