N. 124 - Aprile 2018
(CLV)
sulla crisi di scuola e famiglia
ADOLESCENTI
e
deriva
etica
della
società
di
Giovanna
D'Arbitrio
Quando
si
parla
di
bullismo
e
cyberbullismo,
baby
gang,
giochi
estremi
e
ora
anche
di
aggressioni
agli
insegnanti
–
diventati
argomenti
martellanti
di
cronaca
quotidiana
– si
mettono
generalmente
in
evidenza
solo
gli
effetti
e
mai
le
“cause”
e ci
dispiace
che
non
si
approfondiscano
i
gravi
problemi
derivanti
dalla
deriva
etica
dell’attuale
società,
dalla
crisi
di
scuola
e
famiglia,
nonché
dall’emarginazione
dominante
in
periferie
che
“scoppiano”
in
tutto
il
mondo.
Certo
le
scene
di
umiliazioni
e
violenze
inflitte
ai
professori
suscitano
sdegno
e
sgomento.
Senz’altro
pensiamo
che
sia
un
dovere
di
scuola
e
famiglia
correggere
comportamenti
sbagliati
con
soluzioni
adeguate
in
base
ai
motivi
scatenanti
e
con
sanzioni
disciplinari
di
carattere
educativo,
ma
purtroppo
costatiamo
che
genitori,
insegnanti,
dirigenti
scolastici
e
perfino
lo
Stato
spesso
si
rivelano
impotenti
di
fronte
a
tali
fenomeni
che
rivelano
non
solo
prepotenza
e
violenza,
ma
anche
un
disagio
giovanile
in
incremento.
Purtroppo
viviamo
in
un’epoca
in
cui
denaro
e
potere
predominano
insieme
a
egoismo,
corruzione
e
violenza.
“Istruzione,
formazione,
lavoro”
potrebbero
rappresentare
i
mezzi
per
aiutare
i
ragazzi
dei
quartieri
"a
rischio"
e
ridurre
anche
la
criminalità.
Cosa
manca
dunque
in
tali
quartieri?
Innanzitutto
la
Scuola
Statale
che
dovrebbe
essere
“a
tempo
pieno”,
con
mensa,
giardini,
biblioteca,
palestre
e
laboratori
sempre
aperti.
Il
divario
tra
nord-sud
in
Italia
e
nel
mondo
comincia
dagli
istituti
scolastici
e
dalla
mancanza
di
seri
progetti
per
i
“minori
a
rischio”,
mentre
gli
interventi
dello
Stato
diventano
solo
reazioni
ai
fatti
che
avvengono.
Senza
dubbio
i
gravi
problemi
della
società
attuale
si
ripercuotono
sui
giovani:
perdita
di
valori,
violenza,
effetti
del
consumismo,
incomunicabilità,
la
suddetta
crisi
della
famiglia,
la
minor
attenzione
dei
genitori
verso
i
figli,
diffuso
senso
di
insicurezza
ed
instabilità,
emarginazione,
povertà,
problemi
legati
ai
flussi
migratori,
intolleranza
e
razzismo
creano
tensioni
e
squilibri.
L’omologazione
dei
comportamenti
e
delle
mode
in
particolare
ci
colpisce,
un’omologazione
ormai
globalizzata
che
bombarda
i
giovani
con
lo
stesso
genere
di
messaggi,
di
programmi
Tv
uguali
in
tutti
i
paesi,
come
quiz
e
reality
show
che
favoriscono
l’imitazione
di
falsi
miti,
modelli
superficiali
e
deleteri.
In
Italia,
continue
riforme
alla
Scuola
Statale,
apportate
da
tutti
i
governi,
hanno
imposto
solo
tagli
sui
costi
con
verticalizzazioni
del
personale
e
accorpamenti,
fino
ad
arrivare
agli
Istituti
Comprensivi
dove
i
più
deboli
si
perdono
e
l’analfabetismo
non
è
stato
ancora
debellato.
