arte
CERAMICA ITALIOTA A FIGURE ROSSE
UN CRATERE APULO AL "THE MET"
di Eleonora Cossu
Il cratere a colonnette apulo (338
a.C.), conservato al Metropolitan Museum
of Art di New York, appartiene alla
ceramica italiota a figure rosse ed è
prodotta in argilla depurata modellata
al tornio. La tecnica decorativa ha alle
spalle una lunga tradizione, è infatti
mutuata dalla ceramica attica che
sperimenta per la prima volta questo
sistema decorativo attorno al 530-525
a.C. Il procedimento consiste nel
dipingere il vaso interamente nero,
lasciando a risparmio le figure. I
colori sovradipinti, bianco, giallo e
rosso, potevano essere applicati sugli
ornati vegetali e sulle figure.
.
Faccia principale del cratere apulo
Il cratere dipende dal genere detto
fliacico per l’intento ironico che si
avverte su entrambe le facce. La scena
principale mostra un artista, che
risulta essere un bronzista, mentre
rifinisce la criniera del leone della
scultura posta su un alto basamento, ed
è aiutato da un attendente. Il tutto si
svolge al cospetto di alcune divinità,
infatti in alto Zeus si volge a
osservare con stupore ciò che avviene
sulla terra mentre Nike, col braccio
abbassato, attende il compimento
dell’opera per incoronare l’artista.
La scena avviene all’interno di un
tempio identificabile grazie a una
colonna e una phiale appesa,
entrambe sul lato sinistro del vaso. In
basso a destra Eracle in persona,
imberbe e in età giovanile, che compare
alle spalle dell’artista, ha perso la
sua eroicità. Il semidio, posto su un
piano intermedio fra i viventi e le
divinità, arresta il passo
all’improvviso e osserva stupefatto il
compimento della statua.
La scultura con la clava, l’arco e la
pelle di leone, è stata più volte
identificata semplicemente come Eracle,
in realtà, a un’osservazione più
attenta, si nota che i tratti del volto
della stessa non sono idealizzati, ma si
riferiscono a una fisionomia particolare
e differiscono anche dai lineamenti del
volto della divinità come vedremo.
Secondo Paolo Moreno la scultura
raffigurata sul cratere sarebbe in
bronzo con dell’oro sulle ciocche per
simulare il biondo. A questo proposito è
stata citata la tecnica per la
realizzazione della pelle del leone,
cioè mediante una fusione di cera
sovrapposta direttamente alla massa.
Secondo tale ipotesi il carattere della
cera sarebbe espresso oltre che dal
colore anche dall’indicazione tecnica
dei “chiodi distanziatori”, ovvero i
piccoli punti neri disposti lungo la
leontea. In realtà, a un’analisi più
attenta, è stato appurato che in questo
caso non è stata raffigurata la
particolarità della tecnica, ma
semplicemente la resa del vello ferino
data dal ceramografo, infatti i medesimi
punti neri sono presenti anche sulla
leontea del semidio in persona che
compare alle spalle dell’artigiano.
.
Scultura ed Eracle, dettagli della
faccia principale del cratere apulo
Il tipo statuario dell’Eracle del
cratere è assimilabile all’Eracle
Alexìkakos e al bronzo A di Riace.
Sia la statua che l’Alexìkakos
poggiano sulla gamba destra, mentre la
sinistra è flessa e scartata di lato,
inoltre sul braccio sinistro è avvolta
la leontea che avvolge completamente il
braccio del nostro Eracle.
Eracle Alexìkakos al Museo
Nazionale Romano
Il viso della scultura è quello di un
giovane. La capigliatura folta, con
scriminatura nel mezzo e con lunghe
ciocche ondulate e basette ricciolute
hanno poco a che fare con l’iconografia
dell’eroe. Un confronto significativo
per il viso della statua lo troviamo su
un’anfora d’argento rinvenuta nella
tomba di Filippo II, re di Macedonia, a
Ege.
Sotto l’attacco delle anse sono saldate
al vaso due protomi, due ritratti di
Alessandro Magno, il cui viso
adolescenziale spunta dalla pelle
leonina. Le somiglianze fra i due volti
sono evidenti, a partire dalla fissità
dello sguardo ipnotico, alla basetta che
fuoriesce dalle due chiome fino al
tratteggio delle labbra. In questo caso
la scultura dal fisico giovanile e
asciutto, ma non portentoso e dai tratti
del volto ben caratterizzati raffigura
Alessandro Magno che qui viene
rappresentato quale Eracle.
