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N. 115 - Luglio 2017 (CXLVI)

croazia territorio strategico
lo scontro italo-tedesco tra primo dopoguerra

e secondo conflitto mondiale
di Sara Santella

 

Le possibilità di espansione dell’imperialismo italiano nei Balcani subirono una battuta d’arresto dovuta alla perdita dell’influenza sull’Austria successiva e conseguente all’Anschluss. Benché la Germania, in linea diplomatica, continuava ad assicurare la sua neutralità nei territori bagnati dall’auspicato “mare interno” italiano, ne aveva ormai acquisito una posizione entrante.

 

Se è vero che l’Italia aveva bisogno per attingere alle risorse minerarie ed economiche nonché, per assurgere al ruolo di Stato guida ed aumentare il territorio dell’impero, di smembrare la Jugoslavia in un pulviscolo di Stati circondati a loro volta da staterelli, la Germania vedeva invece con positività la sussistenza dello Stato Jugoslavo che non era quindi d’ostacolo alle linee espansionistiche tedesche, percepite più solide rispetto a quelle italiane.

 

Lo Stato indipendente della Croazia e lo stesso Ante Pavelic, capo del movimento Ustaša, furono pedine nello scontrarsi di queste due linee d’azione che portarono alla conseguente destabilizzazione dei territori Balcani nell’ottica di una politica estera e di potenza italo-tedesca volta a guadagnarsi e assicurarsi l’influenza nello scacchiere balcanico.

 

In tale gioco, la Germania riuscì a dissimulare i propri interessi portandone a galla un altro: il conflitto sui territori dalmati che erano stati conquistati dall’Italia e che la Croazia si aspettava di riottenere a guerra finita. Tale capacità camaleontica della Germania di gestire due alleanze di facciata sorelle per diventarne mediatore può essere uno dei motivi per i quali l’Italia si mosse nei Balcani con estrema lentezza operativa.

 

L’area balcanica fu quindi geo-strategicamente importante per fascismo e nazismo che si scontrarono per stringere alleanze al fine di determinarsi come effettiva potenza leader dell’Asse, anche contravvenendo a patti stretti precedentemente. Il presupposto di partenza è che in ogni relazione tra grandi potenze si genera attrito nel medio-lungo periodo essendo questo un contesto in continuo mutamento ed in cui si giocano interessi estremamente strutturati.

 

L’alleanza Italia-Germania, lungi dall’essere di facciata, sfogò tale attrito nei Balcani per poter poi mantenere in teatri più visibili una facciata di unità e di appoggio incondizionato. Proprio in Croazia viene meno il caposaldo dei rapporti amichevoli fra due regimi totalitari “fratelli” che si mostrano qui privi di una vera fiducia reciproca.

 

Pavelic cercò di utilizzare tali dissidi come diversivi per avere un più ampio margine di manovra e cementare l’autonomia e l’indipendenza del suo Stato. L’alleato da favorire era, per lui, la Germania che sembrava non avere interessi territoriali da far valere a discapito croato. In realtà, sia l’Italia che la Germania avevano un’altra idea in merito al futuro dello Stato Croato.

 

Croazia corona italiana

 

Fu “nella maniera più riservata e confidenziale” che il 18 maggio 1941 iniziarono a circolare voci in merito alla possibilità di un Regno Croato con Corona Italiana. La documentazione presente allo SME e all’ASMAE sembrerebbe descrivere il fatto non solo come voci ma come una dichiarazione formale. Si legge infatti in O. Talpo che già il 30 aprile Mussolini, rispondendo a una lettera del Pavelic che offriva “la corona di Zvonimiro del Regno di Croazia” ad un principe di casa Savoia, e comunica che Re Vittorio Emanuele III si riserva di disegnare Aimone di Savoia-Aosta, Duca di Spoleto per tale ruolo. Pavelic farà poi un passo indietro a causa della questione dalmata fomentata dai tedeschi.

 

La questione Dalmata alla base dell’odio croato

 

Il Generale Roatta il 12 giugno‘42 informava il Comando Superiore delle Forze Armate che “origine prima di questa ostilità è l’irredentismo dalmata”. Ciò aveva già portato a contravvenire ad accordi presi, ad esempio, “anticipando, con il concorso delle autorità germaniche locali, l’inizio delle operazioni nella Boemia orientale”.

 

In un rapporto dello Stato Maggiore del Regio Esercito (Ufficio Operazioni I- Sezione 3°), viene riportato inoltre come “la propaganda irredentista è stata favorita dal governo croato” e che a ciò si aggiunge il lavorio ostile “che svolgono in Croazia agenti tedeschi”.

