[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

187 / LUGLIO 2023 (CCXVIII)


medievale

A PROPOSITO DI CROCIATE
QUANDO L'OCCIDENTE DICHIARÒ GUERRA ALL'ORIENTE

di Francesco Biscardi

 

Cristianesimo contro islam, guerra crociata contro jihàd, religioni che si affrontano in una lotta sanguinosa per il bene e per il male: questo oggi è il retaggio ideologico delle crociate nell’immaginario collettivo. Tuttavia, la plurisecolare storia delle crociate è assai complessa, e va ben al di là della semplice contrapposizione fra due credi.

 

Anzi, i circa due secoli di conflitti che si suole far rientrare nella categoria storiografica di “crociate” (dall’appello di Urbano II a Clermont del 1095, alla caduta dell’ultimo avamposto cristiano in Terrasanta, San Giovanni d’Acri, del 1291) sono stati caratterizzati anche da eventi molto divergenti fra loro e dal grande lascito storico: basti pensare al sacco di Costantinopoli del 1204, evento che cassò ogni possibile speranza di riunire la Cristianità greca con quella latina, o alla crociata indetta contro gli Albigesi, episodio che inaugurò uno scontro in grado di portare gli orrori della guerra contro l’infedele nel cuore dell’Europa cattolica e di generare atrocità che il vecchio continente non vedeva dai tempi delle invasioni barbariche.

 

Sorvolando sugli eventi storico-politici, intendo soffermarmi a riflettere sul nesso crociata-guerra santa e su una interpretazione storiografica, avanzata fra le innumerevoli, che ha visto le crociate come antesignane dell’integralismo islamico.

 

Innanzitutto è utile ribadire un concetto: la fede era indubbiamente al centro delle motivazioni dei crociati e, da una prospettiva moderna, le degenerazioni del fervore religioso sono spesso sinonimo di fanatismo delle minoranze. Tuttavia, non dobbiamo incorrere nell’errore di assimilare la nostra civiltà a quella di un millennio fa: quello medievale era un mondo permeato di religiosità, in cui la fede rappresentava la guida e la regola di condotta. Per la gente comune, affrontare e annientare gli “infedeli”, i nemici di Dio, era un modo per esorcizzare la paura dell’aldilà e per evitare i tormenti della dannazione eterna che attendeva gli empi. Ecco perché tutti vi si dedicarono: a partire dai re e dagli imperatori fino ai gradini più bassi della stratificazione sociale; gli stessi uomini di Chiesa arrivarono a impugnare la spada in nome di Dio.

 

Possono, dunque, le crociate essere definite “guerre sante”? Nell’universo ideologico dell’epoca, a mio parere, si, come si deduce già dal celebre grido deus vult (“Dio lo vuole”), ricorrente nella retorica ecclesiastica con lo scopo di incitare i cristiani a combattere contro l’infedele islamico, sebbene l’intento primario non fosse tanto quello di muovere una guerra all’islam, bensì quello di riconquistare una città su cui i cristiani ritenevano di avere più diritti dei musulmani: Gerusalemme e, con essa, la Terrasanta.

 

Possiamo dire che il primo obiettivo era quello della dilatatio christianitatis (espansione della Cristianità). Lo stesso Urbano II a Clermont del 1095 parlò di Iter Hierosolimitanum, di viaggio, di pellegrinaggio, di passaggio verso Gerusalemme, non di “crociata” (termine coniato nel XVI secolo). L’eccesso di pathos religioso fu una conseguenza dei proseliti dei predicatori, i quali seppero far leva sulla fede che dominava sovrana in Occidente.

 

Così prese compiutamente corpo il concetto di guerra santa, in parte derivante da quello di “guerra giusta”, teorizzato da Sant’Agostino, il quale aveva riflettuto su come Dio avesse voluto alcuni conflitti per la salvezza del suo popolo (come le “guerre dell’eterno” per castigare i Cananei, empi o idolatri, e per realizzare la promessa fatta ad Abramo di concedere alla sua posterità la terra di Canaan).

 

È allora giusto pensare che le crociate sono state fondamentali nel creare quel clima di odio e di ostilità tale da spingere l’islam all’intolleranza, fino a essere considerate antesignane di quella piaga della società contemporanea che è l’integralismo islamico?

