ALLA CORTE DI SAN PIETROBURGO
EVOLUZIONI SETTECENTESCHE / III
di Leila Tavi
Nel XVIII secolo Pietro il Grande,
desideroso di modernizzare la
Russia, intraprese numerose
iniziative per introdurre usi e
costumi europei nel suo regno. Una
di queste iniziative riguardava il
commercio del tabacco, una questione
che avrebbe portato a conflitti,
negoziati intricati e sfide
inaspettate. In questo articolo
esploreremo il contesto storico e
gli sforzi di Pietro il Grande per
sviluppare il commercio del tabacco
con l'Inghilterra, analizzando le
sfide che hanno segnato questa
impresa e come la politica, la
guerra e gli intrighi hanno plasmato
il destino di questa singolare
partnership commerciale.
Prima del regno di Pietro I il
consumo di tabacco nello Zarato
russo era vietato per ragioni legate
al culto ortodosso. La Chiesa russa
considerava il tabacco un "abominio
a Dio", basandosi sul precetto
biblico per cui “non è ciò che entra
in un uomo a contaminarlo, ma ciò
che da lui fuoriesce”. Eppure a
Mosca vivevano molti stranieri, in
particolare tedeschi e olandesi, e
cortigiani che non temevano le
punizioni dell'autorità della
Chiesa, perché ne erano immuni.
Questi individui di spicco
consumavano tabacco e il loro
esempio era seguito di nascosto dal
popolo. Olearius, che visitò Mosca
nel 1630, riferì che il tabacco era
già così diffuso che era consumato e
diffuso, sia in forma di fumo che di
polvere.
Tuttavia, nel 1634,
l’amministrazione russa intervenne a
sostegno della norma religiosa.
Olearius riportò che, per evitare i
danni causati dall'uso del tabacco,
furono adottate misure severe,
compresa la confisca dei beni e la
minaccia di pena di morte per i
recidivi. Nonostante le numerose
frustate pubbliche, lo Stato
moscovita non fu comunque mai
coerente con le norme emanate nei
confronti del tabacco. Il dissesto
finanziario costrinse l'Impero russo
a infrangere le proprie leggi,
istituendo un monopolio fiscale sul
tabacco che si rivelò estremamente
proficuo. Nel tempo, l'interdizione
e la regolamentazione del tabacco
furono caratterizzate da una certa
incoerenza. Nonostante le punizioni
e le frustate sulle pubbliche
piazze, la gestione della questione
del tabacco costrinse i governanti
russi ad affrontare difficoltà
finanziarie e una domanda stabile di
tabacco da parte di una larga parte
della popolazione. Il divieto di
utilizzo e di commercio del tabacco
fu abolito in via temporanea dopo i
disordini del 1648, ma fu in seguito
ripristinato dal padre di Pietro I,
Alessio Michajlovič (Алексей
Михайлович Романов - 1645-1676),
successore di Michele (Михаи́л
Фёдорович Рома́нов - 1596 – 1645),
nel suo codice di legge del 1649. La
pena di morte fu addirittura
confermata da un decreto del 1655.
Gli sforzi dello zar per regolare il
consumo di tabacco causarono
tensioni con i mercanti inglesi
sotto la sua giurisdizione. Durante
il regno di Carlo I i privilegi che
il Regno russo aveva concesso agli
inglesi furono messi in discussione,
portando a difficoltà diplomatiche,
oltre che commerciali. Queste
premesse non portarono a uno
sviluppo significativo del commercio
di tabacco anglo-russo fino al regno
di di Pietro I, che legalizzerà alla
fine del Seicento il commercio di
tabacco in Russia.