Inadeguata
di
sicuro
si è
rivelata
la
cosiddetta
scuola-azienda
che
imperversa
con
l’autonomia
scolastica
dal
1999
a
oggi,
applicando
agli
istituti
scolastici
gli
stessi
criteri
imposti
dalla
globalizzazione
alle
aziende
per
ridurre
i
costi:
fusioni,
tagli
sul
personale,
aumento
della
precarietà,
flessibilità,
mobilità,
non
stipendi
dignitosi,
ma
verticalizzazioni
del
personale
che
scatenano
contrasti
e
tensioni
per
l’accaparramento
degli
incarichi
e
dei
progetti,
lotte
intestine
per
guadagnare
qualche
soldo
in
più.
E
intanto
si
fanno
ampie
concessioni
alle
scuole
private
dove
ora
i
più
abbienti
preferiscono
iscrivere
i
figli.
In
realtà
Il
“diritto
allo
studio”
spesso
non
viene
rispettato.
Periferie
e
scuole
statali
stanno
diventando
dei
ghetti.
Dopo
Luigi
Berlinguer
che
introdusse
la
Scuola-Azienda
(pur
essendo
di
sinistra!),
vari
governi
hanno
di
volta
in
volta
nominato
nuovi
ministri
della
Pubblica
Istruzione
(De
Mauro,
Moratti,
Fioroni,
Gelmini,
Profumo,
Carrozza,
Giannini,
Fedeli,
ecc.)
e
naturalmente
ognuno
ha
preteso
di
cambiare
qualcosa.
È
davvero
difficile
seguire
i
più
deboli
in
“classi
pollaio”
e
scuole
fatiscenti!
E
mentre
gli
aggeggi
moderni
aumentano
sempre
più
in
alcune
scuole,
con
enorme
spreco
di
denaro
per
acquisto
di
computer,
lavagne
e
registri
elettronici,
in
altre
scarseggiano
sedie,
banchi
e
perfino
la
carta
igienica,
senza
rispetto
per
le
più
elementari
norme
igienico-sanitarie
e di
sicurezza.
Mi è
venuto
in
mente
il
titolo
di
un
vecchio
film
Anatomia
di
un
omicidio,
mentre
pensavo
alla
Scuola
Statale,
al
premeditato
delitto
che
tanti
politici
negli
anni,
lentamente
e
con
determinazione,
hanno
perpetrato
contro
di
essa
fino
a
ridurla
in
agonia,
fino
a
ferirla
a
morte.
Purtroppo
la
sottoscritta
ha
sperimentato
tutto
ciò
sulla
propria
pelle,
sia
come
madre
che
come
insegnante
della
scuola
media
dell’obbligo
dove
mi
sono
ritrovata
più
volte
a
dover
difendere
il
diritto
allo
studio
dei
più
deboli.
Sulla
scuola
e
sui
problemi
giovanili
ho
scritto
numerosi
articoli,
nei
quali
ho
messo
in
risalto
altri
fenomeni
inquietanti,
follie
e
giochi
estremi
oggi
in
aumento
come
planking
(cioè
distendersi
a
faccia
in
giù
in
un
luogo
strano
imitando
una
rigida
superfice
di
legno),
slimming
o
tamponing
(uso
di
tamponi
impregnati
di
alcol
per
accelerare
l’effetto
etilico),
balconing
(saltare
da
un
balcone
all’altro
o
direttamente
in
piscina)
e
infine,
in
un
terribile
“crescendo”,
si
arriva
all’attuale
blue
whale
(balena
blu).
Filmati
e
foto
su
YouTube
e
social
documentano
tali
imprese.
Blue
whale
è un
drammatico
gioco
che
prende
il
nome
dall’abitudine
delle
balene
a
spiaggiarsi
e
morire.
