N. 84 - Dicembre 2014
(CXV)
Regia Nave Italia
Tra ideali di patriottismo e creazioni di nuovi mercati
di Claudio Tassini
Nel
1924
l’Italia
stava
attraversando
un
momento
difficile.
Il
governo
non
aveva
ancora
i
connotati
del
regime,
mentre
le
squadre
fasciste
mostravano
tutta
la
loro
violenza,
entrando
nella
fase
più
temibile.
Sotto
il
patrocinio
di
Benito
Mussolini
e
Gabriele
D’Annunzio
venne
organizzata
una
crociera
in
America
Latina.
Fin
dal
primo
progetto,
del
marzo
1922,
sono
ben
evidenziate
le
direttive
che
la
caratterizzeranno.
Il
Sindacato
Finanziario,
infatti,
viste
“le
gravi
conseguenze
del
conflitto
e
soprattutto
l’immiserimento
dei
paesi
vinti”,
capisce
che
il
rafforzamento
del
commercio
italiano
debba
orientarsi
verso
le
colonie
e le
grandi
risorse
latino
–
americane.
La
nave
accolse
come
una
fiera
i
prodotti
dell’industria
e
dell’arte
italiana.
Nell’esposizione
era
ben
riconoscibile
l’estetica
dannunziana:
come
una
sorta
di
Vittoriale
galleggiante,
dove
si
mescolano
eccessi
di
eroismo
e
sacrificio
con
oggetti
alla
rinfusa.
La
Regia
Nave
Italia
era
appartenuta
alla
marina
mercantile
tedesca
e in
origine
si
chiamava
Koeing
Albert.
Della
sua
risistemazione
si
occupò
l’ingegner
Decker,
in
modo
che
dalla
nave
scomparissero
le
linee
spigolose
tipiche
dell’architettura
navale
tedesca.
Equipaggio
e
comando
vennero
affidati
al
comandante
conte
Carlo
de
Grenet
della
Regia
Marina.
La
nave
partì
da
La
Spezia,
il
18
febbraio
1924,
dopo
la
visita
in
veste
ufficiale
del
Re
Vittorio
Emanuele
III.
Tra
i
testimoni
dell’evento
vanno
ricordati
il
giornalista
Pietro
Belli
de
“Il
Corriere
Italiano”,
e
della
“Gazzetta
del
Popolo”,
Manlio
Miserochi,
inviato
del
giornale
di
Roma
“Il
Giornale
d’Italia”,
Enrico
Rocca
del
giornale
“Il
Popolo
d’Italia”,
ricordando
anche
Enrico
Carrara,
inviato
del
giornale
di
Milano
“Il
Secolo”.
Attraverso
i
loro
resoconti,
insieme
a
quelli
dell’ambasciatore
Giovanni
Giuriati
redatti
per
Mussolini,
si
ha
una
lucida
visione
dell’itinerario
e di
ogni
giorno
di
navigazione,
oltre
che
della
quotidianità
che
la
Nave
ospitava.
Il
10
giugno,
mentre
la
Regia
Nave
Italia
sta
per
entrare
nel
Pacifico,
viene
rapito
Giacomo
Matteotti
e
approda
a
Valparaiso,
in
Cile,
nel
momento
in
cui
l’opposizione
antifascista
si
ritira
sull’Aventino.
Arriva
infine
nel
Mar
dei
Carabi
in
agosto,
quando
viene
ritrovato
il
cadavere
del
deputato
socialista.
Si
rendeva
necessario,
quindi,
nell’ottica
del
governo
fascista,
diventare
protagonisti
nei
mercati
dell’America
del
Sud.
Il
segretario
della
Confederazione
generale
dell’Industria
On.
Olivetti,
nella
relazione
al
Presidente
del
Consiglio,
comunica
che
lo
scopo
ultimo
della
Crociera
è
quello
di
agevolare
le
esportazioni,
riorganizzando
le
già
presenti
vie
di
navigazione
e
creandone
di
altre,
studiare
trattati
commerciali
specifici,
costruire
dei
magazzini
nei
porti,
istituire
degli
specifici
istituti
finanziari,
occuparsi
dell’emigrazione
e
della
colonizzazione
con
l’istituzione
di
villaggi
italiani
preordinati
dall’Italia,
creare
un
Credito
Fondiario
in
modo
da
anticipare
le
spese
necessarie
al
viaggio,
e
l’invio
di
competenti
Commissari
per
l’Emigrazione.
