N. 98 - Febbraio 2016
(CXXIX)
LE
DECORAZIONI
TESSILI
DELLA
PERSIA
PREISLAMICA
LA
SIMBOLOGIA
DEI
DISEGNI
di
Niloufar
Zekavat
La
tessitura
è da
sempre
l’attività
artigianale
più
conosciuta
dell’Oriente.
Gli
antichi
popoli
asiatici
consideravano
le
vesti
decorate
un
bene
di
lusso
e
una
rappresentazione
del
potere.
Per
tali
ragioni
prestavano
una
grande
attenzione
alla
qualità
della
stoffa
e
alle
decorazioni
sui
tessuti.
Nel
seguente
articolo
si
presenteranno
le
decorazioni
tessili
più
diffuse
in
Persia
nei
tre
periodi
achemenide,
partico
e
sassanide,
inoltre,
si
farà
un
breve
cenno
alla
storia
dei
tessuti
nell’era
pre-islamica.
Le
testimonianze
giunte
a
noi
mostrano
che
le
figure
allegoriche
derivate
dalle
credenze
popolari,
finirono
per
influenzare
i
più
importanti
artisti
persiani,
che
cominciarono
a
realizzare
opere
d’arte
tessile.
In
Persia,
la
prima
produzione
delle
stoffe
di
seta
e
d’oro
risale
a
venticinque
secoli
fa.
Già
nel
periodo
achemenide
la
fabbricazione
di
tessuti
era
una
delle
attività
industriali
più
diffuse
in
tutto
il
territorio
dell’impero
persiano.
I
tessuti
prodotti
in
questo
periodo
venivano
ornati
da
motivi
variegati
e
ricamati
da
fili
d’oro.
Come
accennato
precedentemente,
i
motivi
decorativi
tessili
erano
ispirati
dalla
religione
e
dalle
tradizioni
popolari.
Le
raffigurazioni
più
frequenti
sui
tessuti
preislamici
sono
quelle
di
Haoma,
il
termine
avestico
che
indica
una
pianta
sacra;
e
dal
tempio
del
fuoco,
il
luogo
di
culto
degli
zarathustriani.
Nelle
raffigurazioni,
questi
due
simboli
sacri
sono
spesso
custoditi
da
due
animali
disegnati
l’uno
di
fronte
all’altro.
I
custodi
sono
spesso
animali
veri
come
l’aquila,
il
pavone,
la
tigre,
il
gattopardo
o
animali
fantastici
come
il
Simurgh
(un
uccello
immaginario
-
Figura
1).
.
Figura
1
La
bordura
dei
tessuti
fabbricati
in
questi
periodi
sono
decorati
con
raffigurazioni
vegetali.
Gli
elementi
decorativi
ripresi
dal
mondo
vegetale
che
permangono
anche
nelle
epoche
successive
sono:
il
basilico,
il
melo
e
l’albero
di
arancio.
È
frequente
anche
vedere
le
raffigurazioni
di
uccelli,
pavoni
e
molte
altre
piante
soprattutto
su
tappeti.
Da
notare
che
i
componenti
ornamentali
suddetti
non
avevano
soltanto
un
uso
decorativo,
ma
simboleggiavano
anche
qualcosa
che
rappresentava
una
storia.
Alcune
decorazioni
si
usavano
solo
per
imbellire
gli
abiti
della
corte
imperiale
od
ornare
le
stoffe
da
regalare
ai
re.
Come
si
vedrà
più
avanti
la
dinastia
sassanide,
in
confronto
con
altre
due
dinastie
sopra
citate,
godeva
delle
tecniche
tessili
e di
strutture
innovative
molto
complesse.
Il
periodo
achemenide
La
dinastia
achemenide
fu
fondata
da
Ciro
il
Grande
nella
metà
del
VI
secolo
a.C.
e
con
le
conquiste
di
quest’ultimo
si è
estesa
dall’India
di
oggi
fino
all’Egitto.
Il
crollo
dell’impero
avvenne
con
l’
uccisione
di
Dario
III
da
parte
di
Alessandro
Magno.
Fino
alla
conversione
della
Persia
all’Islam
nel
VII
secolo
d.C.
la
religione
nazionale
era
Zaratustriana
che
ebbe
grandi
influssi
sulle
opere
artistiche
nel
lungo
periodo
della
sua
diffusione.
