N. 61 - Gennaio 2013
(XCII)
la crociata dei fanciulli
un viaggio senza ritorno - parte I
di Michele Claudio D. Masciopinto
Tra
i
secoli
XI e
XIII
si
assiste
in
Europa
a
una
serie
di
avvenimenti
fondamentali
per
lo
sviluppo
futuro
del
mondo.
Anzitutto
troviamo
nuovi
assetti
politici,
come
l’avvento
dei
musulmani
in
Sicilia
e in
Spagna,
un
nuovo
riassetto
amministrativo
del
clero,
e i
primi
intenti
espansionistici
da
parte
delle
maggiori
potenze
europee.
Indubbiamente
l’evento
che
più
ha
creato
scalpore
nel
medioevo
e
nei
secoli
seguenti
è
stato
il
fenomeno
della
crociata.
La
crociata
non
nasce
spontaneamente
nel
1095,
durante
l’appello
compiuto
da
Urbano II
al
concilio
di
Clermont;
essa
ha
un
origine
più
profonda,
poiché
è il
risultato
finale
di
un
lento
passaggio
verso
la
sacralizzazione
della
guerra
compiuta
dalla
chiesa.
Dobbiamo
indagare
su
come
si è
arrivati
a
questo
poiché,
fin
dalle
sue
origini,
il
Cristianesimo
si è
sempre
imposto
come
una
religione
pacifista;
infatti
i
suoi
seguaci,
ai
tempi
dell’impero
romano,
hanno
come
sola
loro
arma
la
fede,
e
davanti
alle
persecuzioni
preferiscono
il
martirio
alla
conversione
forzata.
Grazie
alla
conversione
dell’imperatore
Costantino,
i
cristiani
non
saranno
più
perseguitati
e,
con
l’editto
di
Milano
(313)
il
Cristianesimo
diverrà
la
religione
ufficiale
dell’impero.
Col
passare
dei
secoli,
si
assiste
alla
caduta
dell’impero
romano
e
all’ascesa
al
potere
dei
barbari,
ormai
padroni
incontrastati
dell’occidente.
Essi
impongono
un
nuova
mentalità
e
spiritualità
che
comprende
anche
il
sentimento
guerriero;
sentimento
all’inizio
attenuato
dal
Cristianesimo,
ma
alla
fine
accolto
all’interno
di
esso,
anche
se
con
una
certa
mutazione.
Ciò
porterà
più
potere
nella
Chiesa,
tanto
che
intorno
al IX
secolo
il
papa
cerca
di
consolidare
il
proprio
dominio
territoriale,
cioè
il
“Patrimonio
di
San
Pietro”,
sulla
base
di
quella
che
è
considerato
il
più
grande
falso
della
storia:
“la
donazione
di
Costantino.”
Per
conseguire
questo
obiettivo
e
per
potersi
difendere
sul
piano
militare,
il
papato
si
rivolge
ai
franchi
con
l’attribuzione
del
titolo
imperiale,
nell’800.
Diventato
il
protettore
della
Santa
Sede,
l’impero
carolingio
si
ritrova
investito
di
una
missione
guerriera,
che
risulta
cosi
glorificata
e
sacralizzata.
È
chiaro
che
la
Chiesa
si
concentrerà
sui
pericoli
esterni,
cioè
sui
pagani,
gli
eretici
e
gli
infedeli.
Dunque,
alla
fine
del
X
secolo,
la
Chiesa
non
considera
più
la
guerra
come
un
“male
assoluto”,
ma
come
un
“male
necessario”
per
difendere
i
cristiani
e le
chiese
da
mali
ancor
più
grandi.
Comincia
a
nascere
il
concetto
di
cristianità,
e
nasce
dalla
consapevolezza
che
è la
religione
a
unire
gli
abitanti
dell’Europa
occidentale.
Perciò,
intorno
all’anno
Mille,
due
eventi
porteranno
a
ricordare
ai
cristiani
la
precarietà
della
loro
situazione
e a
portarli
a
una
rinnovata
sacralizzazione
della
guerra
contro
i
musulmani:
il
primo
è in
Oriente,
dove
i
soldati
musulmani,
dopo
il
638,
hanno
conquistato
la
Siria
e
Gerusalemme,
il
più
importante
dei
luoghi
sacri
del
Cristianesimo.
