N. 74 - Febbraio 2014
(CV)
DE GASPERI E LA QUESTIONE DI TRIESTE
POLITICA ESTERA ITALIANA NELL'IMMEDIATO SECONDO DOPOGUERRA
di Marco Talini
La
questione
di
Trieste
attraverso
lo
studio
dei
Documenti
diplomatici
ci
fa
comprendere
diversi
aspetti
della
politica
estera
portata
avanti
da
De
Gasperi
durante
i
suoi
governi:
la
politica
europeista,
la
difesa
degli
italiani
e
dei
valori
dell’occidente,
la
paura
degli
estremismi
ossia
di
un
ritorno
di
correnti
di
destra
al
governo
del
Paese,
cosi
come
il
timore
che
il
comunismo
potesse
prevalere
sia
in
Italia
sia
nel
Territorio
libero.
Si
tratta
di
aspetti
legati
indissolubilmente
l’uno
con
l’altro,
anche
se a
una
prima
lettura
un
loro
legame
può
apparire
contraddittorio.
Non
dobbiamo
dimenticare,
e
questo
sarà
utile
per
capire
le
scelte
compiute
da
De
Gasperi,
che
ci
troviamo
all’inizio
di
quella
che
è
definita
“guerra
fredda”
un
periodo,
ancor
più
di
altri,
in
cui
le
scelte
di
campo
sia
in
politica
interna
che
estera,
non
sono
compiute
liberamente
ma
sono
condizionate
dall’appartenere
a un
blocco
invece
che
all’altro.
In
questo
clima
s’inserisce
la
politica
europeista
portata
avanti
da
De
Gasperi.
Lo
statista
trentino
si
rende
conto
che
alla
fine
di
una
tragica
guerra,
quale
era
stata
la
seconda
guerra
mondiale,
era
più
che
mai
necessaria
una
politica
che
abbandonasse
la
secolare
lotta
di
predominio
di
uno
o
più
stati
su
altri
e si
arrivasse
invece
a
una
collaborazione,
se
non
proprio
un’unione
tra
stati
Europei.
Questa
idea
di
unione
tra
Paesi
europei,
dovuta
dall’essere
stato
prima
cittadino
e
poi
deputato
di
un
impero
multinazionale
quale
era
stato
quello
viennese,
doveva
poggiare
inizialmente
su
un
patrimonio
culturale
comune
e
successivamente
sulla
difesa
dei
medesimi
interessi
politici
ed
economici.
Questa
Europa,
sognata
da
De
Gasperi
ma
anche
da
altri
leader
cristiano-democratici
quali
Adenauer
e
Schuman,
avrebbe
messo
in
secondo
piano
gli
egoismi
degli
stati
nazionali
e
avrebbe
portato
alla
nascita
di
una
comunità
tra
Stati
con
un
proprio
organismo
legislativo
ed
esecutivo.
Quest’unione
avrebbe
dovuta
essere
protetta
da
una
difesa
comune
e si
sarebbe
dovuta
muovere
compatta
al
fianco
degli
Stati
Uniti
nella
lotta
contro
il
comunismo
sovietico.
L’Europa
sognata
dai
tre
leader
democristiani
era
lontana
da
realizzarsi
mentre
di
stringente
attualità,
durante
i
governi
De
Gasperi,
è il
contrasto
dei
Paesi
occidentali
con
quelli
al
di
là
della
cortina
di
ferro.
È
proprio
in
quest’ottica
che
si
inserisce
la
questione
di
Trieste.
In
questo
periodo
i
margini
di
manovra
dell’Italia,
Paese
sconfitto
e
responsabile
insieme
a
Berlino
della
guerra
appena
conclusa,
sono
minimi,
anche
se
durante
le
varie
sessioni
della
conferenza
di
pace
(settembre
1945
–febbraio
1947)
De
Gasperi
riesce
a
presentare
il
nostro
Paese
con
dignità
e
orgoglio.
