[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 153 / SETTEMBRE 2020 (CLXXXIV)


arte

CERAMICA ITALIOTA A FIGURE ROSSE

UN CRATERE APULO AL "THE MET"

di Eleonora Cossu

 

Il cratere a colonnette apulo (338 a.C.), conservato al Metropolitan Museum of Art di New York, appartiene alla ceramica italiota a figure rosse ed è prodotta in argilla depurata modellata al tornio. La tecnica decorativa ha alle spalle una lunga tradizione, è infatti mutuata dalla ceramica attica che sperimenta per la prima volta questo sistema decorativo attorno al 530-525 a.C. Il procedimento consiste nel dipingere il vaso interamente nero, lasciando a risparmio le figure. I colori sovradipinti, bianco, giallo e rosso, potevano essere applicati sugli ornati vegetali e sulle figure.

 

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Faccia principale del cratere apulo

 

Il cratere dipende dal genere detto fliacico per l’intento ironico che si avverte su entrambe le facce. La scena principale mostra un artista, che risulta essere un bronzista, mentre rifinisce la criniera del leone della scultura posta su un alto basamento, ed è aiutato da un attendente. Il tutto si svolge al cospetto di alcune divinità, infatti in alto Zeus si volge a osservare con stupore ciò che avviene sulla terra mentre Nike, col braccio abbassato, attende il compimento dell’opera per incoronare l’artista.

 

La scena avviene all’interno di un tempio identificabile grazie a una colonna e una phiale appesa, entrambe sul lato sinistro del vaso. In basso a destra Eracle in persona, imberbe e in età giovanile, che compare alle spalle dell’artista, ha perso la sua eroicità. Il semidio, posto su un piano intermedio fra i viventi e le divinità, arresta il passo all’improvviso e osserva stupefatto il compimento della statua.

 

La scultura con la clava, l’arco e la pelle di leone, è stata più volte identificata semplicemente come Eracle, in realtà, a un’osservazione più attenta, si nota che i tratti del volto della stessa non sono idealizzati, ma si riferiscono a una fisionomia particolare e differiscono anche dai lineamenti del volto della divinità come vedremo.

 

Secondo Paolo Moreno la scultura raffigurata sul cratere sarebbe in bronzo con dell’oro sulle ciocche per simulare il biondo. A questo proposito è stata citata la tecnica per la realizzazione della pelle del leone, cioè mediante una fusione di cera sovrapposta direttamente alla massa. Secondo tale ipotesi il carattere della cera sarebbe espresso oltre che dal colore anche dall’indicazione tecnica dei “chiodi distanziatori”, ovvero i piccoli punti neri disposti lungo la leontea. In realtà, a un’analisi più attenta, è stato appurato che in questo caso non è stata raffigurata la particolarità della tecnica, ma semplicemente la resa del vello ferino data dal ceramografo, infatti i medesimi punti neri sono presenti anche sulla leontea del semidio in persona che compare alle spalle dell’artigiano.

 

                

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Scultura ed Eracle, dettagli della faccia principale del cratere apulo

 

Il tipo statuario dell’Eracle del cratere è assimilabile all’Eracle Alexìkakos e al bronzo A di Riace. Sia la statua che l’Alexìkakos poggiano sulla gamba destra, mentre la sinistra è flessa e scartata di lato, inoltre sul braccio sinistro è avvolta la leontea che avvolge completamente il braccio del nostro Eracle.

 

Eracle Alexìkakos al Museo Nazionale Romano

 

Il viso della scultura è quello di un giovane. La capigliatura folta, con scriminatura nel mezzo e con lunghe ciocche ondulate e basette ricciolute hanno poco a che fare con l’iconografia dell’eroe. Un confronto significativo per il viso della statua lo troviamo su un’anfora d’argento rinvenuta nella tomba di Filippo II, re di Macedonia, a Ege.

 

Sotto l’attacco delle anse sono saldate al vaso due protomi, due ritratti di Alessandro Magno, il cui viso adolescenziale spunta dalla pelle leonina. Le somiglianze fra i due volti sono evidenti, a partire dalla fissità dello sguardo ipnotico, alla basetta che fuoriesce dalle due chiome fino al tratteggio delle labbra. In questo caso la scultura dal fisico giovanile e asciutto, ma non portentoso e dai tratti del volto ben caratterizzati raffigura Alessandro Magno che qui viene rappresentato quale Eracle.

