attualità
David “Daouda” Bentigui
“BLACK LIVES MATTER” a VIENNA:
un'INTERVISTA
di
Leila Tavi
David "Daouda" Bentigui è
un giovane e talentuoso videomaker
e direttore della fotografia che vive a
Vienna.
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© foto Angelo Kreuzberger
Nonostante Daouda sia un autodidatta,
vanta importanti collaborazioni con
musicisti internazionali del calibro di
Skepta, rapper londinese di origine
nigeriana, Burna Boy e César Sampson, la
star musicale austriaca che ha ottenuto
il premio della giuria e il terzo posto
all’Eurovision Song Contest del 2018.
Daouda gestisce una sua etichetta
musicale indipendente, la Akashic
Recordz, che ha fondato e che
produce i video del rapper austriaco
T-Ser. Recentemente ha diretto il video
che vede protagonista Nikisha Fogo,
prima ballerina del San Francisco Ballet,
da un’idea di Pat Domingo. Ha inoltre
realizzato degli spot commerciali per
l’Avana, Kids of the Diaspora
e Budweiser.
Daouda è uno dei promotori del
movimento BLM (Black Lives
Matters) in seno alla
comunità afro-austriaca. L’estate
scorsa è stato uno degli organizzatori
delle proteste di piazza, che hanno
riscosso un enorme successo e hanno
dimostrato come finalmente, dopo anni di
latente e subdola intolleranza, sia
finalmente iniziata un’era
d’integrazione per la comunità
afro-austriaca nella capitale. Daouda ha
immortalato con la sua macchina
fotografica quel momento storico.
Abbiamo avuto il piacere di
intervistarlo e di discutere con lui dei
recenti tragici eventi di intolleranza
razziale e di come la black music
possa veicolare un importante messaggio
sociale di riscatto.
Lo scrittore e riformatore statunitense
Frederick Douglass dichiarò nel 1856:
"Non c'è nazione sulla terra più
colpevole di pratiche scioccanti e
sanguinose di quanto non lo siano gli
Stati Uniti in questo momento". È
sorprendente come le parole di Douglass
possano essere così attuali. Perché
secondo te nel XXI secolo, in un Paese
altamente sviluppato come gli Stati
Uniti, una delle prime democrazie al
mondo, stiamo assistendo a violenza e
intolleranza razziale?
Da un punto di vista sociale o etico,
gli Stati Uniti sono ben lontani
dall'essere un paese sviluppato, dal mio
punto di vista. Credo che la
dichiarazione di Frederick Douglass
descriva molto bene l’attuale situazione
negli USA. A livello globale gli Stati
Uniti sono il "bullo" numero uno sul
pianeta. Il Paese è stato fondato
perpetrando il genocidio dei nativi
americani e queste pratiche sanguinose
sono state ulteriormente accentuate
attraverso il genocidio e la schiavitù
degli Africani in America. Possiamo poi
aggiungere anche il fatto che questo
stato di "sviluppo" economico degli
Stati Uniti è stato sostanzialmente
costruito sulle “spalle” di africani
schiavizzati. L’intera economia
statunitense per anni ha prosperato
grazie ai neri. Non molto tempo fa ho
letto una dichiarazione di qualcuno che
diceva che gli Stati Uniti sono un Paese
del terzo mondo con una cintura di
Gucci.
Puoi descriverci la situazione in
Austria? Come vive la comunità
afro-austriaca?
La comunità afro-austriaca è molto
compatta, direi. Ci conosciamo un po’
tutti, perché non siamo poi così tanti.
Da quello che vedo stiamo lavorando
molto duramente. Vedo le cose in modo
positivo. Vedo che nella comunità è
stato fatto molto lavoro da
organizzazioni come SFC o BLM. Vedo un
senso di comunità che è ancora in via di
sviluppo, ma in costante crescita e che
si sta rafforzando dall'inizio
dell'anno. Si vede un popolo sempre più
nero che mano a mano spunta sulla scena
pubblica, ma temo che una errata
interpretazione del movimento BLM
potrebbe diventare pericolosa. I
portavoce del movimento sono spesso
ragazzi con la pelle più chiara e
istruiti. Non c'è niente di sbagliato in
questo, fintanto che teniamo sempre a
mente che la nostra comunità è molto
ampia. La persona appena arrivata dal
Gambia o dalla Somalia è valida quanto
lo studente universitario di seconda
generazione nato in Austria. Ognuno di
noi affronta aspetti diversi dello
stesso problema, che è rappresentato dal
razzismo globale e dalla supremazia
bianca.