Prima di partire per il suo viaggio
nel 1697 alla scoperta dell’Europa
occidentale, il sovrano russo emise
un decreto che permetteva l'uso e la
vendita pubblica del tabacco,
soprattutto allo scopo di riscuotere
dazi doganali persi a causa del
contrabbando diffuso. Concesse il
diritto di monopolio a Thomas von de
Bracht. o Fadenbracht come era
conosciuto in Russia, che ottenne
l'esclusività per vendere tabacco ad
Arcangelo (Архангельск) e nella
Nemeckaja Sloboda (Немецкая слобода),
il quartiere degli artigiani
stranieri a Mosca. Tuttavia gravi
problemi sorsero quando von de
Bracht cercò di mantenere il
monopolio senza pagare i dazi
doganali. Le dispute
sull'amministrazione del commercio
del tabacco si intensificarono,
coinvolgendo personaggi quali Felix
Romodanovski (Феликс Дзержинский),
responsabile dell'applicazione della
legge, e di un nuovo concorrente di
von de Bracht, un certo Orlenok, un
mercante noto come Martin Bogdanov
ma che nella corrispondenza dello
zar è indicato il nome di Orlenok,
che aveva anch’egli ottenuto il
permesso di commerciare come agente
giurato per la vendita generale di
tabacco. Nel 1697 gli Stati della
Virginia e del Maryland avanzarono
richieste al re d'Inghilterra
Guglielmo III di intercedere presso
lo zar per abolire le restrizioni
sul tabacco in Russia, sottolineando
la passione del monarca russo per il
tabacco. All’epoca il principiale
Paese per l’esportazione di tabacco
inglese era l’Olanda. Pietro il
Grande, che aveva necessità di fondi
per ammodernare il suo Paese,
discusse la possibilità di un grande
commercio di tabacco con sovrano
inglese durante il suo viaggio in
Olanda nel 1697. Nel 1698, dopo
negoziati complessi, la Russian
Tobacco Company inglese siglò un
contratto favorevole con Pietro per
l'importazione di tabacco,
suscitando tensioni nel mercato
moscovita.
Pietro si ritenne soddisfatto del
contratto stipulato, che prevedeva
un notevole aumento nei pagamenti
anticipati dei dazi doganali sul
tabacco. L’esatto importo da versare
come pagamento anticipato dei dazi
doganali era, al momento della firma
del contratto, di 12.000 sterline,
circa 28.800 rubli. Si trattava di
un consistente aumento rispetto ai
precedenti contratti, che
prevedevano 3.000 e 15.000 rubli.
Gli inglesi dovevano fornire 3.000
barili, ovvero un milione e mezzo di
libbre di tabacco il primo anno, e
5.000 il secondo. Dopo questi primi
due anni il contratto sarebbe potuto
essere esteso a discrezione degli
appaltatori per ulteriori cinque
anni alla tariffa di 5.000 barili
all'anno, con il permesso di
aumentare il tasso di importazione
di 1.000 all'anno, a meno che nel
frattempo qualcun altro non offrisse
di spedire più di 6.000 barili o di
pagare un anticipo sui dazi di
20.000 sterline, nel qual caso gli
appaltatori firmatari avrebbero
potuto, se lo avessero desiderato,
accettare l'obbligo per 6.000 senza
pagare alcun nuovo anticipo in
contanti. I dazi doganali, di cui le
12.000 sterline costituivano un
anticipo, erano fissati a quattro
copechi (копе́йка – копе́йки per
libbra). Nessuna tassa doganale
insolita o aggiuntiva doveva essere
addebitata, così gli appaltatori
furono liberi di vendere il loro
tabacco nell’intero Impero russo.
L’importazione di altro tabacco al
di fuori del contratto con la
Russian Tobacco Company era vietato
in Russia, così come la coltivazione
di tabacco nell’Impero, con l'unica
eccezione della provincia di
Cherkasy (Черкаси), nell’attuale
Ucraina, e soltanto per uso
domestico. Gli appaltatori inglesi e
i loro impiegati godevano della
piena libertà di religione,
residenza e viaggio nei domini dello
zar. Le importazioni dovevano
avvenire attraverso Narva, all'epoca
un porto svedese, e ad Arcangelo.
