antica
COSTANTINO E GLI INTELLETTUALI PAGANI
TRA RISPETTO E PROTEZIONE
di Giovanni Pellegrino & Mariangela
Mangieri
Molti autori hanno sottolineato la
necessità di approfondire i rapporti di
Costantino con il mondo della cultura
soprattutto con quello di matrice
pagana. A prima vista può sembrare
strano che l’imperatore anche dopo la
sua conversione al Cristianesimo abbia
mantenuto diversi rapporti con gli
intellettuali pagani, ma in realtà tale
fatto risulta comprensibile se si
considera la tendenza di Costantino a
distinguere il paganesimo politeista
romano più conservatore dalle correnti
pagane orientali monoteizzanti.
Costantino infatti mentre condannava con
durezza il paganesimo politeista
mostrava una certa simpatia per le
correnti pagane orientali.
Premesso ciò sembra opportuno esaminare
in modo sistematico i rapporti di
Costantino con il mondo degli
intellettuali pagani cercando di
chiarire verso quali ambienti e in
particolare verso quali personalità si
dirigesse l’attenzione dell’imperatore.
Prima di affrontare tale compito
dobbiamo mettere in evidenza che proprio
dagli ambienti intellettuali
appartenenti al paganesimo monoteizzante
giungevano severe condanne verso i culti
e le cerimonie del paganesimo
tradizionale romano, condanne che
risultavano particolarmente gradite
all’imperatore.
Bisogna anche dire che la frammentarietà
delle fonti che attestano i rapporti di
Costantino con gli intellettuali pagani
non sempre consentono di sviluppare un
discorso organico e completo su tale
argomento. Tuttavia, sembra possibile
mettere in evidenza almeno alcuni punti
e problemi di particolare significato
nonostante i limiti derivanti dalla
frammentarietà delle fonti. Per prima
cosa dobbiamo dire che a parte alcuni
episodi avvenuti alla fine del suo
regno, appare chiaro dalle fonti che
l’atteggiamento di Costantino verso la
cultura pagana fu di disponibilità e in
certe occasioni di netto favore.
Tale atteggiamento si può evincere dal
passo di un discorso in onore di
Costanzo, composto da Giuliano. In tale
discorso Giuliano ricordava la
particolare simpatia dimostrata da
Costantino nei riguardi di Atene, la
città pagana per eccellenza, antica
capitale della filosofia ellenistica.
Secondo Giuliano, Costantino gradì di
essere nominato stratega di questa città
e la sua statua venne collocata nella
città di Atene, cosa che fece molto
piacere all’imperatore. Costantino volle
ricompensare Atene per tale fatto
facendo distribuire per più volte in un
anno migliaia di moggi di grano,
ricevendo in cambio dai capi degli
abitanti di Atene elogi e omaggi.
Tale statua collocata ad Atene donò a
Costantino maggiore piacere di qualsiasi
altro onore proprio perché l’imperatore
nutriva una grande stima e ammirazione
nei riguardi della città di Atene.
Quando poi Costantino dette luogo alla
fondazione di Costantinopoli, egli
permise che si edificassero templi
dedicati a divinità pagane quali la
Saggezza, la Potenza e la Pace. Inoltre
nel palazzo di Costantino situato a
Costantinopoli dove era conservata la
sua immagine e quella dei figli,
Costantino ordinò che si ponessero le
statue delle Muse. Come si vede nella
nuova capitale dell’impero
Costantinopoli non mancavano le statue
di divinità pagane sebbene Costantino si
fosse da tempo convertito alla religione
cristiana.
Non mancano poi prove che Costantino
concedeva privilegi a importanti
esponenti della cultura pagana. Vogliamo
mettere in evidenza il fatto che
Costantino favoriva il mondo degli
intellettuali non solo attraverso
generici attestati di stima ma anche
conferendogli concreti privilegi, i
quali in particolare riguardavano gli
ambienti accademici, legati alla vita
cittadina, ambienti che in questa epoca
storica erano ancora in massima parte
pagani.
