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FILOSOFIA & RELIGIONE


N. 149 - Maggio 2020 (CLXXX)

L’INTERPRETAZIONE CRISTIANA DELLA STORIA
La fede e l’opera salvifica di Crist
o

di Ermelinda Calabria e Giovanni Pellegrino

 

Il paganesimo precristiano calcola il tempo storico a partire da un inizio (basti pensare alla fondazione di Roma, un evento politico decisivo per la storia dell’Umanità). Anche gli ebrei calcolano il tempo storico partendo da un principio, la creazione del mondo in vista di un eskaton, ovvero la fine dei tempi. Invece ciò che caratterizza il modo cristiano di calcolare il tempo è il fatto di determinarlo in funzione di un evento centrale che ebbe luogo quando il tempo era già compiuto (la nascita di Gesù).

 

In funzione di questo avvenimento centrale il tempo viene calcolato tanto in avanti quanto indietro. Naturalmente l’interpretazione cristiana della storia, parte dal presupposto che tutto è per Dio attraverso la figura di Gesù Cristo. Il principio teologico che determina questo schema del processo storico, considerato come storia della salvezza, è il peccato dell’uomo contro la volontà di Dio e la volontà divina di redimere la sua creatura caduta.

 

In questa prospettiva teologica lo schema fondamentale della storia è un movimento progressivo dal peccato alla riconciliazione, dal momento che i peccati dell’uomo e la volontà redentrice di Dio giustificano essi soltanto il processo storico. Per dirla in altro modo se non si fosse verificato il peccato originale e la conseguente redenzione finale il tempo storico sarebbe inutile.

 

L’interpretazione cristiana della storia è in ultima analisi costituita dalle variazioni di un duplice tema: l’appello di Dio e la risposta dell’uomo a tale appello. L’intero processo storico si basa su una fortissima tensione tra due volontà opposte in conflitto ossia la volontà divina e la volontà dell’uomo in contrasto con la volontà divina.

 

Naturalmente la concezione cristiana della storia si basa su un atto di fede senza il quale sarebbe impossibile credere che il significato e il fine ultimo della storia si trovano interamente e unicamente nell’apparizione storica di Gesù.

 

Dobbiamo mettere in evidenza che per gli autori pagani come ad esempio Celso tale concezione della storia era inaccettabile proprio perché Celso e gli altri autori pagani non avendo la fede rifiutavano di attribuire un’importanza cosmica all’evento storico della nascita di Gesù. Dobbiamo altresì dire che la possibilità di una interpretazione cristiana della storia si fonda ed è in funzione dell’accettazione di una verità fondamentale e cioè che Gesù sia il Cristo Unigenito Figlio di Dio e cioè sulla credenza nella dottrina della incarnazione di Dio nella storia.

 

Visti alla luce della fede gli eventi storici prima e dopo Cristo non costituiscono una semplice successione continua di avvenimenti storici ma soltanto la cornice esterna della storia della salvezza. L’importanza o l’irrilevanza di tali eventi storici può essere giudicata soltanto in funzione di un loro possibile significato metafisico in vista del giudizio divino e della redenzione finale dell’uomo.

 

Per la concezione cristiana della storia la provvidenza divina fa sentire i suoi effetti in tutto il corso degli eventi storici dal momento che l’unica storia veramente importante di portata cosmica è la storia della salvezza.

 

Dal punto di vista della fede, si può dire che la storia della salvezza include tutte le altre storie, dal momento che per la concezione cristiana della storia la storia del mondo trova la sua ragion d’essere dal peccato originale. Per dirla in altro modo l’interpretazione cristiana della storia si basa soltanto sulla relazione tra peccati degli uomini e azione redentrice di Dio.

 

Vogliamo ripetere che la concezione cristiana della storia e del tempo non è oggetto possibile di dimostrazioni teoriche ma un puro atto di fede. Infatti ,soltanto attraverso la fede si può “capire “che il più remoto passato e il più lontano futuro convergono in Gesù Cristo in qualità di Redentore dell’Umanità.

 

Dobbiamo dire che per uno storico non cristiano privo di fede è impossibile ammettere che la nostra salvezza eterna e la redenzione ti tutto il creato dipendono da un avvenimento storico che si è verificato in Palestina 2000 anni orsono. Infatti, dal punto di vista degli storici non cristiani la storia di Israele e quella della Chiesa cristiana sono eventi storici come tanti altri compresi in un determinato periodo della storia del mondo.

 

Al contrario per chi guarda la storia con gli occhi della fede tutti gli eventi storici trovano la loro ultima ragion d’ essere nell’attuazione della storia della salvezza. Per i credenti il carattere rivelativo della storia della salvezza non è un aspetto manifesto della storia profana ma è la luce trascendente e metafisica che splende nell’ oscurità degli avvenimenti umani.

 

Per i credenti le storie particolari del mondo trovano il loro significato ultimo esclusivamente nell’ universale storia della salvezza: tale storia non può essere colta e compresa da quanti non hanno la fede. Soltanto come sostrato e come strumenti di un disegno divino i regni e gli individui storici entrano nell’orizzonte dell’interpretazione cristiana della storia.

 

Per il credente l’età che va dalla Resurrezione di Cristo alla sua riapparizione (Parusia) è irrevocabilmente l’ultima dal momento che porterà alla creazione del Regno di Dio sulla terra. Dobbiamo dire che il cristiano credente, vive in una radicale tensione tra presente e futuro ma spera ancora nella realizzazione futura del regno di Dio sulla terra realizzazione che avverrà soltanto con la Parusia di Gesù.

 

Per illustrare la problematica relazione tra l’escatologia già realizzata e la sua realtà futura faremo riferimento al paragone di kulman tra l’eskaton e il giorno della vittoria. Nel corso di una guerra la battaglia decisiva può essere stata combattuta molto tempo prima della fine effettiva delle ostilità. Soltanto chi comprende l’importanza risolutiva di questa battaglia può essere sicuro che da quel momento la vittoria è certa. La maggior parte degli individui li crederanno solamente quando sarà proclamato il giorno della vittoria.

 

Allo stesso modo la crocifissione di Cristo e la sua risurrezione gli eventi decisivi della storia della salvezza, danno a colui che crede in Dio ,la certezza della vittoria futura. Su entrambi i piani quello della storia sacra e quello della storia secolare, la speranza nel futuro si basa sulla fede in un avvenimento già accaduto. Per essere più chiari la resurrezione di Gesù è la battaglia decisiva della guerra combattuta tra Dio e il diavolo anche se il giorno della vittoria definitiva non è ancora giunto ma arriverà nel giorno della Parusia.

 

In conclusione, vogliamo ribadire che il significato e il fine ultimo della storia per i cristiani deriva da un fatto storico già avvenuto ovvero la nascita di Gesù. Tutti gli altri avvenimenti storici per il cristiano credente sono effimeri, dinanzi alla realtà ultima che è rappresentata dalla reincarnazione di Dio sulla terra. Vogliamo ribadire che nessun progresso terreno può paragonarsi per il credente alla nascita di Cristo, poiché la nascita di Gesù segna la redenzione dal peccato e dalla morte ai quali la storia del mondo rimane soggetta.

 

Per il credente la storia della salvezza getta luce anche su quella del mondo che in ultima analisi non è altro che una continua ripetizione di tentativi penosi e di costosi sforzi che sempre finiscono con un fallimento, dal momento che la storia lascia dietro di sé sempre nuove rovine.



 

 

 

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