Ma
il
Cristianesimo
non
accetta
il
dominio
musulmano,
che
viene
visto
come
una
punizione
di
Dio,
in
più
le
testimonianze
dei
pellegrini,
nel
XI
secolo,
parlano
di
una
situazione
precaria
per
i
cristiani
del
posto,
dello
stato
di
rovina
del
“Santo
Sepolcro”
e
dei
luoghi
sacri,
delle
vessazioni,
delle
umiliazioni
e
dei
pedaggi
inflitti
ai
pellegrini
stessi.
Il
secondo
avvenimento
riguarda
la
Spagna,
poiché
a
quel
tempo
la
Reconquista
viene
compromessa
dagli
assalti
di
al-Mansur,
che
ripristina
la
sua
autorità
su
tutta
la
penisola.
La
situazione
è
tale
che
i
monaci,
in
mancanza
di
soldati,
devono
prendere
le
armi
per
combattere
i
musulmani.
Riguardo
a
ciò,
Rodolfo
il
Glabro
riferisce
che,
intorno
al
1035,
quei
monaci
guerrieri
morti
in
battaglia
sarebbero
apparsi
in
una
chiesa
della
Gallia
per
annunciare
di
essere
stati
ammessi
fra
i
martiri
del
Paradiso.
Per
la
prima
volta
nella
storia
del
Cristianesimo,
alcuni
monaci
avrebbero
ottenuto
la
salvezza
eterna
combattendo
in
armi
contro
i
saraceni,
invece
di
ottenerla
pregando.
Questo
episodio
sarà
molto
importante
nel
processo
di
formazione
della
guerra
santa.
Di
fronte
a
questi
avvenimenti,
la
Chiesa
si
rende
conto
di
quanto
possa
essere
fragile,
perciò
papa
Gregorio
VII,
dopo
numerose
riforme,
spronerà
i
potenti
d’Europa
nella
Reconquista
spagnola
contro
i
musulmani
e
nella
lotta
contro
i
pagani
e
gli
eretici.
Questa
concezione
verrà
ripresa
anche
da
papa
Urbano
II,
che
estenderà
il
concetto
di
guerra
santa
verso
i
luoghi
sacri
del
Medio
Oriente,
facendo
un
appello
ai
sovrani
europei
affinché
brandissero
la
croce
e
andassero
a
liberare
il
“Santo
Sepolcro”
in
mano
agli
infedeli.
In
particolare
il
pontefice
sospinse
gli
strati
sociali
più
poveri
a
cercare
in
oriente
il
loro
riscatto.
Ai
partecipanti
la
Chiesa
prometteva
la
dilazione
del
pagamento
dei
debiti,
la
remissione
dei
peccati
e
altro
ancora.
Urbano
II
parla
in
nome
di
Cristo:
i
crociati
non
sono
più
i
soldati
del
papa
(milites
sancti
Petri)
ma i
soldati
di
Cristo
(milites
Christi).
La
guerra
viene
così
santificata,
anche
se
ci
sono
altri
motivi:
motivi
politici,
come
quelli
del
papato
che
rivendica
un
diritto
di
proprietà,
ma
anche
da
una
concezione
di
natura
ideologica
inerente
all’idea
di
una
chiesa
da
affrancare.
Il
pontefice,
inizialmente,
non
voleva
la
creazione
degli
stati
latini,
ma
avrebbe
voluto
un
ritorno
all’ovile
della
chiesa
greca,
staccata
da
Roma
a
causa
dello
scisma
avvenuto
nel
1054.
Proprio
per
ciò,
Urbano
II
si
appella
ai
guerrieri
occidentali
sia
garantendo
l’assoluzione
dei
peccati,
poiché
la
spedizione
in
Terrasanta
diviene
sostitutiva
di
ogni
altra
penitenza
in
remissione
dei
peccati,
cosi
come
era
avvenuto
in
Spagna,
sia
assicurando
maggiori
sbocchi
commerciali
e
nuove
terre
da
colonizzare.