[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 154 / OTTOBRE 2020 (CLXXXV)


attualità

David “Daouda” Bentigui

“BLACK LIVES MATTER” a VIENNA: un'INTERVISTA

di Leila Tavi


David "Daouda" Bentigui è un giovane e talentuoso videomaker e direttore della fotografia che vive a Vienna.

 

 

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© foto Angelo Kreuzberger

 

Nonostante Daouda sia un autodidatta, vanta importanti collaborazioni con musicisti internazionali del calibro di Skepta, rapper londinese di origine nigeriana, Burna Boy e César Sampson, la star musicale austriaca che ha ottenuto il premio della giuria e il terzo posto all’Eurovision Song Contest del 2018.

 

 

Daouda gestisce una sua etichetta musicale indipendente, la Akashic Recordz, che ha fondato e che produce i video del rapper austriaco T-Ser. Recentemente ha diretto il video che vede protagonista Nikisha Fogo, prima ballerina del San Francisco Ballet, da un’idea di Pat Domingo. Ha inoltre realizzato degli spot commerciali per l’Avana, Kids of the Diaspora e Budweiser.

 

 

Daouda è uno dei promotori del movimento BLM (Black Lives Matters) in seno alla comunità afro-austriaca. L’estate scorsa è stato uno degli organizzatori delle proteste di piazza, che hanno riscosso un enorme successo e hanno dimostrato come finalmente, dopo anni di latente e subdola intolleranza, sia finalmente iniziata un’era d’integrazione per la comunità afro-austriaca nella capitale. Daouda ha immortalato con la sua macchina fotografica quel momento storico.

 

 

Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo e di discutere con lui dei recenti tragici eventi di intolleranza razziale e di come la black music possa veicolare un importante messaggio sociale di riscatto.

 

Lo scrittore e riformatore statunitense Frederick Douglass dichiarò nel 1856: "Non c'è nazione sulla terra più colpevole di pratiche scioccanti e sanguinose di quanto non lo siano gli Stati Uniti in questo momento". È sorprendente come le parole di Douglass possano essere così attuali. Perché secondo te nel XXI secolo, in un Paese altamente sviluppato come gli Stati Uniti, una delle prime democrazie al mondo, stiamo assistendo a violenza e intolleranza razziale?

 

Da un punto di vista sociale o etico, gli Stati Uniti sono ben lontani dall'essere un paese sviluppato, dal mio punto di vista. Credo che la dichiarazione di Frederick Douglass descriva molto bene l’attuale situazione negli USA. A livello globale gli Stati Uniti sono il "bullo" numero uno sul pianeta. Il Paese è stato fondato perpetrando il genocidio dei nativi americani e queste pratiche sanguinose sono state ulteriormente accentuate attraverso il genocidio e la schiavitù degli Africani in America. Possiamo poi aggiungere anche il fatto che questo stato di "sviluppo" economico degli Stati Uniti è stato sostanzialmente costruito sulle “spalle” di africani schiavizzati. L’intera economia statunitense per anni ha prosperato grazie ai neri. Non molto tempo fa ho letto una dichiarazione di qualcuno che diceva che gli Stati Uniti sono un Paese del terzo mondo con una cintura di Gucci.

 

Puoi descriverci la situazione in Austria? Come vive la comunità afro-austriaca?

 

La comunità afro-austriaca è molto compatta, direi. Ci conosciamo un po’ tutti, perché non siamo poi così tanti. Da quello che vedo stiamo lavorando molto duramente. Vedo le cose in modo positivo. Vedo che nella comunità è stato fatto molto lavoro da organizzazioni come SFC o BLM. Vedo un senso di comunità che è ancora in via di sviluppo, ma in costante crescita e che si sta rafforzando dall'inizio dell'anno. Si vede un popolo sempre più nero che mano a mano spunta sulla scena pubblica, ma temo che una errata interpretazione del movimento BLM potrebbe diventare pericolosa. I portavoce del movimento sono spesso ragazzi con la pelle più chiara e istruiti. Non c'è niente di sbagliato in questo, fintanto che teniamo sempre a mente che la nostra comunità è molto ampia. La persona appena arrivata dal Gambia o dalla Somalia è valida quanto lo studente universitario di seconda generazione nato in Austria. Ognuno di noi affronta aspetti diversi dello stesso problema, che è rappresentato dal razzismo globale e dalla supremazia bianca.