Durante
la
dinastia
achemenide,
la
tessitura
era
una
delle
solide
tradizioni
artigianali
a
tal
punto
che
in
ogni
casa
vi
era
un
telaio,
con
il
quale
era
possibile
soddisfare
i
bisogni
tessili
della
famiglia.
I
tessuti
più
prodotti
e
trasformati
in
capi
d’abbigliamento
erano
quelli
in
lana,
cotone
e
lino.
Le
ricerche
storiche
confermano
il
fatto
che
le
più
importanti
fabbriche
produttrici
di
tessuti
di
seta
del
periodo
si
trovavano
nel
territorio
persiano,
nelle
città
industriali
di
Hamedan
e
Susa.
I
tessuti
di
questo
periodo
avevano
una
fama
internazionale
sia
dal
punto
di
vista
della
qualità
che
quello
delle
decorazioni.
La
tessitura
è
considerata
uno
dei
fondi
commerciali
più
rilevanti
della
dinastia
achemenide.
La
produzione
di
tessuti
era
distesa
in
tutto
il
territorio;
i
tessuti
di
lino
si
producevano
in
Egitto
e
Libia
di
oggi,
mentre
quelli
di
cotone
si
realizzavano
al
nord
e al
sud
dell’attuale
India.
La
fabbricazione
degli
indumenti
dalla
lana
di
cammello
era,
invece,
una
delle
attività
principali
in
Cilicia.
Per
quel
che
riguarda
la
qualità
di
tessuti
è da
aggiungere
che
le
città
come
Khousestan
e
Pars
erano
famose
per
le
stoffe
sottili
e
morbide.
Khorasan,
Saghd
e
Bakhtiar
producevano
i
tessuti
di
varia
materia
e
colorazione,
ma i
tessuti
di
color
lilla
erano
reperibili
in
Siria.
Da
notare
che
anche
nell’era
pre-islamica
si
realizzavano
i
tessuti
ricamati,
la
cui
realizzazione
è
ritenuta
la
principale
tradizione
artigianale
di
Assiro.
I
colori
più
usati
per
le
vesti
reali
erano
rispettivamente
quello
porpora,
oro,
bianco
e
arancione.
Il
color
porpora
era
il
colore
degli
imperatori
e
dei
re;
era
assolutamente
vietato
l’utilizzo
di
questo
colore
per
le
vesti
della
gente
comune.
Anche
il
colore
oro,
o
meglio
il
giallo
zafferano,
era
consentito
solo
agli
imperatori
e
tipico
delle
feste
reali
achemenidi.
Il
colore
arancione
si
usava
per
le
vesti
dei
militari
dell’esercito
achemenide
(Figura
2).
.
Figura
2
Le
altre
colorazioni
usate
per
i
tessuti
erano:
verde
oliva,
celeste,
azzurro,
verde
mare,
rosso
bordeaux,
malva
e
marrone.
Come
si
evince
dalle
fonti
letterarie,
i
persiani
cambiavano
la
colorazione
delle
vesti
a
seconda
della
stagione.
Una
delle
pochissime
testimonianze
storiche
di
questo
periodo
è
una
tenda
di
color
porpora
decorata
con
motivi
antropici.
Gli
abiti
dei
personaggi
raffigurati
sulla
tenda
somigliano
a
quelli
delle
donne
di
Sibari
(una
città
italiana
che
a
quel
tempo
fu
abitata
da
greci,
situata
nella
regione
Calabria).
I
componenti
ornamentali
della
bordura
raffigurano
il
loto,
fiore
sacro
per
l’Antica
Persia
e il
simbolo
del
sole.
La
raffigurazione
di
questo
fiore
è
frequente
sui
monumenti
di
Persepoli.
Le
decorazioni
degli
abiti
di
Dario
il
Grande
e di
Serse
sono,
in
effetti,
ispirate
dal
fiore
di
loto
(Figura
3 e
4).
.
Figure
3 e
4
Tra
i
motivi
ornamentali
tessili
di
questo
periodo
sono
presenti
anche
le
raffigurazioni
della
luna
e
del
sole.
