N. 122 - Febbraio 2018
(CLIII)
tra Cristianesimo e Islam nel Medioevo
storia di un incontro-scontro
di Piero Nabisso
Com’è
possibile
che
i
cristiani
–
definiti
da
Tacito
“nemici
del
genere
umano”
–
siano
riusciti
a
rendere
il
Cristianesimo
la
religione
dominante
e di
riferimento
per
un
intero
continente,
quello
europeo?
Lo
stesso
Giuseppe
Albertoni
ammette
che
per
gran
parte
dell’età
antica
il
Cristianesimo
è
stato
considerato
un
elemento
della
cultura
“orientale”
che
difficilmente
avrebbe
potuto
conciliarsi
con
i
valori
della
Roma
imperiale;
invece
questa
religione
di
matrice
“orientale”
è
riuscita
a
porre
delle
solide
basi
in
Occidente
contribuendo
a
forgiare
l’identità
dell’Europa
medievale.
È
pur
vero
che
nel
corso
del
IV
secolo
con
Costantino
prima
e
con
Teodosio
poi
il
Cristianesimo
divenne
la
religione
ufficiale
dell’Impero
Romano
ma è
anche
assodato
comunque
che
il
Cristianesimo
per
costituirsi
come
una
religione
universale
dovette
affrontare
un
processo
in
lungo
divenire.
In
primis
l’istituzionalizzazione
dell’identità
cristiana
dovette
passare
attraverso
la
costruzione
di
un
rigido
corpus
di
verità
dogmatiche
universalmente
condivise
e
accettate
mediante
concili
(basti
ricordare
come
esempio
il
Concilio
di
Nicea
del
325
che
affermò
la
consustanzialità
di
Cristo).
Altra
tappa
caratterizzante
il
processo
di
cristianizzazione
dell’Europa
fu
l’evangelizzazione
promossa
dall’alto
da
vescovi
e
metropoliti
e
dal
basso
dal
monachesimo,
ovvero
un
fenomeno
spontaneo
che
perseguì
una
via
personale
basata
sulla
preghiera
e
sull’ascesa.
Per
secoli
la
diffusione
del
Cristianesimo
nell’Europa
occidentale
(Irlanda,
Britannia,
zone
della
Germania
e
dei
Paesi
Bassi)
fu
opera
di
singoli
o di
piccoli
gruppi,
che
godevano
a
volte
dell’appoggio
dei
poteri
locali.
Se
in
questi
precedenti
casi
è
possibile
parlare
di
“conversione
con
la
parola”
ben
altra
forma
la
cosiddetta
“conversione
con
la
spada”
operata,
ad
esempio,
da
Carlo
Magno
nei
confronti
dei
Sassoni.
Giulia
Barone
la
definisce
“conversione
con
la
spada”
perché
si
verificò
una
strettissima
commistione
tra
conquista
militare
ed
evangelizzazione
durante
la
quale
il
re
franco
non
mostrò
alcuna
pietà
nei
confronti
dei
suoi
avversari
punendo
con
la
pena
di
morte
ogni
possibile
pagano
rimasto
fedele
alle
tradizioni
religiose
precedenti.
A
tal
proposito
vi è
un
capitolare
(Capitulatio
de
partibus
Sassoniae)
emesso
dal
sovrano
che
stabiliva
la
condanna
a
morte
per
chiunque
fosse
entrato
con
violenza
in
una
chiesa
e
l’avesse
bruciata
o
avesse
derubato
qualcosa
dall’interno
di
essa,
per
chiunque
non
avesse
rispettato
il
santo
digiuno
quaresimale,
per
chi
si
fosse
macchiato
del
delitto
di
un
ecclesiastico,
per
ogni
atto
di
cannibalismo
o di
caccia
alle
streghe,
per
chi
avesse
rifiutato
il
battesimo
rimanendo
pagano
ed
infine
per
chiunque
avesse
attuato
la
pratica
della
cremazione.