Già in Occidente, seguendo la politica
del padre Costanzo Cloro, Costantino
aveva favorito le scuole retoriche della
Gallia: specialmente Autun e Treviri
costituivano due città alla moda presso
le quali si raccoglievano uomini dotti
in massima parte pagani e artisti di
talento. Quindi in una costituzione del
I agosto 321 indirizzata al prefetto del
pretorio Volusiano, Costantino emanava
un provvedimento di grande rilievo. Egli
stabiliva che i medici, i drammatici e
gli altri professori di lettere insieme
con le proprietà che essi possedevano
nelle loro città fossero esentati dai
tributi.
Inoltre Costantino proibiva che essi
fossero citati nel giudizio e puniva
ogni offesa alle loro persone con pene
severe che differivano tenendo conto
della posizione sociale occupata dal
colpevole. Infine l’imperatore ordinava
che agli insegnanti dovesse essere
corrisposto un regolare stipendio e che
alcuni oneri potevano essere assunti da
loro solo volontariamente.
Ma Costantino emanò anche altri
provvedimenti a favore degli
intellettuali pagani. Per fare un
esempio dopo la fondazione di
Costantinopoli, in una costituzione
emanata nel 333, Costantino avvertiva il
bisogno di confermare l’esonero dai
tributi e da ogni funzione pubblica per
i dottori e i professori di lettere con
l’esplicita motivazione che essi
potessero più facilmente istruire gli
allievi negli studi liberali. Vogliamo
ribadire che certamente le esenzioni
fiscali accordate agli insegnanti che in
larga parte erano ancora pagani,
costituirono un momento assai importante
nella politica di Costantino.
Esse infatti non solo testimoniano la
sua personale propensione della cultura,
dalla quale si erano tenuti lontano
molti imperatori, ma pure il profondo
interesse a conquistare la simpatia
delle élites intellettuali
cittadine. Infatti Costantino riuscì a
fare di tali élites intellettuali
una classe di burocrati privilegiati al
servizio del suo impero.
Tale atteggiamento di Costantino aveva
da un lato un suo ben definito
retroterra socio culturale e dall’altro
rispondeva a un più ampio disegno di
strategia politica. Vogliamo mettere in
evidenza che proprio dalle file di
questa aristocrazia intellettuale
provenivano in massima parte i pagani
che accanto ai cristiani giunsero fino
ai gradi più alti dell’amministrazione
imperiale. Le relazioni personali che si
instaurarono tra Costantino e alcuni di
tali intellettuali pagani sono
documentate dalle fonti in nostro
possesso.
Sono noti in particolare i rapporti
dell’imperatore con Ermogene, Sopatro,
Nicagora, famosissimi esponenti delle
élites intellettuali pagane.
Ermogene originario del Ponto, uomo dal
carattere assai mite, come lo ricorda
Ammiano, era dedito agli studi
filosofici. Egli nella sua prima
giovinezza aveva soggiornato per qualche
tempo presso la corte di Nicinio come
consigliere giuridico ma aveva poi
preferito ritirarsi a vita privata
approfondendo i suoi interessi di
filosofia, specie di quella platonica e
stoica e compiendo lunghi viaggi.
Dopo la conquista dell’Oriente da parte
di Costantino troviamo Ermogene alla
corte dell’imperatore, in posizione
assai influente, potendo contare sul
rapporto di amicizia stretto con
l’imperatore. Egli ottenne intorno al
330 la carica di quaestor che per
le sue delicate funzioni legislative,
amministrative e giudiziarie costituiva
uno degli incarichi più rilevanti del
nuovo ordinamento centrale voluto da
Costantino. Più tardi l’appoggio
concesso a Ermogene dall’imperatore
Costanzo gli consentiva una carriera
ancora più importante: egli venne
promosso al pro consolato di Asia.
Mentre ricopriva questa carica Ermogene
ebbe anche la possibilità di stringere
rapporti amichevoli con celebri retori
pagani. Sopatro, sofista e filosofo era
il successore di Giamblico della
direzione della scuola neoplatonica.
Egli era considerato uno degli uomini
più dotti del suo tempo. Sappiamo che
Costantino accolse con entusiasmo a
corte Sopatro tanto da promuoverlo nello
stretto numero dei suoi collaboratori
più intimi. Nel 330 Sopatro partecipò ai
riti inaugurali della fondazione di
Costantinopoli.