Considerato che prima del 1697
l’importazione e il consumo di
tabacco erano vietati in Russia, il
porto di Narva era divenuto negli
anni prima del 1697 il grande centro
per il contrabbando di tabacco verso
Mosca. In particolare, dal 1676, i
commercianti di tabacco inglese
presero in considerazione la Russia
come mercato per posizionare le
eccedenze di tabacco che non
riuscivano a vendere altrove. L’anno
1878 fu, infatti, quello della morte
del padre di Pietro il Grande, lo
zar Alessio, contrario alla pratica
del fumo. I mercanti inglesi erano
attivi nel commercio del tabacco a
Narva sin dal 1678, ma incontrarono
considerevoli difficoltà a causa
della restrittiva politica
commerciale svedese. Un decreto
svedese del 1676 vietava, infatti,
ai mercanti stranieri di trattare
direttamente con i russi a Narva,
proteggendo così gli interessi degli
intermediari di Narva. Un decreto
successivo del 1679 confermò il
monopolio del commercio del tabacco
a Narva. Lo studioso Jacob M. Price
ha rivenuto delle carte di archivio
della fine degli anni Novanta del
XVII secolo in cui i mercanti
inglesi che commerciavano nel Mar
Baltico si lamentano con il
Parlamento e la Board of Trade di
queste restrizioni e della politica
fiscale svedese che obbligava i loro
agenti a Narva a pagare il 16% sul
tabacco in foglie e il 33% sul
tabacco tagliato solo per il
passaggio attraverso quella città
senza essere esposto alla vendita,
mentre altre merci pagavano solo
circa il 2% di dazio. Nel 1704 il
porto di Narva cadde nelle mani di
Pietro il Grande e, quindi, sotto la
giurisdizione diretta della Russia.
Scatole di nicotina, pipe tedesche e
altri accessori in quantità limitate
potevano essere importati dagli
appaltatori esenti da dazi. Per
l'uso personale dello zar sarebbero
stati forniti annualmente mille
libbre di "buona nicotina". Quasi
altrettanto preziosa, quanto il
diritto di importazione, era una
clausola che consentiva l'uso dei
fondi ottenuti dalla vendita del
tabacco per l'acquisto e
l'esportazione di qualsiasi merce,
una disposizione che avrebbe fatto
discutere in seguito e sarebbe stata
causa di contrasti tra
l’amministrazione imperiale russa e
i commercianti di tabacco.
Il contratto fu firmato il 16 aprile
nell'anno 7206, secondo il
calendario russo ufficiale ancora in
vigore, o 1698 secondo il calendario
giuliano che Pietro avrebbe adottato
a breve. In relazione al contratto e
ad altre questioni di interesse
commerciale per l'Inghilterra, Lord
Goodfellow fu nominato da re
Guglielmo III suo ministro e console
generale a Mosca, con un
provvedimento datato 30 ottobre 1699
e rinnovato dalla Regina Anna nel
novembre 1702, dopo la morte di
Guglielmo III. Era un candidato
conservatore che non riuscì a farsi
eleggere alle parlamentari di Londra
del 1724. Quando si recò in Russia
per la prima volta nel 1695, portava
una lettera di presentazione
dall'arcivescovo giacobita di
Glasgow al generale giacobita
Patrick Gordon.
