N. 81 - Settembre 2014
(CXII)
TYCHO BRAHE: IL MERAVIGLIOSO COMPROMESSO
Tra cosmologia antica e moderna
di Carlo Ciullini
Il
danese
Tycho
Brahe
(1546)
è
stato
probabilmente
il
più
grande,
concreto
scrutatore
dei
moti
spaziali
prima
dell'avvento
e
l'ausilio
degli
innovativi
strumenti
di
osservazione,
come
il
telescopio.
La
sua
costante
veglia
sui
fenomeni
celesti
lo
portò
a
raccogliere
un
numero
straordinario
di
dati:
patrimonio
archivistico,
questo,
cui
attinse
a
piene
mani
Keplero,
discepolo
del
sommo
astronomo
scandinavo.
La
grande
scoperta
cosmologica
di
Tycho,
che
nel
1572
osservò
l'esplosione
di
una
supernova
nella
costellazione
di
Cassiopea,
suscitò
grande
clamore:
infatti,
grazie
a
metodi
osservativi
quali
la
parallasse,
il
danese
evidenziò,
nel
suo
libro
“De
nova
stella”
(1577),
come
il
fenomeno
si
fosse
determinato
ben
al
di
là
del
mondo
sub-lunare,
mondo
che
per
la
cosmologia
aristotelico-tolemaica
era
l'unico
preposto
ai
mutamenti:
il
cielo
delle
stesse
“Stelle
fisse”,
infatti,
veniva
considerato
incorruttibile
ed
eternamente
stabile.
Altra
prova
della
sua
intuizione,
Tycho
trasse
dallo
studio
delle
comete
(come
quella
del
1577),
corpi
celesti
anch'essi
ruotanti
lungo
un'orbita
oltre
quella
lunare,
vero
e
proprio
limite
non
solo
fisico-astronomico
ma
anche
filosofico-concettuale:
se
le
comete
attraversavano
le
sfere
sino
ad
allora
ritenute
i
capisaldi
della
cosmologia
tradizionale,
come
potevano
queste
essere
effettivamente
solide?
Brahe
ha
compiuto
inoltre
il
primo
passo
(portato
avanti
poi
da
Keplero)
verso
una
descrizione
delle
traiettorie
celesti
non
più
circolare,
bensì
ellittica
(o
“ovale”,
come
la
definì),
a
partire
proprio
dai
tragitti
cometari:
un
passo
in
avanti,
dunque,
anche
rispetto
a
Copernico
che,
pur
se
paladino
dell'eliocentrismo,
aveva
mantenuto
il
concetto
della
circolarità
orbitale.
L'opera
primaria
di
Brahe
è
del
1588,
intitolata
“Secondo
libro
sui
più
recenti
fenomeni
del
mondo
etereo”:
fu
composta
e
pubblicata
a
Uraniborg,
cittadella
astronomica
costruita
sulla
piccola
isola
danese
di
Hveen,
dono
del
Re
Federico
II°
allo
scienziato.
Il
libro
contiene
il
basilare
concetto
ticonico
del
cosmo:
esso
rappresenta
un
meraviglioso
compromesso
tra
visione
tolemaico-geocentrica
e
visione
copernicana.
Per
Tycho
la
Terra
resta
immobile
al
centro
dell'universo:
tuttavia,
attorno
a
essa
ruotano
solo
la
Luna
e il
Sole
e
non
più
i
pianeti
che,
infatti,
dispianano
la
propria
rivoluzione
attorno
a
quest'ultimo.
Cosmologia
ticonica
quale
mix
tra
Tolomeo
e
Copernico,
dunque.
Il
compromesso
salvò,
al
tempo
stesso,
i
risultati
dei
dati
osservativi
cui
giunse
lo
studioso
danese
e,
dall'altra
parte,
gli
assiomi
offerti
dalle
sacre
Scritture
in
campo
scientifico.
Ecco
del
perchè
Tycho
Brahe
rappresenta
per
eccellenza
l'uomo
di
scienza
che
già
volto
al
futuro,
ai
secoli
di
Galileo
e
Newton,
è
tuttavia
ancora
legato
per
molti
aspetti
alla
tradizione.
Riferimenti
bibliografici
Castellani
Elena,
La
Rivoluzione
Scientifica,in
Fonnesu-Vegetti
"Le
ragioni
della
Filosofia”,
Firenze
2008
Ladyman
James,
La
Filosofia
della
Scienza,
Roma
2007