ALLA CORTE DI SAN PIETROBURGO
EVOLUZIONI SETTECENTESCHE / I
di Leila Tavi
La corte di San Pietroburgo nella
prima metà del Settecento è un
interessante oggetto di studio per
capire come evolve la società russa.
Il passaggio dalla corte di Mosca a
quella della nuova capitale sorta
nel 1703 sul delta della Neva,
affacciata sul Golfo di Finlandia,
sancì l’introduzione di usi e
costumi delle corti dell’Europa del
Nord, visitate da Pietro il Grande
durante la missione diplomatica tra
marzo del 1697 all’agosto del 1698,
denominata la Grande Ambasciata (Вели́кое
посо́льство).
La trasformazione di San Pietroburgo
da porto fortificato a capitale di
fama internazionale rientrava nel
vasto e ambizioso programma di
riforme di Pietro I, prendendo come
ispirazione le capitali visitate
durante la Grande Ambasciata, come
Londra e Vienna. Durante la sua
missione diplomatica lo zar incontrò
re Guglielmo III d’Inghilterra, un
monarca che Pietro il Grande aveva
ammirato da giovane per le gesta
eroiche nel lungo conflitto
anglo-francese contro Luigi XIV, che
si concluse il 10 agosto 1678 la
Pace di Nimega. Inoltre, lo zar
apprezzò la vittoria della flotta
Anglo-olandese che si svolse a La
Hogue dal 19 al 23 maggio 1692 per
sventare il tentativo di Luigi XIV
di riportare sul trono d’Inghilterra
Giacomo II, in ottica di
contenimento dell’espansione della
Francia in Europa. Dal punto di
vista inglese, invece, la Russia era
vista come un possibile potenziale
mercato per l’esportazione. I due
sovrani si incontrarono ad Utrecht
nel 1697. Qui di seguito riportiamo
il testo del discorso di Pietro I
rivolto in quell’occasione a
Guglielmo III, come riportato da
Barany (1986: 5-6):
Al più illustre degli imperatori
Non era il desiderio di vedere le
Rinomate Città dell'Impero tedesco o
la più Potente Repubblica
dell'Universo, che mi ha fatto
lasciare il mio Trono in un Paese
Lontano, e i miei Eserciti
Vittoriosi, ma solo l'ardente
passione di vedere l'Eroe più
Coraggioso e più Generoso di Tutti i
Tempi
Ho esaudito il mio desiderio; e sono
Sufficientemente ricompensato per il
mio Viaggio nell'essere stato
ammesso alla Sua Presenza; i Suoi
gentili Abbracci mi hanno dato più
Soddisfazione della presa di Azof e
del trionfo sui Tartari, Ma la
Conquista è Vostra, Il Vostro Genio
Marziale ha diretto la mia Spada E
la Genuina Emulazione delle Vostre
imprese mi ha Instillato nel Petto i
primi pensieri di Allargare i miei
Domini
Non Riesco a esprimere a parole la
venerazione che ho per la Vostra
Sacra Persona Il mio Viaggio senza
Paragoni ne è una Prova
La Stagione è così avanzata che
spero anche la Pace così che io non
abbia l'Opportunità che ha avuto
Massimiliano, di Combattere sotto il
Vessillo dell'Inghilterra contro la
Francia, il Comune…
Se la Guerra dovesse continuare, Io
e i miei Eserciti eseguiremo
prontamente i Vostri Ordini e se sia
in Guerra che in Pace i Vostri
Industriosi Soggetti vorranno
Commerciare verso le Parti più
Settentrionali del Mondo i Porti
della Russia saranno liberi per loro
Io concederò loro maggiori Immunità
di quante ne abbiano mai avute e le
farò Iscrivere tra i più Preziosi
Documenti del mio Impero per essere
una perpetua Memoria della Stima che
Io ho per il più degno dei re.