Un
ultimo
ma
non
per
questo
meno
importante
elemento
di
universalizzazione
cristiana
è
quello
determinato
dall’avvio
della
“monarchia
papale”
reso
possibile
attraverso
l’attuazione
di
diverse
riforme,
come
quella
gregoriana,
che
hanno
determinato
l’accentramento
del
potere
monarchico
del
pontefice
ma
che
al
tempo
stesso
hanno
portato
alla
formazione
di
“Due
Chiese
per
due
Europe
cristiane”,
la
prima
quella
d’Occidente
caratterizzata
dalla
preminenza
del
vescovo
di
Roma
e la
seconda,
quella
d’Oriente,
incentrata
invece
sulla
struttura
pentarchica.
Questa
frattura
è
indice
delle
difficoltà
che
l’aspirante
universalismo
cristiano
ha
dovuto
fronteggiare
a
causa
di
nuove
sfide
lanciate
dalla
presenza
di
altre
realtà
religiose
(eresie,
ebrei,
Islam)
che
erano
presenti
all’interno
di
quello
scenario
europeo
che
pian
piano
andava
delineandosi.
In
particolar
modo
ha
assunto
una
notevole
rilevanza
la
nascita
e
l’affermazione
dell’Islam
e la
sua
diffusione
non
soltanto
nello
scacchiere
orientale,
ma
anche
nel
cuore
dell’Europa
(Spagna
e
Sicilia).
Il
Cristianesimo
e
l’Islam
non
rappresentano
altro
che
due
religioni
di
matrice
orientale
che
nel
corso
dell’età
medievale
simboleggiano
una
contrapposizione
tra
Occidente
ed
Oriente
ma
al
tempo
stesso
una
contrapposizione
tra
due
Occidenti,
uno
cristiano
e
l’altro
musulmano,
con
una
sottile
e
diacronicamente
mutevole
linea
di
demarcazione.
Il
convulso
aspetto
interreligioso
suddetto
non
deve
essere
visto
come
una
sfera
del
tutto
separata
da
quell’Europa
in
via
di
formazione
dal
punto
di
vista
politico,
culturale
e
sociale,
perché
il
dualismo
Cristianesimo
–
Islam
si
ripercuote
fortemente
anche
in
questi
ultimi
ambiti
(basti
ricordare
il
contesto
delle
crociate
in
cui
molto
spesso
gli
interessi
politici
erano
preminenti
anche
se
maggiormente
celati
rispetto
a
quelli
religiosi).
Giovanna
Calasso
intelligentemente
mette
in
risalto
la
questione
di
come
l’Islam
sia
riuscito
ad
imporsi
in
una
configurazione
geopolitica
di
un
Europa
in
cui
ancora
la
cristianità
non
era
unificata
nel
Sacro
Romano
Impero;
una
religione
che
cercò
di
convogliare
l’Europa
nel
Dar
al-islam
(casa
dell’Islam),
ovvero
un
ecumene
islamico
in
cui
non
fosse
presente
il
dualismo
tra
potere
temporale
e
potere
spirituale
presente
nel
mondo
cristiano,
personificato
rispettivamente
dalle
figure
dell’imperatore
e
del
papa,
ma
il
cui
tutto
confluiva
nelle
mani
di
un’unica
persona,
quella
del
califfo.
Le
aree
europee
che
videro
la
presenza
islamica
furono,
dunque,
quelle
della
Sicilia
(IX-XII
secolo)
e
della
Penisola
Iberica
(VIII-XV
secolo);
inoltre
la
presenza
islamica
nel
Nord
Africa
rappresentò
per
secoli
una
delle
maggiori
minacce
all’Europa
cristiana
da
parte
degli
“infedeli”.
Dal
711
al
1492
la
Spagna
ha
avuto
tre
quarti
del
suo
territorio
caratterizzati
dalla
presenza
islamica,
anche
se a
partire
dall’XI
secolo
ha
visto
quest’area
sempre
più
ridursi
fino
a
comprendere,
dalla
battaglia
di
Las
Navas
de
Tolosa
del
1212,
il
solo
regno
di
Granada,
destinato
a
crollare
nel
medesimo
anno
della
scoperta
dell’America
di
Cristoforo
Colombo.
