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N. 26 - Febbraio 2010
(LVII)
“Cantare la voce”
Demetrio Stratos, dal rock ai limiti della voce umana
di Monica Sanfilippo
Poco
più
di
trent’anni
fa,
il
13
giugno
del
1979,
si
spegneva
in
una
clinica
a
New
York,
a
soli
34
anni,
l’artista
rock
sperimentale
Efstratios
Demetriou,
italianizzato
Demetrio
Stratos.
Il
mondo
musicale
lo
commemorò
con
una
mobilitazione
collettiva
imponente,
più
di
60.000
spettatori
e un
centinaio
di
musicisti
del
panorama
italiano
riuniti
in
un
mega-concerto
programmato
per
il
14
dello
stesso
mese
all’Arena
di
Milano,
allo
scopo
di
raccogliere
fondi
per
la
sua
malattia.
Ma
la
notizia
inaspettata
della
sua
scomparsa,
si
abbatteva
come
un
fulmine
lasciando
il
pubblico
interdetto
e
commosso,
un
vuoto
non
più
colmato
per
destrezza
vocale,
originalità
delle
performance,
profondità
nella
ricerca
musicale.
Musicista
sui
generis,
poliedrico
e
unico
nel
trattare
la
voce,
Demetrio
sceglie
l’Italia
per
studiare
e
vivere.
Greco
di
origine,
nasce
ad
Alessandria
d’Egitto
nel
‘45,
dove
si
forma
prima
al
Conservatoire
National
d’Athènes,
poi
attraversa
adolescente
gli
scenari
del
Mediterraneo,
a
Nicosia
(Cipro)
e
infine
a
Milano
negli
anni
della
giovinezza.
Come
lui
stesso
ricorderà,
essere
nato
ad
Alessandria
lo
farà
sentire
«una
specie
di
“portiere”
privilegiato,
destinato
a
vivere
l’esperienza
del
passaggio
dei
popoli
e ad
assistere
al
vero
“traffico”
della
cultura
mediterranea»
(Janete
El
Haouli).
I
suoi
viaggi
sono
parallelamente
approdi
a
realtà
sonore:
dal
canto
bizantino,
con
cui
ha
dimestichezza
nell’infanzia
per
le
sue
origini
greco-ortodosse,
alla
musica
araba
tradizionale
del
mondo
egiziano,
dal
pianoforte
classico
studiato
in
Conservatorio,
al
rock’n'roll,
soul
e
free
jazz,
fino
all’avanguardia
musicale,
incontrati
nella
capitale
lombarda
in
pieno
clima
da
beat
generation.
Presto
si
inserisce
in
band
studentesche,
dapprima
come
tastierista,
successivamente
come
cantante,
dopo
un
episodio
di
fortuna
che
lo
porta
a
sostituire
il
vocalist
del
gruppo
bloccato
in
un
incidente.
Da
questo
momento
il
canto
e la
voce
saranno
una
appassionata
costante
della
vita
artistica
di
Stratos.
Dapprima
con
I
Ribelli,
raggiunge
la
notorietà
per
la
sua
interpretazione
di
Pugni
chiusi,
un
classico
della
canzone
italiana
degli
anni
Sessanta,
successivamente
fonda
nel
’72,
insieme
al
batterista
Giulio
Capiozzo,
gli
Area,
gruppo
rock
dal
piglio
esplosivo,
con
il
quale
incide
la
maggior
parte
dei
suoi
album
per
la
graffiante
Cramps
Records,
dal
primo
provocatorio
Arbecht
Macht
Frei
(1973)
a
Cometa
rossa
(1974),
e
album
“duri”
come
Crac!
(1975)
e
Maledetti
(1976).
In
particolare,
spiccano
al
loro
interno
brani
significativi
del
primo
rock
progressivo
italiano:
Luglio,
agosto,
settembre
(nero),
Cometa
rossa,
Lobotomia,
La
mela
di
Odessa,
L'Internazionale,
per
citarne
alcuni.
Nella
fase
di
stabilità
della
band
ritroviamo
nomi
di
spessore
come
Patrizio
Fariselli
(tastiere),
Ares
Tavolazzi
(basso
e
trombone)
e
Giampaolo
Tofani
(chitarra
e
sintetizzatore),
ognuno
dei
quali
apporta
la
propria
impronta
musicale,
jazz,
contemporanea,
etnica,
pop,
il
cui
risultato
sonoro
genera
una
“fusione
di
tipo
internazionalista”
(D.
Stratos,
intervista,
1974).
Ma
Stratos
è
visceralmente
attratto
dalle
potenzialità
della
voce
che
non
smette
di
esercitare
nella
sperimentazione
del
proprio
corpo
come
strumento.
