Charles Davenant nacque nel 1656 a
Londra.
Suo padre, Sir William D’Avenant, era un poeta
laureato e un commediografo, mentre sua madre,
francese, era la terza moglie del padre. Charles fu
educato in una scuola di grammatica, a Cheam, nel
Surrey, e in seguito entrò al Balliol College nel
1671. Egli probabilmente lasciò l’università di
Oxford nel 1673 quando la madre gli affidò la
gestione del teatro fondato dal padre, che era
venuto a mancare nel 1668.
Sebbene i suoi interessi per il teatro fossero sia
di natura finanziaria che artistica, egli ritenne
opportuno ricercare un’altra fonte di guadagno e,
nel 1675 ricevette la laurea di LL.D. (Latin
Legum Doctor) a Cambridge e fu ammesso tra i
Doctors Commons.
Dal 1678, quando era in età di matrimonio, Charles
cercò di ottenere un posto di lavoro e nello stesso
anno venne nominato come Commissario delle Imposte
indirette, percependo un salario annuo di 500
sterline. Egli proseguì a lavorare in questo ufficio
con un doppio salario fino a quando la gestione di
esso venne affidata direttamente al governo. Il suo
prestigio come Commissario fu senza dubbio
accresciuta dalla sua elezione per la Camera dei
Comuni per il distretto di St. Ives nel 1685.
Durante il regno di Giacomo II, quindi la posizione
di Davenant fu probabilmente confortevole, sicura e
felice.
Con la Rivoluzione del 1688 il suo prestigio subì un
duro colpo: non venne incluso nella nuova
Commissione delle Imposte istituita nell’aprile
1689, subendo così la perdita del suo lavoro e della
sua entrata principale.
Questa situazione
probabilmente lo portò a dedicarsi agli studi
economici e in particolare a produrre numerosi
saggi, tra i quali vanno annoverati molti di accesa
critica verso le politiche finanziarie del re
Guglielmo III. Ma
se
le sue prime opere si erano preoccupate della
finanza pubblica e del commercio estero, nei suoi
scritti dal 1699 in poi, il tema predominante fu
quello politico. E proprio nel 1701 egli scrisse il
suo pamphlet più noto, “An Essay upon the Balance of
Power”.
Grazie a questa e ad altre opere minori, Davenant
divenne lo scrittore di punta del partito Tory,
creando un sostegno attorno a lui di una certa
consistenza. Presto egli fu nella posizione di
ottenere la propria rivincita, ossia quando con
l’ascesa al trono della regina Anna nel 1702 egli
venne chiamato al suo servizio. In quel momento egli
quindi poteva ottenere il posto di lavoro tanto
agognato, nonostante dovesse aspettare fino a
settembre per ottenere il Segretariato della
Commissione di recente istituita per negoziare
l’Unione tra l’Inghilterra e la Scozia. Questo posto
purtroppo durò solo tre mesi, ma già nel novembre
del 1702 si profilava la possibilità di entrare come
Controllore delle Imposte, anche se questo gli
avrebbe precluso l’eventuale elezione alla Camera
dei Comuni.
Nonostante questi incarichi la sua situazione
economica peggiorò tanto che dovette lasciare più di
una volta l’Inghilterra per offrire i propri servigi
in altri paesi. Alla fine, nonostante i servigi resi
all’ultimo ministro della regina Anna, l’ascesa al
trono di Giorgio I probabilmente gli causò ulteriori
apprensioni, sebbene non visse a lungo per giudicare
il nuovo regno. Egli mantenne la sua carica fino
alla morte, che avvenne il 6 novembre 1714 a Londra.
AN
ESSAY UPON THE BALANCE OF POWER (1701)
L’anno in cui Davenant pubblicava questo saggio,
l’Inghilterra aveva da poco firmato la pace di
Rijswijk, con la quale era riuscita a contenere la
potenza francese di Luigi XIV. Purtroppo
l’Inghilterra si apprestava ancora una volta ad
entrare in guerra contro la Francia a causa della
questione spinosa della successione spagnola,
creando la Grande Alleanza con l’Olanda e
l’imperatore asburgico. È proprio in questo delicato
momento per l’Inghilterra che Davenant si scopre a
ripercorrere la storia inglese e in questo modo ad
esaltare i più grandi re (come Enrico VIII ed
Elisabbetta I) che erano riusciti a contenere le
egemonie presenti in Europa e a creare la grandezza
inglese.
In questo percorso a ritroso, l’autore sostiene
come fin dal «1488 Enrico VII tentò di aiutare il
ducato di Bretagna, fino al 1678, vale a dire per
190 anni, l’Inghilterra abbia sempre tentato di
mantenere l’Equilibrio in Europa, nonostante alcuni
dei nostri principi, durante questo periodo, siano
stati indotti dalla corruzione della corte a
favorire la monarchia che sembrava più ambiziosa; e
come il Parlamento abbia sempre prestato la massima
attenzione a far in modo che né la Francia né la
Spagna potessero guadagnare terreno l’una a scapito
dell’altra».
L’analisi storica di Davenant quindi arriva a
definire perfino la ricetta per ristabilire e
mantenere la pace in Europa: la posizione
dell’Inghilterra come potenza preminente nel
concerto delle altre potenze europee, perché solo
essa può effettivamente mantenere l’equilibrio
europeo ed evitare che regni come la Francia possano
sconvolgere questo equilibrio in nome di interessi
territoriali.
In
conclusione, Charles Davenant risulta essere a molti
storici un teorico dell’equilibrio fin troppo
modesto, sebbene possa essere considerato come un
attento osservatore della politica inglese,
riuscendo ad esprimere un concetto che fin ai nostri
giorni può essere considerato importante, nel quadro
del processo di integrazione europea.
Riferimenti
bibliografici: