N. 131 - Novembre 2018
(CLXII)
LIBERO
ARBITRIO
E
CRISTIANESIMO
SIAMO
SICURI
CHE
POSSANO
COESISTERE?
di
Federico
Simonetti
Dio
non
può
essere
buono
ed
onnipotente,
in
quanto
se
lo
fosse
non
esisterebbe
il
male.
Possiamo
supporre
che
sia
buono
ma
non
onnipotente
(per
il
fatto
di
non
riuscire
ad
estirpare
il
male)
oppure
onnipotente
ma
non
buono.
Si
apre
così
una
celebre
riflessione
kantiana,
destinata
a
riaprire
il
dibattito
sulla
natura
di
Dio
e
della
libertà
del
volere.
Quello
di
Kant
è
uno
scacco
di
natura
logica
prima
che
filosofica
e
pertanto
non
lascia
scampo.
Ineccepibile.
Elementare,
come
direbbe
un
famoso
detective.
E
Kant
investigatore
lo è
eccome.
Un
investigatore
del
sapere
certo,
ma
pur
sempre
investigatore.
Dinnanzi
allo
scacco
perpetrato
dal
pensatore
tedesco
non
possiamo
far
altro
che
marcia
indietro
o,
per
rimanere
nella
metafora
scacchista,
sacrificare
la
regina
per
salvare
il
re.
Rinunciare
ad
un
attributo,
ma
un
attributo
importante.
Talmente
importante
che
ci
costringerebbe
a
negare
l’
onnipotenza
di
Dio
per
salvarne
la
sua
bontà
o
viceversa:
salvarne
la
bontà
ma
negarne
l’onnipotenza.
Certo,
lo
scacco
non
è
matto,
ma
quasi.
Qualcuno
pregherebbe
senza
obiezioni
un
Dio
cattivo?
E un
Dio
limitato
nel
suo
agire?
Non
c’è
dubbio
che
la
riflessione
a
cui
ci
invita
Kant
è di
quelle
che
inchiodano.
Qualcuno
ha
provato
a
tentare
di
risolvere
il
quesito,
in
maniera
anche
abbastanza
astuta,
smarcandosi
dalla
contraddizione
logica
per
riportare
la
questione
sul
piano
dialettico-filosofico.
Un
teologo
infatti
non
avrebbe
problemi
a
rispondere,
peraltro
serenamente,
alla
questione:
il
concetto
di
bene
per
gli
uomini
non
è
uguale
a
quello
di
Dio
e
quello
umano
sarà
sempre
limitato
in
quanto
non
può
comprendere
la
totalità,
l’
assoluto
che
è
prerogativa
esclusiva
di
Dio.
Della
serie:
ciò
che
è
bene
per
noi
non
è
detto
che
lo
sia
per
Dio
e
viceversa.
L’onniscienza
è un
attributo
che
appartiene
soltanto
a
Dio.
Ma
l’onniscienza
e la
preveggenza,
il
fatto
cioè
che
Dio
conosca
ogni
singolo
avvenimento
che
accade
in
qualunque
angolo
dell’
universo
non
fanno
a
pugni
con
la
libertà
di
scelta,
il
famoso
e
tanto
inflazionato
“libero
arbitrio”?
Il
teologo
di
prima,
ora
corrugherebbe
quantomeno
la
fronte.
È
ben
conscio
del
fatto
che
la
Chiesa
abbia
cercato
di
dare
una
risposta
anche
a
questa
domanda
e
quindi
deve
soltanto
ripetere
la
frase
che
ha
imparato.
Il
fatto
che
Dio
sappia
in
anticipo
le
nostre
mosse
e
conosca
perfettamente
la
totalità
delle
nostre
azioni
non
inficia
la
nostra
libertà
di
scelta,
non
è in
antitesi
con
la
nostra
libertà
di
agire.
Certo,
per
l’esperto
di
teologia
ora
il
terreno
sta
diventando
più
duro.
Ma
lo
scacco,
a
mio
avviso
matto,
per
lui
deve
ancora
arrivare.
La
domanda
che
farei
a
questo
teologo
è la
seguente:
il
concetto
di
libertà,
da
un
punto
di
vista
ontologico
e
quindi
essenziale,
per
definizione,
può
soggiacere
a
qualche
limitazione,
impedimento
o a
qualsivoglia
imperfezione
che
lo
faccia
apparire
manchevole
di
qualcosa
e
quindi
imperfetto?
Io
credo
che
il
teologo
e
più
in
generale
la
maggior
parte
degli
esponenti
di
Chiesa
risponderebbe
di
no,
che
il
concetto
di
liberà
non
può
contenere
una,
seppur
minima,
imperfezione
o
limitazione.
Altrimenti
che
libertà
sarebbe?