L’ex
Ministro
per
le
Terre
Liberate
Giovanni
Giuriati
venne
nominato
ambasciatore
straordinario
presso
le
repubbliche
latino-americane,
in
modo
da
evitare
che
la
crociera
assumesse
solamente
un
carattere
mercantile.
Infatti
elementi
come
la
fisionomia
visibilmente
militaresca
e il
ruolo
diplomatico
attribuito
a
Giuriati,
fecero
sì
che
alla
pubblicizzazione
dell’industria
italiana
si
affiancasse
ben
accentuata,
la
missione
politica
fascista.
Giuriati
presentò
le
lettere
credenziali
ai
capi
di
Stato
dei
Paesi
che
sarebbero
stai
visitati.
Egli
era
il
personaggio
giusto,
in
virtù
delle
sue
caratteristiche
fisiche
che
ben
identificavano
il
prototipo
dell’“uomo
fascista”.
Un
giornalista
cileno
lo
descrive
dopo
il
suo
ingresso
alla
Camera
dei
Deputati
e,
dopo
gli
applausi
con
i
quali
viene
accolto,
“egli
risponde
ad
essi
col
suo
nuovo
saluto,
col
saluto
che
rappresenta
la
maniera
fascista,
avverte
qualcuno
dietro
di
noi.
Cioè
saluta
stendendo
ed
alzando
il
braccio
destro
con
una
certa
lentezza
graziosa,
in
angolo
ottuso
col
corpo
ed
inclinando
soavemente
il
corpo”.
Giuriati
però
il
23
maggio
invia
un
telegramma
di
rimpatrio:
“fatiche
straordinarie
sostenute
ultimamente
e
lotta
sorda
continua
massoneria
hanno
gravemente
danneggiato
mia
salute
tanto
che
non
sono
in
condizione
di
continuare
crociera
senza
gravissimo
danno
mia
salute”.
Nel
suo
messaggio,
esprime
la
necessità
che
la
crociera
continui,
nominando
un’altra
persona
come
Ambasciatore.
Mussolini
non
accetta
le
dimissioni
e
Giuriati
mantiene
il
suo
ruolo
fino
al
termine
del
viaggio.
Durante
il
proseguo
non
vengono
notati
elementi
tali
da
supporre
un
peggioramento
del
suo
stato
di
salute,
ma
sembra
che
le
difficoltà,
così
come
enuncia
nel
telegramma
contro
la
massoneria,
siano
alla
base
di
una
sua
fobia
antimassonica;
infatti
fu
uno
dei
primi
ad
esprimere
l’idea
che
non
fosse
possibile
appartenere
al
partito
fascista
ed
essere
affiliati
alle
logge.
Gli
obiettivi
della
Crociera
erano
stati
da
lui
così
elencati
al
momento
della
partenza
da
La
Spezia:“Solcherà
il
mare,
carica
di
documenti
umani
e,
più
ancora
di
affetti
e di
memorie,
una
nave
che
l’Italia
manda
ai
suoi
figli
transoceanici.
Sentiranno
per
la
prima
volta
e
per
merito
del
Governo
fascista
che
caldeggiato
la
impresa
come
l’Oceano
non
divida,
ma
unisca.
E
dalla
vastità
della
nave
che
porta
anche
il
nome
del
loro
grande
Paese
trarranno
conforto
nello
sforzo
per
aggiungere
prestigio
a
quel
nome
e
preparare
l’avvenire
verso
cui
ci
guida
una
certezza
incrollabile”.
Il
29
novembre
con
Regio
Decreto,
vengono
nominati
Commissari
governativi
per
la
Crociera
Eugenio
Coselschi
per
la
cultura
e la
propaganda
nazionale,
Alberto
Passigli
per
l’industria
e la
Mostra
industriale,
Leonardo
Bistolfi
e
Giulio
Aristide
Sartorio
per
la
parte
artistica.
Attraverso
un
comunicato
stampa,
il
quale
venne
redatto
per
il
giornale
di
Parigi
“L’Italie
Nouvelle”
vengono
stilati
gli
scopi
della
Crociera:
“Dare
la
sensazione
precisa
della
nostra
potenzialità
industriale
e
della
rinnovata
volontà
spirituale
e
d’azione
degli
italiani.
