[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 202 / OTTOBRE 2024 (CCXXXIII)


filosofia & religione

Il culto della Madonna della Misericordia

le origini

di Riccardo Renzi

 

Il culto della Madonna della Misericordia nelle Marche e nel Centro Italia ebbe origine a partire dagli inizi del XIII secolo e si presume che la sua origine sia cistercense. Dal punto di vista iconografico la Madonna è raffigurata in piedi mentre allarga il proprio mantello per accogliervi, al di sotto, i fedeli inginocchiati. Le dimensioni della Vergine sono quasi triple rispetto a quelle dei fedeli inginocchiati.

 

L’origine iconografica è pienamente medievale, si tratta del famoso retaggio detto della "protezione del mantello", che le nobildonne altolocate potevano concedere a perseguitati e bisognosi d'aiuto. La nobildonna accoglieva i perseguitati sotto al proprio mantello in segno di protezione. L'iconografia ebbe un particolare successo presso le confraternite medievali e rinascimentali, tra cui soprattutto le confraternite della Misericordia.

 

La fortuna iconografica del soggetto però esplose totalmente durante l’età moderna. Molte confraternite in suo onore furono fondate anche nelle Marche, ad esempio nella città di Ascoli, la quale fu colpita da una grave pestilenza nel 1383, fu fondata la Compagnia di Santa Maria della Scopa. Molte confraternite furono fondate proprio in periodi di pestilenza. È proprio in tale quadro storico che va inserita la costruzione del primo nucleo della chiesa di Santa Maria della Misericordia a pie’ d’Agello in Amandola.

 

La tipologia edile è quella delle chiese votive. L’edificio sorge in contrada Agello, che vuol dire piccolo campo. Intorno alla metà del Duecento gli abitanti della contrada, assieme a quelli di Castel Marrabbione e Castel Leone, andarono ad aggregarsi per costituire il Comune di Amandola. Con una serie di compravendite con Arpinello e Euffreduccio, figlio, quest’ultimo, di Fallerone da Fallerone, il neonato Comune riuscì ad acquisire l’intero possesso del colle sino al fiume Tenna (Ferranti 1985, p. 48).

 

La chiesa fu eretta in comune accordo tra comunità cittadina e autorità ecclesiastica. Gli abitanti spinti dalla peste che mieteva continuamente nuove vittime, facevano pubblici voti alla Madonna della Misericordia. Proprio a tal fine gli Amandolesi nel 1400 costruirono un’edicola stradale dedicata alla Santa Maria della Misericordia. Per quanto concerne la documentazione d’archivio, i primi documenti catastali che riguardano l’edificio sono del 1403. Veniva indicato come edificio di nuova fabbricazione da alcuni legati riportati in atti notarili del 1422-1425.

 

Nel 1437 l’edifico ebbe un ampliamento con l’aggiunta del loggiato esterno. Ulteriori modifiche si ebbero nel 1570, come annotato sull’architrave delle finestre laterali (Terribili 1949, p. 37). Nel 1617 si andò ad allungare il corpo centrale dell’edificio e nel 1623 a sopraelevarlo. Tutti i lavori furono voluti e sostenuti dalla confraternita del Santissimo Rosario, la quale già dal 1500 ne amministrava i beni. Fu nel corso di tali lavori che venne ricoperta la pellicola pittorica che si sviluppava lungo le pareti e posto il quadro della Madonna del Rosario (1626), opera del Bagnoli.

 

Con la fine del Seicento l’edificio non fu più sottoposto a tali interventi di manutenzione e da una relazione del 1801 si evince il suo pessimo stato di conservazione (Crocetti 1993, pp. 48-58). La Confraternita si convinse allora a destinare i materiali di una eventuale demolizione alla nascente Collegiata, ma in seguito al distacco fortuito dell’intonaco, nel 1814, riemerse alla luce il transito della Vergine e ciò spinse a restaurare la struttura, restauro che fu eseguito nel 1820. Il restauro completo degli affreschi originari si ebbe però solo nel 1973.

 

Tutti gli affreschi sono legati dal tema della protezione dei fedeli contro le avversità. Le motivazioni votive di santi sono del tutto dominanti. La mano rappresenta quell’esperienza artistica provinciale di mestieranti attenti più a stupire che a sviluppare concetti, tanto da cadere spesso in un sorta di espressionismo esagerato, che in alcuni casi può dirsi quasi grottesco, «intrisi da una sensibilità ancora tardogotica che si manifesta con l’impianto frontale delle figure, con l’uso di schemi iconografici già collaudati, con l’indugiare in racconti pur trattandosi di maestranze umbro-marchigiane operanti nella seconda metà del ‘400».

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Iconografia, la Vergine Maria. Madre misericordiosa, in "Medioevo", maggio 2015, p. 42.

D.G. Crocetti, Storia ed arte in Amandola. La chiesa di S. Maria della Misericordia a Pie’ D’Agello, in "Quaderni Storici dell’Archivio Arcivescovile di Fermo", n. 16, 1993, pp. 48-58.

P. Ferranti, Memorie storiche della città di Amandola, Edizioni Maroni, Amandola, p. 48.

A. Terribili, Amandola nei suoi sette secoli di storia e di vita cittadina, 1249-1949, Italgraf, Roma 1949, p. 37.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]