Questo discorso, che per lungo tempo
non è stato preso in considerazione
dagli studiosi di diplomazia e di
storia delle relazioni
internazionali, rappresenta il
biglietto da visita con cui la
Russia intendeva partecipare alle
relazioni internazionali
dell’Europa, in particolar modo dei
territori settentrionali.
Nel settembre del 1697 lo zar
ricevette un invito a cena da parte
del monarca inglese in una cittadina
vicino a Utrecht, Zuylesteyn. Della
notizia diede evidenza il Post
Boy nell’edizione del 18-21
settembre 1697, come citato da
Loewenson (1958: 315): “Tis said
that the Czar of Muscovy was so
highly pleased with the magnificent
Dinner the King of Great Britain
entertained him with, and our manner
of Eating, that he merrily Invited
himself again”.
La notizia è confermata da Henri e
Barbara Van der Zeen (1973: 428), i
quali, in particolar modo, mettono
in evidenza la reazione dello zar
quando vide che alla cena
assistevano molti sudditi, si offrì
di farne decapitare alcuni in onore
di Guglielmo, così come era uso fare
in Russia. L’omaggio fu declinato in
modo gentile dal sovrano inglese.
Tramite Francis Godolphin Osborne, V
Duca di Leeds, lo zar ricevette il 9
novembre 1697 la notizia che
Guglielmo gradiva fargli dono del
veliero Royal Transport (Barany,
1986), lodandolo come difensore
della comune fede cristiana contro
il nemico comune, l’Impero ottomano,
e per le valorose gesta nel Khanato
di Crimea. Il veliero fu mostrato
per la prima volta a Pietro I dal
vice-ammiraglio Sir David Mitchell
per conto di Guglielmo il 2 marzo
1698, in occasione della visita
dello zar in Inghilterra. Per
portare lo zar e il suo seguito,
formato da circa 27 persone, in Gran
Bretagna Guglielmo inviò il veliero
The Yorke a Hellevoetsluis, una
cittadina nella parte meridionale
dell’Olanda e porto della flotta
reale olandese. L'11 gennaio 1698 un
sovrano russo mise per la prima
volta piede sul suolo britannico e
vi rimase fino al 25 aprile dello
stesso anno.
Pietro I ebbe varie occasioni
durante la sua permanenza a Londra
di incontrare di nuovo Guglielmo III
nella sua dimora di Kensington. Il
soggiorno di Pietro I a Londra fu
fondamentale per avere un quadro
preciso della società e della
politica inglese. Il funzionamento
dell’apparato amministrativo e
diplomatico a Londra fu un modello a
cui Pietro I si ispirò per riformare
lo Stato russo. Barany (1986: 40)
riporta soltanto di un incidente
diplomatico tra i due sovrani,
ovvero la scoperta da parte dello
zar che Guglielmo aveva acconsentito
a fare da mediatore nelle trattative
di pace separate tra l'imperatore
austriaco e il sultano, secondo
quanto scritto dal conte von
Auersperg, ambasciatore austriaco a
Londra. La questione turca, però,
non fu prevalente durante gli
incontri diplomatici tra i due
sovrani, considerato che quattro
anni dopo sarebbe scoppiata la
Guerra di Successione Spagnola e che
l’Inghilterra era interessata al
controllo delle rotte navali che
passavano per il continente europeo,
ancora più che a possedimenti.
Anche se non abbiamo traccia scritta
dei colloqui privati tra Guglielmo
III e Pietro I, che non furono messi
a verbale, è presumibile pensare,
che in un così lungo soggiorno a
Londra lo zar fosse stato messo a
parte di alcune faccende
diplomatiche e di politica interna
sia dal monarca inglese sia dai suoi
consiglieri più stretti, tra cui
Gilbert Burnet, vescovo di
Salisbury, che gestiva per il
Guglielmo III le questioni
ecclesiastiche. Con il vescovo
Pietro il Grande si intratteneva per
ore, nel tentativo di trovare una
valida alternativa all’enorme potere
non soltanto spirituale, ma
politico, della Chiesa ortodossa in
Russia. A questo scopo lo zar
partecipò anche a numerose riunioni
dei quaccheri e dei protestanti.