Riaffermare
nei
nostri
connazionali
chi
vivono
e
operano
nell’America
Latina
il
legittimo
orgoglio
di
sentirsi
figli
d’Italia.
Accrescere
la
nostra
esportazione,
creare
nuovi
rapporti
di
scambi,
avvicinare
il
produttore
italiano
ai
grandi
centri
di
consumo
di
quelle
terre.
Studiare
il
problema
della
colonizzazione
e
della
emigrazione”.
Il
14
novembre
una
commissione
speciale,
costituita
dai
Commissari
governativi
per
la
Crociera,
da
Mutilati
e da
ex-combattenti,
decidono
di
andare
nel
Carso
per
prelevare
la
terra
da
inserire
in
apposite
urne
forgiate
utilizzando
il
bronzo
nemico,
eseguite
dallo
scultore
Romano
Romanelli.
Di
queste
urne
dieci
resteranno
in
Italia
e
sedici
verranno
offerte
alle
comunità
italiane
dell’America
Latina.
L’evento
venne
posto
sotto
gli
auspici
di
Gabriele
D’Annunzio,
venne
poi
costituito
Ente
Morale
non
ai
fini
di
lucro
con
Regio
Decreto
del
25
febbraio
1923.
Eugenio
Coselschi,
che
sarà
poi
Commissario
governativo
per
la
Cultura
e la
Propaganda
Nazionale,
il
23
giugno
scrive
da
Firenze
a
Mussolini
elencando
le
personalità
dell’arte
e
della
cultura
da
riunire
per
redigere
“un
grande
programma
d’italianità”.
Sono
presenti
nell’elenco
gli
esponenti
della
borghesia
che
avevano
anche
sostenuto
l’ascesa
di
Mussolini,
e
personalità
vicine
a
D’Annunzio.
Naturalmente
causa
la
natura
commerciale
della
Crociera,
vennero
invitati
gli
esponenti
delle
più
rappresentative
case
editrici
del
tempo.
Attraverso
il
Catalogo
ufficiale
della
“Fiera
campionaria
navigante”,
viene
riconfermata
l’importanza
nel
diventare
protagonisti
nei
nuovi
mercati,
causa
la
guerra,
che
aveva
notevolmente
impoverito
quelli
del
Vecchio
Continente.
Gli
espositori
sono
suddivisi
in
gruppi,
e
compaiono
i
nomi
delle
industrie
italiane
più
rappresentative,
come
le
armi
da
fuoco
Beretta,
le
Automobili
Ansaldo,
la
Società
anonima
FIAT,
la
Bitter
di
Campari
Davide
e Co.,
le
ceramiche
della
Società
Richard
Ginori,
il
cioccolato
La
Perugina,
il
Fernet
della
Società
Fratelli
Branca,
i
filati
della
Società
Generale
Italiana
della
Viscosa,
le
ceramiche
della
manifattura
Pozzi,
i
liquori
dei
Fratelli
Ramazzotti,
le
macchine
da
scrivere
Olivetti,
le
maioliche
artistiche
Giuseppe
Cantagallo,
i
prodotti
farmaceutici
Carlo
Erba,
i
siluri
del
Siluruficio
italiano,
i
telefoni
della
S.I.T.I.,
i
tessuti
artistici
della
Società
anonima
Mariano
Fortuny,
il
torrone
Sperlari
e
Stefano
Pernigotti,
i
vetri
artistici
Cappelin
Venini
e
della
Cristalleria
Murano.
La
mostra
d’arte
italiana
venne
organizzata
da
Giulio
Aristide
Sartorio
e
Leonardo
Bistolfi.
Le
opere
d’arte
dovevano
essere
sui
cinquecento
pezzi,
secondo
il
progetto
presentato
da
Colselschi
a
Mussolini.
Sartorio
e
Bistolfi
scelsero
le
cinquecento
opere,
insieme
alla
Corporazione
delle
Arti
Plastiche
con
a
capo
Giacomo
Treves,
il
quale
comunica
alle
sezioni
regionali,
un
dettagliato
regolamento:
“saranno
ammesse
alla
Mostra
della
Crociera
opere
di
Pittura
e
scultura
che,
dietro
scrupoloso
esame,
si
ritengano
degne
di
rappresentare
all’estero,
l’arte
italiana”.