Quest’ultimo,
come
si
evince
dai
svariati
testi
storici
e
dalle
testimonianze
archeologiche,
simboleggia
la
purificazione
e
l’allontanamento
da
influssi
negativi
e
sono
molto
frequenti
sulle
vesti
dei
militari.
Sui
tessuti
di
questo
periodo
si
notano
anche
dei
triangoli
abbastanza
lunghi,
i
quali
rappresentano
il
tempio
del
fuoco.
Le
linee
frastagliate,
i
triangoli,
le
righe,
le
strisce
a
zig
zag,
le
immagini
a
scacchi
e,
soprattutto
il
paislay
non
mancano
sui
tessuti
achemenidi.
Come
si
nota
nella
figura
5 i
triangoli
disegnati
per
ornare
le
bordure
dei
costumi
achemenidi
sono
ispirati
dai
motivi
decorativi
egiziani.
Dalle
testimonianze
storiche
risulta
che
i
motivi
animali
frequentemente
usati
erano:
il
leone
e
l’aquila
ed
erano
spesso
realizzati
da
ricami
o da
fili
d’oro.
Questa
particolarità
vale
anche
per
i
motivi
vegetali.
La
figura
dell’aquila,
simbolo
del
potere
e di
Ahura
Mazda
ricorre
spesso
nell’arte
preislamica
dell’Asia
occidentale
e la
sua
raffigurazione
sugli
abiti
e
sulle
corone
dei
re
richiama
il
potere
della
sovranità.
L’aquila,
infatti,
divenne
uno
dei
componenti
principali
dell’emblema
achemenide.
La
capra,
simbolo
della
forza,
portatore
del
potere,
custode
dell’albero
della
vita
e
dio
della
conoscenza
ENKI
è un
altro
essere
amato
dagli
artisti
dell’Antica
Persia.
Un’altra
immagine
ricorrente
soprattutto
sulle
vesti
dei
militari
è la
figura
6
che
la
possiamo
ritrovare
sui
monumenti
di
Susa.
Sull’origine
di
queste
decorazioni
esistono
due
ipotesi:
potrebbero
essere
il
tempio
del
fuoco
e/o
la
fortezza.
.
Figure
5 e
6
Oltre
ai
monumenti
di
Persepoli,
esistono
altre
due
testimonianze
che
mostrano
le
decorazioni
e i
motivi
ornamentali
tessili
di
questo
periodo
e
sono:
- un frammento tessile
denominato
pazyryk
(Figura
7),
ritrovato
congelato
in
Siberia
sotto
un
strato
di
ghiaccio,
è
considerato
il
tappeto
più
antico
del
mondo
e
racconta
la
storia
degli Sciti,
una
tribù
in
parte
sedentaria
ed
in
parte
nomade,
la
cui
casa
era
la
vasta
distesa
dell’Eurasia a
nord
della Grecia, Mesopotamia, Persia e Cina.
.
Figura
7
La
datazione
del
tappeto
risale
a
circa
500
a.C.
e
raffigura
dei
soldati
in
groppa
a
dei
cavalli
assieme
ai
portatori
di
doni
che
recano
regali
per
Ciro
il
grande.
Lo
sfondo
del
tappeto
ha
otto
angoli
e
raffigura
i
simboli
della
religione
zoroastriana.
- un
Kilim
rinvenuto
e
conservato
nel
museo
Harmitage
di
San
Pietroburgo.
Sull’opera
si
vedono
le
vesti
delle
donne
achemenidi.
Le
principesse
sono
radunate
per
svolgere
una
cerimonia
religiosa
(Figura
8).
.
Figura
8
Dunque
le
decorazioni
tessili
achemenidi
erano
caratterizzate
principalmente
da
motivi
umani
e
animali,
infatti,
sulla
bordure
delle
vesti
ritroviamo
spesso
i
tratti
animaleschi,
soprattutto,
quello
del
leone.
I
colori
più
usati
per
questi
indumenti
erano
il
bianco,
il
giallo
e il
nero.
Un’ulteriore
caratteristica
di
tessuti
di
questo
periodo
era
la
ripetizione
dei
componenti
ornamentali.
Secondo
le
ricerche,
la
Persia
del
periodo
achemenide
era
molto
conosciuta
per
produrre
i
tessuti
di
lana
molto
morbidi.