 

Già dal gennaio 1942 è un susseguirsi di missive che raccontano di come la situazione stia volgendo sempre più a sfavore dell’Italia. La II Armata scrive che “l’italianità della Dalmazia non è ormai che un ricordo” infatti “in tutta la Dalmazia (…) manca totalmente o quasi l’esposizione del nostro tricolore”. Tale astio secondo il Generale Ambrosio era dovuto alla “germanofilia del Maresciallo Kvaternik e la debole italofilia del Poglavnik (titolo con cui era chiamato Ante Pavelic)”.

 

Richiama inoltre l’inadempienza dei patti, soprattutto dell’accordo di Abbazia e ribadisce che l’obiettivo croato “è sottrarre al nostro controllo le zone occupate, mentre già lo sguardo si protende verso il ripristino della sovranità croata della Dalmazia”. Per quanto riguarda l’appoggio tedesco “non v’è soldato o ufficiale tedesco (…) che non si periti di affermare che la questione della Dalmazia sarà regolata a fine guerra, ed in senso croato”.

 

Nuove pretese tedesche

 

“La regione croata, per ragioni storiche e geografiche, ha sempre subito l’influenza germanica”. L’Italia ben sapeva che la penetrazione e la potenza tedesca giocavano a suo sfavore. Siamo nel’43, poco prima dell’armistizio, e già circolano voci che “nel caso Italia deponesse armi Poglavnic proclamerebbe annessione della Dalmazia alla Croazia sotto protettorato Germania”.

 

A Giugno, due telegrammi, quasi identici, uno dell’alto Commissario Grazioli per il MI, l’altro del Vicequestore per i servizi di PS della V zona di frontiera Palmisari per il ME, avvisano che “prossimamente il Capo del Governo Croato A. P. sarebbe sostituito dall’ex ministro plenipotenziario di Croazia a Berlino Ecc. Buna”. Tale sarebbe il disegno tedesco che “avrebbe in programma di occupare militarmente l’attuale territorio croato, sostituendo la milizia ustascia con elementi della Ghesta-Polizei e affidando il governo di quello Stato all’ecc. Buna, manifestatosi uomo di fiducia del Reich allorché ricopriva la carica di ministro a Berlino”.

 

In data 25 aprile veniva messo al corrente lo SMRE degli interessi tedeschi nella Bosnia Orientale, coincidente nel nuovo Regno Croato e della “perfetta identità di vedute esistente tra tedeschi e croati” che li porterebbe a voler un appoggio italiano solo al fine di liberare le loro zone dalla ribellione.

 

Germania vs Italia

 

In un documento inviato il 27 Luglio’43 da Verdiani al Capo della Polizia presso il MI è possibile leggere che, a seguito degli avvenimenti del 25 stesso mese, i tedeschi stanno mettendo in atto un loro protettorato a modifica dei patti di Roma per prendere posizione contro l’Italia.

 

Un appunto per il Capo di Stato Maggiore, datato aprile ’43, rimanda “una politica non del tutto aderente ai nostri interessi” e ciò è evidente in più contesti tra cui dall’atteggiamento tenuto al convegno di Abbazia, preceduto inoltre da una riunione a due Croazia-Germania a Zagabria. In un microfilm del Ministero degli Esteri (28 Aprile’41) il Dr. Benzon, ministro plenipotenziario a Berlino, riporta che appena giunto a Berlino si rese conto che i tedeschi avevano proposito di creare allarmismo in merito a presunte richieste territoriali italiane con lo scopo di attrarre la Croazia dalla loro.

 

Eppure lo stesso Ciano nei suoi diari aveva appuntato: “Ricordo che il Fuhrer disse al Duce e a me che il Mediterraneo non interessa ai tedeschi: è su questa premessa che abbiamo realizzato la politica dell’Asse”. Ribbentrop, tramite lettera personale, lo rassicurava che “la Germania non ha alcuna mira in nessuna zona del Mediterraneo”. Ciano ammoniva: “come l’Italia si era disinteressata della questione cecoslovacca (…) così se sorgerà la questione croata sarà il turno per la Germania di disinteressarsi”.

 

Nelle opere sul fascismo si fa spesso riferimento all’espansionismo e all’imperialismo coloniale che solitamente viene trattato come semplice dinamismo in politica estera mentre per il fascismo la dimensione oltremare, dell’impero e delle colonie, ebbe un rilievo centrale su più livelli: politica estera, preparazione militare, organizzazione del consenso in patria.

 

Gli studi esistenti per lo più si concentrano sulla campagna di Etiopia e di Libia e per quanto riguarda i rapporti con la Croazia si interessano dell’appoggio offerto al separatismo croato e all’ospitalità che i fuoriusciti ebbero in Italia. Anche per quanto riguarda l’ostilità italo-tedesche gli studi si concentrano al dopo armistizio (l’episodio di Cefalonia ne è un esempio più che sviscerato). È quindi interessante lo studio comparato dei rapporti che Italia e Germania ebbero sul suolo Croato mentre esse erano ancora alleate su altri scacchieri.



 

 

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