Fin dall'inizio ci furono difficoltà
e incomprensioni nell'attuazione
dell’accordo sul tabacco. Gli
inglesi furono lenti nel fare
spedizioni e nell'organizzazione di
agenzie locali, tanto che ci vollero
quindici mesi prima che il primo
tabacco fosse messo in vendita a
Mosca. Poi, secondo gli inglesi,
anche prima dell'inizio della guerra
svedese nel 1700, i russi iniziarono
a importare dall'estero,
probabilmente dall'Olanda, quantità
considerevoli attraverso Narva e
Kantsi, un villaggio nell’attuale
distretto di Muhu, Contea di Saare
nell'Estonia occidentale. Il
villaggio si trova vicino al luogo
in cui sarebbe stata fondata in
seguito San Pietroburgo. Tali
quantitativi arrivavano in Russia in
modo illegale e si vendevano senza
difficoltà a Novgorod (Новгород) e
Pskov (Псков), mentre, allo stesso
tempo, il tabacco coltivato in
Ucraina, che da contratto avrebbe
dovuto essere venduto soltanto in
quella regione, era venduto anche
alle truppe. Con l'occupazione delle
province baltiche da parte della
Russia, sorsero nuovi contrasti,
poiché gli Inglesi sostenevano che
queste aree erano ora apertamente
rifornite da concorrenti contrari
alle condizioni dell'accordo e il
consumo di tabacco tra ufficiali e
soldati russi era di largo uso.
Nel 1704 le tensioni tra importatori
di tabacco e amministrazione russa
si acuirono a seguito di un
tentativo fallito di spedire due
navi a San Pietroburgo, che sollevò
sospetti nei confronti degli
appaltatori del tabacco, accusati di
fornire mezzi per imparare i segreti
della lavorazione del tabacco. Per
proteggere i loro interessi, gli
appaltatori inglesi avevano inviato
d'urgenza un ambasciatore ufficiale,
Charles Whitworth (1675 — 1725), che
giunse a Mosca il 25 febbraio 1705,
con la missione ufficiale di
affrontare problemi generali
riguardanti le relazioni
britannico-russe, ma, come dichiarò
il capo dei prikaz delle
ambasciate, Feodor Golovin (Фёдор
Алексе́евич Голови́н - 1650 — 1706),
diventato presto amico fidato di
Whitworth, con il vero scopo di
perorare la causa del governo
inglese a favore degli appaltatori
del tabacco. Una delle dispute più
gravi con il governo russo sorse in
relazione alle esportazioni degli
appaltatori del tabacco. Durante i
primi due anni avevano ricevuto un
permesso speciale per spedire fuori
dai dazi qualsiasi merce non
vincolata da monopoli di altri
esportatori, ma nel 1703 questa
disposizione fu annullata e tutte le
copie furono convenientemente perse;
i russi non solo iniziarono a
vietare ulteriori esportazioni
esenti da dazi, ma si impegnarono a
imporre dazi doganali regolari sulle
merci già spedite. Nel frattempo il
console inglese Goodfellow aveva
emesso una cambiale da ventimila
talleri in cambio della quale
avrebbe dovuto ricevere contanti con
cui pagare la potassa acquistata per
l'esportazione. Invece di ricevere i
contanti, gli fu comunicato che i
soldi sarebbero stati utilizzati per
il pagamento delle contestate spese
doganali. Nelle carte di archivio a
firma del console inglese lo
studioso Oliver Frederiksen ha
rinvenuto un documento in cui il
console si lamenta di una perdita
del 40% nel cambio a causa del fatto
che il contratto prevedeva il
pagamento in rubli, il cui cambio
era più sfavorevole rispetto ai
talleri in uso in Europa
occidentale. Questa disputa in
particolare si trascinò per quattro
anni prima di essere infine
abbandonata dagli inglesi su
consiglio del loro inviato.
