N. 71 - Novembre 2013
(CII)
Dennis Bergkamp
L’olandese "non" volante
di Francesco Agostini
Cresciuto
nelle
giovanili
dell’Ajax,
l’olandese
Dennis
Bergkamp
venne
considerato
a
lungo
l’erede
naturale
di
Johan
Crujiff
per
la
sua
classe
innata
e
per
il
suo
delicato
tocco
di
palla.
Con
i
Lancieri
dell’Ajax
vince
praticamente
tutto
ciò
che
c’era
da
vincere:
il
campionato
nel
1990,
una
Supercoppa
d’Olanda
nel
1993,
la
Coppa
D’Olanda
1987
e
nel
1993,
una
Coppa
UEFA
nel
1992
e
una
Coppa
delle
Coppe
nel
1987.
Con
questo
pesante
bottino
alle
spalle,
il
giovane
Bergkamp
decide
di
fare
il
grande
salto
e di
confrontarsi
con
il
calcio
che
conta;
dei
vari
campionati
a
sua
disposizione
sceglie
il
più
competitivo,
quello
italiano.
Tra
le
varie
pretendenti
a
spuntarla
è
l’Inter
di
Moratti
che
lo
porta
a
Milano
assieme
al
connazionale
Wim
Jonk
per
la
cifra
di
18
miliardi
di
lire.
Bergkamp
è
considerato
la
nuova
promessa
del
calcio
olandese
e
arriva
in
Italia
con
addosso
la
pesante
responsabilità
di
rendere
l’Inter
una
squadra
finalmente
vincente
e
continua.
Le
due
annate
che
passa
con
i
nerazzuri
però
si
rivelano
fallimentari.
Sia
nel
‘93
che
nel
‘94
Dennis
non
riesce
a
esprimere
tutto
il
talento
di
cui
è
dotato
per
problemi
caratteriali:
l’olandese
è
timido,
chiuso
e
non
riesce
a
legare
con
il
resto
della
squadra.
Nel
biennio
passato
all’Inter,
le
uniche
cose
degne
di
nota
Bergkamp
le
compie
in
Coppa
Uefa,
dove
segna
ben
otto
reti
e
aiuta
la
squadra
italiana
a
vincere
il
trofeo.
È
proprio
in
questo
periodo
che
nasce
la
sua
leggendaria
paura
di
volare:
per
questa
fobia
spesso
Bergkamp
sarà
costretto
a
rinunciare
a
partite
importanti,
oppure
a
compiere
viaggi
estenuanti
in
treno
o in
macchina
laddove
era
possibile.
Alcune
fonti
dicono
che
questo
terrore
sia
nato
per
colpa
di
un
giornalista
che,
nel
‘94,
mentre
era
sullo
stesso
aereo
del
giocatore,
diffuse
la
falsa
notizia
di
una
bomba
pronta
a
esplodere;
l’evento
avrebbe
scosso
talmente
tanto
Bergkamp
da
farlo
cadere
in
una
paura
irreversibile.
Per
questa
sua
singolare
particolarità
verrà
soprannominato
“l’olandese
non
volante”,
facendo
della
facile
ironia
sul
mito
del
vascello
che,
secondo
la
leggenda,
continua
a
vagare
avvolto
dalla
nebbia,
senza
che
possa
fare
mai
ritorno
a
casa.
Una
volta
terminata
la
sua
esperienza
in
Italia,
Bergkamp
viene
ceduto
in
Inghilterra,
all’Arsenal.
Con
i
Gunners
rimarrà
undici
anni,
fino
a
fine
carriera,
siglando
ben
87
reti
in
315
partite,
un
bottino
prestigioso
per
una
mezza
punta
come
lui.
In
squadra
ci
sono
giocatori
di
calibro
internazionale
come
Thierry
Henry,
Marc
Overmars
e
Fredrik
Ljungberg
e
con
loro
l’Arsenal
riesce
a
vincere
tre
campionati,
quattro
FA
Cup
e
quattro
Community
Shield:
finalmente
Bergkamp,
con
qualche
anno
di
ritardo,
riesce
a
mantenere
la
promessa
di
nuovo
talento
del
calcio
europeo,
relegando
quella
di
Milano
a
una
piccola
parentesi
negativa.
Nel
2006,
a
trentasette
anni,
decide
di
appendere
gli
scarpini
al
chiodo
ma
rimane
comunque
nel
mondo
del
calcio
e
precisamente
al
suo
primo
amore,
l’Ajax.
Qui
svolge
prima
la
funzione
di
dirigente
del
settore
giovanile
e
poi
di
vice
allenatore
di
Frank
de
Boer
(suo
ex
compagno
di
nazionale)
della
squadra
maggiore.
Chissà
se,
quando
sarà
tempo
di
fare
il
grande
salto
nel
calcio
che
conta
(una
seconda
volta)
Dennis
si
sentirà
pronto:
quando
accadrà,
avrà
superato
il
suo
terrore
di
volare?