Questa assidua frequentazione delle
autorità della Chiesa anglicana non
portò soltanto a una riflessione da
parte di Pietro I sulle eventuali
riforme da apportare alla Chiesa
ortodossa russa, ma qualche anno
dopo lo zar concesse la libertà di
culto alla Chiesa anglicana in
Russia, sulla base di una promessa
solenne fatta durante il soggiorno a
Londra.
Nel 1709-1710 l'ambasciatore Charles
Whitworth, facendo riferimento a
questa promessa, riuscì ad ottenere
il ripristino da parte dello zar dei
privilegi dei vicario anglicano, che
gli erano stati precedentemente
negati dalla gerarchia ortodossa. In
un secondo momento, nel 1721, lo zar
mise in atto il suo progetto di
limitare il monopolio politico del
clero ortodosso, ponendolo sotto il
rigido controllo dello Stato. Un
altro aspetto importante della
visita di Pietro, fu la "diplomazia
del tabacco", con la stipula il 16
aprile 1698 dell'accordo commerciale
anglo-russo, di cui parleremo il
mese prossimo.
Un bollettino di Robert Yard, membro
del Parlamento d'Inghilterra per
Marlborough, indirizzato
all'ambasciatore Joseph Williamson
testimonia che il 18 aprile "lo Zar
di Moscovia si è congedato dal Re...
a Kensington" (Barany, 1986: 43).
Sir Williamson era un eccentrico
uomo d'affari inglese, filantropo e
proprietario di immobili, noto
soprattutto per i Williamson Tunnels,
costruiti sotto la sua direzione
nella zona di Edge Hill a Liverpool.
In questo dispaccio non è menzionata
una cena successiva, che è stata
motivo di controversia nella
storiografia internazionale.
Il diario di viaggio di Pietro I
contiene un'annotazione fatta pochi
giorni prima della partenza: "Sua
Maestà si è compiaciuto di dire che
l'isola inglese è la migliore, la
più felice e la più bella di tutto
il mondo" (Andreev, 1974: 88-89). Il
viaggio fu per lo zar un grande
successo, si sentì in una posizione
paritaria rispetto agli altri leader
d’Europa. Il consenso ricevuto da
parte di Guglielmo III lo spinse a
continuare a perseguire la sua
ambiziosa politica estera che aveva
mire di conquista nel Nord Europa.
Infatti, nell’agosto del 1698, lo
zar e il nuovo re di Polonia Augusto
II raggiunsero un accordo de facto
per formare un'alleanza politica e
militare in funzione
anti-svedese.
I suoi incontri con Guglielmo III in
Olanda e in Inghilterra
contribuirono senza dubbio a questa
evoluzione. La neutralità dei turchi
fu assicurata dal trattato di pace
di Costantinopoli del 13 luglio
1700, che mise fine alla guerra
russo-turca che era iniziata
quattordici anni prima, nel 1686. Lo
zar aveva dichiarato nel marzo 1700
guerra alla Svezia, che durò ventuno
anni e che sancì il ruolo della
Russia come potenza militare e
politica in Europa. Poco dopo il suo
rientro in Russia, Pietro I istituì
una Cancelleria diplomatica sul
modello di quella inglese. Inoltre,
lo zar istituì una rete di missioni
diplomatiche a Vienna, Parigi,
Londra, Costantinopoli, all'Aia e in
altre capitali. Il Posolskii Prikaz
(Посольский приказ), che era stato
costituito nel 1549, continuò a
operare, almeno formalmente, fino al
1718, quando fu fondato il Collegio
degli Affari Esteri (Коллегия
иностранных дел или иностранная
коллегия Российской империи), che
cessò di esistere nel 1832.
Pertanto, nei primi due decenni del
XVIII sec., la macchina diplomatica
russa fu radicalmente modificata.