Una delle ragioni dell'ostinazione
di Pietro nella maggior parte di
queste dispute commerciali fu il
fallimento dei commercianti inglesi
nel sostenerlo in modo adeguato nei
suoi sforzi per promuovere un
commercio regolare con il mondo
occidentale. Nel 1704, nel tentativo
di ottenere il diritto di continuare
la vendita del tabacco, un
dipendente della compagnia del
tabacco aveva in modo avventato
promesso di portare due navi a San
Pietroburgo sotto gli ordini di
navigazione pubblici di Sua Maestà
la Regina Anna Stuart, a tal fine lo
zar promise di ampliare i bacini del
nuovo porto. Alla fine, per timore
della flotta svedese, arrivò solo
una piccola nave, vuota e senza
preavviso, lasciando alcuni mercanti
russi in difficoltà con lino e altre
merci da recapitare a San
Pietroburgo su indicazione dello
zar. In questo frangente gli
appaltatori del tabacco, che
formavano artigiani in loco, furono
accusati agli occhi inglesi di
fornire un possibile mezzo
attraverso cui i russi avrebbero
potuto apprendere i segreti della
coltivazione del tabacco. Le
importazioni del primo anno in
Russia prevedevano tabacco lavorato,
ma, poiché le vendite non avevano
dato risultati soddisfacenti, nel
1699 fu importata una quota ridotta
e allo stato grezzo, in modo da
evitare che si guastasse nel caso il
tabacco fosse rimasto invenduto a
lungo. Dal momento, però, che i
compratori russi si erano ormai
abituati al tabacco lavorato, non
c'era mercato per le foglie grezze,
così alla fine del 1704 un terzo del
tabacco era ancora invenduto, con il
rischio di perdita di circa
cinquantamila sterline senza la
dovuta lavorazione.
Nel corso del 1704, nel tentativo di
porre fine alle dispute con la
vecchia e moribonda società
appaltatrice e di mettere il
monopolio del tabacco nelle mani di
persone in grado di sfruttarlo a suo
vantaggio, Pietro I incaricò Aleksej
Kurbatov (Алексе́й Алекса́ндрович
Курбатов - 1663 —1721), l’ispettore
delle finanze responsabile degli
affari legati al commercio interno e
ai dazi doganali, considerato
“l’ideatore dei profitti di Pietro
I”, di stipulare accordi con i
maestri tabaccai di Mosca per la
gestione collettiva del monopolio
del tabacco. Il 28 dicembre 1704 fu
vietata la vendita di tali scorte
alla Compagnia, così i maestri
tabaccai di Mosca, dopo aver
ottenuto il nuovo monopolio, si
rivolsero al console
inglese
per chiedere la consegna dei
macchinari e degli operai
specializzati della Compagnia del
Tabacco, ma Goodfellow rifiutò. I
nuovi monopolisti russi del tabacco
avviarono in tempi rapidi il
commercio del tabacco circasso, ma
si trovarono nell'impossibilità di
soddisfare la domanda che si era
creata di recente in Russia per il
tabacco prodotto secondo lo stile
inglese. Per questo motivo, non
disponevano degli strumenti, dei
macchinari, degli ingredienti
aromatizzanti e dell'abilità tecnica
necessari. Per non perdere le loro
scorte, gli appaltatori inglesi
furono, così, costretti a cercare
esperti in grado di lavorare il
tabacco in Russia per smaltire le
scorte di foglie invendute. Furono
rintracciati due abili maestri,
Francis Peacock, un tagliatore di
tabacco, e Peter Marshall, un
filatore di tabacco, insieme agli
strumenti, ai macchinari e ai
liquidi di miscelazione necessari
per le loro attività. I due
artigiani crearono a Mosca una
manifattura di tabacco su larga
scala, che impiegava duecento
lavoratori del posto, l'unica del
suo genere in Russia. Grazie a tale
manifattura, la Compagnia del
tabacco riuscì a conservare le
scorte invendute importate nel
1699-1700 fino al 1705 e oltre.
