N. 98 - Febbraio 2016
(CXXIX)
DAI
LUPERCALIA
A
SAN
VALENTINO
TRA
STORIE
E
LEGGENDE
di
Roberta
Franchi
A
Worcester,
nel
cuore
del
Massachusetts,
il
nome
di
Esther
Howland
è
ben
noto.
Era
nata
negli
Stati
Uniti
nel
1828
e,
quando
nel
1904
morì,
era
diventata
ricca
e
famosa.
Non
avrebbe
mai
immaginato
che
dalla
bottega
paterna
di
un
semplice
cartolaio
sarebbe
potuta
nascere
l’ispirazione
da
un
cartoncino
che
lei
stessa
ricevette
nel
1847,
per
la
prima
volta
dall'Inghilterra.
Da
donna
romantica
a
pioniera
dell’industria
manifatturiera:
produsse
infatti
per
prima
biglietti
di
san
Valentino
su
scala
industriale.
Si
trattava
di
cartoncini
ornati
di
pizzi
e
merletti,
spesso
a
forma
di
cuore,
con
il
dio
dell'amore
Cupido
e la
sua
immancabile
freccia,
oppure
con
fiorellini,
rose
o
colombe.
Esther
cominciò
ben
presto
a
prendere
ordini
per
i
cartoncini,
ma
aveva
sottovalutato
l’enorme
richiesta
che
l'iniziativa
avrebbe
riscosso:
non
solo
fu
obbligata
a
farsi
aiutare
da
alcuni
amici
nel
suo
lavoro,
ma
fece
addirittura
pubblicare
un’inserzione
sul
giornale
di
Worcester,
il
The
Daily
Spy,
il 5
Febbraio
1850,
per
reclutare
forza
lavoro.
Ella
contribuì
a
cambiare
il
significato
d’amore
negli
americani,
al
punto
da
essere
onorata
con
l’Esther
Howland
Award della
Greeting
Card
Association.
Nasce
così
la
tradizione
di
inviare
e
scambiarsi
cartoncini
amorosi,
per
arrivare
verso
la
seconda
metà
del
XX
secolo
ai
regali:
dai
cioccolatini
alle
rose,
dai
peluche
ai
gioielli.
La Greeting
Card
Association stima
che
almeno
un
miliardo
di
cartoncini
di
San
Valentino
siano
spediti
nel
mondo
intero,
facendo
toccare
a
questa
festa
il
record
subito
dopo
il
Natale.
Sempre
in
Massachusetts
si
conservano
ancora
i
Sailors’
Valentines,
i
San
Valentino
dei
marinai,
che
dopo
un
lungo
viaggio
in
mare
rientravano
a
casa
con
l’omaggio
all’amata.
Siamo
nell’800
e
abbiamo
a
che
fare
con
scatole
ottagonali
di
legno,
decorate
con
intricati
disegni
e
costruite
con
conchiglie.
Chi
desiderasse
acquistare
un
bell’esemplare
attuale,
curato
in
ogni
dettaglio
artigianale,
non
ha
che
l’imbarazzo
della
scelta:
basta
andare
a
Nantucket,
isola
a 48
km a
sud
di
Cape
Cod
non
solo
per
respirare
aria
romantica,
ma
anche
per
comperare
un
Sailor
Valentine
originale
nell’isola
chiamata Grey
Lady. Grazie
alle
sue
dimensioni
assai
piccole,
l'isola
offre
l’opportunità
di
fuggire
dalla
stressante
vita
cittadina
e
dall’atmosfera
del
lavoro
per
assaporare
un'atmosfera
indimenticabile.
Ben
presto
ai
regali
si
associano
i
detti
popolari.
“A
san
Valentino
fiorisce
lo
spino”,
oppure
“A
san
Valentino
la
rosa
sta
vicino”,
per
arrivare
a
una
delle
più
romantiche
frasi
d'amore
in
inglese:
“Do
you
want
to
be
my
Valentine?”:
“Vuoi
essere
la
mia
Valentina?”.
Questo
era
il
modo
in
cui
si
faceva
la
dichiarazione
alla
ragazza
nel
Central
Park
di
New
York
intorno
agli
anni
venti.
Ma
perché
la
rosa?
