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N. 22 - Ottobre 2009
(LIII)
La negazione di Dio
Ferdinando II di Borbone e “la crisi degli zolfi sicilani"
di Ivan D'Addario
Guido
Landi,
nel
suo
"Istituzioni
di
diritto
pubblico
nel
Regno
delle
Due
Sicilie"
scrisse
che
tale
regno
"fu
considerato,
sino
alla
vigilia
della
sua
dissoluzione,
una
forte
costruzione
politica:
pari
almeno
al
Regno
di
Sardegna
e
superiore
a
tutti
gli
altri
stati
italiani".
La
legislazione
tecnicamente
e
formalmente
accurata
si
ispirava
al
modello
della
Francia
Napoleonica,
il
più
progredito
del
secolo.
Lo
storico
inglese
Bolton
King
sostenne
che
nessuno
stato
in
Italia
poteva
vantare
istituzioni
così
progredite
come
quelle
del
Regno
delle
Due
Sicilie.
Tuttavia
Lord
Gladstone,
non
la
pensava
allo
stesso
modo
definendo
il
Regno
delle
Due
Sicilie
“la
negazione
di
Dio”,
aprendo
una
vera
e
propria
campagna
denigratoria
volta
a
delegittimare
il
regno
di
Ferdinando
II
di
Borbone.
Dietro
tale
campagna
denigratoria
perpetrata
dalla
Gran
Bretagna
ai
danni
delle
Due
Sicilie
si
celavano
questioni
legate
alla
politica
internazionale
e
agli
accordi
commerciali
stipulati
dai
due
paesi.
Nel
1800
l
‘Inghilterra
opprimeva
con
la
sua
politica
imperialista
i
popoli
dell’Irlanda,
dell’India
e
delle
isole
dello
Jonio.
Quando
la
Cina
nel
1839
decretò
il
divieto
di
importazione
dell’oppio
da
parte
della
Compagnia
Inglese
delle
Indie
orientali
per
tutelare
la
propria
popolazione,
il
ministro
degli
esteri
Palmerston
ordinò
lo
sbarco
di
alcuni
marinai
inglesi
con
l’intenzione
di
provocare
disordini
che
puntualmente
si
verificarono.
A
seguito
dell’intervento
della
flotta
britannica
Hong
Kong
fu
occupata
e
ceduta
in
seguito
alla
Gran
Bretagna
col
trattato
di
Nanchino
del
1842
divenendo
un
porto
franco
per
l’importazione
dell’oppio.
In
India
gli
inglesi
imposero
la
vendita
di
stoffe
di
cotone
prodotte
in
Inghilterra
eliminando
dal
mercato
indiano
la
produzione
locale.
In
Inghilterra
nelle
miniere
di
carbone
venivano
impiegati
donne
e
bambini
per
tirare
i
vagoni
poiché
il
loro
costo
è
inferiore
al
mantenimento
dei
cavalli...
Ferdinando
di
Borbone
nacque
a
Palermo
il
12
gennaio
1810,
durante
gli
anni
dell’esilio
Borbonico
dovuta
all’invasione
francese
nel
Regno
di
Napoli
(1806-1815).
Il
re
crebbe
ascoltando
in
famiglia
le
forti
lamentele
contro
gli
inglesi
che
col
pretesto
di
proteggere
i
Borboni
in
Sicilia,
cercavano
di
pilotare
la
politica
napoletana
secondo
gli
interessi
del
governo
britannico.
In
seguito,
e
precisamente
dopo
la
restaurazione,
a
causa
dei
condizionamenti
imposti
dagli
alleati
e
dalla
rivoluzione
del
1820
Ferdinando
vide
nuovamente
il
regno
occupato,
questa
volta
dagli
austriaci.
Non
deve
sorprendere
pertanto
se
nel
giovane
Ferdinando
maturi
un
forte
sentimento
di
indipendenza
del
regno,
lontano
da
ogni
condizionamento
esterno.