«L’ipertrofia
vocale
occidentale
–
afferma
– ha
reso
il
cantante
moderno
pressoché
insensibile
ai
diversi
aspetti
della
vocalità,
isolandolo
nel
recinto
di
determinate
strutture
linguistiche.
E’
ancora
molto
difficile
scuoterlo
dal
suo
processo
di
mummificazione
e
trascinarlo
fuori
da
consuetudini
espressive
privilegiate
e
istituzionalizzate
dalla
cultura
delle
classi
dominanti».
Il
processo
di
ricerca
e
sperimentazione
è
totale:
catturato
dalla
“fase
di
lallazione”
della
figlia
Anastassia,
nata
nell’ottobre
del
’70,
osserva
i
primi
suoni
vocali
farsi
gradualmente
parola;
è
vicino
a
John
Cage
nelle
interpretazioni
“gridate”
delle
sue
partiture,
con
cui
collabora
a
diverse
performance,
tra
cui
Sixty-two
Mesostics
Re
Merce
Cunningham
(1974);
perfeziona
la
tecnica
vocale
degli
armonici
simultanei
tipica
dei
popoli
asiatici,
fino
a
produrre
con
scioltezza
diplofonie,
trifoni
e
quadrifonie,
toccando
picchi
inauditi
di
7.000
Hz;
collabora
con
il
Centro
Studi
di
Fonetica
del
CNR
di
Padova
per
ricerche
sulla
vocalità;
insegna
Semiologia
della
musica
al
Conservatorio
Verdi
di
Milano;
incide
gli
album
per
voce
sola,
Metrodora
(1976)
e
Cantare
la
voce
(1978).
Qui
lamenti,
flautofonie,
criptomelodie
infantili,
investigazioni
vocali,
canti
delle
sirene
e
sonorità
“altre”
dall’ordinario
e
dai
canoni
commerciali
della
musica,
di
primo
acchito
disorientano,
spiazzano,
poi
inondano
e
trasportano
l’ascoltatore
capace
di
farsi
rapire
a
mitiche
vette
di
una
comunione
pre-linguistica.
Una
«voce
piena
–
come
osserva
Paul
Zumthor
–
che
rifiuta
qualsiasi
ridondanza,
esplosione
dell’essere
in
direzione
dell’origine
perduta,
del
tempo
in
cui
la
voce
era
senza
parola».
Quello
che
interessa
l’artista
è
realizzare
appieno
il
concetto
di
“voce-musica”,
una
voce-suono
non
vincolata
dalla
parola,
capace
di
recuperare
le
origini
e la
libertà
d’espressione
primordiali,
e in
grado,
attraverso
un
lavoro
di
consapevolezza
del
mezzo
vocale,
di
introdurci
ad
una
dimensione
ontopoietica
della
realtà.
E
Stratos,
«eroe
in
possesso
di
una
dimensione
ai
limiti
delle
viscere
dell’essere
umano»
(Eduardo
Peñuela
Cañizal),
ci
riesce
perpetrando
a
ogni
ascolto
il
richiamo
ad
una
dimensione
sonora
originaria
e
magica
come
al
tempo
di
Esiodo
in
cui
le
storie,
affidate
all’oralità,
erano
capaci
di
curare
l’anima.
Riferimenti
bibliografici
&
discografici:
Mario
Giusti,
Demetrio
Stratos,
Mursia,
Milano
1979
Paul
Zumthor,
La
presenza
della
voce.
Introduzione
alla
poesia
orale,
Il
Mulino,
Bologna
1984
Janete
El
Haouli,
Demetrio
Stratos:
alla
ricerca
della
voce-musica,
Auditorium,
Milano
2003
AA.VV.,
Enciclopedia
della
musica
rock,
1970-1979,
vol.
2,
Giunti,
Firenze
1998
Simone
Frangi,
André
Schaeffner,
Maurice
Merleau-Ponty,
Demetrio
Stratos.
Dialogo
a
tre
voci
sul
luogo
della
risonanza,
in
De
Musica,
Annuario
(online),
Università
di
Milano,
Dipartimento
di
Filosofia,
Anno
IX
2005
Arbeit
Macht
Frei,
Cramps
1973
Caution
Radiation
Area,
Cramps
1974
Crac!,
Cramps
1975
Are(A)zione,
Cramps
1975
(live)
Maledetti,
Cramps
1976
Anto/Logicamente,
Cramps
1977
Gli
Dei
Se
Ne
Vanno
Gli
Arrabbiati
Restano!,
CGD
1978
Metrodora,
Cramps
1976
Cantare
La
Voce,
Cramps
1978
Recitarcantando,
Cramps
1980
(live)
Le
Milleuna,
Artis
1990
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