Appunto.
E
qui,
cari
miei,
il
teologo
o
chi
per
lui,
si è
appena
tirato
la
zappa
sui
piedi.
Se
accetta
queste
premesse
insiste
alla
nozione
stessa
di
libertà,
la
conclusione
non
può
che
essere
una.
Lo
spunto
viene
proprio
da
quella
famosa
propria
ontologica
o
delle
essenze
che
S.
Anselmo
D’Aosta
utilizza
per
provare
l’esistenza
di
Dio.
Il
filosofo
scolastico
sostiene
il
fatto
che
l’
uomo
possieda
i
concetti
solo
di
ciò
che
ha
sperimentato
come
esistente.
Parte
quindi
dal
concetto
di
idea
di
perfezione
presente
in
noi
e
dall’
imperfezione
del
mondo
che
tuttavia
sperimentiamo
per
postulare
l’esistenza
di
un
ente
a
cui
quell’
idea
si
riferisca,
con
un
salto
logico
ed
ontologico
davvero
notevole.
Gli
risponderà
prontamente
Gaunilone
con
il
famoso
esempio
delle
isole
Beate,
che
per
quanto
possano
esistere
perfette
in
tutto
e
per
tutto
nella
mente
e
per
Anselmo
quindi
dovrebbero
avere
anche
una
valenza
concreta
nella
realtà
di
fatto
non
è
così.
Se
tutto
questo
risulta
insufficiente
e
inefficace
per
dimostrare
l’esistenza
di
Dio
perché
lo
scarto
è
troppo
elevato
e si
discosta
dal
metodo
logico
di
cui
vuole
avvalersi
non
bisogna
però
fare
l’
errore
di
“gettare
il
bambino
con
l’
acqua
sporca”.
Anselmo
ha
il
merito
di
aver
offerto
uno
strumento
metodologico,
una
chiave
di
cui
ci
si
può
avvalere
in
maniera
più
propria.
E
questa
maniera
è la
seguente:
se
il
concetto
di
libertà
e il
volere
stesso
non
può
soggiacere
a
nessun
tipo
di
limitazione,
imperfezione
o
sbavatura
che
sia,
il
fatto
che
Dio
conosca
già
tutto,
rende
improprio
e
illogico
poter
parlare
di
libertà.
Sarebbe
una
libertà
limitata,
quindi
non
libera.
Un
po’
come
guardare
una
finale
di
calcio
e
sapere
già
come
finisca
anche
se i
giocatori
non
lo
sanno.
I
giocatori,
si
dirà,
proprio
per
il
fatto
di
non
saperlo
giocano
per
vincere.
Certo
ma
sarebbe
comunque
un
imbroglio
e
una
limitazione
alla
libertà,
in
quanto
niente
potrebbe
cambiare
il
corso
degli
eventi
e
far
finire
la
partita
diversamente
da
come
finirà.
Lutero
questo
l’aveva
capito
benissimo,
sostenendo
la
dottrina
della
grazia.
È
solo
la
Grazia
di
Dio
che
può
salvare
l’
uomo,
Dio
la
sua
scelta
l’
ha
già
fatta
e si
può
soltanto
sperare
di
essere
stati
scelti
o,
appunto
pre-scelti,
verso
il
regno
dei
cieli
piuttosto
che
per
la
dannazione.
Tutto
questo
non
può
che
portare
ad
una
deriva
predestinazionista
e
determinista,
come
ineccepibile
conseguenza
logica.
Se
poi
pensiamo
al
fatto
che
per
Lutero
la
natura
umana
è
geneticamente
peccatrice
e
che
l’
uomo
non
può
liberarsi
con
alcun
mezzo
della
“coperta
peccaminosa”
che
lo
avvolge
intimamente
il
tutto
risulta
ancora
più
evidente.
Aggiungerei
un
ulteriore
elemento
di
riflessione
e
cioè
quello
relativo
ai
neonati
deceduti
senza
essere
battezzati
e
che
per
anni
la
Chiesa
ha
relegato
in
un
luogo
chiamato
“Limbo”,
un
luogo
neutro,
anonimo,
diversificato
e
creato
ad
hoc.
In
questo
caso
possiamo
parlare
di
libero
arbitrio?
Possiamo
parlare
di
libertà
del
volere
in
un
neonato,
un
bimbo
di
pochi
mesi
o di
qualche
anno
di
vita
che
muore
senza
aver,
di
fatto,
compiuto
nessuna
scelta
libera
ma
solo
scelte
obbligate
o
comunque
guidate?
Io
credo
che
per
tutte
queste
considerazioni
parlare
di
libero
arbitrio
in
un
contesto
cristiano
sia
quantomeno
contraddittorio
se
non
un’
aporia
vera
e
propria.