N. 45 - Settembre 2011
(LXXVI)
una giunta "giacobina"
con de magistris una nuova rivoluzione napoletana?
di Fabrizio Verde
Una nuova stagione dei sindaci. Così gli osservatori dell'italica politica hanno definito le vittorie conquistate dalle diverse coalizioni di centro-sinistra, nelle principali città italiane. Vittorie molto diverse tra loro.
A
Torino
(vittoria
di
Piero
Fassino),
così
come
a
Milano
dove
ha
trionfato
Giuliano
Pisapia,
abbiamo
infatti
una
classica
coalizione
di
centro-sinistra,
dal
Pd
sino
alla
Federazione
della
Sinistra,
cosa
che
non
è
avvenuta
in
quel
di
Napoli.
Dove
Luigi
de
Magistris
contro
ogni
previsione
ha
prima
battuto
il
candidato
di
Pd e
Sel,
il
perfetto
sconosciuto
Mario
Morcone,
arrivando
al
ballottaggio
contro
il
candidato
del
centro-destra,
l'imprenditore
Gianni
Lettieri,
poi
surclassato
al
ballottaggio
quando
pensava
di
avere
già
la
vittoria
in
tasca.
Quella
di
Luigi
de
Magistris
a
Napoli
-
sostenuto
solamente
da
Italia
dei
Valori,
Federazione
della
Sinistra
e
Partito
del
Sud
–
che
ha
rifiutato
qualsiasi
apparentamento
al
ballottaggio
con
il
partito
che
ha
scelleratamente
governato
il
comune
per
gli
ultimi
quindici
anni,
è
stata
la
vera
vittoria
a
sorpresa.
Addirittura
a
Napoli
l'elezione
dell'ex
magistrato
è
stata
definita
da
alcuni
analisti
politici
come
il
ritorno
al
potere
nel
capoluogo
partenopeo
dei
giacobini,
dopo
l'esperienza
rivoluzionaria
del
1799.
Forse
anche
per
evocarne,
perfidamente,
la
cruenta
fine.
A
ben
vedere,
l'affermazione
sul
giacobinismo
di
Luigi
de
Magistris
e,
della
sua
squadra
di
governo,
non
è
peregrina.
In
effetti
l'elezione
a
primo
cittadino
partenopeo
dell'esponente
di
Italia
dei
Valori,
potrebbe
avere
sul
capoluogo
partenopeo
un
impatto
rivoluzionario.
Tale
è il
radicalismo
che
esprime
il
programma
presentato
dalla
nuova
giunta.
Che
già
nei
primissimi
giorni,
alle
prese
con
una
gravissima
emergenza
sul
fronte
caldo
dei
rifiuti,
ha
iniziato
ad
attuare
con
una
serie
di
delibere
in
materia.
Nonostante
la
circostanza
abbia
ingenerato
i
primi
malcontenti,
specialmente
tra
i
fautori
dell'incenerimento
dei
rifiuti,
convinti
che
la
via
“rivoluzionaria”
-
senza
voler
abusare
del
termine
-
imboccata,
basata
su
riciclo,
riuso
e
riduzione
del
rifiuto
non
consenta
al
capoluogo
partenopeo
di
uscire
dalla
ormai
cronica
emergenza
rifiuti
che
l'affligge.
Per
non
parlare,
dell'esperimento
che
riguarda
l'assessorato
ai
Beni
Comuni,
esperimento
unico
in
Italia.
Con
l'obiettivo
ambizioso
di
dar
vita
a
forme
di
democrazia
sostanziale
e
non
meramente
formale.
Ma
cos'ha
in
comune
il
“giacobino”
de
Magistris
con
i
rivoluzionari
di
fine
700'?
Innanzitutto,
la
ferrea
volontà
di
sovvertire
lo
stato
di
cose
presenti,
«scassare
tutto»
ossia
ricostruire
sulle
macerie
lasciate
dalle
passate
esperienze,
per
poi
spalancare
«porte
e
finestre
di
Palazzo
San
Giacomo
in
modo
fa
far
uscire
il
puzzo
del
compromesso
morale
e
farvi
entrare
il
fresco
profumo
di
libertà»,
oppure
far
sì
che
a
Napoli
vi
sia
una
maggiore
dose
di
«socialismo».
Che
avrebbe
trovato
d'accordo
un
rivoluzionario
come
Babeuf,
il
quale
ammoniva
che
per
«realizzare
una
grande
rivoluzione
bisogna
operare
grandi
mutamenti»
e fu
precursore
degli
ideali
socialisti
e
comunisti,
di
quell'uguaglianza
che
ricercava
attraverso
la
fondazione
della
“Societé
des
égaux”.
Si è
fatto
riferimento
a
Babeuf,
piuttosto
che
ad
esponenti
partenopei,
perché
nella
rivoluzione
napoletana
vi
fu
uno
scarso
coinvolgimento
delle
masse
popolari.
Riflettendo
l'andamento
in
quegli
anni
(1795-99)
della
rivoluzione
francese,
che
non
seguì
un
percorso
unico
ed
omogeneo.
L'ala
moderata
in
Francia,
nella
fase
del
governo
del
Direttorio,
aveva
preso
il
controllo,
escludendo
i
sans-culottes
dalla
lotta
politica
rafforzando
la
borghesia.
Propugnatrice
di
una
interpretazione
dei
principi
dell'89'
conforme
ai
propri
interessi
di
classe.
Così,
di
riflesso,
anche
tra
i
patrioti
italiani
prevalse
la
linea
moderata
che
mirava
ad
una
rivoluzione
esclusivamente
istituzionale
e
non
sociale.
Cosa
che
invece
propugnavano
taluni
giacobini
partenopei,
come
Vincenzio
Russo
(nativo
di
Palma
Campania),
le
cui
idee
“protocomuniste”
circa
l'egualitarismo
andavano
anche
oltre
quelle
di
Louis
Saint-Just.
Ma,
tornando
all'attualità,
Luigi
de
Magistris
ha
registrato,
nonostante
il
forte
astensionismo,
una
vasta
e
potente
spinta
popolare,
che
gli
ha
permesso
di
ottenere
una
insperata
vittoria
contro
i
partiti
“tradizionali”,
fatti
salvi
Idv
e
Federazione
della
Sinistra.
Componente
fondamentale
della
vittoria
è
stato
il
cosiddetto
“Popolo
Arancione”
che
ha
accompagnato
e
sospinto
l'ex
pm
alla
vittoria,
col
fondamentale
ausilio
della
rete
internet,
utilizzata
in
maniera
molto
intelligente.
Dopo
oltre
due
secoli,
il
pensiero
radicale,
giacobino,
riuscirà
a
fare
breccia
nel
capoluogo
partenopeo?
Le
premesse
vi
sono
tutte,
ma
solamente
nei
prossimi
anni,
avremo
la
risposta.