Il mercato dei war contractor ha un
giro di affari di 100 miliardi di dollari l’anno e
coinvolge 100.000 tra uomini e donne, di cui 70.000
impiegati nella guerra in Afghanistan e in Iraq.
Si tratta di paramilitari che lavorano per conto della
coalizione, vere e proprie armate private fornite da
non ben specificate agenzie di servizi; il
Center for public integrity ha recentemente
pubblicato una lista delle società che forniscono
mercenari per l’Afghanistan e l’Iraq: sono 160
agenzie, con un cachet medio mensile per i
contractor impiegati in azioni paramilitari e di
sicurezza che può raggiungere anche i 20.000 dollari
al mese.
In Europa i war contractor, o più correttamente
private military contractor, sono
reclutati e addestrati da ex soldati o agenti dei
servizi segreti britannici o statunitensi, come
John Geddes, ex sottoufficiale dei SAS, gli
Special Air Services britannici, e fondatore
della Ronin, una compagnia militare privata
britannica, che addestra war contractor.
Le principali destinazioni dei mercenari della Ronin sono
l’Afghanistan e l’Iraq.
John Geddes ha da poco pubblicato il suo primo libro
Highway to hell sul periodo post bellico in
Iraq e sull’impiego dei soldati privati, una forza
multi-nazionale disparata e anarchica, con uomini
arruolati da circa cinquanta paesi diversi per un
numero complessivo stimato tra i 30.000 e i 50.000.
I soldier of venture sono la seconda
forza armata presente in Iraq dopo le truppe
statunitensi.
All’inizio erano impiegati per servizi di sicurezza agli
uomini d’affari, ai diplomatici, ai civili impegnati
nella ricostruzione, nel pronto soccorso medico e
nel settore petrolifero, adesso sono sempre più
presenti quando si tratta di vere e proprie azioni
militari.
Un’armata mercenaria ben addestrata ed equipaggiata, tra i
cui compiti rientra anche uccidere.
Le reclute della Ronin sono addestrate a Praga e
dintorni, così da poter eludere le restrittive leggi
britanniche in fatto di uso e detenzione di armi da
fuoco.
La Repubblica ceca è un paradiso per le private military corporation,
grazie alle sue “tolleranti” leggi, che permettono
ai mercenari di svolgere indisturbati le loro
esercitazioni con potenti kalashnikov in
pieno giorno e all’aria aperta.
Dalla guerra in Afghanistan del 2001 Praga è diventata la
capitale dei mercenari: di giorno sono
impegnati in estenuanti allenamenti e simulazioni di
guerra, di notte si ritrovano nei bordelli e nei
night club a bere in compagnia di prostitute.
Guadagnano dai 10.000 ai 20.000 dollari al mese e si fanno
chiamare “soldati indipendenti”.
Quando uno di loro perde la vita in Afghanistan o in Iraq
non è conteggiato in nessuna statistica ufficiale
statunitense; se ha contratto una buona
assicurazione sulla vita i suoi familiari
percepiranno una buona pensione dall’agenzia di
servizi che lo ha ingaggiato, altrimenti la sua
avventura da “pretoriano” si conclude così
nell’anonimato, come è iniziata.
È stato stimato che fino ad oggi almeno sette mila
iracheni, tra civili e guerriglieri, siano stati
uccisi dai mercenari, a fronte di un migliaio di
contractor che hanno perso la vita durante lo
svolgimento delle loro mansioni.
Un esercito ombra, il cui status non è regolamentato
dal diritto internazionale se non in senso negativo
attraverso
la Convenzione
internazionale delle Nazioni Unite contro il
reclutamento, l’utilizzo, il finanziamento e
l’addestramento dei mercenari
del 1989 e l’art. 47 del I Protocollo aggiuntivo delle
Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1977.
La Convenzione rappresenta l’unico valido strumento universale per quanto riguarda le
attività di mercenariato, considerato che il
Protocollo aggiuntivo è applicabile solo agli stati
firmatari del medesimo.
I war contractor sono la conferma del fallimento del
sistema collettivo di tutela della pace e della
sicurezza internazionale delle Nazioni Unite e
l’affermazione dell’intervento privato nella
gestione della sicurezza e dei conflitti
internazionali.
Qualcuno dei lettori forse ricorderà il discorso tenuto il
10 settembre 2001 al Pentagono da Donald Rumsfeld,
l’allora Segretario della Difesa del Presidente
Gorge W. Bush: “The
topic today is an adversary that poses a threat, a
serious threat, to the security of the United States
of America. It disrupts the
defense
of the United States and places the lives of men and
women in uniform at risk. You may think I’m
describing one of the last decrepit dictators of the
world…the adversary’s closer to home. It’s the
Pentagon bureaucracy […] I have no desire to attack
the Pentagon; I want to liberate it. We need to save
it from itself.”
Quello che Rumsfeld aveva in mente per risanare il
Pentagono era rimpiazzare la vecchia burocrazia con
un nuovo modello basato sul settore privato; il
giorno dopo il Pentagono è stato veramente attaccato
da un Boeing 757 dell’American Airlines Flight 77.
Con l’inizio delle operazioni belliche in Afghanistan da
parte degli Stati Uniti la cosiddetta Dottrina
Rumsfeld ha iniziato il suo corso e le imprese
private si sono da allora pian piano sostituite alle
strutture statali nella gestione dei conflitti, da
prima solo come società fornitrici, poi sempre più
anche nel reclutamento di soldati.
Mentre Bush non trova il consenso della Camera dei
rappresentanti nel proseguimento delle due disperate
imprese, società come di servizi come
la Blackwater aumentano gli ingaggi per i loro soldati di ventura in
Afghanista e Iraq.
Nella logica della globalizzazione dei conflitti le
regole di mercato fanno sì che al posto di mercenari
stranieri, pagati oltre i 1500 dollari al giorno,
siano impiegati ora prevalentemente miliziani
locali, per un compenso giornaliero di soli 40
dollari.
Adesso a far parte delle milizie mercenarie ci sono in Iraq
almeno 3.500 locali, quasi tutti provenienti dalle
fila dei reparti speciali di Saddam Hussein,
a riprova del fatto che le nuove guerre non
conoscono regole se non quella di mercato.