 

La risposta, secondo me, è no. L’integralismo islamico è un sentimento estremista che sostiene l’applicazione rigida e totale della legge islamica e che identifica nell’Occidente la fonte di ogni male: un’ideologia che ha poco a che vedere con la storia delle crociate. Come, del resto, è assolutamente improprio attribuire all’intera Europa cristiana la piena responsabilità dei plurisecolari conflitti con l’Oriente a fede musulmana. Non dimentichiamoci che erano stati gli islamici i primi ad aver avviato, con i califfi succeduti a Maometto, una delle più mirabolanti azioni di conquista della storia: verso Est in direzione dell’Eufrate, verso Nord contro l’Impero bizantino, e verso Ovest attraverso tutta l’Africa settentrionale fino alla Spagna visigota.

 

Contro le azioni di conquista islamiche, la Cristianità venne chiamata a correre ai ripari: le crociate, sotto questo punto di vista possono essere interpretate come una guerra offensiva-difensiva da parte di un Occidente sempre più debole al suo interno, dopo lo smembramento dell’Impero carolingio, la frattura fra Roma e Bisanzio, resa irreversibile dopo il Grande Scisma, il conflitto fra potere temporale e potere spirituale (la “lotta per le investiture”, cominciata con Gregorio VII ed Enrico IV, era ancora in corso) e la decadenza dell’Impero bizantino.

 

Anzi, è giusto precisare una cosa: fino alle crociate, il concetto di guerra santa non era proprio del lessico cristiano, mentre, di contro, lo stesso concetto era presente nel mondo musulmano: fu Maometto a professare e, i suoi successori, a codificare nel Corano la jihàd, la lotta armata contro gli infedeli.

 

Forse le radici dell’integralismo islamico vanno più ricercate nel messaggio profetico maomettano che non nelle crociate: il Dio islamico è un Dio onnipossente, a cui l’uomo, sua creatura e suo servo, deve sottostare se vuole accedere alla beatitudine. La stessa radice slm, propria di islam, indica l’incondizionato abbandono a Dio, come muslim significa “sottomesso alla volontà di Dio”.

 

Mentre quello dei cristiani è un Dio che ripudia l’uso della violenza, quello di Maometto è un Dio vendicativo, terribile nella sua collera, che accetta il sacrificio dei suoi fedeli in suo nome (la ricompensa eterna spetta a chi muore per Allah).

 

Inoltre, già prima di Clermont esisteva una situazione di guerra endemica combattuta da gruppi spontanei cristiani (leghe mercantili, bande di cavalieri, città marinare) contro gli interessi di alcuni potentati islamici nel Mediterraneo e le continue scorribande dei Saraceni, che nell’846 erano arrivati a saccheggiare persino Roma, il cuore della Cristianità. Per questo motivo le crociate non possono essere considerate la causa originaria del conflitto con il mondo islamico: al massimo ne possono essere uno degli esiti.

 

Tuttavia, troppi sono i lati negativi delle crociate e tali da renderle una delle peggiori macchie nere nella storia della Chiesa: dall’uso politico dell’“arma crociata” da parte del papato contro i suoi nemici interni (pensiamo all’eresia catara o all’imperatore Federico II, contro i quali furono bandite delle “crociate”, in quanto “nemici” di Cristo), al bagno di sangue che seguì alla conquista di Gerusalemme del 1099, dall’acutizzarsi dell’antisemitismo, alla presenza degli ecclesiastici nei campi di battaglia, o al massacro degli Albigesi in Provenza; l’elenco potrebbe continuare all’infinito.

 

Su un punto comune convergono integralismo islamico e crociate: sono due esempi di conflitti ideologici dove il carattere sacro si mescola a quello profano con un esito: morti, violenze e distruzioni.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Phillips J., Sacri guerrieri: la straordinaria storia delle crociate, Laterza, Bari 2013.

Richard J., La grande storia delle crociate, Newton Compton, Roma 1999.

Flori J., La guerra santa. La formazione dell’idea di crociata nell’Occidente cristiano, Il Mulino, Bologna 2009.

RUBRICHE


attualità

ambiente

arte

filosofia & religione

storia & sport

turismo storico

 

PERIODI


contemporanea

moderna

medievale

antica

 

ARCHIVIO

 

COLLABORA


scrivi per instoria

 

 

 

 

PUBBLICA CON GBE


Archeologia e Storia

Architettura

Edizioni d’Arte

Libri fotografici

Poesia

Ristampe Anastatiche

Saggi inediti

.

catalogo

pubblica con noi

 

 

 

CERCA NEL SITO


cerca e premi tasto "invio"

 


by FreeFind

 

 

 

 

 


 

 

 

[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]