N. 111 - Marzo 2017
(CXLII)
STORIA DELLA CORSA ALLO SPAZIO E DELL’ALLUNAGGIO
I padri fondatori della missilistica - PARTE I
di Michele Mozzanica
Nel
1865
veniva
pubblicato
Dalla
Terra
alla
Luna
di
Jules
Verne.
Non
sappiamo
se
lo
scrittore
credesse
veramente
che
un
giorno
l’uomo
avrebbe
raggiunto
la
luna,
ma
ciò
accadde
poco
più
di
un
secolo
dopo
e la
realtà
superò
il
romanzo.
Infatti,
nel
romanzo
l’equipaggio
del
Columbia
non
allunò,
limitandosi
a
orbitare
intorno
al
satellite;
mentre
il
21
luglio
1969,
Neil
Armstrong
e
Buzz
Aldrin,
grazie
alla
missione
Apollo
11,
misero
veramente
piede
sulla
luna.
Ma
la
storia
di
questo
successo
non
può
limitarsi
alla
storia
dell’Apollo
11 e
deve
prendere
in
considerazione
un
periodo
molto
più
lungo.
Perché
prima
di
arrivare
sulla
luna
bisognava
raggiungere
lo
spazio
e
per
raggiungere
lo
spazio
serviva
un
vettore.
Naturalmente
la
soluzione
non
poteva
essere
il
cannone
di
verniana
memoria,
ma
un
razzo.
E i
primi
teorici
dei
razzi
vissero
molto
prima
dell’effettiva
conquista
dello
spazio
e
della
luna.
Uno
dei
padri
fondatori
della
missilistica
fu
il
russo
Kostantin
Eduardovitch
Tsiolkosvky,
che
tra
l’altro
fu
influenzato
dai
romanzi
di
Verne.
Questo
personaggio
ha
una
storia
degna
di
un
romanzo
o di
un
film.
Tsiolkosvky
nacque
nel
1857
in
una
cittadina
di
nome
Ijevskoe
da
una
famiglia
modesta;
a
dieci
anni
fu
reso
sordo
da
una
scarlattina
e
non
poté
andare
a
scuola
con
gli
altri
bambini,
ma
si
formò
da
autodidatta
leggendo
tutti
i
libri
della
piccola
biblioteca
del
padre.
La
svolta
avvenne
nel
1873,
quando
si
trasferì
a
Mosca
e
conobbe
Nikolaj
Fedorov,
un
filosofo
che
in
epoca
sovietica
fu
considerato
il
padre
del
cosmismo:
una
corrente
di
pensiero
che
guardava
alla
scienza
con
molto
ottimismo,
sostenendo
che
grazie
a
essa
l’uomo
avrebbe
sconfitto
la
morte
per
poi
colonizzare
lo
spazio
grazie
alle
sue
potenti
tecnologie.
Questo
pensiero
influenzò
sicuramente
il
giovane
Tsiolkovsky,
il
quale
grazie
a
Federov
riuscì
a
frequentare
le
biblioteche
universitarie
moscovite.
Nel
1876
tornò
dal
padre
e
qui
riuscì
a
ottenere
l’abilitazione
per
l’insegnamento
della
matematica.
Nel
1892
si
trasferì
a
Kaluga,
dove
visse
il
resto
della
sua
vita.
Qui
continuò
a
lavorare
sul
suo
sogno
di
far
andare
l’uomo
nello
spazio.
Fu
in
questo
periodo
che
teorizzò
il
razzo
a
propellente
liquido.
Nel
1903
pubblicò
il
trattato
L’esplorazione
dello
spazio
mediante
apparecchi
a
reazione,
che
sarà
una
pietra
miliare
della
scienza
missilistica,
e
derivò
l’equazione
del
razzo
oggi
detta
“di
Tsiolkosvky”.
Il
padre
dell’astronautica
dovrà
però
aspettare
l’epoca
sovietica
per
ricevere
notorietà
e
riconoscimenti
accademici.
Lo
scienziato
continuerà
a
teorizzare
e
studiare
metodi
per
il
viaggio
e
perfino
la
colonizzazione
spaziale,
sempre
con
serissimo
metodo
scientifico.
