contemporanea
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A PROPOSITO DI CRAXI
IL RAPPORTO CON I MASS MEDIA
NELL’ERA DELL'APPARIRE
di Bianca Crisciotti
Craxi viene eletto segretario del
Partito Socialista nel 1976, assumendo
la guida di una compagine politica che
stentava a trovare una direzione
unitaria, un’identità forte e uno spazio
autonomo tra Democrazia Cristiana e
Partito Comunista. Nonostante la
provenienza da un gruppo minoritario,
Craxi riesce in pochi anni a imporre la
propria leadership nel partito puntando
su di un forte dinamismo e pragmatismo.
Il neosegretario si dedica
progressivamente a una ristrutturazione
interna, con lo snellimento della
burocrazia, e a una revisione ideologica
del partito che possa renderlo la nuova
alternativa di sinistra. Il diverso
corso è segnato anche dalla modifica del
simbolo, il quale vede rilegati i
tradizionali falce, martello e libro, in
basso, rispetto al grande garofano posto
in alto. La decisione di modificare il
simbolo è sintomo di una particolare
attenzione del leader socialista verso
ciò che riguarda la sfera dell’immagine.
Craxi infatti, appena divenuto
segretario, assegna due incarichi:
nomina il responsabile e il segretario
amministrativo per il settore
cultura-spettacolo. In questo modo due
settori chiave saranno gestiti da due
autonomisti, Guadalupi e Martelli. Craxi
comprende che nella “società dello
spettacolo” non si può fare politica
senza comparire spesso e senza dare
prova del proprio attivismo.
Nonostante sia sottovalutato da molti,
al nuovo segretario vengono riconosciute
doti quali tenacia e grinta, una grinta
che può spesso trasformarsi in
aggressività. È per questo che Craxi non
desta da subito particolari simpatie
negli ambienti dei quotidiani più
seguiti. Il Manifesto lo chiama «Bettino
l’americano», amico di Kissinger e
Montanelli; La Repubblica lo
definisce «il tedesco del Psi» per il
suo essere un lavoratore instancabile,
«efficiente come un governatore della
California», ma anche per una certa
irruenza. Sembra quindi proprio la
stampa a dare il via al processo di
“creazione del personaggio” del
neosegretario socialista.
Il processo di personalizzazione della
leadership, legato alla
spettacolarizzazione e alla
mediatizzazione della politica, investe
lentamente la maggior parte dei partiti
e risponde all’esigenza di catturare un
nuovo voto di opinione sempre più legato
alle logiche della comunicazione e a
programmi politici generici. Tutto ciò è
correlato all’evoluzione della società
italiana: gli anni Ottanta rappresentano
l’epoca del benessere e del progresso,
una sorta di “secondo miracolo”
italiano, dopo il decennio precedente
segnato dal terrorismo rosso e nero,
nonché dalla crisi economica a seguito
dello shock petrolifero del 1973.
Avviene un vero e proprio ripiegamento
nel privato, nella ricerca del successo
personale, rispetto all’impegno civile e
politico che aveva caratterizzato gli
anni Settanta. Tale tendenza non può che
ripercuotersi anche sulla politica,
dalla quale ci si aspetta un
atteggiamento determinato e risoluto nel
guidare l’Italia in questo momento di
ritrovata agiatezza.
A livello internazionale non passano
inosservati Margareth Thatcher e Ronald
Reagan: entrambi hanno un programma
chiaro e agiscono con risolutezza. La
«lady di ferro» inglese porta avanti un
piano di ristrutturazione economica,
d’impronta neoliberista, che mira a
risollevare il Regno Unito dalla crisi.
Negli Stati Uniti Reagan raccoglie
consensi grazie al suo approccio
intraprendente ai problemi di politica
estera e grazie alla rilevanza data al
sentimento patriottico. In tale
direzione si orienta anche la
comunicazione del presidente, il quale è
molto a suo agio sotto i riflettori: i
richiami alla sfera religiosa, alla
superiorità morale americana e la
tendenza alla battuta sono elementi
imprescindibili dei suoi discorsi.
In Italia colui che sembra incarnare le
doti di «decisionismo» e fermezza è
Bettino Craxi; i nuovi strumenti che
l’ambiente mediale mette a disposizione
non sfuggono al leader socialista, che
come già è stato detto comprende la
necessità di portare sul piano della
comunicazione l’atteggiamento assunto
nell’attività politica.