Pietro I non si limitò, però, a
osservare la struttura
architettonica e l’organizzazione
politica di grandi capitali come
Londra e Vienna, ma prese in esame
anche città minori, come Riga,
allora possedimento della Svezia,
che lo zar definì “città maledetta”,
a seguito del rifiuto del generale
Erik Dahlberg di far ispezionare a
Pietro I le fortificazioni della
città. Un’altra città minore che
destò l’attenzione dello zar nel
corso della sua missione diplomatica
fu Mitau, l’attuale Jelgava in
Lettonia, che in seguito fu terreno
di scontro tra Russi e Svedesi
durante la Seconda Guerra del Nord e
fu conquistata da Pietro I nel
1705.
Per quanto riguarda Königsberg, si
tratta del luogo dove Pietro I ebbe
diversi incontri nei mesi di maggio
e giugno del 1697 con Federico I di
Honenzollern, principe elettore di
Brandeburgo e incoronato primo re di
Prussia nel 1701. Il futuro re di
Prussia fu la prima tra le
personalità politiche europee di
spicco che lo zar incontrò nella sua
missione diplomatica.
Dell’ospitalità di Federico di
Prussia-Brandeburgo la delegazione
russa apprezzò in particolar modo la
sontuosità e pomposità del suo
galateo di corte. Non potendo
ottenere solidarietà da parte del
principe elettore rispetto alla
coalizione anti-turca, lo zar
ripiegò su accordo segreto contro la
Svezia, reso noto soltanto nel 1701,
quando il principe tedesco divenne
re di Prussia e la Grande Guerra del
Nord era già in corso. I negoziati
si svolsero sul panfilo reale russo
e rappresentarono un accordo senza
precedenti nella storia della
diplomazia russa, improntata al
tempo su rigide regole morali
dettate dalla religione ortodossa,
che non prevedevano accordi
clandestini e che, per giunta, non
riguardassero la guerra santa contro
i Turchi. L’accordo segreto fu
comunque siglato dallo zar, che lo
considerò molto vantaggioso per la
raison d'etat della Russia. In
qualche modo quell’accordo mise in
crisi il sistema di dogmi arcaici su
cui la politica estera russa era
basata e decretò il volgere lo
“sguardo” all’Europa. Altre città da
lui visitate durante quel viaggio
furono Lipsia, Dresda, Praga, Rawa.
Durante tutta la missione
diplomatica di fine Seicento lo zar
viaggiò in incognito, nel ruolo di
un semplice capitano, mentre a capo
della missione figurava François
Jacques Le Fort (Франц Яковлевич
Лефор), o Lefort, come indicato nei
documenti dell’epoca scritti in
lingua inglese.
Come sottolinea Vladimir Matveev
(2000, 31):
Having opted to travel incognito,
Peter nonetheless was behind all the
important diplomatic decisions. As
the records show, The Great Embassy
was virtually transformed into a
mobile Russian Foreign Ministry,
with the tsar himself directing
foreign policy and executing it with
the assistance of the Great
Ambassadors. The latter performed
the roles both of the tsar's
advisers and of his diplomatic
envoys of highest rank.
Riferimenti bibliografici:
Andreev, Aleksandr Ignat'evič, ed.
Petr Velikij: sbornik statej....
Inter Documentation, 1974 (prima
edizione del 1947).
Barany, George. The Anglo-Russian
Entente Cordiale of 1697-1698: Peter
I and William III at Utrecht.
No. 207. Columbia University Press,
1986.
Loewenson, Leo. "The First
Interviews between Peter I and
William III in 1697: Some Neglected
English Material." The Slavonic
and East European Review 36.87
(1958): 308-316.
Matveev, Vladimir. "Summit diplomacy
of the seventeenth century: William
III and Peter I in Utrecht and
London, 1697–98." Diplomacy and
Statecraft 11.3 (2000): 29-48.
Van der Zeen, Henri & Barbara Van
der Zeen. William and Anna.
Alfred A. Knopf, 1973.