Nel
’29
arrivò
a
proporre
l’uso
di
razzi
multistadio,
cosa
che
poi
effettivamente
avverrà.
Tsiolkosvky
era
però
un
teorico
e
non
fece
mai
esperimenti
pratici,
per
quelli
bisogna
andare
dall’altra
parte
dell’Oceano
Atlantico,
negli
Stati
Uniti.
Qui,
24
anni
dopo
Tsiolkosvky,
nacque
Robert
Goddard,
anche
lui
amante
della
fantascienza,
visionario
dei
viaggi
spaziali
e
genio
incompreso.
Goddard,
mentre
studiava
al
politecnico
di
Worcester,
sua
città
natale,
si
interessò
agli
studi
sui
razzi
e ne
lanciò
uno
nel
1907,
l’anno
prima
della
laurea.
In
seguito
progettò
varie
tipologie
di
razzo
prima
a
combustibile
solido
(come
quello
del
1907)
poi
liquido.
Un
ulteriore
passo
in
avanti
fu
quello
di
applicare
l’ugello
di
De
Laval
ai
suoi
razzi
rendendoli
più
efficienti.
Dopo
aver
ottenuto
vari
finanziamenti,
nel
1920
pubblicò
Un
metodo
per
raggiungere
altitudini
estreme,
oggi
altra
pietra
miliare
della
missilistica
che
però
non
fu
riconosciuto
come
tale
dai
contemporanei.
Questo
soprattutto
perché
nell’ultima
pagina
del
trattato
Goddard
si
azzardò
ad
affermare
che
con
un
razzo
sarebbe
stato
possibile
raggiungere
la
luna.
Una
tale
affermazione,
a
quell’epoca,
equivaleva
a
dichiararsi
pazzo
e
venne
preso
di
mira
dall’opinione
pubblica.
Il
“New
York
Times”
lo
accusò
addirittura
di
non
conoscere
i
principi
base
della
fisica.
Tuttavia
Goddard
continuò
i
suoi
studi
e il
16
marzo
1926,
in
una
fattoria
di
Aubron,
collaudò
il
primo
razzo
a
propellente
liquido.
Il
razzo
volò
fino
a 12
metri
e
mezzo
di
altezza
per
poi
schiantarsi
al
suolo,
il
tutto
il 2
secondi
e
mezzo.
Sono
numeri
piccoli
ma
significativi:
il
primo
razzo
a
propellente
liquido
della
storia
era
stato
lanciato,
e
Goddard
continuò
nei
suoi
studi.
Tuttavia
la
comunità
scientifica
continuava
a
sottovalutarlo
e
alla
fine
del
decennio
lo
scienziato
si
trasferì
in
New
Mexico,
dove
aprì
un
laboratorio
astronautico
per
perfezionare
i
suoi
razzi.
Tuttavia
i
suoi
meriti
saranno
ufficialmente
riconosciuti
solo
dopo
la
morte.
Abbiamo
finora
parlato
di
un
russo
e un
americano
quasi
ad
anticipare
la
corsa
allo
spazio
vera
e
propria
degli
anni
‘50
e
‘60.
Ma
come
spesso
accade
nella
storia
del
’900
c’è
lo
zampino
dei
tedeschi.
In
particolare
due:
il
primo
è
Hermann
Oberth
nato
il
25
giugno
1894.
È il
terzo
padre
dell’astronautica
e
anche
nel
suo
caso
la
passione
per
lo
spazio
fu
influenzata
dalla
fantascienza
di
Verne.
Oberth
si
interessò
agli
studi
di
Tsiolkosvky
e
agli
esperimenti
di
Goddard,
al
quale
chiese
spesso
consigli.
Benché
fin
dall’adolescenza
fosse
appassionato
di
razzi,
nel
1912
si
iscrisse
a
medicina
presso
l’università
di
Monaco
di
Baviera
e
allo
scoppio
della
prima
guerra
mondiale
divenne
medico
di
campo.
L’esperienza
bellica
gli
fece
comprendere
di
essere
inadatto
alla
carriera
medica,
virando
i
suoi
interessi
sulla
fisica
e
sui
razzi.