Le
decisioni
sono
prese
altrove,
non
certo
a
Roma
o a
Belgrado
e si
vanno
ad
inserire
in
un’ottica
bipolare.
La
nascita
del
Territorio
Libero
di
Trieste
è
figlia
della
situazione
che
si
sviluppa
negli
anni
immediatamente
successivi
la
seconda
guerra
mondiale,
quando
i
contrasti
tra
est
e
ovest
sono
oramai
così
insanabili
che
l’unica
soluzione
condivisa
è
quella
di
non
assegnare
Trieste
e le
altre
cittadine
istriane
né
all’Italia
né
alla
Jugoslavia
e
dare
vita
a un
Territorio
Libero
sotto
l’egida
delle
neonate
Nazioni
Unite,
convinti
utopisticamente,
quando
fu
redatto
il
Trattato
di
Pace,
che
questa
organizzazione
internazionale
avrebbe
potuto
nominare
un
governatore
del
Territorio
libero.
Anche
l’evolversi
della
storia
segue
di
pari
passo
l’evolversi
della
guerra
fredda:
si
passa
da
un
sostegno
occidentale
a
Roma
a un
loro
appoggio
a
Belgrado
quando
Tito
allontana
Belgrado
dall’ingerenza
di
Mosca.
Considerato
che
in
questi
anni
l’idea
di
De
Gasperi
di
Europa
è
lontana
da
realizzarsi,
al
contrario
la
questione
di
Trieste
è di
stringente
attualità,
il
Presidente
del
Consiglio
italiano
cerca
di
difendere
gli
italiani
residenti
in
quelle
zone
di
confine
che
subiscono
violenze
da
parte
del
regime
titino.
Con
questo
non
intendo
dire
che
De
Gasperi
porti
avanti
una
politica
reazionaria,
al
contrario
si
batte
proprio
per
evitare
che
da
San
Giusto
la
fiamma
del
nazionalismo
prende
nuovo
vigore
e si
diffonda
nuovamente
in
Italia,
come
era
avvenuto
subito
dopo
la
fine
della
Prima
guerra
mondiale
quando
da
Fiume
i
nazionalisti
iniziarono
la
scalata
verso
il
potere
cavalcando
il
mito
della
“vittoria
mutilata”,
sotto
lo
sguardo
inpotente
della
classe
dirigente
liberale.
Conseguentemente
De
Gasperi
vuole
una
rapida
soluzione
della
questione
triestina.
Dopo
la
Dichiarazione
tripartita
di
Parigi,
Londra
e
Washinton
del
1948
che
intendeva
mettere
fine
alla
questione
di
Trieste
a
favore
di
Roma,
la
sua
è
una
continua
ricerca
di
arrivare
all’adempimento
di
quel
documeto.
De
Gasperi,
temendo
di
essere
considerato
portavoce
di
una
politica
debole
se
avesse
acconsentito
alla
sola
restituzione
della
Zona
A e
non
di
tutto
il
Territorio
Libero
spinse
perché
venisse
steso
questo
documento,
che,
forse,
fu
redatto
solo
per
favorire
la
Democrazia
Cristiana
alle
elezioni
del
18
aprile
1948.
Dal
punto
di
vista
di
Belgrado
il
battersi
di
De
Gasperi
per
mettere
fine
all’esperienza
del
TLT
viene
visto
come
segno
inequivocabile
della
politica
imperialista
di
Roma,
quando,
invece,
De
Gasperi
si
batteva
proprio
per
scongiurare
sentimenti
revanscisti
potessero
sorgere
di
nuovo
in
Italia.
Il
Presidente
del
Consiglio
comprende
che
se
acconsentisse
a
cedere
la
regione,
la
Venezia
Giulia
diverrebbe
una
“testa
di
ponte”
del
comunismo
nell’Europa
occidentale.