La
Spagna
divenne
per
tale
ragione
luogo
d’incontro
e di
scontro
ma
anche
luogo
di
avvio
del
tentativo
islamico
di
penetrare
fino
al
cuore
dell’Europa.
Chi
poteva
difendere
l’Europa
cristiana
da
tale
attacco
e al
tempo
contrastare
efficacemente
questi
“maledetti
saraceni”
se
non
quello
che
da
molti
storici
venne
definito
il
“padre
d’Europa”?
In
realtà
le
motivazioni
che
spinsero
Carlo
Magno
ad
agire
contro
i
mori
furono
ben
più
complesse
rispetto
alla
mera
motivazione
religiosa
poiché
con
il
pretesto
della
difesa
contro
gli
infedeli
il
sovrano
cercò
di
aumentare
il
proprio
prestigio
militare
cercando
di
occupare
un’importante
zona
strategica
com’era
la
regione
pirenaica.
Dopo
aver
raso
al
suolo
la
città
basca
di
Pamplona,
sulla
via
di
ritorno
accadde
quell’episodio
che
a
lungo
è
stato
enfatizzato
dalla
letteratura
epica
rendendo
la
battaglia
di
Roncisvalle
come
un’azione
bellica
fortemente
identitaria
in
cui
si
vide
contrapposto
il
drammatico
scontro
tra
il
mondo
cristiano
da
una
parte
e
quello
islamico
dall’altra.
La
sconfitta
di
Roncisvalle
del
778
viene
considerata
come
l’emblema
del
sacrificio
eroico
del
paladino
cristiano
disposto
a
morire
in
difesa
della
loro
fede.
Questo
sentimento,
che
sembra
essere
il
preludio
dello
spirito
crociato,
è
incarnato
nel
personaggio
principale
della
Chanson
de
Roland,
il
paladino
Orlando,
il
quale
a
causa
del
tradimento
del
patrigno
Gano,
dopo
essere
stato
ferito
mortalmente,
decide
di
morire
in
terra
nemica
«verso
la
Spagna
rivolto
il
suo
viso»
da
vincitore.
Nei
versi
in
cui
viene
descritta
la
morte
di
Orlando
il
poeta
esplica
i
sentimenti
complementari
dell’ideale
paladino
cristiano:
la
nostalgia
e il
ricordo
delle
tante
vittorie
ed
imprese
che
l’hanno
visto
protagonista
nel
corso
della
sua
vita
terrena
e,
contemporaneamente,
l’abbandono
fiducioso
in
Dio
consapevole
che
il
suo
martirio
non
è
stato
vano
perché
sicuro
di
avere
l’anima
salva
e
purificata,
insomma
sicuro
della
sua
redenzione.
La
realtà,
però,
fu
ben
diversa
da
quella
narrata
dal
poema
poiché
la
sconfitta
patita
dai
franchi
a
Roncisvalle
fu
opera
non
degli
arabi
ma
dei
baschi.
La
letteratura
epica
presentando
la
battaglia
di
Roncisvalle
con
quest’antitesi
tra
le
due
grandi
religioni
dell’età
medievale
fu
funzionale
alla
costruzione
di
un’identità
cristiana
in
un’Europa
che
ormai
respirava
la
nuova
atmosfera
culturale
delle
crociate
e
della
Reconquista.
Roncisvalle
divenne,
dunque,
nell’ottica
medievale
l’evento
che
poteva
delineare
un’Europa
che
avrebbe
potuto
essere
e
che
invece
non
è
stata:
un’inevitabile
preludio
ad
un’islamizzazione
dell’Europa
che
in
realtà
venne
impedito
dallo
spirito
combattente
dei
“soldati
di
Cristo”
che
ebbero
come
modello
ispiratore
Orlando
e il
suo
sacrificio.