N. 102 - Giugno 2016
(CXXXIII)
DAGLI
USA
ALLA
SARDEGNA
crusaders:
QUANDO
IL
FOOTBALL
AMERICANO
SBARCÒ
A
CAGLIARI
di
Cristian
Usai
I
Crusaders,
la
squadra
di
football
del
capoluogo
sardo,
nascono
nel
lontano
1990.
Le
ragioni
che
spiegano
la
decisione
di
fondare
tale
squadra
sono
narrate
sul
sito
ufficiale
da
Dario
Mannoni,
consigliere
e
fondatore
dei
“crociati”
cagliaritani.
Questi
narra
di
essere
stato
iniziato
al
football
americano,
alcuni
lustri
orsono,
dall’amico
Michele
De
Virgiliis,
e di
aver
scoperto
che
questo
gioco,
estraneo
all’ottica
sportiva
degli
isolani,
era
un
vero
«sport
di
squadra
dove
ogni
singolo
giocatore
è un
piccolo
ingranaggio
di
un
meccanismo
perfetto,
dove
fisicità
ed
atletismo
si
fondono
perfettamente
con
tattica
e
coraggio».
La
squadra
nacque
qualche
mese
più
tardi
e il
nome
Crusaders
fu
proposto
da
Raffaele
Crudele.
Fu
così
che
il
19
dicembre
1990,
presso
lo
studio
di
un
noto
notaio
cagliaritano,
nacquero
i
Crusaders,
i
quali
in
realtà
non
sono
la
prima
squadra
di
football
americano
fondata
in
Sardegna,
poiché
furono
preceduti
dai
Sirbonis,
i
quali
avevano
come
colori
sociali,
quelli
cittadini:
rosso
e
blu.
Nel
gennaio
1991
una
trentina
di
persone
si
presentò
al
campo
Rai
per
il
primo
allenamento,
alcuni
erano
ex
Sirbonis,
ma
la
maggior
parte
era
composta
di
giovani
incuriositi
da
questo
sport
che
rappresenta
uno
dei
simboli
della
cultura
americana.
L’ultimo
tassello
del
puzzle
era
trovare
l’head
coach.
Mannoni
a
tal
proposito
rammenta:
«Inizialmente
eravamo
allenati
da
un
pool
di
giocatori-allenatori,
il
primo
che
si
rese
disponibile
a
ricoprire
il
ruolo
di
head
coach
(pur
non
avendo
l’esperienza)
fu Giacomo
Clarkson che
divenne
in
seguito
uno
dei
punti
di
riferimento
della
squadra
e
dell’associazione».
La
prima
gara
ufficiale
per
i
Crusaders
avvenne
il
21
marzo
1992
contro
gli
Achei
Crotone
e
l’esito
della
partita
fu
di
36-3.
Fu
il
field
goal
di
Luca
Peralta
a
far
guadagnare
alla
squadra
i
primi
punti
della
sua
storia.
Spesso
il
mondo
nel
nostro
paese,
e
nel
caso
di
specie
in
Sardegna,
non
da
un’immagine
lusinghiera
di
se
stesso.
L’opinione
pubblica
sovente
si
concentra
solo
sull’aspetto
agonistico
e
talvolta,
purtroppo,
negli
interessi
economici
che
allo
sport
possono
essere
correlati.
Da
cosa
deriva
ciò?
A
parer
nostro
esiste
un
problema
culturale
nella
società
italiana,
che
porta
quest’ultima
a
non
concepire
lo
sport
per
quello
che
realmente
è,
ossia:
uno
strumento
atto
al
miglioramento
dell’uomo,
a
livello
fisico,
psicologico
e
umano.
Diceva
Pierre
de
Coubertin,
citando
il
vescovo
anglicano
Ethelbert
Talbot
«L'importante
non
è
vincere
ma
partecipare.
La
cosa
essenziale
non
è la
vittoria
ma
la
certezza
di
essersi
battuti
bene».
Se
lo
sport
è
inteso
nel
suo
autentico
significato,
si
comprende
che
esso
deve
fungere
da
scuola
di
vita,
deve
formare
individui
sani
mentalmente
e
fisicamente,
capaci
di
lottare
per
raggiungere
i
propri
obbiettivi
ed
essere
realmente
liberi.
Un
uomo,
non
può
essere
libero
senza
curiosità
e
determinazione,
ed è
grazie
a
queste
qualità
da
parte
dei
fondatori,
che
sono
nati
i
Crusaders,
dimostrando
de
facto,
che
anche
in
Sardegna
si è
in
grado
di
usare
lungimiranza
in
ambito
sportivo
e
soprattutto
umano.
In
conclusione,
si
porge
un
sincero
augurio
a
tutta
la
squadra
dei
Crusaders
e a
tutti
coloro
che
seguendo
l’esempio
dei
fondatori,
non
si
scoraggino
di
portare
avanti
le
proprie
ambizioni,
per
metterle
al
servizio
degli
altri
migliorando
in
tal
modo
la
nostra
società,
che
ha
tanto
bisogno
di
un
rivoluzione
culturale
di
questo
tipo,
se
non
desidera
sprofondare
in
un
declino
sempre
più
inesorabile.