Questo
provocherebbe,
oltre
il
risentimento
della
destra,
un
inevitabile
attrito
con
gli
Stati
Uniti,
Paese
“amico”
dell’Italia
e di
lì a
poco
impegnato
nel
“contenimento”
del
Comunismo.
Il
destino
dell’Italia
sarebbe
quanto
mai
incerto.
De
Gasperi
comprende
questi
pericoli
e
sceglie
di
legare,
dopo
non
poco
travaglio
e
vincendo
le
resistenze
all’interno
del
suo
stesso
partito,
la
politica
italiana
a
quella
di
Washington
vedendovi
nella
politica
americana
un’ancora
di
salvezza
per
il
nostro
Paese
e
non
certo
perché
vedeva
nell’ideologia
“consumistica”
d’oltreoceano
una
vicinanza
con
i
suoi
ideali
cristiano-sociali.
Tutta
la
sua
azione
politica
è
una
ferma
difesa
degli
italiani
residenti
in
quella
regione
di
frontiera,
cosicché
anche
le
elezioni
amministrative
a
Trieste
e
nei
comuni
limitrofi
del
1949
e
del
1952
vanno
viste
come
un
momento
di
difesa
dell’occidente
contro
il
pericolo
comunista.
Il
suo
impegnarsi
in
prima
persona
sta
a
dimostrare
la
sua
volontà
di
mantenere
per
quanto
possibile
il
Territorio
Libero
legato
all’Italia.
Se
in
quelle
elezioni
locali
vi
fosse
stato
una
vittoria
comunista
molto
probabilmente
Trieste
e le
altre
cittadine
istriane
sarebbero
state
definitivamente
perse.
Anche
in
suoi
viaggi
nelle
capitali
occidentali
e i
suoi
numerosi
interventi
in
Parlamento
vogliono
essere
da
sprone
per
gli
Alleati
perché
cessi
l’esperienza,
a
suo
modo
di
vedere,
fallimentare
del
Territorio
Libero
e di
conseguenza
far
ritornare
Trieste
e le
altre
cittadine
istriane
sotto
sovranità
italiana.
Non
vi
riuscì.
De
Gasperi
terminò
la
sua
esperienza
di
governo
nel
luglio
1953.
La
Zona
A e
non
tutto
il
Territorio
Libero
tornò
ad
essere
italiana
solo
nell’ottobre
1954.
De
Gasperi
era
morto
due
mesi
prima.
Anche
se
non
vide
nuovamente
sventolare
il
tricolore
a
San
Giusto,
forse,
pretendendo
troppo
dagli
alleati
d’oltreoceano,
De
Gasperi
con
le
sue
idee,
con
le
sue
scelte
di
campo
prese
per
mano
l’Italia
e
diede
nuove
speranze
a un
Paese
che
dopo
anni
di
dittatura
e di
guerra
rischiava
nuove
derive
istituzionali
e
sociali.
Scelse
una
strada,
certamente
non
condivisa
da
tutti
gli
italiani,
ma
che
ancora
oggi
percorriamo.
Riferimenti
bibliografici:
De
Gasperi
Maria
Romana,
De
Gasperi
Ritratto
di
uno
statista
Mondadori,
Milano,
2004
Di
Nolfo
Ennio,
Storia
delle
relazioni
internazionali,
Laterza,
Roma-Bari,
2005
I
documenti
diplomatici
italiani
Volumi
II-III-IV
Istituto
Poligrafico
e
Zecca
dello
Stato,
Libreria
dello
Stato,
Roma,
1992-1993-1994
Novak
Bogdan,Trieste
1941-1954,
La
lotta
politca,
etnica
e
ideologica,
Mursia,
Milano
1974
Lorenzini
Sara,
L’Italia
e il
trattato
di
pace
del
1947,
Il
Mulino
Bologna,
2007
Preda
Daniela,
De
Gasperi,
federalista
Europeo,
Il
Mulino,
Bologna,
2004