N. 55 - Luglio 2012
(LXXXVI)
COSMOPOLIS
I vampiri dell’alta finanza
di Giovanna D’Arbitrio
Il
regista
canadese
David
Cronenberg,
riesce
ancora
una
volta
a
suscitare
incubi
con
il
suo
ultimo
inquietante
film,
Cosmopolis,
tratto
dall’omonimo
libro
di
Don
De
Lillo,
offrendoci
un
quadro
cupo
e
disperato
dei
nostri
tempi
dominati
da
uno
spietato
potere
finanziario
totalmente
avulso
da
valori
e
principi
etici,
potere
che
tuttavia
ha i
giorni
contati
secondo
alcune
frasi
del
film,
come
“Il
denaro
ha
perso
la
sua
forza
narrativa”,
oppure
“È
l’inizio
dell’Era
del
Topo”
che
simbolicamente
sostituisce
il
dio
Denaro.
Eric
Packer,
giovane
manager
miliardario,
attraversa
New
York
nella
sua
lussuosa
limousine
bianca,
deciso
a
raggiungere
un
vecchio
quartiere
per
farsi
tagliare
i
capelli
(una
sorta
di
ossessivo
rituale),
incurante
delle
incombenti
minacce
di
uno
stalker
e
del
caos
metropolitano
scatenato
da
violenti
dimostranti
che
sfasciano
tutto
e
scagliano
topi
morti
ovunque.
Rinchiuso
nell’auto
superaccessoriata
e
computerizzata,
una
sorta
di
bunker
insonorizzato
a
prova
di
proiettili,
il
pallido
Eric,
moderno
vampiro
(ben
interpretato
da
R.
Pattinson,
già
collaudato
in
tal
ruolo),
succhia
il
sangue
di
poveri
ignari
mortali
derubandoli
dei
loro
averi:
compra
e
vende
azioni
servendosi
di
preziose,
segrete
informazioni
sull’andamento
dei
mercati
azionari.
Sempre
richiuso
nella
limousine,
tiene
riunioni
di
lavoro
con
collaboratori,
riceve
strani
personaggi,
ha
rapporti
sessuali
con
varie
donne,
si
sottopone
a
quotidiane
visite
mediche
e
scopre
che
la
sua
prostata
è
“asimmetrica”,
simbolo
di
una
vita
innaturale
e
robotica.
Imbottigliato
nel
traffico,
ogni
tanto
è
costretto
a
scendere
dall’auto
e ne
approfitta
per
incontrare
l’algida
moglie,
miliardaria
depressa,
prendere
un
drink
in
una
discoteca
piena
di
giovani
drogati,
uccidere
una
delle
sue
guardie
del
corpo
quasi
per
gioco
(la
vita
degli
altri
a
quanto
pare
per
lui
non
ha
più
alcun
valore)
e
incontrare
finalmente
il
barbiere
per
il
rituale
scaramantico
taglio
di
capelli.
Malgrado
ciò,
la
fortuna
lo
ha
abbandonato:
ha
commesso
un
errore
e
perderà
le
ricchezze
accumulate
sulla
pelle
degli
altri
per
il
crack
finanziario
di
un
lontano
paese
asiatico
e
poi
alla
fine
di
una
lunga
giornata
cadrà
anche
nelle
grinfie
del
suo
stalker
(interpretato
da
uno
straordinario
Paul
Giamatti),
un
ex
dipendente
che
gli
elencherà
i
motivi
del
suo
odio
puntandogli
contro
un’arma.
Eric
è
per
lui
il
simbolico
condensato
di
tutti
i
mali
di
un’orrenda
epoca
di
decadimento,
uno
dei
colpevoli,
irresponsabili
costruttori
di
una
società
corrotta,
alienata
e
alienante,
lontana
dall’armonia
della
Natura,
una
realtà
in
cui
tutto
è
caos
ed
asimmetria.
David
Cronenberg,
regista
spesso
definito
“filosofo
esistenzialista”,
affonda
ancora
una
volta
il
coltello
nelle
piaghe
dell’Umanità,
nei
suoi
lati
negativi,
come
aveva
già
fatto
in
altri
film
(La
Mosca,
Spider,
A
History
of
violence,
Crash,
A
Dangerous
Method
ecc.),
generando
spesso
nello
spettatore
un
senso
di
malessere,
soprattutto
in
questo
triste
e
claustrofobico
Cosmopolis
in
cui
purtroppo
riconosciamo
i
mali
della
nostra
epoca,
al
di
là
di
dialoghi
astratti,
eccesso
di
simboli
ed
atmosfere
surreali.
Suona
un
po’
come
una
“sveglia”,
un
monito
per
non
scendere
ancora
più
in
basso,
finché
siamo
in
tempo.