La
menzione
della
rosa
e
delle
spine
rimanda
all’idea
che
alla
metà
di
febbraio
già
si
percepisce
il
risveglio
della
natura:
il
rinascere
della
vita
è
strettamente
collegato
all’idea
dell’amore
e
del
richiamo
dei
sensi.
Ancora
una
domanda:
a
cosa
si
deve
da
parte
degli
Inglesi
prima
e
degli
Americani
poi
la
celebrazione
di
san
Valentino?
Il
santo
è
solo
una
scusa.
La
spiegazione
deve
essere
ricondotta
a
Geoffrey
Chaucher
(1343-1400),
scrittore,
poeta,
diplomatico,
nonché
padre
della
letteratura
d’oltre
Manica,
con
i
suoi
Canterbury
Tales.
Nel
“Parlamento
degli
uccelli”
egli
racconta
di
un
poeta
che
tenta
inutilmente
di
studiare
l’amore
sui
vecchi
libri.
Si
addormenta
sul
Somnium
Scipionis
di
Cicerone
e
sogna
di
essere
condotto
da
Scipione
nel
giardini
dell’amore:
è il
14
febbraio
e
gli
uccelli
sono
riuniti
a
parlamento,
sotto
la
presenza
di
madre
Natura.
C’è
Priapo,
il
dio
greco
della
fertilità,
in
trono,
ma
ci
si
rivolge
al
santo
la
cui
festa
cade
proprio
in
quel
giorno:
“San
Valentino,
tu
che
in
alto
stai/
gli
uccelli
per
te
cantano
corali/
ed
hanno
assai
motivi
d’esser
gai:/
hanno
concluso
tutti
i
lor
sponsali”.
Al
pari
degli
uccelli,
così
gli
uomini.
Il
14
febbraio
era
a
Roma
la
vigilia
della
festa
dei
Lupercalia.
Era
la
festa
del
dio
Fauno,
ossia
del
greco
Pan
Liceo.
Lukos
significa
lupus:
ai
piedi
del
Palatino
era
la
grotta
dove
la
mitica
lupa
aveva
allattato
Romolo
e
Remo.
I
luperci
erano
giovani
pieni
di
vigore,
che
correvano
nudi
intorno
al
colle
con
una
striscia
di
cuoio
in
mano
e
colpivano
chi
incontravano.
Il
colpo
era
atteso
soprattutto
dalle
donne,
perché
portava
fertilità.
Quei
“lupacchiotti”
(luperci)
avevano
sacrificato
un
capro,
capace
di
soddisfare
capre
e
pecore.
Secondo
una
leggenda
narrata
da
Ovidio
(Fasti
2,425-452),
al
tempo
di
Romolo
si
sarebbe
verificato
un
lungo
periodo
di
sterilità
nelle
donne.
Uomini
e
donne
si
recarono
fino
al
bosco
sacro
di
Giunone,
ai
piedi
dell'Esquilino,
e
qui
si
prostrarono
in
atteggiamento
di
supplica.
Mediante
lo
stormire
delle
fronde,
la
dea
rispose:
le
donne
dovevano
essere
penetrate
(inito,
che
rimanda
a
Inuus,
altro
nome
di
Fauno)
da
un
sacro
caprone.
Sembra
che
un
augure
etrusco
interpretò
l'oracolo
nel
giusto
senso,
sacrificando
un
capro
e
tagliando
dalla
sua
pelle
delle
strisce
con
cui
colpì
la
schiena
delle
donne:
dopo
dieci
mesi
lunari
le
donne
partorirono.
I Lupercalia furono
una
delle
ultime
feste
romane
a
essere
abolite
dai
cristiani.
In
una
lettera
di papa
Gelasio
si
legge
che
a
Roma
durante
il
suo
pontificato,
tra
il
492
e il
496,
si
tenevano
ancora
i
Lupercali,
nonostante
la
popolazione
fosse
da
tempo,
almeno
di
fatto,
cristiana.
E
san
Valentino?
È la
risposta,
o
meglio,
la
mediazione
cristiana
ai
due
opposti.
La
sua
festa
sostituì
quella
dei
Lupercalia
romani.
La
festa
del
dio
Fauno
era
stata
a
lungo
mantenuta
in
vita
e
papa
Gelasio
ne
aveva
bollato
l’oscenità,
sostituendola
con
processioni
e
preghiere.
