N. 15 - Marzo 2009
(XLVI)
DANARO
VIRTUALE
finanza ed etica
di Giovanna
D’Arbitrio
Dopo il terribile “lunedì
nero” che qualche mese fa travolse come una valanga le
Borse del pianeta in una crisi paragonata per gravità al
crollo di Wall Street nel 1929, da più parti ora
s’invoca la necessità di introdurre regole e principi
etici nei corrotti, selvaggi, incontrollabili meccanismi
finanziari.
Antonella Randazzo, autrice del libro Dittature: la
storia oscura, afferma: “Oggi le banche hanno lo
scopo di saccheggiare i paesi fornendo banconote, con su
scritto 'pagabile a vista al portatore', le quali in
realtà non hanno alcun valore ma producono debito”.
La stessa teoria è stata
sostenuta in Italia anche da un magistrato, Carlo
Palermo, nei suoi libri sul “Quarto Livello”, da Roberto
Saviano in Gomorra, da Naomi Klein in The
Shock Doctrine, dal premio Nobel per l’economia
Joseph Stigliz in Globalization and its discontents
e da altri personaggi più attenti ed informati in questo
campo. Con approfondite indagini e testimonianze, essi
hanno evidenziato le connivenze tra un corrotto potere
politico-economico e mafie globalizzate: traffici
illeciti di droga ed armi, riciclaggio del danaro
sporco, supporto a compiacenti dittature o ad economia
di guerra , crisi economiche create ad hoc per generare
insicurezza e sgomento, insomma un insieme di strategie
che consentono ad una élite mondiale di gruppi molto
potenti di imporre le loro regole in tutto il mondo.
Al servizio di queste potenti lobby, ecco sempre pronti
politici, economisti, banchieri e finanzieri senza
scrupoli, abili fantasisti che, con la loro bacchetta
magica, fanno ora scomparire ora riapparire il danaro in
modo che molti ci perdano e pochi ci guadagnino!
Come siamo giunti al danaro “virtuale”, a questo sistema
finanziario in cui non esistono regole se non quelle
dettate da speculazioni e profitti? A tal uopo sarà
utile riesaminare alcune tappe di un percorso storico
che ha gradualmente condotto il mondo a subire lo
strapotere dell’economia.
Partiamo dal 1944, quando La Conferenza Finanziaria
Internazionale di Bretton Woods, nel New Hampshire, USA,
stabilì che il dollaro doveva essere messo al centro del
sistema finanziario e ne fissò il prezzo, allora ancora
convertibile in oro, a 35 dollari l’oncia.
Dopo la II guerra mondiale molti paesi erano in
difficoltà e così gli USA poterono accumulare una
notevole quantità d’oro, ma nel 1971, tuttavia, per far
fronte al grave deficit causato della disastrosa guerra
in Vietnam, decisero di abolire la convertibilità del
dollaro in oro, aprendo la strada a dinamiche
incontrollabili, mascherate dalla retorica del libero
mercato. Il potere delle banche cominciò a crescere,
poiché il nuovo sistema americano rendeva difficile il
controllo dei cambi, divenuti fluttuanti e quindi
aumentò la possibilità di speculazioni di ogni genere.
Il sistema di mettere in
circolazione banconote, sganciate da qualsiasi parametro
reale, favorì il sorgere di una finanza selvaggia
all’interno della quale tutto può diventare lecito e non
controllabile.
L’economia così si è trasformata in un sistema assurdo
ed irreale, basato su prestiti di danaro virtuale, ma
sulla creazione di debiti reali: alle banche conviene
far indebitare sia gli Stati che i singoli cittadini.
L’iter è sempre lo stesso: prima indebolisci, poi
costringi ad indebitarsi, infine rilevi beni reali e fai
profitti.
Fusioni di grossi gruppi hanno concentrato un enorme
potere economico e finanziario nelle mani di un’élite
globale che ha ormai la capacità di sovrastare i poteri
statali e di imporre politiche favorevoli solo ai propri
interessi.
Nell’amara vicenda degli allettanti mutui
subprime a tasso variabile, “il sogno americano” di
acquistare una casa si trasformò in un incubo, quando il
costo del danaro subì un forte rincaro e le famiglie non
furono più in grado di pagare le rate, perdendo in tal
modo non solo la casa, ma anche altri beni.
La crisi è diventata più
grave perché le banche avevano “trasferito ad altri il
rischio” impacchettando i mutui in obbligazioni, vendute
poi ad altri investitori sul mercato. Per di più l’idea
di “trasferire il rischio”, purtroppo non riguardava
solo i mutui immobiliari, ma anche prestiti per
finanziare attività di vario genere, per l’acquisto di
auto, di carte di credito ecc..
Anche il caso Parmalat è emblematico! Come ha rivelato
il PM Francesco Greco nel corso del processo, molte
banche, pur essendo già informate sulla grave crisi del
gruppo, continuarono a favorire investimenti sulla
Parmalat nascondendone l’insolvenza, cioè trasferendo il
rischio sul mercato a danno di molti risparmiatori e
occultando i loro lauti guadagni nei paradisi fiscali.
A questo punto, preoccupati e pieni di dubbi, ci
chiediamo:
L’attuale grave crisi è
una colossale truffa ben orchestrata e pilotata
dall’Elite Finanziaria e quindi prima o poi giungerà a
termine, oppure il sistema è “sfuggito” di mano anche a
loro?
Ci auguriamo che i risparmi messi da parte con duri
sacrifici non svaniscano nel nulla e che questo clima di
sfiducia non peggiori la situazione, favorendo una
distruttiva recessione.
Imitando il personaggio di
uno spot pubblicitario, ci piacerebbe tanto affermare
“la mia banca è differente”, con ritrovata fiducia in
un’etica vera, non “virtuale”!
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