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N. 29 - Ottobre 2007

CHARLES DAVENANT E LA SUA IDEA DI EQUILIBRIO EUROPEO

(1656-1714)

di Federica Santamaria

 

Charles Davenant nacque nel 1656 a Londra. Suo padre, Sir William D’Avenant, era un poeta laureato e un commediografo, mentre sua madre, francese, era la terza moglie del padre. Charles fu educato in una scuola di grammatica, a Cheam, nel Surrey, e in seguito entrò al Balliol College nel 1671. Egli probabilmente lasciò l’università di Oxford nel 1673 quando la madre gli affidò la gestione del teatro fondato dal padre, che era venuto a mancare nel 1668.

 

Sebbene i suoi interessi per il teatro fossero sia di natura finanziaria che artistica, egli ritenne opportuno ricercare un’altra fonte di guadagno e, nel 1675 ricevette la laurea di LL.D. (Latin Legum Doctor) a Cambridge e fu ammesso tra i Doctors Commons.

 

Dal 1678, quando era in età di matrimonio, Charles cercò di ottenere un posto di lavoro e nello stesso anno venne nominato come Commissario delle Imposte indirette, percependo un salario annuo di 500 sterline. Egli proseguì a lavorare in questo ufficio con un doppio salario fino a quando la gestione di esso venne affidata direttamente al governo. Il suo prestigio come Commissario fu senza dubbio accresciuta dalla sua elezione per la Camera dei Comuni per il distretto di St. Ives nel 1685. Durante il regno di Giacomo II, quindi la posizione di Davenant fu probabilmente confortevole, sicura e felice.

 

Con la Rivoluzione del 1688 il suo prestigio subì un duro colpo: non venne incluso nella nuova Commissione delle Imposte istituita nell’aprile 1689, subendo così la perdita del suo lavoro e della sua entrata principale. Questa situazione probabilmente lo portò a dedicarsi agli studi economici e in particolare a produrre numerosi saggi, tra i quali vanno annoverati molti di accesa critica verso le politiche finanziarie del re Guglielmo III. Ma se le sue prime opere si erano preoccupate della finanza pubblica e del commercio estero, nei suoi scritti dal 1699 in poi, il tema predominante fu quello politico. E proprio nel 1701 egli scrisse il suo pamphlet più noto, “An Essay upon the Balance of Power”.

 

Grazie a questa e ad altre opere minori, Davenant divenne lo scrittore di punta del partito Tory, creando un sostegno attorno a lui di una certa consistenza. Presto egli fu nella posizione di ottenere la propria rivincita, ossia quando con  l’ascesa al trono della regina Anna nel 1702 egli venne chiamato al suo servizio. In quel momento egli quindi poteva ottenere il posto di lavoro tanto agognato, nonostante dovesse aspettare fino a settembre per ottenere il Segretariato della Commissione di recente istituita per negoziare l’Unione tra l’Inghilterra e la Scozia. Questo posto purtroppo durò solo tre mesi, ma già nel novembre del 1702 si profilava la possibilità di entrare come Controllore delle Imposte, anche se questo gli avrebbe precluso l’eventuale elezione alla Camera dei Comuni.

 

Nonostante questi incarichi la sua situazione economica peggiorò tanto che dovette lasciare più di una volta l’Inghilterra per offrire i propri servigi in altri paesi. Alla fine, nonostante i servigi resi all’ultimo ministro della regina Anna, l’ascesa al trono di Giorgio I probabilmente gli causò ulteriori apprensioni, sebbene non visse a lungo per giudicare il nuovo regno. Egli mantenne la sua carica fino alla morte, che avvenne il 6 novembre 1714 a Londra.

 

AN ESSAY UPON THE BALANCE OF POWER (1701)

 

L’anno in cui Davenant pubblicava questo saggio, l’Inghilterra aveva da poco  firmato la pace di Rijswijk, con la quale era riuscita a contenere la potenza francese di Luigi XIV. Purtroppo l’Inghilterra si apprestava ancora una volta ad entrare in guerra contro la Francia a causa della questione spinosa della successione spagnola, creando la Grande Alleanza con l’Olanda e l’imperatore asburgico. È proprio in questo delicato momento per l’Inghilterra che Davenant si scopre a ripercorrere la storia inglese e in questo modo ad esaltare i più grandi re (come Enrico VIII ed Elisabbetta I) che erano riusciti a contenere le egemonie presenti in Europa e a creare la grandezza inglese.

 

 In questo percorso a ritroso, l’autore sostiene come fin dal «1488 Enrico VII tentò di aiutare il ducato di Bretagna, fino al 1678, vale a dire per 190 anni, l’Inghilterra abbia sempre tentato di mantenere l’Equilibrio in Europa, nonostante alcuni dei nostri principi, durante questo periodo, siano stati indotti dalla corruzione della corte a favorire la monarchia che sembrava più ambiziosa; e come il Parlamento abbia sempre prestato la massima attenzione a far in modo che né la Francia né la Spagna potessero guadagnare terreno l’una a scapito dell’altra».

 

L’analisi storica di Davenant quindi arriva a definire perfino la ricetta per ristabilire e mantenere la pace in Europa: la posizione dell’Inghilterra come potenza preminente nel concerto delle altre potenze europee, perché solo essa può effettivamente mantenere l’equilibrio europeo ed evitare che regni come la Francia possano sconvolgere questo equilibrio in nome di interessi territoriali.

 

In conclusione, Charles Davenant risulta essere a molti storici un teorico dell’equilibrio fin troppo modesto, sebbene possa essere considerato come un attento osservatore della politica inglese, riuscendo ad esprimere un concetto che fin ai nostri giorni può essere considerato importante, nel quadro del processo di integrazione europea.

 


Riferimenti bibliografici:

 

D. Waddell, Charles Davenant (1656-1714) – A Biographical Sketch, in “The Economic History Review”, New Series, XI, 1958

The Dictionary of National biography, a cura di Sir Leslie Stephen e Sir Sidney Lee, Oxford University Press, 1917

Ch. Davenant, An essay upon the Balance of Power, London, St. Paul’s Church-yard, 1701

 

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