Purtroppo
ad
oggi
non
si
conoscono
tutte
le
effettive
opere
che
si
trovavano
sulla
Nave
Italia.
Lo
spazio
espositivo
non
era
moltissimo,
l’esposizione
venne
organizzata
sul
ponte
della
seconda
passeggiata:
le
opere
furono
esposte
quindi
all’aperto
ed
erano
destinate,
oltre
che
all’esposizione,
anche
alla
vendita,
ogni
volta
che
la
Nave
approdava,
veniva
riallestita
la
mostra
esponendo
anche
altre
opere
stipate
nei
magazzini.
Importate
fu
lo
spazio
dedicato
alla
mostra
delle
Industrie
Artistiche
Femminili
e
Popolari,
organizzata
da
Paola
Bertarelli
Fumagalli
sotto
il
patrocinio
della
principessa
Laetitia
di
Savoia.
Questo
Patronato
aveva
il
compito
di
procurare
i
fondi
necessari,
affinché
si
noleggiassero
gli
stand
per
far
partecipare
gli
espositori
in
modo
gratuito.
L’esposizione
aveva
come
principio
“armonizzare
tutte
le
manifestazioni
varie
e
multiformi
dell’Arte
una
d’Italia”.
Le
varie
regioni
partecipavano
presentando
vari
prodotti:
la
Puglia
allestiva
le
ceramiche
di
Grottaglie,
la
Basilicata
alcune
sculture
di
legno
create
da
pastori,
la
Lombardia
una
produzione
di
arte
moderna
applicata,
l’Umbria
alcune
ceramiche
di
Deruta
e
Gubbio,
la
Toscana
vari
prodotti
di
artigianato
artistico,
la
Campania
damaschi,
tartaruga
intarsiata
e
semplice,
coralli
e
cammei,
il
Lazio
alcune
produzioni
di
rame,
l’Abruzzo
ceramiche,
tappeti
di
pesco
Costanzo
e
pizzi,
l’Emilia
mobili
e
lavori
in
legno,
le
Marche
delle
ceramiche
e
dei
mobili,
il
Piemonte
alcuni
velluti
ornati,
la
Calabria
ceramiche
e
stoffe
colorate,
la
Romagna
stoffe
stampate
in
ruggine
e le
ceramiche
di
Faenza,
il
Veneto
giocattoli
di
legno,
vetri
lavorati,
mosaici,
stoffe,
perle
e
scialli.
Le
difficoltà
sotto
il
profilo
economico
non
erano
poche,
allora
Passigli
esorta
le
varie
ditte
di
arte
decorativa
italiane
a
intervenire
affinché
gli
interni
venissero
adeguatamente
decorati.
La
mostra
venne
ospitata
in
apposite
sale,
gli
scaloni
di
prua
e di
poppa,
erano
stati
decorati
con
gli
stupendi
fregi
di
Sartorio
e
dai
ferri
battuti
di
Bellotto.
Per
quanto
riguarda
il
progetto
di
propaganda
di
Colseschi
sono
elementi
di
rilievo
la
mostra
del
libro,
a
cui
fanno
riferimento
le
speciali
Sezione
Dannunziana
e
Cella
Dantesca,
il
Padiglione
delle
Terre
Liberate
con
le
mostre
di
Fiume
e di
Zara,
la
mostra
artistica
e la
mostra
dell’Esercito,
a
cui
Mussolini
teneva
molto,
nella
quale
furono
messi
in
esposizione,
seppur
Giovanni
Agnelli
non
ne
fosse
molto
convinto,
i
tank
d’assalto
300
FIAT.
A
terra
si
svolsero
delle
conferenze
riguardanti
l’arte
italiana,
e
concerti
eseguiti
dal
trio
Bufaletti.
Furono
previsti
molti
alcuni
filmati
documentaristici
inerenti
la
Prima
guerra
mondiale.
In
Brasile
la
numerosa
comunità
italiana
dette
un
ottimo
benvenuto
alla
Nave,
essa
sarà
accolta
benevolmente
anche
in
Uruguay,
tanto
che,
in
quattro
giorni
di
approdo
a
Montevideo,
ci
furono
17000
visitatori.
L’arrivo
in
Argentina
va a
coincidere
con
la
data
del
24
maggio,
che
nel
1915
vide
l’entrata
dell’Italia
in
guerra.
Quel
giorno
vi
fu
una
celebrazione
solenne,
venne
consegnata
alla
comunità
italiana
l’urna
contente
la
terra
del
Carso.
