N. 122 - Febbraio 2018
(CLIII)
la conversione dimenticata
gli ebrei di sannicandro - Parte iI
di Stefano Coletta
Il
10
giugno
1940
Mussolini
decide
di
"spezzare
le
reni
alla
Francia
e
all’Inghilterra”
ed
entra
con
ciò
in
guerra.
Sannicandro
vive
il
conflitto
di
striscio
fino
all’8
settembre,
quando
gli
Alleati
iniziano
a
bombardare
i
campi
d’aviazione
di
Foggia
e
anche
la
città,
provocando
ben
20.000
morti
tra
i
civili.
I
tedeschi,
nelle
settimane
precedenti
allo
sbarco
alleato
si
spingono
a
Sannicandro
in
cerca
di
aviatori
abbattuti.
Il
podestà
avverte
gli
“Ebrei”
di
eliminare
la
stella
e
ogni
simbolo
ebraico.
Nonostante
ciò,
mentre
gli
Ufficiali
stanno
passeggiando
per
le
vie
del
paese,
giunti
dinanzi
alla
casa
di
Manduzio,
si
fermano
ed
entrano.
Non
si
conosce
bene
il
motivo,
forse
una
spiata
o
forse
volevano
chiedere
informazioni.
Di
fatto
si
ritrovano
dinanzi
a
simboli
e
oggetti
ebraici,
che
li
incuriosiscono.
Chiedono
ospitalità
e si
fermano
per
circa
un’ora
a
parlare
con
Manduzio.
Tra
la
popolazione
l’ansia
cresce,
tutti
temono
il
peggio.
Ma,
inspiegabilmente,
escono,
sorridente
e
riprendono
a
camminare,
come
se
niente
fosse.
Risalgono
sulle
auto
e
vanno
via
per
non
tornare
più.
Un
miracolo
diranno
i
seguaci!
Forse
avranno
concluso
“diese
Italiener
sind
verrückt”
(sono
pazzi
questi
italiani),
anticipando
Obelix.
Nel
settembre
del
1943
la
provincia
di
Foggia
viene
liberata
dagli
Alleati,
tra
questi
ci
sono
dei
soldati
ebrei,
aggregati
all’Ottava
Armata.
A
costoro
viene
assegnato
dai
primi
mesi,
del
1944,
il
compito
di
assicurare
la
logistica
delle
forze
Alleate,
in
particolare
legname,
che
vanno
a
reperire
sui
monti
Dauni.
Quindi
iniziano
a
passare
dinanzi
alla
porta
di
Manduzio,
che
informato
di
questi
camion
militari
recanti
“la
Stella
di
David”
decide
di
farli
fermare
e
chiedere
informazioni.
Per
questo
motivo,
una
mattina,
mentre
i
carri
si
avvicinano
alla
curva
della
strada,
un
gruppo
di
persone
apparvero
sulla
strada
con
una
bandiera
con
la
stella
di
David,
improvvisata.
Gli
autisti
si
fermano.
«C’erano
ufficiali
e
soldati
–
ricorda
Eliezer
Tritto,
all’epoca
quattordicenne
–
sulle
spallette
c’era
scritto:
PALESTINE
è
mezzo
a
questo
scritto
c’era
il
MAGHEN
DAVID,
subito
dissero
SCIALOM,
come
essi
erano
della
BRIGHADA
di
Erez
Israel….
Come
furono
tornati
al
campo
Militare
di
Foggia,
gli
raccontarono
ai
loro
capi
che
ha
Sannicandro
ci
sono
famiglie
Ebrei,
tutti
gli
Ufficiali
vennero
da
Munduzio,
ci
portarono
grandi
quantità
di
roba,
roba
da
mangiare,
sigarette,
cioccolate,
caramelle,
e
stato
un
giorno
fatale
per
i
bambini».
Al
caso
s’interessa
il
maggiore
Aron
Wellesley,
comandante
della
Compagnia
Trasporti
RASC,
creatore
della
rete
Reshet
che
si
propone
di
assistere
i
profughi
ebrei
nell’Europa
postbellica,
fornendo
alloggio,
cibo
e
rifornimenti
nei
campi
profughi,
prima
dell’arrivo
delle
agenzie
ufficiali,
come
l’UNRRA
(United
nations
Relief
and
Rehanilitation
Administration,
agenzia
delle
Nazioni
Uniti
per
i
profughi),
il
Joint
e la
Croce
Rossa.
Inoltre,
opera
per
far
rientrare
gli
ebrei,
legalmente
o
illegalmente,
nella
terra
dei
padri:
Eretz
Israel.
In
ultimo
persegue
un
obiettivo
ambizioso
quello
di
reclutare
gli
ebrei
italiani
nella
lotta
contro
i
tedeschi.
Per
conseguire
questo
proposito
giunge
a
Bari,
un
ebreo
italiano
antifascista,
Enzo
Sereni,
che
ha
una
parte
breve,
ma
determinante
nella
storia
degli
Ebrei
di
Sannicandro.