In
Italia
la
trasmissione
Le
Iene,
ha
segnalato
una
cinquantina
di
casi
sospetti
anche
nel
nostro
paese,
mostrando
un
video
in
cui
dei
giovani
si
lanciavano
da
palazzi
e
grattacieli.
A
dirigere
le
fasi
del
gioco
è un
“curatore”
che
ingaggia
i
giovani
tramite
i
social
e
poi,
minacciandoli
di
nuocere
alle
loro
famiglie,
li
spinge
a
superare
prove
come
il
cutting
(tagli
sulle
braccia)
o
gesti
al
limite
come
camminare
sui
binari
fino
a
condurli
alla
sfida
finale:
il
suicidio.
Insomma,
sotto
l’incalzare
delle
nuove
tecnologie
e di
rapidi
cambiamenti
sociali,
gli
adolescenti
sempre
più
sostituiscono
affetti
familiari
e
amicizie
reali
con
i
contatti
virtuali
offerti
dai
social.
D’altra
parte
quali
esempi
forniscono
gli
adulti?
Che
dire
dunque
della
scuola
digitale
e in
particolare
dei
test
“Invalsi”?
Non
tutti
sanno
che
per
tali
test
sulla
scheda
di
ciascun
alunno
c’è
un
codice
a
barre
che
imprime
un
“marchio”
indelebile
su
ragazzi
che
potrebbero
anche
migliorare
in
futuro.
E i
registri
elettronici?
Voti,
giudizi,
presenze
e
assenze
viaggiano
in
rete
col
registro
elettronico,
una
sorta
di
“Grande
Fratello”
di
orwelliana
memoria,
che
informa
i
genitori
sui
risultati
scolastici
e
sui
comportamenti
dei
figli.
Possibile
che
un
genitore
non
abbia
qualche
ora
di
tempo
da
dedicare
a
suo
figlio
per
parlare
con
gli
insegnanti?
Stabilire
un
rapporto
scuola-famiglia
dovrebbe
essere
un
prioritario
obiettivo
educativo
proprio
per
la
“crescita
spirituale”,
non
solo
“scolastica”,
dei
ragazzi
che
sono
persone,
non
macchine
controllabili
con
altre
macchine.
Una
guida
affettuosa,
non
un
controllo
“poliziesco”
serve
ai
giovani,
soprattutto
oggi,
in
un
mondo
privo
di
punti
di
riferimento.
I
più
vulnerabili
sono
proprio
i
ragazzi
che
non
si
sentono
amati
e in
tal
caso
non
basteranno
certo
i
registri
elettronici!
I
progressi
della
scienza
e
della
tecnica
sono
importanti
per
l’Umanità,
ma
devono
essere
al
suo
servizio,
non
renderla
schiava.
Mi
accorgo
che
corro
il
rischio
di
ripetermi
nel
ribadire
sempre
gli
stessi
concetti.
Cultura,
democrazia,
libertà
sono
senz’altro
tappe
inscindibili
di
un
percorso
verso
un
livello
evolutivo
più
alto
dell’Umanità.
Il
punto
di
partenza
è
senza
dubbio
la
“Cultura”
che
non
è
soltanto
istruzione,
cioè
acquisizione
di
conoscenze
in
varie
discipline,
ma
anche
Educazione,
intesa
nel
senso
più
alto
come
socratica
ars
maieutica
(arte
della
levatrice),
ovvero
abilità
educativa
nel
“far
venire
alla
luce”
conoscenza
e
verità
attraverso
il
dialogo
docente-discente,
favorendo
un
processo
di
crescita
spirituale.
Concludendo,
non
ci
resta
che
sperare
e
riflettere
su
tutto
ciò,
augurandoci
che
ai
“veri
educatori”,
colti,
sensibili
e
interessati
alla
crescita
culturale
e
umana
dei
loro
alunni,
possa
essere
garantita
libertà
d’insegnamento
e
recupero
di
dignità.