La
televisione, il medium per eccellenza
dal suo esordio negli anni Cinquanta, si
presta perfettamente alle nuove esigenze
della comunicazione politica; durante le
elezioni del 1983 lo spot elettorale a
pagamento, utilizzato in modo parziale
dalla fine degli anni Settanta, è in
questa circostanza uno dei principali
protagonisti. È l’esempio lampante di
quanto la comunicazione sia ormai legata
all’immagine, ai gesti e allo slogan di
ogni singolo leader e candidato. Il
Partito Socialista e la Democrazia
Cristiana insistono sulla
personalizzazione dei loro segretari e
investono molto sul nuovo strumento
degli spot. Lo stesso Craxi è
protagonista di diversi spot in cui
espone gli intenti e le idee del proprio
partito.
Proprio nel 1983 Craxi diventa
Presidente del Consiglio: da questo
momento in poi il già travagliato
rapporto con la stampa tenderà a
peggiorare. Non è soltanto definito «il
monarca del Psi», «il
Führer
italiano», ma in alcuni casi tra il
premier e la stampa si aprono delle vere
e proprie battaglie.
Un episodio da ricordare è senz’altro la
tempesta scatenata dal Corriere della
Sera di Cavallari nel 1984. Il 20
gennaio il Consiglio dei Ministri aveva
nominato il democristiano Piga
presidente della Commissione di
Controllo della Borsa e delle Società.
Il giorno dopo il quotidiano milanese
lascia intendere che il ministro
competente, Goria, ha «subìto»
l’indicazione di Craxi.
Contemporaneamente viene annunciato un
accordo tra Dc e Psi per la conferma di
Nesi alla Presidenza della Banca
nazionale del lavoro. «Due più due fa
quattro», pensa l’ambiente
politico-giornalistico, e così scoppia
il caso. Di lì a poco una sentenza del
Tribunale di Roma condanna Cavallari a
cinque mesi di reclusione e a cento
milioni di multa per aver diffamato il
Psi.
Altra circostanza che porta a uno
scontro aperto tra il Presidente del
Consiglio e i maggiori quotidiani, è la
crisi di Sigonella del 1985. Buona parte
della stampa mette in continua
discussione l’operato del governo
durante gli eventi che vanno dal
sequestro della nave da crociera Achille
Lauro fino all’affaire Sigonella.
Repubblica in particolare attacca con
parole dure sia Craxi che l’allora
ministro degli Esteri Andreotti,
definendo la gestione del governo come
un vero «inghippo all’italiana».
Non mancheranno le grintose risposte del
Presidente del Consiglio nei confronti
di questi attacchi; Craxi affermerà che
gli operatori dell’informazione hanno
avuto reazioni eccessivamente emotive,
mettendo in moto un circo mediatico che
ha soltanto rischiato di compromettere
l’immagine dell’Italia nel panorama
internazionale.
Nei suoi discorsi il Presidente del
Consiglio utilizza un linguaggio
particolarmente chiaro e diretto,
utilizza numerose metafore per rendere i
concetti più incisivi; fa inoltre ampio
uso delle pause per aumentare il senso
di attesa e dare l’impressione di essere
una persona comune, e non un
comunicatore di mestiere.
Craxi è spesso animato da una forte
vis polemica, ma l’impressione è
quella di voler mantenere una certa
calma e fermezza anche in situazioni di
tensione. In alcuni casi però non
mancano espressioni colloquiali di
indignazione, «ma smettila, ma piantala,
ma lasciami parlare»; inoltre vuole
«chiamare le cose con il loro nome»
quando desidera essere del tutto franco.
Tutto ciò fa comprendere quanto ormai i
linguaggi della politica e
dell’informazione stiano cambiando in
direzione di una generale
spettacolarizzazione. Craxi è senz’altro
uno dei primi leader a prendere
coscienza dei cambiamenti in atto,
sperimentando personalmente, e
all’interno del proprio partito, nuovi
registri comunicativi.
Riferimenti bibliografici:
E. Scalfari, Inghippo all’italiana,
13 ottobre, in “Repubblica”.
G. Statera, La politica spettacolo.
Politici e mass media nell’era
dell’immagine, Mondadori, Milano
1986.
I. Pietra, E adesso Craxi: Un
ritratto politico, Rizzoli, Milano
1990.
S. Colarizi e M. Gervasoni, La cruna
dell’ago. Craxi, il Partito socialista e
la crisi della repubblica, Laterza,
Roma-Bari 2005.
Bettino Craxi: Discorsi parlamentari
1969-1993,
a cura di G. Acquaviva, Serie voci dal
Parlamento, Laterza, Roma-Bari 2007.
A. M. Banti, L’età contemporanea
dalla Grande Guerra a oggi, Laterza,
Roma-Bari 2009.
E. Novelli, Le campagne elettorali in
Italia. Protagonisti, strumenti, teorie,
Laterza, Bari-Roma 2018. |