Sereni
si
reca
da
Manduzio,
con
il
quale
parla
per
ore
e al
termine
conclude
«Tu
sei
un
vero
profeta
ispirato
da
Dio
e le
tue
osservazioni
sono
più
giuste
e
serene
di
un
Ebreo
nato
ebreo»,
mentre
rivolto
al
gruppo
l’implora
di
ritornare
in
Palestina
per
costruire
e
creare
la
madrepatria.
Nel
poco
tempo
che
rimase
riorganizzo
la
comunità,
infuse
coraggio,
fede
e
determinazione
nel
gruppo,
poiché
per
la
prima
volta
erano
stati
riconosciuti
come
Ebrei,
che
avevano
il
diritto
e il
dovere
di
emigrare
nella
Terra
d’Israele,
per
contribuire
alla
nascita
del
nuovo
stato.
Tanto
che
alcuni
esponenti
si
recano
da
Aron,
per
salutarlo
in
vista
dello
spostamento
della
sua
unità
a
Nord,
«prendono
il
tè
con
me
alla
mensa
ufficiali.
È
allora
che
chiedono
se
c’era
la
possibilità
di
un
loro
ritorno
come
lo
chiamano
alla
terra
Terra
Santa»,
la
risposta
è di
attendere
la
chiamata
“quando
sarebbe
arrivato
il
momento”.
Il
Capitano
Urbach
si
preoccupa
di
far
entrare
il
giovane
Eliezer
Tritto,
nel
campo
profughi
per
ragazzi
ebrei
di
Bari,
in
modo
d’assicurare
un
contatto
con
la
Rete
Reshet,
assicura
che
avranno
presto
notizie
dal
Rabbino
Capo
di
Roma,
ma
le
cose
non
vanno
così,
devono
attendere
sino
alla
primavera
del
1945.
Il
motivo
è da
ricercare
in
varie
cause:
le
persecuzioni
e
decimazioni
compiute
dai
Tedeschi,
il
ritardo
nella
liberazione
degli
Alleati
della
Capitale
e la
riorganizzazione
subito
dopo
la
liberazione,
che
videro
l’estromissione
del
Rabbino
Zolli,
accusato
di
collusione
con
i
fascisti
e di
aver
abbandonato
i
confratelli
alle
retate,
mentre
riparava,
con
la
famiglia
all’interno
del
Vaticano.
Nell’aprile
1945,
Francesco
Cerrone
e
Angelo
Marocchella,
cari
amici
di
Cantoni,
si
recano,
su
sua
richiesta,
prima
a
San
Nicandro,
dove
incontrano
la
Comunità,
si
rendono
conto
della
profonda
fede
che
li
motiva
e,
dopo,
partono
per
Roma,
dove
incontrano
Giuseppe
Nathan,
commissario
affari
ebraici
e
Umberto
Nahon,
presidente
dell’Organizzazione
Sionistica
Italiana,
allo
scopo
di
perorare
la
causa
della
comunità
di
Manduzio.
Nahon,
al
seguito
dell’incontro,
scrive
al
Presidente
dell’Unione
delle
Comunità
Israelitiche
Italiane
per
esporre
il
caso
Sannicandro
,
dove
«esiste
un
gruppo
di
circa
200
persone
che
dal
1932
s’è
convertito
all’ebraismo.
Riteniamo
nostro
imprescindibile
dovere
di
dare
prova
tangibile
d’interessamento
e
fratellanza
a
questi
Ebrei
che
hanno
saputo
resistere
alla
prova
del
tragico
periodo
passato»
e
conclude
ȏ
tempo
che
sia
data
loro
l’opportunità
di
entrare
nella
famiglia
ebraica».
La
risposta
del
Presidente
dell’Organizzazione
Sionistica
è
positiva
e
suggerisce
d’inviare
sul
posto
una
persona
“capace
perché
possa
studiare
l’ambiente
e
organizzare
la
Comunità
e
gettare
le
basi
di
un’istruzione
più
organica
e
completa
di
quella
che
è
attualmente”
e
indica
il
Rabbino
Aldo
Ravenna,
che
giunge
a
Sannicandro
il
29
maggio
1945,
trovando
con
dispiacere
la
comunità
divisa.
Manduzio
s’oppone
all’emigrazione,
perché
il
loro
compito
è
quello
di «portare
luce
in
questo
oscuro
angolo
di
Puglia».
Il
Rabbino
Ravenna
cerca
di
pacificare
gli
animi,
ma
non
ci
riesce
per
l’ostinazione
di
Manduzio,
che
adesso
si
fa
chiamare
Levi,
nel
non
voler
perdere
il
proprio
ruolo
di
leader,
poiché
si
sentiva
“il
mezzadro
di
Dio”.
Fa
intervenire
Roma,
che
propone
un
accordo
a
cui
devono
sottostare
entrambe
le
correnti
del
gruppo,
ma
con
scarsi
risultati.