Gli
artisti
dell’epoca
per
allungare
la
durata
dei
tappeti
usavano
il
miele
o la
cera.
Il periodo partico
L’impero
partico
fondato
da
Arsace
I
salì
al
potere
nel
247
a.C.
I
partici
come
gli
achemenidi
prestavano
un’attenzione
particolare
alla
figura
e al
ruolo
del
re e
si
consideravano
gli
eredi
degli
imperatori
achemenidi.
L’impero arsacide è ritenuto
uno
dei
pochi
imperi
aperti
nei
confronti
della
religione.
Questa
accoglienza
valeva
anche
per
l’arte.
A
stare
a
quanto
ci
mostrano
i
monumenti
preservati,
a
seguito
della
conquista
di
Alessandro
Magno,
l’arte
partica
era
ispirata
da
quella
greca.
Fu
solo
nel
I
secolo
d.C.
che
gli
artisti
si
appoggiarono
sulle
proprie
tradizioni
e
doti
artistiche.
Di
questo
periodo
non
ci
sono
testimonianze
tessili
e
l’unico
frammento
rinvenuto
in
Iran
si
tratta
di
una
veste
fatta
di
lana.
Durante
la
dinastia
arsacide,
tocca
il
suo
culmine
il
commercio
di
tessuti,
soprattutto
di
seta,
tra
Persia
e
Cina.
La
tessitura
e le
produzioni
di
seta
da
fili
importati
dalla
Cina
divennero
le
attività
principali
dell’impero
e le
decorazioni
floreali
caratterizzavano
le
stoffe
prodotte
di
questa
epoca.
I
fiori
raffigurati
erano
spesso
di
quattro
petali
a
forma
di
rombo
e
posti
in
una
cornice
circolare.
L’elemento
ornamentale
delle
bordure
è
spesso
il
fiore
di
iris
.
I
motivi
tessili
animali
e
vegetali
ricorrenti
di
questo
periodo
sono:
il
grifone,
gli
alberi
della
vita
(albero
della
vita
od
“hom”
persiano
e le
foglie
di
vite.
Con
il
seguente
elenco,
possiamo
concludere
le
caratteristiche
decorative
di
questo
periodo:
-
L’uso
di
motivazioni
geometriche;
- La
raffigurazione
delle
piante
di
origine
greca;
-
Motivi
animaleschi
di
vario
genere;
- Motivi geometrici circolari
a
forma
di
fiore.
Il periodo sassanide
Nel 651 d.C. la dinastia
sassanide
salì
al
potere
e
declinò
con
la
morte
di
Yazgerd
III.
Fu
l’ultimo
impero
che
regnò
la
Persia
preislamica
e
l’unico
che
rese
ufficiale
la
religione
Zarathustriana.
L’arte
sassanide,
nota
come
arte
reale,
è un
misto
tra
l’arte
achemenide
e
quella
partica
con
qualche
caratteristica
delle
opere
bizantine.
L’arte
sassanide
si
focalizza
,
inoltre,
sulla
vita
e
sul
ruolo
degli
imperatori.
La tessitura nel periodo
sassanide
ebbe
vari
sviluppi
e
divenne
molto
nota
anche
in
Europa.
Sulle
produzioni
tessili
di
questo
periodo
si
notano
le
raffigurazioni
degli
animali
e i
motivi
vegetali
ad
utilizzo
simbolico.
I
motivi
sassanidi
sono
frequenti
anche
sulle
produzioni
tessili
del
periodo
islamico.
La maggior parte delle
produzioni
tessili
di
questo
periodo
era
di
seta
e di
lana
e le
più
importanti
fabbriche
di
tessitura
si
trovavano
a
Susa.
I
motivi
decorativi
più
ricorrenti
erano
gli
animali
e le
raffigurazione
dei
re
sassanidi.
Di questo periodo sono
stati
trovati
sessanta
frammenti
di
tessuto
di
vario
genere
che
non
sono
solo
le
stoffe
per
le
vesti,
ma
anche
rivestimenti
per
mobili,
tenda
da
campeggio,
coperte
ecc.
Alcuni
di
queste
produzioni
sono
state
rinvenute
nei
paesi
occidentali,
soprattutto
nelle
chiese.
