N. 50 - Febbraio 2012
(LXXXI)
la crisi dell'antico regime - parte I
la crisi economica e sociale
di Fabrizio Moro
Nel
corso
del
Settecento
la
vita
trionfa
sulla
morte
e un
vigoroso
accrescimento
demografico
offre
nuove
braccia
alla
terra,
le
favorevoli
condizioni
climatiche
permisero
di
soddisfare
l'accresciuta
domanda,
la
pace
interna
e
internazionale,
l'arrivo
dell'oro
brasiliano
contribuirono
a
dare
stabilità
al
sistema
economico
e
rinforzarono
le
esportazioni.
La
società
contadina
viene
idealizzata
come
fondamento
del
benessere
e
dell'ordine
sociale.
Ma è
proprio
la
velocità
di
questo
mutamento
a
dare
scacco
a
tutto
il
sistema.
Quando
il
12
maggio
1776
Luigi
XVI,
da
pochi
mesi
salito
al
trono
di
Francia,
decise
di
licenziare
Turgot
ministro
delle
finanze,
uno
stato
di
generale
soddisfazione
si
diffuse
in
seno
alla
corte.
L'aristocrazia
e il
parlamento
trionfavano
sul
ministro
che
più
di
ogni
altro
aveva
tentato
di
porre
mano
al
dissestato
e
traballante
apparato
istituzionale
e
finanziario
dell'antico
regime.
Le
riforme
avviate
furono
subito
liquidate
e
dei
vasti
disegni
di
generale
rinnovamento
dello
stato
che
questo
ministro
aveva
proposto
non
rimase
che
un
incerto
ricordo.
L'opinione
dei
ceti
medi
non
rimpianse
Turgot,
ma
alle
menti
più
illuminate,
ai
filosofi
e
agli
economisti
che
avevano
animato
il
dibattito
politico
dell'illuminismo,
ai
più
tenaci
assertori
del
dispotismo
illuminato
parve
chiaro
che
la
politica
delle
riforme
era
ormai
sconfitta
per
sempre.
Il
dibattito
intellettuale
e
politico
sarebbe
ormai
languito
per
anni
mentre
la
grande
stagione
dei
lumi
si
avviava
al
tramonto
e
con
essa
declinava
anche
la
prosperità
e la
floridezza
economica
del
regno.
La
Francia
entrava
in
un
grave
periodo
di
recessione.
Al
XVIII
secolo,
epoca
di
decollo
del
capitalismo
europeo
e di
grande
espansione
economica,
la
Francia
si
era
affacciata
con
un
apparato
istituzionale,
sociale
e
politico
inadeguato.
Fin
dagli
ultimi
decenni
del
Seicento
il
sistema
assolutistico
di
Luigi
XIV,
sorto
e
affermatesi
in
un
periodo
di
stagnazione
economica,
non
aveva
mancato
di
porre
seri
ostacoli
al
riaprirsi
della
favorevole
congiuntura
e
anzi
ne
aveva
ritardato
i
positivi
effetti
sulla
economia
francese.
Le
guerre
incessanti,
le
inestinguibili
esigenze
di
danaro
dello
stato,
l'espulsione
degli
attivi
ceti
borghesi
seguita
alla
revoca
dell'editto
di
Nantes
(1697),
avevano
mantenuto
entro
ristretti
orizzonti
l'economia
del
paese.
Tuttavia
dopo
la
morte
del
Re
Sole
(1715)
i
sintomi
della
ripresa
cominciarono
a
farsi
sentire.
Un
vigoroso
accrescimento
demografico
offrì
nuove
braccia
alla
terra,
le
favorevoli
condizioni
climatiche
permisero
di
soddisfare
l'accresciuta
domanda,
la
pace
interna
e
internazionale,
l'arrivo
dell'oro
brasiliano
contribuirono
a
dare
stabilità
al
sistema
economico
e
rinforzarono
le
esportazioni.
Intorno
agli
anni
'30
il
ricordo
delle
crisi
di
sussistenza
che
avevano
tormentato
il
regno
di
Luigi
XIV,
riducendo
in
modo
pauroso
la
vita
media,
era
ormai
lontano...
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