L’11 marzo 1705 l’ambasciatore
inglese si propose al conte Golovin
come mediatore della questione con
cinque richieste specifiche che
riflettevano le idee originali dei
trattato e la particolare influenza
di Goodfellow: 1) che fosse
restituita alla compagnia ufficiale
del commercio del tabacco la libertà
di disporre delle scorte rimanenti a
suo piacimento "o che lo zar
permettesse ad alcuni dei suoi
sudditi (intendendo i maestri
tabaccai di Mosca) di commerciarlo
in tempi rapidi a un prezzo
ragionevole"; 2) che fosse data alla
compagnia assoluta libertà di
acquistare provviste navali e altri
prodotti russi per carichi di
ritorno in Inghilterra; 3) che tali
carichi fossero esportati in
esenzione di dazio e che siano
revocati tutti gli obblighi doganali
stipulati in modo espresso per tali
esportazioni; 4) che i 20.000
dollari dovuti al console Goodfellow
fossero accreditati alle somme
dovute allo zar dalla compagnia per
il potassio; 5) che al console
Goodfellow fosse concesso il
permesso di esportare lino ovunque,
senza dazi all'esportazione e che
gli fossero condonate tutte le somme
dovute sul dazio che era stato
aumentato. Whitworth era consapevole
del fatto che queste "richieste" non
avevano prospettive molto facili,
considerato che l’accoglimento
dipendeva dall’umore mutevole dello
zar. Ci vollero tutto il tatto e
l’abilità di Whitworth e molti mesi
di trattative per superare
l'ostilità della corte e raggiungere
il favore dello zar. Grazie al suo
rapporto privilegiato con Golovin,
il diplomatico inglese riuscì a
convincere il conte Golovin di
concedere alla società di commercio
inglese di riprendere le vendite di
tabacco, ma senza un monopolio o il
diritto di esportare merci dalla
Russia senza dazi.
Con l'aumentare del pericolo di
un'invasione della Russia da parte
degli svedesi, Pietro era diventato
più conciliante e scrisse a Kurbatov
offrendosi di prendere in carico
dagli inglesi una parte delle loro
scorte residue. i negoziati furono,
però, bruscamente interrotti verso
la metà di giugno dalla partenza
dello zar per il fronte. L'inviato
Whitworth, con altrettanta diligenza
nelle trattative su altre lamentele
più generali dei mercanti,
sospettava che i russi volessero
tenere in sospeso i negoziati sul
tabacco fino a quando non avessero
visto cosa avrebbero fatto gli
inglesi riguardo a un trattato
commerciale, all'apertura del
Baltico,... In parte incolpava il
confidente favorito dello zar,
Aleksandr Menšikov (Александр
Данилович Меншиков - 1672 – 1729),
che non si era mai schierato dalla
parte degli appaltatori, che ora gli
inglesi sospettavano essere
interessato a trarre vantaggio dal
commercio del tabacco. Altrettanto
pericoloso era un commerciante
inglese che godeva dei favori e
della stima dello zar e di Menšikov,
Henry Stiles (conosciuto in Russia
come Андрей Стайлс), tanto detestato
dagli altri mercanti inglesi per
aver ottenuto il monopolio
dell'esportazione di pece e catrame
dalla Russia all’Olanda. La
situazione che Charles Whitworth
dovette affrontare tra la fine
dell'estate e l'autunno del 1705 fu
di difficile risoluzione. La
delusione dei mercanti della
Virginia per il mancato successo a
Mosca della loro vittoria del 1705 e
la pressione sentita sul mercato del
tabacco li portarono a cercare aiuto
a Londra. Nel maggio 1705, con la
ripresa dei Whig nelle elezioni, la
Tobacco Company di Londra, agendo
attraverso Charles Montagu (Lord
Halifax - 1661 – 1715) e Francis
Godolphin (1678 – 176), presentò un
memoriale a Robert Harley, I conte
di Oxford e Mortimer (1661 – 1724),
Speaker al Parlamento inglese,
chiedendo pressioni sullo zar per
ottenere il libero commercio del
tabacco in Russia. Tra il 1705 e il
1707 l'agitazione nel commercio
della Virginia contro la Compagnia
russa del tabacco e le lamentele
sulle difficoltà finanziarie ebbero
un impatto rilevante, anche se in
parte trascurato dalla storiografia
britannica e statunitense. Questi
eventi portarono all'accumulo del
più dettagliato dossier mai raccolto
presso il Board of Trade sul
commercio di tabacco riesportato.
