contemporanea
CONSUMISMO:
UNO STRUMENTO
DELL’IMPERIALISMO AMERICANO
LE INFLUENZE SULL’EUROPA
di Emanuele Molisso
Quando si parla di imperialismo si fa subito
riferimento al modello imperiale dell’antica Roma o
al modus operandi dell’impero coloniale
britannico. Punti fondamentali che vengono messi in
luce sono la costruzione e il mantenimento del
controllo sui territori sottoposti al dominio
imperiale.
Se si fa riferimento a questo tipo di imperialismo,
con questi punti focali, allora bisogna far
rientrare in questa categoria di impero, anche il
cosiddetto impero a stelle e strisce. L’imperialismo
americano è un tema fortemente dibattuto nelle
Università oltreoceano e il termine “impero” trova
quasi sempre un rifiuto nel suo utilizzo, questo
perché viene legato all’idea di colonialismo e
quindi considerato moralmente sbagliato. Un duro
colpo per il faro democratico dell’Occidente.
Nonostante la vergogna che l’utilizzo di questo
termine suscita nel mondo accademico statunitense,
l’imperialismo statunitense è stato ed è ancora
realtà. Una parte cruciale della storia americana ma
soprattutto è stato parte cruciale della politica
estera americana. L’imperialismo americano è stato
definito come l’influenza o condizionamento
dell’economia, dell’aspetto militare e
socioculturale su tutti quei paesi che, direttamente
o indirettamente, sono stati inglobati nella sfera
d’influenza americana.
Una definizione che aiuta a delineare i due periodi
principali dell’imperialismo statunitense: il primo
che coincide con la promulgazione della Dottrina
Monroe nel dicembre 1823, che rappresentò il
fondamento da cui è partita la politica
interventista statunitense di fine XIX secolo
(guerra messico–statunitense del 1846-1848 e la
guerra ispanico – americana del 1898).
Il secondo coincide, invece, con il secondo
dopoguerra ovvero con il momento storico in cuile
grandi potenze europee iniziarono a dar vita al
processo di decolonizzazione, che condusse le grandi
potenze europee a dover affrontare un periodo di
declino che lasciò spazio all’ascesa degli Stati
Uniti d’America a potenza globale. L’enorme
superiorità economica e militare permise all’America
di ascendere come potenza imperiale sull’Europa.
Uno dei tratti che tiene maggiormente saldo il
potere di un impero è l’egemonia sul fattore
socioculturale; quest’ultimo viene modellato
attraverso l’ideologia imperiale che agisce sugli
usi e costumi dei gruppi dominati. Uno degli
strumenti con cui l’imperialismo statunitense è
riuscito a mantenere salda la presa sull’Europa
nell’ultimo secolo, è stato un modello economico che
però, ha avuto una grandissima influenza sul fattore
socioculturale europeo: il modello di capitalismo di
consumo di marchio americano.
Un modello che ha avuto dei suoi prodotti che sono
state le invenzioni sociali, sempre di marchio
americano, le quali sono state il tramite con cui
diffondere lo spirito moderno del capitalismo di
consumo, il cui obiettivo è stato quello di andare a
sostituire il sostrato europeo preesistente: gli
Stati Uniti si presentavano e si proponevano come il
nuovo modello da adottare rispetto al modello della
vecchia Europa.
L’avanzata del modello americano però, dovette
scontrarsi con una realtà europea che si presentava
estremamente composita ed è per questo che gli
ideologi della politica estera statunitense
preferirono interfacciarsi non con i singoli stati
nazionali europei ma con un’unica e più generica
entità chiamata Europa. Una volontà completamente
accettata dai responsabili marketing
statunitensi vista la presenza di dazi e barriere
protezionistiche che ostacolavano gli scambi.
Immaginare l’Europa unita e omogenea era il passo
fondamentale per introdurre le innovazioni con cui
veicolare la cultura consumistica americana. Con cui
diffondere l’american way of life. Due sono
le innovazioni che maggiormente hanno veicolato la
cultura consumistica americana: il concetto di
marketing (a cui sono legati il linguaggio
pubblicitario e la figura del cittadino consumatore)
e lo star system. Prima di queste innovazioni
però, bisogna necessariamente analizzare una delle
strategie che maggiormente hanno favorito l’ascesa
dell’impero americano sull’Europa Occidentale: il
Piano Marshall.
Definibile anche come l’inizio della sfida che la
cultura americana dei consumi lanciò alla civiltà
commerciale europea preesistente. L’obiettivo
dichiarato del Piano Marshall era quello di far
raggiungere agli europei lo standard di vita
americano. Un nuovo veicolo per nuove strategie tese
alla produzione di benessere. Inizialmente, il Piano
Marshall era stato concepito per elargire quei
dollari che avrebbero aiutato i fornitori europei ad
acquistare i prodotti statunitensi. Una penuria di
dollari che non avrebbe permesso la promozione di
un’alleanza transatlantica volta a incrementare i
livelli di consumo in tutta l’Europa Occidentale.