Rispetto alla propaganda di Jörg Haider
alla fine degli anni Novanta, quando il
populista accusò i ragazzi africani di
prendere le sovvenzioni statali e usarle
per le dosi di crack, la retorica
politica in Austria nei confronti della
comunità afro-austriaca non è più così
oltraggiosa. Concordi?
Credo che la narrazione politica in
pubblico sia molto cambiata. Il gruppo
etnico-religioso che è da sempre sotto
attacco da parte del FPÖ è la comunità
musulmana, in particolare i cittadini di
origine turca. Sono palesemente sotto
tiro nella retorica del FPÖ e anche nei
manifesti per la campagna elettorale con
cui il partito di destra estrema ha
tappezzato tutta Vienna. Domenica 11
ottobre si svolgeranno le amministrative
per il rinnovo del sindaco, della sua
giunta e dei municipi (Wiener
Gemeinderats und
Bezirksvertretungswahlen). In generale,
si sentono ancora commenti razzisti sui
neri o sull'Africa abbastanza
regolarmente da parte di politici di
tutti i partiti. Questo è qualcosa che
non è solo profondamente radicata nella
cultura austriaca, ma anche nella lingua
tedesca in generale.
Da videomaker che ha lavorato con noti
rapper austriaci e internazionali
ritieni che la musica rap o hip hop
trasmetta un messaggio di redenzione
sociale, come si usava fare con il
gospel. Qual è il tuo rapporto con la
musica?
La musica è tutto per me, mi aiuta a
riflettere e a comprendere il mondo che
mi circonda. Mi aiuta a comunicare ciò
che accade nel mondo in un modo che
tocca il mio spirito. Mi facilita
l'accesso a certe emozioni. La musica
hip hop per me è un eufemismo in termini
religiosi. È simile alla musica soul che
gli schiavi cantavano, ma adatta al
nostro tempo. L’hip hop ha sempre avuto
come scopo quello di dire la verità a
modo tuo. È triste, però, vedere come
questo messaggio sia distorto per colpa
di una certa parte di artisti che
sfruttano la musica solo per acquisire
notorietà. Certamente, la musica rap è
super importante per me, soprattutto se
è fatta da artisti con un messaggio
sociale autentico da comunicare.
Qual è invece il tuo rapporto con la
macchina fotografica?
Per me è prima di tutto uno strumento
per creare arte, arte che assume anche
un ruolo di corazza, proteggendomi in
questa società capitalistica e, allo
stesso tempo, facilitando il processo di
guadagno.
If Beale Street Could Talk
è un meraviglioso film di Barry Jenkins
del 2018. Il film racconta di un giovane
afroamericano degli anni '70,
ingiustamente accusato da un ufficiale
di polizia di aver stuprato una donna
bianca e deve trascorrere anni in
prigione per un crimine che non ha
commesso. Com'è avere impresso sulla
pelle un pregiudizio che dura da secoli?
Adoro assolutamente quel film! Questa
è una domanda complessa, però. A essere
onesti, questo tipo di pregiudizio te lo
senti addosso quasi in tutti i tuoi
incontri quotidiani in una società
bianca. Tante cose negative ti si
attaccano automaticamente sulla pelle
ancora prima che ci sia interazione.
Rende decisamente più difficile navigare
attraverso la vita in quasi ogni aspetto
quotidiano. Devo anche aggiungere che,
allo stesso tempo, c'è un'enorme eredità
impressa sulla mia pelle. I neri hanno
dato tanto all'umanità. Ci sono stati
imperi come Kemet o città come Timbuktu,
dove gente di tutte le razze arrivava
per apprendere, per respirare cultura.
Studiosi neri insegnavano ai greci e ai
romani l'astronomia o l'alchimia,
discipline che costituiscono le
fondamenta della scienza moderna. Cerco
perciò di concentrarmi sulla grandezza
che è radicata nella mia pelle.
Cosa rappresenta per te la diaspora
nera? C'è una differenza tra la diaspora
africana e quella nera?
In fin dei conti la diaspora africana e
la diaspora nera formano insieme una
grande e unica diaspora, direi. Gli
africani che sono emigrati e che sono
stati costretti a lasciare la loro terra
su imbarcazioni di schiavi condividono
una tradizione, uno stato d'animo e una
posizione in questo mondo, che è troppo
simile per noi per poterlo dividere in
due differenti gruppi. Condividiamo la
stessa coscienza collettiva, a mio
parere.
Pensi che un giorno l'espiazione,
l'ingiustizia e le catene si
trasformeranno in qualcosa di positivo
per gli afro-americani e gli
afro-europei?
Diavolo, sì! La dinamica globale nei
confronti dei neri su questo pianeta è
decisamente barbara. Esperienze negative
e traumi ti costringono a concentrarti
su aspetti di te stesso che, alla fine,
ti faranno diventare più forte.
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