Una sezione consistente di questo
dossier, ricca di dati statistici,
testimonianze oculari ed estratti
dalla corrispondenza dei mercanti,
era dedicata al mercato baltico,
evidenziando la persistenza
dell'interesse nordico nel commercio
del tabacco, secondo quanto
documentato dallo studioso Jacob M.
Price. Parte di queste informazioni
fu inclusa nella relazione del Board
of Trade del 1° luglio 1707,
tuttavia, una piccola ma
significativa ricchezza di dati
rimase inutilizzata sia all'epoca
che in seguito. La testimonianza
presentata al consiglio rifletteva
l'urgenza causata dalla difficile
situazione del commercio del tabacco
dell'epoca. Le esportazioni di
tabacco verso il Nord, nel 1705 e
1706, raggiungevano in media solo
1,2 milioni di libbre all'anno, a
fronte dei 2,6 milioni di libbre
richiesti. I mercanti temevano che
la mancanza di competizione potesse
portare i loro artigiani a cercare
opportunità all'estero, minacciando
così la stabilità del settore. La
lista di nuovi concorrenti includeva
Norvegia, Svezia, Amburgo, Brema,
tra gli altri. Il colonnello Robert
Quary (1663-1724), ispettore
generale delle dogane in America tra
il 1698 e il 1724, ampliò questa
lista includendo Danimarca, Danzica
e Königsberg. La principale
minaccia, tuttavia, derivava dalla
combinazione di produttori e
coltivatori olandesi, il cui boom
era alimentato dalla crescente
popolarità del tabacco da fiuto e
dai prezzi elevati durante la
guerra.
In questa complessa situazione
Whitworth decise di adottare una
linea di condotta ferma, nonostante
fosse consapevole delle molte
difficoltà che avrebbe incontrato.
Preferì attaccare anziché scusarsi,
accusando Stiles, di essere un
“filibustiere” poco collaborativo e
di discutibile reputazione, nonché
il principale responsabile
dell’intera situazione. Il
diplomatico inglese lasciò Mosca e
seguì lo zar in Polonia per
affrontare i suoi antagonisti de
visu. Nell’ottobre 1705 seguì
l'esercito russo a Grodno (Гродна),
città ora situata nella parte
occidentale della Bielorussia,
vicino al confine con la Polonia e
la Lituania, per dirimere la
controversia con Pietro il Grande in
persona. Affrontò la questione in
modo indiretto, lamentandosi prima
della chiusura con sigilli di alcuni
dei suoi effetti personali nel
deposito del tabacco a Mosca. A
seguito di tale lamentela da parte
del diplomatico inglese, lo zar
Pietro scrisse a Kurbatov,
chiedendogli di indagare, ma
quest'ultimo si limitò a rispondere
al suo sovrano che al momento della
chiusura del deposito del console
inglese non si sapeva che le
provviste dell'ambasciatore fossero
lì. Goodfellow, il console, aveva
ricevuto l'ordine che i servi
dell'ambasciatore dovessero
rimuovere tali merci, ma questi
"nullafacenti", come indicato nella
carta d’archivio, non l'avevano mai
fatto.
Qualche mese dopo, il 3 aprile 1706,
il barone Pëtr Šafirov (Пётр Па́влович
Шафи́ров - 1669 —1739), che fu
consigliere dello zar nel suo
programma di rinnovamento della
nazione. Nonché suo consigliere
militare e, in seguito (1709),
vicecancelliere, all’epoca dei fatti
era responsabile degli affari della
Cancelleria estera a Mosca in
assenza di Golovin al fronte. Il
barone promise a Whitworth che lo
zar avrebbe comprato tutto il
tabacco inglese rimasto in Russia.
