Il culto della Madonna della Misericordia
le origini
di Riccardo
Renzi
Il culto della Madonna della
Misericordia nelle Marche e nel
Centro Italia ebbe origine a partire
dagli inizi del XIII secolo e si
presume che la sua origine sia
cistercense. Dal punto di vista
iconografico la Madonna è
raffigurata in piedi mentre allarga
il proprio mantello per accogliervi,
al di sotto, i fedeli inginocchiati.
Le dimensioni della Vergine sono
quasi triple rispetto a quelle dei
fedeli inginocchiati.
L’origine iconografica è pienamente
medievale, si tratta del famoso
retaggio detto della "protezione del
mantello", che le nobildonne
altolocate potevano concedere a
perseguitati e bisognosi d'aiuto. La
nobildonna accoglieva i perseguitati
sotto al proprio mantello in segno
di protezione. L'iconografia ebbe un
particolare successo presso le
confraternite medievali e
rinascimentali, tra cui soprattutto
le confraternite della Misericordia.
La fortuna iconografica del soggetto
però esplose totalmente durante
l’età moderna. Molte confraternite
in suo onore furono fondate anche
nelle Marche, ad esempio nella città
di Ascoli, la quale fu colpita da
una grave pestilenza nel 1383, fu
fondata la Compagnia di Santa Maria
della Scopa. Molte confraternite
furono fondate proprio in periodi di
pestilenza. È proprio in tale quadro
storico che va inserita la
costruzione del primo nucleo della
chiesa di Santa Maria della
Misericordia a pie’ d’Agello in
Amandola.
La tipologia edile è quella delle
chiese votive. L’edificio sorge in
contrada Agello, che vuol dire
piccolo campo. Intorno alla metà del
Duecento gli abitanti della
contrada, assieme a quelli di Castel
Marrabbione e Castel Leone, andarono
ad aggregarsi per costituire il
Comune di Amandola. Con una serie di
compravendite con Arpinello e
Euffreduccio, figlio, quest’ultimo,
di Fallerone da Fallerone, il
neonato Comune riuscì ad acquisire
l’intero possesso del colle sino al
fiume Tenna (Ferranti
1985, p. 48).
La chiesa fu eretta in comune
accordo tra comunità cittadina e
autorità ecclesiastica. Gli abitanti
spinti dalla peste che mieteva
continuamente nuove vittime,
facevano pubblici voti alla Madonna
della Misericordia. Proprio a tal
fine gli Amandolesi nel 1400
costruirono un’edicola stradale
dedicata alla Santa Maria della
Misericordia. Per quanto concerne la
documentazione d’archivio, i primi
documenti catastali che riguardano
l’edificio sono del 1403. Veniva
indicato come edificio di nuova
fabbricazione da alcuni legati
riportati in atti notarili del
1422-1425.
Nel 1437 l’edifico ebbe un
ampliamento con l’aggiunta del
loggiato esterno. Ulteriori
modifiche si ebbero nel 1570, come
annotato sull’architrave delle
finestre laterali (Terribili
1949, p. 37). Nel 1617 si andò ad
allungare il corpo centrale
dell’edificio e nel 1623 a
sopraelevarlo. Tutti i lavori furono
voluti e sostenuti dalla
confraternita del Santissimo
Rosario, la quale già dal 1500 ne
amministrava i beni. Fu nel corso di
tali lavori che venne ricoperta la
pellicola pittorica che si
sviluppava lungo le pareti e posto
il quadro della Madonna del Rosario
(1626), opera del Bagnoli.
Con la fine del Seicento l’edificio
non fu più sottoposto a tali
interventi di manutenzione e da una
relazione del 1801 si evince il suo
pessimo stato di conservazione (Crocetti
1993, pp. 48-58). La Confraternita
si convinse allora a destinare i
materiali di una eventuale
demolizione alla nascente
Collegiata, ma in seguito al
distacco fortuito dell’intonaco, nel
1814, riemerse alla luce il transito
della Vergine e ciò spinse a
restaurare la struttura, restauro
che fu eseguito nel 1820. Il
restauro completo degli affreschi
originari si ebbe però solo nel
1973.
Tutti gli affreschi sono legati dal
tema della protezione dei fedeli
contro le avversità. Le motivazioni
votive di santi sono del tutto
dominanti. La mano rappresenta
quell’esperienza artistica
provinciale di mestieranti attenti
più a stupire che a sviluppare
concetti, tanto da cadere spesso in
un sorta di espressionismo
esagerato, che in alcuni casi può
dirsi quasi grottesco, «intrisi da
una sensibilità ancora tardogotica
che si manifesta con l’impianto
frontale delle figure, con l’uso di
schemi iconografici già collaudati,
con l’indugiare in racconti pur
trattandosi di maestranze
umbro-marchigiane operanti nella
seconda metà del ‘400».
Riferimenti bibliografici:
Iconografia, la Vergine Maria.
Madre misericordiosa, in
"Medioevo", maggio 2015, p. 42.
D.G. Crocetti, Storia ed arte in
Amandola. La chiesa di S. Maria
della Misericordia a Pie’ D’Agello,
in "Quaderni Storici dell’Archivio
Arcivescovile di Fermo", n. 16,
1993, pp. 48-58.
P. Ferranti, Memorie storiche
della città di Amandola,
Edizioni Maroni, Amandola, p. 48.
A. Terribili, Amandola nei suoi
sette secoli di storia e di vita
cittadina, 1249-1949, Italgraf,
Roma 1949, p. 37.