L’ascesa
al
trono
del
Regno
delle
Due
Sicilie
l’8
novembre
1830
ad
appena
vent’anni,
determinò
una
ventata
di
entusiasmo
paragonabile
a
quella
che
si
ebbe
nel
1734
con
Carlo
di
Borbone
e
sin
dai
primi
anni
del
suo
governo
le
potenze
europee
si
accorsero
che
il
giovane
re
non
sarebbe
stato
facilmente
manovrabile.
Il
nuovo
re
non
sarebbe
stato
né
filo-francese
né
filo-inglese
ma
esclusivamente
duosiciliano.
Egli
diede
immediata
prova
di
determinazione
e di
un
preciso
piano
di
governo
mirato
alla
riorganizzazione
del
proprio
Stato,
alla
riduzione
del
debito
pubblico,
al
potenziamento
dell’esercito
e
della
marina
duo-siciliana
(quella
commerciale
terza
al
mondo
dopo
Inghilterra
e
Francia)
nonché
allo
sviluppo
industriale
e al
miglioramento
dell’ordine
pubblico.
Il
re
con
una
serie
di
viaggi
prese
contatto
con
le
popolazioni
delle
province,
esaminando
personalmente
i
problemi
locali
e
promovendo
numerosi
interventi.
Ferdinando
cercò
sempre
di
sottrarre
il
proprio
stato
dalle
mire
imperialiste
di
Inghilterra
e
Francia,
che
avevano
in
quel
tempo
numerosi
interessi
nel
Mediterraneo.
Il
sovrano
duosiciliano
adottò
inoltre
un
modello
politico-economico
di
tipo
protezionistico,
ispirandosi
in
gran
parte
al
modello
francese
di
Jean-Baptiste
Colbert
che
aveva
consentito
lo
sviluppo
dell’industria
transalpina.
Parte
della
storiografia
ha
considerato
il
governo
di
Ferdinando
II
come
l’artefice
di
un
progressivo
isolamento
internazionale
del
Regno
delle
Due
Sicilie.
Secondo
un’espressione
frequentemente
ripetuta
nel
regno,
Ferdinando
II
come
padre
dei
suoi
sudditi
aveva
introdotto
nel
suo
paese
pace,
abbondanza,
e
giustizia.
La
sua
volontà
di
migliorare
e
modernizzare
il
proprio
apparato
industriale
(il
regno
vantava
la
costruzione
dei
più
grandi
cantieri
navali
d’Europa),
sotto
il
diretto
controllo
dello
Stato
portò
in
beve
il
regno
a
vantare
la
costruzione
delle
prime
industrie
italiane,
soprattutto
del
settore
tessile
e
metallurgico.
Anche
l’agricoltura
e
l’allevamento
vengono
sviluppate
attraverso
la
creazione
di
appositi
centri
studi
statali
e un
sistema
di
finanziamento
alla
piccola
proprietà
rappresentata
dai
Monti
Frumentari.
Mentre
l’impero
britannico
imponeva
con
l’uso
della
forza
e
dietro
la
minaccia
della
sua
flotta
militare
la
propria
politica
commerciale,
il
regno
di
Ferdinando
II
fu
un
regno
pacifico,
amante
della
pace
e
lontano
da
mire
espansionistiche
o
imperialiste
che
permise
iniziative
scientifiche
e
culturali
di
ampio
respiro
e
libertà.
Con
Feridnando
II
il
consuetudinario
rapporto
anglo-borbonico
entrò
in
crisi
a
causa
della
questione
degli
zolfi
della
Sicilia.
Il
re
duosiciliano
a
causa
di
un
calo
dei
prezzi
dovuta
alla
sovrapproduzione
decise
di
sottrarre
la
produzione
dello
zolfo
siciliano
(unica
in
Europa)
agli
inglesi
-i
quali
ne
disponevano
a
piacimento
e in
regime
di
monopolio
sin
dal
1816-
stipulando
un
vantaggioso
contratto
con
la
società
francese
Taix-Aycard
che
già
qualche
anno
prima
ne
aveva
fatto
richiesta.
