[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

182 / FEBBRAIO 2023 (CCXIII)


contemporanea

SULLA ZONA DEMILITARIZZATA COREANA

UN LUOGO UNICO AL MONDO

di Lorenzo Bruni

 

In base all’armistizio di Panmunjeom, avvenuto il 27 luglio 1953, la penisola di Corea veniva divisa in due Stati indipendenti, la Corea del Nord e la Corea del Sud, mentre si stabiliva che nel cuore del territorio, in prossimità del 38° parallelo, venisse creata una zona “cuscinetto” neutrale, la Zona Demilitarizzata Coreana, occupata militarmente dagli Stati Uniti e dalle Nazioni Unite.

 

Descrivere la ZDC come era allora risulta abbastanza semplice, dato che essa è rimasta praticamente immutata dagli anni ‘50 fino a oggi: si tratta di un vasto territorio, che si estende in larghezza per tutti i 248 km della penisola, mentre in lunghezza penetra per 2 km a Nord e a Sud della linea di demarcazione. Sebbene sia da considerarsi una zona “demilitarizzata”, i confini della stessa presentano una grandissima densità di attività militarizzate, dato che entrambi gli Stati, nel corso degli anni, hanno deciso di investire in strutture militari di confine, da impianti di osservazione a campi per esercitazioni, temendo un improvviso attacco nemico.

 

I soldati dei due eserciti, inoltre, hanno la possibilità di perlustrare la ZDC, indagando sul funzionamento della stessa; queste indagini però non sono completamente libere, dato che esiste un regolamento molto ferreo sul numero di soldati e di armi alle quali è concesso trovarsi contemporaneamente al suo interno.

 

In prossimità della ZDC, proprio a causa del continuo pericolo di conflitto, sono vietati i centri urbani, salvo due eccezioni: i villaggi di Tae Sung Dong e di Kijŏng-dong. Per quanto riguarda il primo, si tratta di un insediamento di modeste dimensioni, che nel 2008 contava la presenza di 218 persone, sotto la protezione delle Nazioni Unite: sono coloro che possedevano questi terreni prima della fine del conflitto, oppure i loro discendenti; per mantenere il diritto a vivere in tale luogo sono obbligati a trascorrere almeno duecentoquaranta giorni all’interno del villaggio. Ben diversa è l’esistenza dell’altro villaggio, Kijŏng-dong: posto leggermente più a Nord della ZDC, accoglie una fattoria collettiva, composta da circa 200 persone, e si distingue per presentare ogni possibile tipo di comfort tecnologico, oltre a una scuola e un ospedale, tanto che nel corso degli ultimi decenni il governo di Pyongyang ha lodato la sua esistenza, indicandolo come lampante esempio delle migliori condizioni di vita in Corea del Nord.

 

La cosa che rende questo villaggio bizzarro, tanto da ricevere il nomignolo di “Villaggio di propaganda”, è che, in base ad alcune osservazioni condotte da Corea del Sud e Stati Uniti, pare essere disabitato: le luci si accenderebbero infatti a orari regolari, mentre un ristretto numero di custodi sarebbe incaricato di spazzare strade dove non viene mai visto circolare alcun individuo, al di fuori dei soldati. Gli stessi edifici, dipinti con gli sgargianti colori della bandiera nordcoreana, sarebbero privi di finestre e, in alcuni casi, addirittura di profondità.

 

L’ipotesi più probabile è che questo villaggio sia stato costruito negli anni ‘50 allo scopo di paventare un’appariscente superiorità davanti ai nemici, convincendo così indecisi disertori ad attraversare la ZDC per passare a Nord. Proprio per questo scopo, sin dal 1953, e in maniera ancora più incisiva nel 2004, sarebbero stati installati a Kijŏng-dong alcuni altoparlanti che emettevano ininterrottamente un invito, rivolto ai soldati del Sud, a oltrepassare il confine, elogiando le nobili qualità nordcoreane e sottolineando come eventuali disertori sarebbero stati accolti come fratelli. Dato che le defezioni continuavano a essere esigue, si iniziarono prima a trasmettere condanne verso il mondo Occidentale, poi musiche patriottiche, finché il governo di Pyongyang, su comune accordo con quello di Seul, decise di disinstallare gli altoparlanti.

 

Un ulteriore mistero riguarda anche l’esistenza o meno di un muro in cemento, costruito in gran segreto dagli Stati Uniti tra il 1977 e il 1979, che dovrebbe attraversare la penisola di Corea da una costa all’altra. Il governo di Pyongyang iniziò a diffondere questa voce a seguito della caduta del Muro di Berlino, sottolineando come non fosse altro che una barbarie, costruita per tenere ingiustamente diviso un intero popolo. L’organizzazione nordcoreana Konsult ha dichiarato nel 2015 che questo muro sarebbe esteso per “oltre 240 km da est a ovest, è alto 5–8 m, spesso 10–19 m il fondo e 3–7 m di larghezza nella parte superiore. È circondato da intrecci di cavi e punteggiato da cannoniere, guardie e varietà di stabilimenti militari”.