Già
nel
1917
propose
un
progetto
per
usarli
come
arma
bellica,
che
però
fu
respinto
dal
ministero
della
guerra.
Non
fu
l’unica
delusione:
pochi
anni
dopo
si
vide
rifiutare
la
tesi
di
dottorato
Il
razzo
nello
spazio
interplanetaro,
che
non
fu
ritenuto
realistico
dalla
commissione
d’esame.
Oberth
non
si
arrese
e
pubblicò
la
tesi
a
sue
spese
nel
1923
e
una
versione
ampliata
nel
1929;
inutile
dire
che
anche
questo
lavoro
fu
poi
ritenuto
testo
fondamentale
per
la
corsa
allo
spazio.
Il
grande
scalpore
che
destò
quel
lavoro
negli
anni
’20
favorì
la
costituzione
della
società
per
i
viaggi
spaziali,
una
società
ispirata
proprio
dal
libro
di
Oberth
che
ben
presto
ne
divenne
membro.
Poco
dopo
nella
società
entrò
un
altro
grande
tedesco
destinato
a
cambiare
la
storia
dell’esplorazione
spaziale:
Werner
Von
Braun,
rampollo
della
nobiltà
prussiana
ispirato
proprio
dal
libro
di
Oberth.
La
società
dei
viaggi
spaziali
dopo
alcuni
successi
si
avviò
al
declino
e fu
ufficialmente
sciolta
nel
1934,
per
problemi
finanziari.
A
quel
punto
però
tutti
gli
studi
dei
razzi
erano
concentrati
nelle
mani
dell’esercito
e il
regime
nazista
aveva
vietato
qualsiasi
altro
test.
Von
Braun
divenne
membro
del
partito
nazista
e
operò
in
un
importante
sito
missilistico
inizialmente
con
sede
a
Kummersdorf
poi
spostato,
durante
la
guerra,
a
Peenemünde.
In
quel
sito
di
ricerca,
al
quale
per
un
breve
periodo
collaborò
anche
Oberth
prima
di
dedicarsi
a
missili
antiaerei,
furono
sviluppati
i
missili
A-4,
più
noti
con
il
nome
propagandistico
dato
loro
da
Goebbels:
i
V-2.
Il
primo
lancio
coronato
dal
successo
fu
effettuato
il 3
ottobre
1942
dalla
piattaforma
Prüfstand
VII
e il
razzo
raggiunse
i 90
km
di
altezza
per
atterrare
a
193
km
di
distanza.
Werner
Von
Braun
fu
entusiasta
di
quel
successo
che
considerò
come
conferma
della
possibilità
dei
viaggi
spaziali.
Questo
focalizzarsi
sull’aspetto
scientifico
dei
razzi
a
dispetto
di
quello
bellico
lo
portò
all’arresto.
Fu
tuttavia
rilasciato
per
le
pressioni
di
Albert
Speer
e di
altri
gerarchi
nazisti,
che
lo
consideravano
una
pedina
fondamentale
nello
sviluppo
ulteriore
dei
missili.
Il
primo
impiego
bellico
del
V-2
fu
nel
1944
e
proseguì
fino
alla
fine
del
conflitto
mietendo
migliaia
di
vittime
in
particolare
a
Londra
e in
Belgio.
Tuttavia,
la
potenza
di
queste
terribili
armi
non
fu
sufficiente
a
evitare
la
sconfitta
e
con
la
Germania
invasa
sia
dai
russi
che
dagli
alleati,
Von
Braun
insieme
a
molti
suoi
collaboratori,
si
consegnò
all’esercito
statunitense
desideroso
di
accaparrarsi
i
migliori
scienziati
tedeschi.
Per
lui
cominciò
la
seconda
vita
che
lo
porterà
a
essere
ricordato
come
il
tedesco
che
portò
gli
americani
sulla
Luna.
I
razzi
V-2
furono
una
terrificante
arma
bellica
ma
segnarono
anche
un
punto
di
svolta
nella
storia
della
scienza:
la
missilistica
non
era
più
un
sogno
di
visionari
o
scienziati
ma
qualcosa
di
estremamente
concreto
che
nel
giro
di
pochi
anni
avrebbe
permesso
all’uomo
di
cominciare
l’esplorazione
dello
spazio.