Nel
frattempo,
viene
fissata
la
circoncisione,
che
avviene
nell’agosto
del
1946.
Manduzio
è
esentato
a
causa
delle
sue
condizioni
di
salute.
Il
15
marzo
1948,
il
Capo
storico
della
Comunità:
Donato
Manduzio
muore.
Si
propone
come
successore
Concetta
Di
Leo,
che
cerca
di
sostenere
la
necessità
di
non
emigrare,
sostenuta
da
tale
idea
anche
da
Cantoni.
Ma a
invogliare
alla
partenza
è la
proclamazione
dello
Stato
d’Israele
il
14
maggio
dello
stesso
anno.
Il
primo
a
partire
è
proprio
quel
Cerrone,
finito
nel
mirino
dell’Ovra,
che
entra
in
contatto
con
il
figlio
di
Pacifici,
conosciuto
in
un
campo
profughi,
e
poi
con
Augusto
Segre,
a
cui
perora
la
causa
d’emigrazione
dei
sannicandresi.
Per
questo
motivo
scrive
al
Presidente
della
sezione
milanese
della
Federazione
sionistica
spiegando
che
si
tratta
«di
gerim
(convertiti)
molto
religiosi
che
si
sono
avvicinati
all’Ebraismo
in
questi
ultimi
anni.
Non
vi è
dubbio
che
anche
per
loro
si
presenta
lo
stesso
problema
che
già
abbiamo
esaminato
in
rapporto
agli
italiani
e
che
quindi
anch’essi
dovrebbero
attendere
momenti
migliori.
Ma
anche
a
prescindere
dal
fatto
che
molte
di
queste
persone
già
hanno
venduto
le
loro
terre
e le
loro
case
e si
sono
preparati
per
l’aliyah,
sta
di
fatto
che
tutti
hanno
una
preparazione
agricola
non
comune,
essendo
il
lavoro
del
contadino,
nelle
sue
più
svariate
forme,
tradizionale
da
generazioni
in
questo
gruppo.
Bisogna
anche
tener
presente
che
non
conoscono
la
lingua
e
cha
hanno
in
genere
una
cultura
piuttosto
limitata.
Ma
se
fosse
possibile
ottenere
conferma
dal
Kibbutz
di
Javne,
delle
proposte
fatte
dal
Chaver
Beppe
Artom
di
sistemare
questo
gruppo
(e
quelli
che
si
trovano
in
Eretz)
in
un
piccolo
villaggio
poco
distante
da
Javne,
e in
pari
tempo
l’assicurazione
che
questo
gruppo
sarebbe
in
un
primo
tempo
guidato
da
questo
kibbutz,
io
penso
che
la
cosa
potrebbe
essere
presa
in
conto».
A
luglio
il
Mizrachi
Organization
World
Central
di
Gerusalemme
informa
Cantoni
di
aver
ricevuto
notizie
sui
sannicandresi
e
sul
loro
desiderio
di
compiere
l’aliyah
e
per
questo
ha
riservato
un
congruo
numero
di
posti
presso
un
villaggio,
recentemente,
sgombrato
dagli
arabi.
Cantoni,
si
sente
vittima
degli
eventi,
vorrebbe
opporsi,
ma
non
può,
alla
fine
collabora
con
Cerrone,
per
far
uscire
venti
persone
dal
paese.
La
partenza,
del
primo
gruppo,
avviene
il
14
novembre,
come
riportato
dal
quotidiano
Il
Paese,
destinazione
Haifa.
«Appena
arrivati
in
Palestina
–
riporta
il
giornalista
– si
sono
inginocchiati
per
baciare
la
terra
della
loro
nuova
nazione.
È
previsto
che
altre
tredici
emigranti
li
raggiungano
la
prossima
settimana».
Nel
frattempo,
comparve
anche
un
gruppo
di
ebrei
anche
ad
Apricena,
altro
comune
della
provincia
di
Foggia,
anche
costoro
chiedevano
di
poter
emigrare
in
Israele.
A
opporsi
è il
gruppo
di
Sannicandro,
adducendo
come
giustificazione,
«adesso
tutti
vogliono
fare
la
religione
ebraica,
ma
la
vogliono
fare
senza
Dio,
la
vogliono
fare
finta
solo
per
andare
in
Palestina».
In
effetti,
al
gruppo
di
Apricena
viene
concesso
di
emigrare,
ma
dopo
di
questi
non
si
avranno
altri
casi
di
emigrazione
di
non
ebrei
in
territorio
Israeliano.
Riferimenti
bibliografici:
P.E.
Lapide,
Mosè
in
Puglia,
Longanesi
1958.
F.
Lotoro,
Fonte
di
ogni
bene.
Canti
di
risveglio
ebraico
composti
dal
1930
al
1945
a
Sannicandro
Garganico,
2009.
J.
Davis,
Gli
Ebrei
di
San
Nicandro,
Giunti,
2010.