 

Questa ipotesi è stata confermata anche da alcune troupe cinematografiche russe e olandesi, le quali, sebbene non in grado di osservare in loco la barriera, dato che l’accesso è proibito a chiunque non sia un soldato della ZDC, hanno avuto modo di vedere da lontano alcune muraglie di notevole estensione. I governi statunitense e coreano hanno smentito queste voci, additando Pyongyang di volere fare propaganda, e sostenendo che nella ZDC sono presenti normali barriere anticarro. Pare confermare tale teoria un rapporto emesso dall’agenzia di stampa britannica Reuters nel 2007, il quale riporta l’inesistenza di alcun muro di Corea e conferma la presenza di tali barriere.

 

All’interno della ZDC esiste un’area creata con lo scopo di formare un territorio dove svolgere le trattazioni diplomatiche tra le due Coree, cioè l’Area di sicurezza congiunta, posta in prossimità di Panmunjeom e divisa in due parti uguali. All’interno della ASC sono presenti alcuni edifici per il pernottamento dei soldati, ma soprattutto vi si trovano le sale conferenze dedicate alle trattative tra i due Paesi: sottoposti a continui ampliamenti, sono il Panmungak nordcoreano e la Casa della libertà sudcoreana.

 

Dal 1998 venne edificata una nuova struttura, affidata in seguito alla Croce Rossa, che consentiva alle famiglie separate dal conflitto di incontrarsi in territorio neutro. In aggiunta alla ZDC, nel 1954 gli Stati Uniti ordinarono a Sud la creazione di un’ulteriore zona cuscinetto, la Civilian Control Zone, una sorta di dogana che ha tutt’ora lo scopo di controllare il transito di civili nella ZDC.

 

L’utilità della linea di controllo civile è aumentata negli ultimi anni, nei quali la ripresa delle trattative di pace, e la possibilità di ottenere un discreto guadagno, ha portato all’apertura della ZDC ai turisti, il cui numero ogni anno sfiora le centomila unità. L’itinerario turistico prevede la visita di Panmunjeom e dei tunnel scoperti tra gli anni ‘70 e i ‘90 dalle forze neutrali, ma le regole per l’ingresso sono molto restrittive: si devono lasciare cellulari, macchine fotografiche e telecamere al di fuori della ZDC, è proibito indossare gonne, pantaloncini corti, sandali e ognuno deve firmare una liberatoria nella quale si dichiara di essere a conoscenza del rischio di essere accidentalmente uccisi da operazioni belliche.

 

Se da un lato la vita umana è quasi bandita all’interno di questa zona, ciò ha consentito il proliferare di un ambiente naturale quasi incontaminato, tanto che in esso trovano rifugio numerose specie animali e vegetali a rischio di estinzione: ne sono un esempio la gru nucabianca, la tigre siberiana e l’orso nero asiatico. Nel 2003, gli ecologi hanno stimato al suo interno la presenza di duemilanovecento specie vegetale, settanta diversi tipi di mammiferi e trecentoventi di uccelli. Sebbene tra le due Coree non esista ancora un piano stabilito su come salvaguardare questa riserva naturale, un notevole passo in avanti per la tutela del patrimonio di biodiversità è stato compiuto nell’ottobre 2018, quando i due governi si sono impegnati per la rimozione totale delle mine antiuomo.

 

Gli anni successivi all’armistizio, in ogni caso, sono stati caratterizzati da numerosi episodi che hanno più volte condotto i due Paesi a un passo dal conflitto: tra il 1953 e il 2003 sono stati ufficializzati centoventicinque casi di incidenti, la maggior parte dei quali negli anni ‘90, che hanno comportato la morte, secondo stime ufficiali, di 43 soldati americani, 299 sudcoreani e 397 nordcoreani.

 

Oltre alla scoperta dei tunnel sotterranei, ufficialmente scavati per la ricerca di carbone, particolare scalpore internazionale destarono due episodi: il primo, conosciuto come “incidente dell’ascia”, si verificò nel 1976, quando il capitano Arthur Bonifas e il primo tenente Mark Barrett, stanziati nella ZDC, iniziarono ad abbattere un pioppo che, secondo la tradizione, era stato piantato dal “padre della patria” Kim Il-Sung. La reazione nordcoreana fu durissima, tanto che 11 soldati della ZDC persero la vita a causa degli scontri che ne seguirono. Il 23 novembre 1984 invece un turista sovietico di nome Vasily Matuzok cercò di fuggire dall’Unione Sovietica, gridando a gran voce la sua volontà di disertare. In pochi istanti, le truppe nordcoreane e sudcoreane si trovarono impigliate in un conflitto a fuoco, che costò la vita a quattro di loro, ma impedì la cattura di Matuzok.

 

Il 27 aprile 2018, come atto simbolico del miglioramento delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, il presidente nordcoreano Kim Jong-un e il corrispettivo sudcoreano Moon Jae-in si sono stretti la mano sulla linea di confine; dopodiché, per la prima volta nella storia, i due leader hanno attraversato la lina di demarcazione coreana, diventando, anche se per un breve momento, i primi capi di Stato dei rispettivi Paesi a mettere piede nell’altro.

 

A seguito di questo siparietto i due leader si sono riuniti per un summit, dichiarando la volontà di voler raggiungere un trattato di pace che sostituisca l’armistizio del 1953 e di voler procedere a una definitiva denuclearizzazione della penisola. Il 12 giugno successivo, in un ulteriore incontro a Panmunjeom, Kim Jong-un ha incontrato il presidente statunitense Trump, invitandolo ad attraversare la linea di demarcazione e a diventare, di fatto, il primo presidente degli Stati Uniti a fare visita alla Corea del Nord.  

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]