Come
si
evince
dalle
ricerche
recentemente
effettuate,
i
regali
donati
alla
chiesa
venivano
confezionati
con
le
preziose
stoffe
persiane.
La
maggior
parte
dei
tessuti
rinvenute
di
questo
periodo
si
trovano
nel
museo
Hermitage
di
San
Pietroburgo. La raffigurazione del
volto
umano
era
rarissima
sui
tessuti,
ma
appaiono
alcune
scene
di
caccia
che
rappresentano
in
realtà
i
personaggi
celebri
della
storia
sassanide (Figura
9).
.
Figura
9
I motivi a medaglione
caratterizzano
principalmente
lo
stile
sassanide
(Figura
1).
Lo
schema
circolare
tipica
del
periodo
sassanide
vuole
ricordare
il
ciclo
della
vita
e la
libertà.
La figura 1 è un uccello
favoloso,
un
misto
tra
cane,
leone,
pavone
e
aquila
che
compare
su
quasi
tutte
le
opere
artistiche
sassanide
a
seguito
della
diffusione
delle
credenze
popolari
assire
e
hittite.
Questa
raffigurazione
che
simboleggiava
il
potere
reale
divenne
lo
stemma
dell’esercito
persiano
e
apparve
anche
sulle
monete
dell’epoca.
La
prima
apparizione
del
simbolo
fu
sulle
monete
e
risale
alla
fine
del
III
secolo
durante
il
regno
di
Bahram
II
(Imperatore
sassanide
dal
276
al
293).
I motivi animali più
usati
come
la
testa
del
cinghiale,
Simurgh,
cane,
leone,
pavone:
avevano
un
valore
simbolico
e
sono
stati
utilizzati
molto
di
frequente.
Nell’Avesta
gli
uccelli
sono
sinonimi
di
bellezza.
Per
questo
motivo
la
raffigurazione
di
uccelli
appare
su
tutte
le
opere
artistiche
dell’epoca
sassanide.
La
raffigurazione
degli
uccelli
come
Gruidae,
cicoiidae
e
cugnus
caratterizza
particolarmente
i
motivi
animaleschi
e
queste
rappresentazioni
dello
splendore
della
monarchia
sono
raffigurate
all’interno
di
un
cornice
circolare.
Un’ulteriore
caratteristica
dei
motivi
sassanidi
consiste
nelle
raffigurazioni
simmetriche
degli
animali
(Figura
10).
.
Figura
10
Gli
altri
uccelli
raffigurati
esclusivamente
sui
tessuti
sassanidi
sono:
-
l’aquila,
rappresentante
di
Ahura
Mazda,
del
potere
e
del
sole.
La
raffigurazione
dell’aquila
è
molto
frequente
sulle
vesti
delle
persone
importanti
della
storia
sassanide;
- il
gallo,
simbolo
dell’anima
e
della
vita
dopo
la
morte;
-
l’anatra
e il
pavone
entrambi
rappresentanti
del
cielo
sereno
(Figura
11).
.
Figura
11
Le
raffigurazioni
vegetali
erano
spesso
ispirate
a
tematiche
religiose
dello
zarathuismo
e
costitute
da
immagini
di:
il
melograno,
quale
simbolo
dei
Anahita;
la
rosa
rossa,
quale
simbolo
della
vita
e la
palma
che
è
ricorrente
soprattutto
sulle
vesti
della
servitù.
Sui
tessuti
dell’epoca
sassanide
si
notano
molte
altre
raffigurazioni
ispirate
dall’Avesta,
come:
-
luna;
simbolo
della
donna,
madre,
regina
del
paradiso,
della
speranza
e
rinascita.
- le
strisce
ondulanti,
ispirate
dalla
coda
del
cavallo.
- il
cavallo.
- la
capra
- i
draghi
cavalcati
dai
re e
la
lotta
con
gli
animali.
-
gli
animali
gemelli
con
un’unica
testa.
- i
fiori
con
quattro
petali
a
forma
di
cuore.
- il
salice;
-
l’albero
di
arance
amare.
-
motivi
a
paisley.
Come
è
stato
precedentemente
accennato,
a
seguito
delle
guerre
con
la
Grecia,
i
tessuti
persiani
e
medio
orientali
furono
esportati
in
Grecia,
in
Italia,
in
Spagna
e
successivamente
al
Nord
dell’Europa.