Il
governo
britannico
non
limitandosi
alle
sole
proteste
inviò
una
squadra
navale
nel
golfo
di
Napoli,
alcune
navi
mercantili
battenti
bandiera
duosiciliana
vennero
intercettate
e
scortate
fino
a
Malta.
Ferdianando
II
per
tutta
risposta
intimò
l’embargo
a
tutte
le
navi
inglesi
sorprese
nelle
acque
territoriali
del
suo
regno
e
inviò
contemporaneamente
un
contingente
di
12.000
uomini
in
Sicilia
pronti
a
intervenire.
Il
21
luglio
1840
grazie
alla
mediazione
del
re
di
Francia
Luigi
Filippo
e
del
Metternich
venne
annullato
il
contratto
con
i
Francesi
previo
risarcimento
dei
danni
agli
inglesi.
Gli
zolfi
siciliani
non
furono
tuttavia
l’unico
motivo
di
attrito
tra
l’Inghilterra
e le
Due
Sicilie.
A
complicare
i
rapporti
tra
i
due
stati
aveva
già
contribuitola
comparsa
di
un’isoletta
a
circa
40
km
dalla
costa
siciliana
nel
1831.
L’isoletta
suscitò
subito
l’interesse
di
Gran
Bretagna
e
Francia,
che
nel
Mar
Mediterraneo
cercavano
punti
strategici
per
gli
approdi
delle
loro
navi,
sia
mercantili
che
militari.
L’Inghilterra,
trovandosi
col
suo
ammiraglio
sir
Percival
Otham
in
prossimità
dell’isola,
vi
prese
subito
possesso
in
nome
della
Corona
Britannica
e in
agosto
giunse
sul
posto
il
capitano
Jenhouse,
che
piantandoci
la
bandiera
britannica,
la
ribattezzò
isola
“Graham”.
Successivamente
i
francesi
intervenuti
per
effettuare
rilievi
e
ricognizioni
la
ribattezzarono
“Iulia”
in
riferimento
alla
sua
comparsa
avvenuta
nel
mese
di
luglio.
Questi
avvenimenti
causarono
inevitabilmente
il
malcontento
e le
proteste
degli
abitanti
del
Regno
delle
Due
Sicilie,
che
assieme
a
quelle
del
capitano
Corrao
arrivarono
ai
Borbone.
Si
propose
quindi
di
nominare
l’isola
“Corrao”,
chiedendo
inoltre
al
re
provvedimenti
contro
l’ingerenza
inglese
nelle
acque
territoriali
duosiciliane.
Ferdinando
II,
inviò
allora
sul
posto
la
corvetta
“Etna”
al
comando
del
capitano
Corrao
il
quale,
arrivato
sull’isola,
piantò
la
bandiera
borbonica
ribattezzandola
“Ferdinandea”
in
onore
del
sovrano.
Verso
la
fine
d’ottobre
del
1831
il
governo
borbonico
inviò
ai
governi
di
Gran
Bretagna
e
Francia
una
memoria
con
la
quale
oltre
a
informare
i
due
paesi
dell’accaduto,
sottolineò
che
a
norma
del
diritto
internazionale
la
nuova
terra
apparteneva
di
diritto
alla
Sicilia.
Tuttavia
i
due
governi
a
quanto
pare
non
fornirono
alcuna
risposta
ai
duosiciliani
aprendo
così
una
frattura
tra
le
relazioni
diplomatiche
degli
stati,
tutti
interessati
a
garantirsi
la
proprietà
dell’isola
nel
Mediterraneo.
Nel
dicembre
dello
stesso
anno
fortunatamente
l’isoletta
si
inabissò
evitando
quello
che
si
verificherà
nel
1992
tra
l’Inghilterra
e
l’Argentina
per
le
Falkland
(o
Malvinas).