 

Rispetto alla propaganda di Jörg Haider alla fine degli anni Novanta, quando il populista accusò i ragazzi africani di prendere le sovvenzioni statali e usarle per le dosi di crack, la retorica politica in Austria nei confronti della comunità afro-austriaca non è più così oltraggiosa. Concordi?

 

Credo che la narrazione politica in pubblico sia molto cambiata. Il gruppo etnico-religioso che è da sempre sotto attacco da parte del FPÖ è la comunità musulmana, in particolare i cittadini di origine turca. Sono palesemente sotto tiro nella retorica del FPÖ e anche nei manifesti per la campagna elettorale con cui il partito di destra estrema ha tappezzato tutta Vienna. Domenica 11 ottobre si svolgeranno le amministrative per il rinnovo del sindaco, della sua giunta e dei municipi (Wiener Gemeinderats und Bezirksvertretungswahlen). In generale, si sentono ancora commenti razzisti sui neri o sull'Africa abbastanza regolarmente da parte di politici di tutti i partiti. Questo è qualcosa che non è solo profondamente radicata nella cultura austriaca, ma anche nella lingua tedesca in generale.

 

Da videomaker che ha lavorato con noti rapper austriaci e internazionali ritieni che la musica rap o hip hop trasmetta un messaggio di redenzione sociale, come si usava fare con il gospel. Qual è il tuo rapporto con la musica?

 

La musica è tutto per me, mi aiuta a riflettere e a comprendere il mondo che mi circonda. Mi aiuta a comunicare ciò che accade nel mondo in un modo che tocca il mio spirito. Mi facilita l'accesso a certe emozioni. La musica hip hop per me è un eufemismo in termini religiosi. È simile alla musica soul che gli schiavi cantavano, ma adatta al nostro tempo. L’hip hop ha sempre avuto come scopo quello di dire la verità a modo tuo. È triste, però, vedere come questo messaggio sia distorto per colpa di una certa parte di artisti che sfruttano la musica solo per acquisire notorietà. Certamente, la musica rap è super importante per me, soprattutto se è fatta da artisti con un messaggio sociale autentico da comunicare.

 

Qual è invece il tuo rapporto con la macchina fotografica?

 

Per me è prima di tutto uno strumento per creare arte, arte che assume anche un ruolo di corazza, proteggendomi in questa società capitalistica e, allo stesso tempo, facilitando il processo di guadagno.

 

If Beale Street Could Talk è un meraviglioso film di Barry Jenkins del 2018. Il film racconta di un giovane afroamericano degli anni '70, ingiustamente accusato da un ufficiale di polizia di aver stuprato una donna bianca e deve trascorrere anni in prigione per un crimine che non ha commesso. Com'è avere impresso sulla pelle un pregiudizio che dura da secoli?

 

Adoro assolutamente quel film! Questa è una domanda complessa, però. A essere onesti, questo tipo di pregiudizio te lo senti addosso quasi in tutti i tuoi incontri quotidiani in una società bianca. Tante cose negative ti si attaccano automaticamente sulla pelle ancora prima che ci sia interazione. Rende decisamente più difficile navigare attraverso la vita in quasi ogni aspetto quotidiano. Devo anche aggiungere che, allo stesso tempo, c'è un'enorme eredità impressa sulla mia pelle. I neri hanno dato tanto all'umanità. Ci sono stati imperi come Kemet o città come Timbuktu, dove gente di tutte le razze arrivava per apprendere, per respirare cultura. Studiosi neri insegnavano ai greci e ai romani l'astronomia o l'alchimia, discipline che costituiscono le fondamenta della scienza moderna. Cerco perciò di concentrarmi sulla grandezza che è radicata nella mia pelle.

 

Cosa rappresenta per te la diaspora nera? C'è una differenza tra la diaspora africana e quella nera?

 

In fin dei conti la diaspora africana e la diaspora nera formano insieme una grande e unica diaspora, direi. Gli africani che sono emigrati e che sono stati costretti a lasciare la loro terra su imbarcazioni di schiavi condividono una tradizione, uno stato d'animo e una posizione in questo mondo, che è troppo simile per noi per poterlo dividere in due differenti gruppi. Condividiamo la stessa coscienza collettiva, a mio parere.

 

Pensi che un giorno l'espiazione, l'ingiustizia e le catene si trasformeranno in qualcosa di positivo per gli afro-americani e gli afro-europei?

 

Diavolo, sì! La dinamica globale nei confronti dei neri su questo pianeta è decisamente barbara. Esperienze negative e traumi ti costringono a concentrarti su aspetti di te stesso che, alla fine, ti faranno diventare più forte.

 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]