La
grande
scoperta
della
produzione
della
seta
in
Italia
risale
al
tempo
di
Ruggero
II
(1095-1164),
re
di
Sicilia,
amante
del
lusso.
Quest’ultimo
grazie
a
due
monaci
persiani
scoprì
la
tecnica
della
produzione
della
seta.
Quindi,
la
lavorazione
della
seta
iniziò
nell’Italia
meridionale
e le
decorazioni
tessili
di
questo
periodo
sono
particolarmente
influenzate
da
quelle
persiane.
In
effetti,
su
alcuni
abbigliamenti
di
Ruggero
II,
giunti
a
noi
e
conservati
al
museo
Schatzkammer
di
Vienna,
si
notano
i
motivi
tessili
sassanidi
(Figura
12).
.
Figura
12
Dal
X
secolo,
le
decorazioni
tessili
italiane
vennero
influenzate
anche
da
quelle
bizantine
che
a
loro
volta
hanno
preso
spunto
dagli
elementi
ornamentali
sassanidi.
Con
la
diffusione
dei
motivi
bizantini
in
Italia
saranno
frequenti
motivi
come
l’aquila
bicipite,
il
leone
rampante,
la
coppia
di
pappagalli
sullo
sfondo
rosso
(Figura
13).
.
Figura
13
Un’ulteriore
testimonianza
,
dove
si
sono
resi
noti
i
motivi
tessili
persiani,
è un
mosaico
che
decorava
la
camera
di
re
Ruggero
nel
palazzo
reale.
I
mosaici
raffigurano
le
coppie
animali,
non
più
affrontati
ma
moventesi
incontro
divise
dal
palmizzi
o
piante
stilizzate
di
forme
molteplici
(Figura
14).
.
Figura
14
L’influsso
dei
motivi
persiani
si
nota
anche
su
un
frammento
rinvenuto
nella
tomba
di
Enrico
IV a
Palermo
(1197).
In
questa
figura
è
ben
evidente
l’albero
della
vita
od
“hom”
persiano.
L’arte
tessile
palermitana
consiste
generalmente
nei
motivi
animaleschi
come
pavoni
e
gazzelle,
e ha
due
caratteristiche
principali:
le
tinte
un
po’
scure
e
l’incorniciatura
circolare
(Figura
15
).
.
Figura
15
Contemporaneamente
a
Palermo,
secondo
uno
studio
realizzato
dal
barone
di
San
Floro,
anche
a
Catanzaro
in
Calabria
sorge
la
tessitura
serica.
Nel
secolo
XIII
e
XIV
la
produzione
tessile
si
sposta
da
Palermo
a
Lucca
mentre
le
fabbricazioni
catanzaresi
continuarono
la
loro
fabbricazione
tessile,
ma
non
ci
sono
testimonianze
dei
loro
disegni.
I
motivi
sono
molto
probabilmente
ripresi
da
quelli
veneziani
e
lucchesi.
Da
notare
che
sui
frammenti
tessili
spagnoli
del
XII
secolo
si
notano
alcuni
motivi
italiani
anche
essi
ispirati
dalle
decorazioni
sassanidi
(Figura
16).
.
Figura
16
Le
situazioni
politiche
che
causarono
la
decadenza
della
fabbricazione
tessile
orientale
e
arabo-
ispaniche
favorirono
ancora
una
volta
la
creazione
di
una
industria
italiana.
Le
prime
produzioni
tessili
italiane
erano
talmente
affini
con
le
decorazioni
orientali
che
rende
difficile
l’identificazione
dell’arte
italiana
da
quella
orientale.
Anche
quando
la
tessitura
italiana
trovò
il
suo
stile,
le
caratteristiche
ornamentali
sassanidi
continuarono
a
comparire
sull’arte
tessitura
italiana
e
non
solo.
L’influsso
degli
elementi
decorativi
della
Persia
preislamica
compare
nei
secoli
più
tardi
anche
sui
tessuti
lucchesi
(Figura
17).
.
Figura
17
Con
lo
sviluppo
dell’arte
tessile
in
Italia
le
città
come
Lucca,
Genova,
Venezia,
Firenze
e
Bologna
diventano
i
più
importanti
centri
tessili
italiani.
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