Un’alleanza che doveva riprendere un modello di
cooperazione intraeuropea che aveva come premessa
fondamentale la creazione di un mercato di massa.
Ecco, quindi, che il Piano Marshall appare come uno
strumento che aveva l’obiettivo non di produrre
benessere e tenori di vita elevati dal nulla, ma
bensì tutta quella serie di tecnologie, procedure e
informazioni necessarie a cercare di ottenere un
benessere a un grado indefinito. La seconda guerra
mondiale aveva eliminato il vecchio regime di
consumo e in questo vuoto si inserì il Piano
Marshall, con la creazione dei presupposti per una
civiltà di benessere plasmata sul modello americano.
Il Piano Marshall, annunciato nel giugno del 1947,
fu il punto di partenza della rivoluzione dei
consumi che, nei primi anni Cinquanta, produsse un
cambiamento netto nella vita e negli standard
della società europea. Uno strumento che ha
modificato e ha plasmato la figura del
consumatore-cittadino europeo, portando alla ribalta
una nuova visione: la sintesi tra la nuova visione
europea del cittadino sociale e la concezione
americana del consumatore sovrano.
Questo passaggio preparò il terreno fertile
all’affermazione del Mercato Comune nel 1957, con
cui si ebbe una repentina e irruenta ascesa delle
società americane nei mercati europei, che finì per
rendere la più grande potenza economica della nuova
Europa, non un paese europeo ma bensì il complesso
delle aziende americane che operavano all’interno
del Mercato Comune. Fu così che il modello americano
dei consumi era ormai entrato nelle vite degli
europei. Quest’ultimi si trovarono trasformati nella
figura del cittadino-consumatore e ormai si
abituarono a uno standard di vita a cui
difficilmente avrebbero rinunciato.
Gli europei entrarono in contatto con prodotti
americani che erano efficienti, di qualità,
attiravano l’attenzione e fornivano status
sociale. Ovviamente per ottenere questo successo, i
prodotti americani erano già ben noti alla società
europea ancora prima della fine della seconda guerra
mondiale. Sia il Piano Marshall, che il Mercato
Comune, sebbene rappresentino il punto d’inizio
dell’avvento della società dei consumi di massa,
entrambi a loro volta, sono stati il punto finale di
un processo di distribuzione che, precedentemente,
aveva iniziato a presentare e a diffondere i
prodotti americani nell’Europa Occidentale. Un
processo che ebbe inizio negli anni Venti-Trenta del
XX secolo, con il concetto di immagine di marca o
anche detto brand recognition. Un concetto
strettamente legato alla prima invenzione sociale
ovvero il marketing.
Si venne a creare un vero e proprio modello di
sviluppo e produzione che portò all’immissione sul
mercato di nuovi prodotti, la cui lavorazione, era
preceduta da un attento studio dei consumatori,
attraverso sondaggi d’opinione e indagini
statistiche, cosicché si riuscisse a legare il
prodotto al consumatore, nonostante ci fossero
distanze geografiche e differenze culturali. Con il
brand recognition, ogni aspetto del prodotto
era curato nei minimi dettagli, dall’etichetta al
prezzo, dalla forma dell’oggetto alla presentazione
e ogni prodotto americano aveva l’obiettivo di
conquistare il primato nelle classifiche di scelta
ed essere assunto a notorietà universale.
Un metodo di produzione che, nel 1930, fece uscire
dall’anonimato i prodotti statunitensi. Aiutati da
questa nuova scelta di marketing basata
sull’immagine di marca. Un modello che permetteva di
mettere in luce la personalità del prodotto e ne
andava a enfatizzare l’aura di fascino; un’azione
volta a evitare che il consumatore europeo si
facesse problemi sul luogo di origine o sulle
proprietà intrinseche (i punti di forza del modello
di marketing europeo). Ma un buon prodotto,
per essere il primo nelle classifiche di vendita, ha
bisogno di una buona pubblicità. Ieri come oggi.
La pubblicità è lo strumento con cui raggiungere il
consumatore, per mostragli il prodotto e per
mostrarne il marchio. Gli americani implementarono
nuovi modi di fare la pubblicità in Europa, per
spingere i propri prodotti. La pubblicità divenne
una professione seria e non doveva mostrare solo il
prodotto in sé ma soprattutto illustrarne i benefici
e i bisogni che andava a soddisfare. La pubblicità
americana riuscì a creare un nuovo ambito nello
spazio pubblico. Questo perché si passò dalla
pubblicità con un microlinguaggio locale, quindi,
volto a instaurarsi in ristrette comunità di
consumatori, a una diffusione su scala più grande
con radio, cinema, televisioni, centri commerciali.