.
.Volto
della scultura del cratere apulo e
ritratto di Alessandro Magno su anfora
Sulla faccia secondaria del cratere
troviamo, a partire da sinistra, Pan
nudo, riconoscibile dalle corna e dalle
orecchie aguzze, Ermete assiso che si
volta a guardare Atena, rappresentata
con l’elmo, il chitone, il gorgoneion,
la lancia e lo scudo, la quale è in
colloquio con un personaggio
caratterizzato dall’astro radiato.
Quest’ultimo è Polluce che dice alla dea
che il gemello Castore è caduto in
battaglia ma è stato assunto in cielo
nella costellazione. In questo caso il
rimando con Alessandro ci è dato
dall’astro radiato che è stato anche
l’emblema dinastico degli Argeadi.
Infine troviamo Eros che insegue un
cigno, il quale altri non è che Zeus,
che, calatosi nelle sembianze del
volatile, feconderà Leda, la quale
genererà proprio i Dioscuri. Il mito
trova confronto con la portentosa
nascita di Alessandro Magno, infatti
Leda è rappresentata mentre fa un gesto
di accoglienza verso il cigno-Zeus e un
mosaico a Cipro evoca lo stesso modo di
concepimento di Olimpiade, madre di
Alessandro Magno.
.
Faccia secondaria del cratere apulo
Nel 338 a.C. Alessandro Magno, all’epoca
diciottenne, aveva partecipato alla
battaglia di Cheronea al comando delle
truppe migliori di Filippo II,
riportando una schiacciante vittoria. A
lui e ad Antipatro era stato assegnato
il compito di condurre le ceneri dei
caduti ad Atene guadagnando il diritto
di cittadinanza, nonché il diritto a
innalzare una statua del re sull’agorà;
l’intento di Filippo era quello di
presentare il proprio figlio come ideale
prosecutore della politica della
dinastia macedone.
Sappiamo dalle fonti che Alessandro
avrebbe indetto una gara per essere
rappresentato e fra i partecipanti
avrebbe scelto Lisippo come scultore e
Apelle come pittore. Lisippo, che ci ha
tramandato la gloria di Alessandro
Magno, è stato anche l’unico dei grandi
artisti greci del suo periodo che si sia
trasferito in occidente per impegnarsi
in opere eccezionali come i colossi di
Taranto, in area magnogreca.
L’identificazione di Alessandro Magno
con Eracle si evolve fin
dall’adolescenza, a conferma della
volontà della corte di Macedonia che in
questo modo intendeva diffondere
l’immagine del principe, la cui
ascendenza paterna e materna risaliva a
Eracle. Sappiamo da Erodoto che il
capostipite della dinastia macedone,
Perdicca, sarebbe stato figlio dell’eroe
argivo Temeno, pronipote di Ilo, a sua
volta figlio di Eracle e Deianira.
Pertanto nella scena del cratere sarebbe
espressa l’opposizione alla politica di
Filippo in Grecia e senza dubbio anche
in Magna Grecia. Da quanto detto sopra
l’Alessandro quale Eracle sarebbe un
caso di adattamento giocato sul nome
Aléxandros “Difensore degli uomini”
in Alexìkakos o “Difensore dal
male”, a testimonianza della propaganda
della casata macedone.
Si spiega in questo modo la sfumatura
comica che traspare dall’insieme della
scena: l’opposizione a ciò che avviene
nella storia dell’epoca si riflette in
una rappresentazione che vede come
protagonista il giovane figlio di
Filippo.
Rileggendo la scena della faccia
principale del cratere in base alla
teoria della gara fra la genialità
dell’artista e l’eccellenza della statua
avrebbe vinto quest’ultima per la
celebrità del soggetto, superando
addirittura la fama di Eracle incredulo.
Riferimenti bibliografici:
M. Castoldi, Tecniche produttive e
funzioni della ceramica figurata in
I miti greci, a cura di E. Arslan,
Milano 2004.
P. Moreno, Alessandro Magno, immagini
come storia, Istituto Poligrafico e
Zecca dello Stato, Roma 2004.
E. Stafford, Vice or virtue? Herakles
and the art of allegory in
Herakles and Hercules.
Exploring a Graeco-Roman Divinity,
Swansea 2005. |