A
creare
scompiglio
tra
i
due
paesi
non
ci
furono
soltanto
questioni
di
politica
internazionale
ma
anche
di
carattere
familiare.
Il
fratello
del
re,
Carlo
principe
di
Capua
si
rese
protagonista
infatti
di
una
fuga
d’amore
con
una
protestante
inglese
parente
di
Lord
Palmerston.
I
due
si
sposarono
a
Malta
e
Ferdinando
contrario
al
matrimonio
escluse
i
due
amanti
dalla
famiglia
reale
con
tutte
le
conseguenze
che
ne
derivavano
suscitando
l’ira
del
governo
britannico.
Come
se
non
bastasse
nel
1851
Ferdinando
II
decise
di
concedere
ad
alcune
navi
russe
l’uso
dei
porti
delle
Due
Sicilie.
A
seguito
di
tale
decisione
l’Inghilterra
si
vide
minacciare
seriamente
la
sua
egemonia
nel
Mediterraneo
basti
pensare
che
nello
stesso
anno
maturò
uno
stato
di
tensione
tra
Turchia
e
Russia
che
cercava
di
allargare
la
sua
influenza
nei
Balcani.
La
Gran
Bretagna
ritenendo
la
questione
degli
zolfi
e
più
in
generale
la
condotta
politica
di
Feridnando
II
come
oltraggiose
si
impegnò
a
screditare
le
Due
Sicilie
attraverso
una
vera
e
propria
campagna
denigratoria.
Il
17
luglio
1851
il
governo
britannico
fa
diffondere
in
tutte
le
ambasciate
europee
una
lettera
del Gladstone
inviata
a
Lord
Aberdeen
nella
quale
si
legge
che
il
Regno
delle
Due
Sicilie
è
ritenuto
"la
negazione
di
Dio
eretta
a
sistema
di
governo".
La
pubblicazione
della
lettera
sui
più
famosi
giornali
europei
produsse
l’effetto
sperato
dalla
Gran
Bretagna
dando
un
immagine
negativa
del
Regno
duosiciliano
a
tutta
l’Europa.
Il
Gladstone
mosse
tali
accuse
al
governo
duosiciliano
riferendosi
a
una
sua
presunta
visita
alle
carceri
napoletane
dove
erano
detenuti
alcuni
capi
della
rivolta
del
15
maggio
1848.
Il
Gladstone
si
recò
a
Napoli
nel
1888
dopo
l’annessione
al
Regno
d’Italia
e in
tale
occasione
confessò
ai
vertici
del
Partito
Liberale
di
non
aver
mai
messo
piede
in
nessun
carcere
delle
Due
Sicilie
ma
che
scrisse
tali
accuse
su
incarico
di
Lord
Palmerston
per
screditare
il
regno.
Il
Lord
britannico
era
venuto
nel
Mezzogiorno
per
seguire
le
vicende
del
processo
tenutosi
presso
la
Gran
Corte
Criminale
di
Napoli
contro
i
rivoltosi
del
‘48,
ma
in
tale
occasione
neanche
lui
visitò
alcun
carcere.
Riferimenti
bibliografici:
A.
Spagnoletti,
Storia
del
Regno
delle
Due
Sicilie;
Bologna
1997
A.A.V.V,
La
storia
proibita;
Napoli
2001
A.
Pagano,
Due
Sicilie
1830-1880;
Lecce
2002
S.
Trevisani,
Borboni
e
briganti;
Lecce
2002
F.
Mastroberti,
Tra
scienza
e
arbitrio.
Il
problema
giudiziario
e
penale
nelle
Sicilie
dal
1821
al
1848;
Bari
2005
P.
Colletta;
Storia
del
Reame
di
Napoli;
G.
Landi;
Istituzioni
di
diritto
pubblico
del
Regno
delle
Due
Sicilie.
M.
Herman;
Napoli
al
tempo
di
re
Bomba;
Napoli
1995
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Archeologia e Storia
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