Non esisteva quindi, un linguaggio pubblicitario
universale, ma l’obiettivo rimaneva sempre lo
stesso: pubblicizzare i prodotti americani a cui
veicolare la promozione dello stile americano. Un
compito assunto anche da un altro strumento e dal
suo prodotto principale: lo star system e
Hollywood. Non prodotti materiali ma pur sempre
prodotti da consumare con gli occhi e la fantasia.
Sempre con l’intento di veicolare la diffusione
dell’american way of life. Dal 1945,
Hollywood ha avuto il coraggio e la bravura di
sapersi rinnovare e di trovare sempre il modo giusto
per entrare nelle menti e nella cultura a livello
globale. Questo grazie a un predominio
nell’industria cinematografica internazionale che
Hollywood stabilì alla svolta del XXI secolo,
ovvero nel momento in cui le maggiori case
cinematografiche d’Europa, non erano più europee ma
ormai si erano trasformate in multinazionali
americane.
Grazie a questo predominio, Hollywood è stato
il prodotto americano che ha avuto il maggior
effetto dirompente sulla cultura europea. Un
prodotto economico ma soprattutto culturale che
sfuggiva ai controlli politici, plasmava le comunità
locali e penetrava nelle menti e nell’animo degli
spettatori. I cinema divennero fucine di usi e
costumi lontani da cui attingere per la propria
vita. Hollywood riuscì a crearsi un pubblico
su cui esercitare la propria attrazione, grazie
anche alla sua capacità di sapersi adattare a ogni
contesto in cui esso si diffondeva, alle leggi
esistenti, alla volontà politica e religiosa, ai
gusti preesistenti.
Il cinema americano riusciva a stimolare le
sensazioni degli individui, rappresentando la vita
di tutti i giorni. Il tutto però non deve essere
sintetizzato come una semplice visione di prodotti e
l’aumento del desiderio di comprarli e possederli.
Non solo o era una minima parte. Lo spettatore amava
vedere, quella che era la sua quotidianità, da più
punti di vista. Guardare dall’esterno quella che era
la sua vita. Da questo, nasceva l’avidità nel
consumatore di desiderare sempre più film che
rappresentassero sempre più numerosi punti di vista.
Nel cinema americano confluivano gli eccessi della
pubblicità americana, la spettacolarizzazione delle
merci e il realismo letterario. Tutto per mostrare
la vita dell’uomo medio, il quale amava vedere
rappresentata la sua quotidianità.
Non appare difficile comprendere il perché è stato
uno degli strumenti maggiori e più importanti nella
diffusione del modello americano in Europa
Occidentale. Un modello, quello americano di società
dei consumi di massa, che si presentò come
l’alternativa democratica ed equa rispetto allo
stile di vita repressivo dei totalitarismi. Questo
ante seconda guerra mondiale.
Dal dopo Guerra Fredda, vista la mancanza di
concorrenza, gli eccessi e le disuguaglianze del
modello americano di società dei consumi di massa,
sono emerse prepotentemente nella vita quotidiana
degli europei. La fine della storia, direbbe il
politologo statunitense Francis Fukuyama. Se
l’egemonia militare e il ruolo di difensore della
democrazia sono messe in discussione, il potere
dell’impero viene messo in discussione. Dubbi, paure
iniziano a insinuarsi e il potere dell’impero
diventa sempre più molle. Il suo futuro sempre più
incerto.
Dal punto di vista socioculturale, il modello
americano non sembra essere più così attrattivo
soprattutto per le disuguaglianze che esso ha
creato. Anche il futuro di questo aspetto appare
incerto, ma è innegabile che nell’arco di un secolo,
il modello americano di società dei consumi di massa
ha lasciato tracce precise e significative così come
fece l’Impero Romano per quattrocento anni.
Forte di questa storia e di questa forza attrattiva,
il futuro della società dei consumi di massa, appare
meno nebuloso di quello che si pensa.
Riferimenti bibliografici:
Chilcote, Ronald H., Globalization or Imperialism?
in Latin American Perspectives, vol. 29, n.
6, novembre 2022, pp. 80-84.
De Grazia, Victoria, L’impero irresistibile. La
società dei consumi americana alla conquista del
mondo, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino 2020,
trad. a cura di Andrea Mazza e Luca Lamberti.
Zevin, Robert, An interpretation of American
Imperialism in The Journal of Economic
History, marzo 1972, vol. 32, n. 1, pp. 316-360. |