Tale promessa fu confermata da
Pietro I in persona, che scrisse a
Kurbatov di convocare il console
Goodfellow e comunicargli che lo zar
avrebbe acquistato l'intero
quantitativo di tabacco oggetto di
contesa. I rappresentanti di
entrambe le parti avrebbero dovuto
ispezionare il tabacco, eliminare
quello ammuffito, così come
eventuali tabacchi ucraini che
potevano essere stati aggiunti,
prendere campioni e sigillarli,
nonché giungere a un prezzo equo
attraverso discussioni congiunte tra
Whitworth, Goodfellow, Golovin e
Kurbatov. Il pagamento sarebbe
avvenuto a rate, man mano che i
soldi provenivano dalle vendite.
Due settimane dopo, il 19 aprile,
Kurbatov rispose che, nonostante
tutti gli sforzi per chiudere
l'affare con gli inglesi, c'era un
ritardo perché Whitworth insisteva
affinché l'intero pagamento, ovvero
quasi duecentomila rubli, fosse
effettuato entro un anno e mezzo.
Ciò, affermava Kurbatov nelle sue
carte, sarebbe stato estremamente
difficile da garantire, dal momento
che nel frattempo era stata
preparata una grande fornitura di
tabacco ucraino per il mercato.
Stimava che ci sarebbero voluti
almeno quattro anni per smaltire
l'intera scorta inglese in eccesso.
Senza aspettare una decisione
definitiva, i russi iniziarono a
prendere in consegna il tabacco
inglese, parte dei quali era a Mosca
e parte a Arcangelo e Vologda (Вологда).
Le parti non riuscivano ancora ad
accordarsi sul prezzo, però, gli
inglesi richiedevano sei rubli al
pood per il tabacco in grani, e
gli stessi prezzi per il nero
arrotolato e per la foglia stabiliti
nel nuovo contratto. Whitworth
chiese anche un rimborso completo di
tutti i dazi originariamente pagati
su questa scorta. Una quantità
equivalente di tabacco ucraino,
sosteneva Kurbatov, sarebbe costata
soltanto 17.378 rubli, quindi
l’acquisto del tabacco inglese
avrebbe rappresentato una perdita di
oltre 173.000 rubli. Da parte russa,
pertanto, nonostante il tabacco
inglese fosse preferito dagli
acquirenti, non si giustificava un
prezzo così alto. Per quanto
riguarda le affermazioni da parte
degli inglesi che l'intero affare
del tabacco in Russia non fosse
stato affatto redditizio, Kurbatov
replicò che erano stati venduti più
di 55.000 pood e anche se si
stimava un prezzo medio basso di 6
rubli al pood, ciò
significava un profitto di almeno
130.000 rubli, oltre a un profitto
equivalente per le merci esportate
dalla Russia esenti da dazi.
Kurbatov sollevò poi la questione
del pagamento dei dazi interni sulle
scorte inglesi, che affermava
avrebbero dovuto almeno essere
addebitati agli appaltatori inglesi,
ma grazie all'intercessione di
Golovin anche questa questione fu
risolta a favore degli inglesi. Ad
agosto Whitworth poté scrivere a
Londra che le trattative erano state
completate con successo e che
Goodfellow era andato con un
ufficiale russo a consegnare ai
maestri tabaccai russi le rimanenti
scorte di tabacco ad Arcangelo e a
Vologda. Golovin, il membro più
filo-inglese della cerchia di
consiglieri di Pietro il Grande,
aveva usato la sua influenza per far
avanzare la questione, arrivando a
un accordo poco prima della sua
prematura morte nel 1706.
Il commercio del tabacco sotto
Pietro il Grande rappresenta un
capitolo intricato della storia
russo-inglese. Attraverso contrasti,
intrighi e ostacoli, questa
partnership commerciale ha
riflettuto le sfide di un'epoca di
cambiamento e tensioni politiche. La
vicenda sottolinea l'importanza di
comprendere le dinamiche complesse
che hanno plasmato le relazioni
commerciali nel corso della storia.
La storia del tabacco sotto Pietro
il Grande non è soltanto un racconto
di negoziati e disputa, ma una
finestra su un'epoca di transizione
e contrasti che hanno contribuito a
definire il corso di eventi in quel
periodo storico affascinante.
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