Inoltre prima che Sopatro morisse in
circostanze tragiche Costantino espresse
in un pubblico decreto tutta la sua
ammirazione per questo intellettuale
pagano. Per quanto riguarda i rapporti
di Costantino con Nicagora
(intellettuale famosissimo e sacerdote
dei misteri eleusini) siamo ben
informati grazie a un’ epigrafe
rinvenuta fra le tombe dei re, a Tebe in
Egitto dove Nicagora aveva compiuto una
visita. In tale epigrafe Nicagora
ricorda con orgoglio e commozione che la
sua visita alle tombe era avvenuta molti
secoli più tardi di quella compiuta
negli stessi luoghi dal suo compatriota
Platone. Inoltre in tale epigrafe il
sacerdote ateniese esprime in un passo
assai interessante il suo più vivo
ringraziamento agli dei e all’imperatore
Costantino che gli aveva dato la
possibilità di effettuare tale viaggio.
Il testo dell’epigrafe non ci chiarisce
la natura del favore accordato da
Costantino a Nicagora, ma generalmente
si ritiene che esso consistette nel
facilitare a Nicagora il viaggio in
Egitto attraverso un sussidio di natura
economica.
Dobbiamo anche mettere in evidenza che
sono stati compiuti degli studi sulla
personalità del filosofo neoplatonico.
Tali studi hanno evidenziato che la
famiglia di Nicagora aveva origini assai
antiche e inoltre tale famiglia
costituiva una vera e propria dinastia
di intellettuali pagani, i quali
discendevano da Plutarco. Da tale
epigrafe appare evidente che Costantino
aveva accordato il suo aiuto e la sua
protezione a Nicagora pur essendo egli
un sacerdote pagano.
Nicagora apparteneva a un paganesimo che
voleva presentarsi come scevro da ogni
mistificazione: infatti in quell’epoca
storica agli iniziati dei misteri
eleusini veniva richiesta non solo la
purezza cultuale, ma anche l’illibatezza
dei costumi e un tenore di vita buono e
giusto. Nella parte finale del nostro
articolo affronteremo la delicatissima
questione di tentare di spiegare i
motivi che spinsero Costantino a
proteggere e favorire un certo numero di
intellettuali pagani.
Le ragioni della protezione accordata da
Costantino agli intellettuali pagani
pure dopo la sua conversione al
Cristianesimo sono state spesso discusse
dagli studiosi in maniera non sempre
convincente. Specie in passato sono
state formulate da alcuni studiosi
ipotesi poco plausibili nonché
valutazioni astratte intorno alla
religiosità di Costantino. Per fare un
esempio Burckhardt ha sostenuto che la
conversione di Costantino al
Cristianesimo sia stata conseguenza di
un puro e semplice calcolo politico.
Altri studiosi sono rimasti sorpresi dal
fatto che Costantino dopo la sua
conversione aveva potuto favorire un
sacerdote pagano. A nostro avviso il
fatto che egli abbia favorito e protetto
gli intellettuali pagani non significa
assolutamente che la sua confessione sia
stata poco sincera o addirittura frutto
di un calcolo politico.
Secondo chi scrive Costantino protesse
questi intellettuali pagani dal momento
che ammirava la loro grande cultura al
punto tale da non dare importanza al
fatto che fossero pagani. Volendo
sintetizzare al massimo grado i motivi
che spinsero l’imperatore romano a
favorire e proteggere gli intellettuali
pagani, possiamo dire che due furono le
ragioni che indussero Costantino a
comportarsi in questo modo con tali
intellettuali.
In primo luogo Costantino provò una
grande ammirazione per le grandissime
qualità intellettuali di tali uomini. In
secondo luogo egli rimase fortemente
colpito dalle notevoli e ammirevoli
qualità etiche e morali di questi
intellettuali, che in un’epoca nella
quale molti individui erano corrotti
seppero dimostrare un notevole livello
morale. Detto ciò riteniamo di aver
spiegato i motivi che spinsero
Costantino a proteggere numerosi
intellettuali pagani. Tale fatto non
significa assolutamente come sostenuto
da alcuni autori che Costantino dopo la
sua conversione al Cristianesimo
nutrisse ancora simpatie per il
paganesimo sebbene in gioventù egli era
stato molto vicino alla religione
solare. Non dobbiamo infatti dimenticare
che tale vicinanza alla religione solare
era dovuta al fatto che il padre di
Costantino, Costanzo Cloro era un
fervente adepto di tale religione.
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