Poi
piano
piano
si
costruì
la
leggenda
di
Valentino:
Gregorio
Magno
prima
e i
Benedettini,
che
erano
nella
basilica
dedicata
al
santo
dalla
seconda
metà
del
VII
secolo,
ne
diffusero
la
festa.
San
Valentino,
vescovo
di
Terni,
nato
intorno
al
176,
è
autore
di
numerosi
miracoli,
ma
soprattutto
si
guadagna
l'appellativo
di
Santo
protettore
degli
innamorati
o
“santo
dell'amore”
quando
celebra
il
matrimonio
fra
il
legionario
romano
Sabino
e
una
giovane
cristiana
Serapia.
I
due
erano
stati
uccisi
nella
persecuzione
di
Aureliano
(270-275):
per
la
tradizione
popolare
era
allora
vescovo
Valentino.
Morì
il
14
febbraio
273
d.C.
per
ordine
del
prefetto
romano
Placido
Furio
durante
le
persecuzioni
ordinate
dall'imperatore
Aurelio.
Si tramanda
che,
mentre
era
in
prigione,
Valentino
legò
al
collo
di
due
piccioni
viaggiatori
un
messaggio
per
tutti
quelli
che
lo
amavano
e
che
aspettavano
il
suo
ritorno,
insieme
alla
chiave
del
suo
giardino,
perché
potessero
continuare
a
ritrovarsi
in
quel
luogo
a
parlare
e a
pregare
Dio,
anche
senza
di
lui.
Da
qui
sembra
sia
nata
l’espressione “piccioncini” riferita
agli
innamorati.
La
sua
vita,
dedita
all'apostolato,
e
nobilitata
dal
martirio,
indusse
nel
1644
i
cittadini
di
Terni
a
proclamarlo
Patrono
della
città.
Ma
la
notorietà
internazionale
di
San
Valentino
si
deve
alle
leggende
nate
intorno
alla
sua
vita
esemplare.
Di
lui
si
sa
che
era
un
uomo
mite,
umile
e
caritatevole,
che
ripeteva
sempre
la
frase
di
Gesù:
“Amatevi
come
Io
vi
ho
amato”;
era
il
primo
a
metterla
in
pratica
con
chiunque
incontrasse.
Amato
da
tutti,
a
tutti
parlava
di
Gesù
e
dell’amore
che
nutriva
per
ognuno.
La
sua
casa
e il
suo
giardino,
che
amava
coltivare,
erano
uno
dei
luoghi
più
frequentati.
Specialmente
le
giovani
coppie
di
fidanzati
in
difficoltà si
recavano
dal
santo
per
ascoltarlo
parlare
e,
dopo
l’incontro
con
lui,
sembra
che
tutti
i
dissapori
svanivano.
Valentino
donava
loro
un
fiore
del
suo
giardino,
spesso
una
rosa,
come
segno
della
bellezza
del
loro
amore,
dono
di
Dio
e
della
cura
che
richiede.
Da
qui
trae
origine
la
simbologia
della
rosa
come
fiore
di
riconciliazione.
Raccontava
poi
ai
fidanzati
che
il
Signore
ci
ha
creati
uomo
e
donna,
ci
ha
creati
per
l’amore,
e
che
il
primo
amore
è
quello
fra
due
sposi.
Secondo
la
leggenda,
tra
due
giovani
nacque
un
amore
che
portò
a
una
unione
tanto
felice,
al
punto
che
molte
altre
coppie
seguirono
il
loro
esempio.
Ancora
oggi
nella
“Festa
della
Promessa”,
il
14
febbraio,
i
fidanzati
giunti
a
Terni
da
ogni
parte
del
mondo
si
scambiano
un
voto
d'amore,
seguiti
dagli
sposi
che
hanno
raggiunto
il
venticinquesimo
o il
cinquantesimo
anno
di
matrimonio:
tutti
possono
rinnovare
l'impegno
del
loro
legame
con
la
benedizione
del
Santo.
La
figura
di
San
Valentino
sottolinea
l’idea
cristiana
che
vuole
l’amore
umano
subordinato
all’amore
per
Cristo:
la
fisicità
degli
affetti
acquista
valore
se
inserita
entro
la
sfera
dell'amore
spirituale.
Buon
san
Valentino
a
tutti
gli
innamorati.