 

   

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.Volto della scultura del cratere apulo e ritratto di Alessandro Magno su anfora

 

Sulla faccia secondaria del cratere troviamo, a partire da sinistra, Pan nudo, riconoscibile dalle corna e dalle orecchie aguzze, Ermete assiso che si volta a guardare Atena, rappresentata con l’elmo, il chitone, il gorgoneion, la lancia e lo scudo, la quale è in colloquio con un personaggio caratterizzato dall’astro radiato. Quest’ultimo è Polluce che dice alla dea che il gemello Castore è caduto in battaglia ma è stato assunto in cielo nella costellazione. In questo caso il rimando con Alessandro ci è dato dall’astro radiato che è stato anche l’emblema dinastico degli Argeadi.

 

Infine troviamo Eros che insegue un cigno, il quale altri non è che Zeus, che, calatosi nelle sembianze del volatile, feconderà Leda, la quale genererà proprio i Dioscuri. Il mito trova confronto con la portentosa nascita di Alessandro Magno, infatti Leda è rappresentata mentre fa un gesto di accoglienza verso il cigno-Zeus e un mosaico a Cipro evoca lo stesso modo di concepimento di Olimpiade, madre di Alessandro Magno.

 

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Faccia secondaria del cratere apulo

 

Nel 338 a.C. Alessandro Magno, all’epoca diciottenne, aveva partecipato alla battaglia di Cheronea al comando delle truppe migliori di Filippo II, riportando una schiacciante vittoria. A lui e ad Antipatro era stato assegnato il compito di condurre le ceneri dei caduti ad Atene guadagnando il diritto di cittadinanza, nonché il diritto a innalzare una statua del re sull’agorà; l’intento di Filippo era quello di presentare il proprio figlio come ideale prosecutore della politica della dinastia macedone.

 

Sappiamo dalle fonti che Alessandro avrebbe indetto una gara per essere rappresentato e fra i partecipanti avrebbe scelto Lisippo come scultore e Apelle come pittore. Lisippo, che ci ha tramandato la gloria di Alessandro Magno, è stato anche l’unico dei grandi artisti greci del suo periodo che si sia trasferito in occidente per impegnarsi in opere eccezionali come i colossi di Taranto, in area magnogreca.

 

L’identificazione di Alessandro Magno con Eracle si evolve fin dall’adolescenza, a conferma della volontà della corte di Macedonia che in questo modo intendeva diffondere l’immagine del principe, la cui ascendenza paterna e materna risaliva a Eracle. Sappiamo da Erodoto che il capostipite della dinastia macedone, Perdicca, sarebbe stato figlio dell’eroe argivo Temeno, pronipote di Ilo, a sua volta figlio di Eracle e Deianira.

 

Pertanto nella scena del cratere sarebbe espressa l’opposizione alla politica di Filippo in Grecia e senza dubbio anche in Magna Grecia. Da quanto detto sopra l’Alessandro quale Eracle sarebbe un caso di adattamento giocato sul nome Aléxandros “Difensore degli uomini” in Alexìkakos o “Difensore dal male”, a testimonianza della propaganda della casata macedone.

 

Si spiega in questo modo la sfumatura comica che traspare dall’insieme della scena: l’opposizione a ciò che avviene nella storia dell’epoca si riflette in una rappresentazione che vede come protagonista il giovane figlio di Filippo.

 

Rileggendo la scena della faccia principale del cratere in base alla teoria della gara fra la genialità dell’artista e l’eccellenza della statua avrebbe vinto quest’ultima per la celebrità del soggetto, superando addirittura la fama di Eracle incredulo.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

M. Castoldi, Tecniche produttive e funzioni della ceramica figurata in I miti greci, a cura di E. Arslan, Milano 2004.

P. Moreno, Alessandro Magno, immagini come storia, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2004.

E. Stafford, Vice or virtue? Herakles and the art of allegory in Herakles and Hercules. Exploring a Graeco-Roman Divinity, Swansea 2005.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]