Il
viaggio
inizia
a
farsi
più
difficoltoso,
nel
momento
in
cui
inizia
la
rotta
verso
sud.
L’"Italia”,
passa
dallo
Stretto
di
Magellano,
visita
Punta
Arenas,
Coronel,
Concepciòn
e
sosta
per
un
giorno
a
Fortescue,
in
modo
da
ammirare
il
“superbo
spettacolo
che
offrono
i
ghiacciai
coi
loro
riflessi
di
smeraldo
e
cobalto”.
In
questo
luogo,
la
Nave
incontra
solamente
tre
cacciatori
di
lontre
di
origine
tedesca.
Sia
in
Cile
che
nel
centro
America,
l’accoglienza
fu
in
parte
abbastanza
ostile.
Quando
approdò
a
Valparaiso,
la
presenza
degli
italiani
viene
preceduta
da
“un
comizio
anarchico”,
anche
se
poi
le
celebrazioni
si
svolgeranno
senza
problemi.
Giuriati,
il
giorno
dopo,
presenziando
all’Università
di
Santiago,
viene
aspramente
accolto
da
alcuni
studenti,
di
origini
italiana
gridando
“Viva
Matteotti!”.
Furono
assai
critici
i
mezzi
di
stampa
locale
ad
Antofagasta,
ricca
di
giacimenti
minerari,
dove
gli
operai
che
ci
lavoravano
erano
quasi
tutti
comunisti.
Nella
città
di
Arica,
Giuriati,
Sartorio
e
altri
esponenti
“dell’ambasceria”,
visitano
in
treno
La
Paz
in
Bolivia
e in
Perù
le
rovine
di
Cuzco.
Questo
itinerario
non
era
in
realtà
previsto,
Giuriati
infatti
esprime
così
il
suo
pensiero
a
Mussolini:
“Io
concepivo
la
Crociera
come
una
pompa
aspirante
e
premente
di
notizie,
cioè
un
mezzo
per
far
conoscere
da
una
parte
i
nostri
prodotti
e
per
studiare,
dall’altra,
i
mercati
più
adatti
al
loro
collocamento.
La
tirannia
del
tempo
non
concesse
di
dare
a
questa
seconda
parte
lo
sviluppo
necessario:
basti
pensare
che
in
alcuni
degli
Stati
visitati
(per
avventura
grandi
sei
o
sette
volte
l’Italia)
la
nostra
sosta
fu
appena
di
cinque
o
sei
giorni,
in
gran
parte
assorbiti
da
cerimonie
ufficiali
e
dai
banchetti
che
talvolta
occupavano
cinque
o
sei
ore
al
giorno”.
Da
Callao
in
Perù
i
rappresentanti
dell’“Ambasceria”
si
spostano
a
Lima.
La
sosta
in
Ecuador
si
mostra
priva
di
contrasti
con
la
popolazione,
ma
l’instabilità
della
situazione
interna
ecuadoregna
fa
sì
che
la
Nave
salpi
velocemente
verso
il
Messico,
dove
l’“Italia”,
a
Vera
Cruz,
fu
visitabile
soltanto
attraverso
autorizzazioni.
Durante
la
visita
di
Giuriati
e
dei
suoi
collaboratori
a
Città
del
Messico,
il
loro
treno
venne
seguito
da
uomini
armati
a
cavallo,
in
modo
da
scongiurare
contestazioni.
Anche
a
Cuba,
l’accoglienza
della
stampa
non
fu
magnanima.
Mentre
ad
Haiti,
in
Venezuela
e in
Colombia
non
ci
furono
segni
di
ostilità.
Il
20
ottobre
1924,
dopo
nove
mesi
trascorsi
tra
mare
e
terra
il
viaggio
si
conclude,
con
l’approdo
a La
Spezia.
Riferimenti
bibliografici
Camerana
L.,
La
grande
traversata
di
un
Vittoriale
galleggiante,
in
Crociera
della
Regia
Nave
Italia
nell’America
Latina,
Roma,
Grafica
891,
1999
Sacchi
Lodispoto
T.,
La
crociera
della
Regia
Nave
“Italia”:
dal
progetto
al
viaggio,
in
Crociera
della
Regia
Nave
Italia
nell’America
Latina,
Roma,
Grafica
891,
1999