N. 107 - Novembre 2016
(CXXXVIII)
CONSORZIO
ELETTRICO
DEL
BOUTHIER
RIFLESSIONI
SULLE
RICHIESTE
DI
MUTUO
DEL
CEB
ALL’ISTITUTO
MOBILIARE
ITALIANO
-
PARTE
II
di
Flavio
Conia
Utile allo studio della tematica e delle vicende
trattate
è
l’analisi
dello
statuto
del
CEB.
Il
Tribunale
di
Torino,
sezione
società,
il
27
settembre
del
1952
approva
lo
statuto
ed
il
CDA
del
CEB.
Lo
statuto
regolamenta
le
quote
di
partecipazione
dei
tre
enti
allo
stesso
Consorzio
ed i
finanziamenti
con
i
quali
questi
devono
concorrere
alla
realizzazione
delle
opere.
Vediamo
che
la
quota
di
partecipazione
è
pari
a
250.000.000
lire
e
ogni
trimestre
Ferrovie
dello
Stato
e
AEM
dovranno
versare
300.000.000
(150.000.000
a
testa)
sino
al
compimento
dei
lavori.
Lo statuto regolamenta anche la struttura interna
del
CEB
ed i
suoi
organi
direttivi.
Si
ha
un
CDA
(che
per
Statuto
sarà
la
struttura
preposta
alla
decisione
sulla
stipulazione
dei
mutui)
con
membri
in
carica
tre
anni,
rieleggibili,
un
Comitato
direttivo,
un
Presidente,
un
Amministratore
Delegato
ed
il
Collegio
dei
Revisori.
La
durata
del
Consorzio
viene
fissata
in
10
anni
dalla
sua
creazione,
naturalmente
con
possibilità
di
proroga.
Il contratto di mutuo presente nella pratica
6130
è
pari
a
150.000.000,
la
cifra
è
destinata
all’acquisto
di
macchinari
in
Italia
e
all’estero.
Nelle
perizie
tecniche
presenti
nel
terzo
fascicolo
della
busta
troviamo
la
descrizione
di
macchinari
già
in
possesso
del
CEB
quali
quelli
della
sottosezione
di
Chavonne
e
dell’elettrodotto
di
Rosone.
Nel secondo fascicolo della busta è presente un
promemoria
sui
lavori
e
sulle
spese
per
l’intero
indotto
del
18
novembre
del
1952.
Sono
elencati
i
lavori
per
Place
Moulin,
l’impianto
di
Ollmont,
l’impianto
di
Bionaz,
Vallpeline
e
Signayes.
I
lavori
per
l’Ollmont
sono
indipendenti
dal
resto
dell’indotto
e
quindi
potranno
essere
fermati
in
caso
di
problemi
economici
senza
ledere
all’organicità
del
progetto.
Anche nelle carte della pratica n. 6959 troviamo
ribadita
più
volte
la
vocazione
pubblica
dell’opera,
mirata
allo
sviluppo
e
alla
crescita
del
paese.
Nella
richiesta
di
mutuo
fatta
dall’Amministratore
delegato
Brunetti
e
dal
Presidente
(inviata
all’IMI
il
20
novembre
del
1951)
vediamo
chiaramente
scritto
«visti
i
fini
di
interesse
pubblico
dell’opera»;
in
più
si
segnala
da
parte
del
CEB
che
l’operazione
avrà
un
interesse
nazionale
poiché
oltre
a
realizzare
più
energia
al
minimo
costo,
porterà
energia
fino
all’Italia
centrale.
Nella
domanda
di
finanziamento
si
trova
un
promemoria
del
13
novembre
del
1952
che
fa
un
resoconto
della
situazione
del
progetto
di
utilizzazione
dell’alto
corso
del
Buthier:
è
stato
modificato
il
progetto
iniziale,
il
costo
da
24
miliardi
è
sceso
a 23
miliardi.
Il 16 gennaio 1953 il CEB scrive a Silvio Borri,
Direttore
Generale
dell’IMI,
per
dichiarare
lo
stato
dei
lavori,
annunciare
la
conclusione
dei
lavori
di
Signayes
e
richiedere
un
mutuo
di 2
o 3
miliardi
per
completare
la
centrale
di
Valpelline.
Il
19
gennaio
1953
il
CEB
consegna
all’IMI
una
relazione
tecnico-finanziaria
redatta
dall’Ing.
Virgili
per
la
costruzione
degli
impianti
idroelettrici
di
Valpelline
e
Place
Moulin.
Il
Comitato
esecutivo
dell’IMI
prenderà
una
posizione
parzialmente
positiva:
i
quesiti
posti
ed i
dubbi
erano
relativi
all’attendibilità
dei
tempi
stabiliti
dal
CEB.
Il 10 giugno del 1953 viene stilato un nuovo
programma
di
esecuzione
e
piano
finanziario
riguardo
alla
Centrale
di
Valpelline
più
dettagliato
dei
precedenti
ed
il
costo
è
pari
a 10
miliardi.
I
lavori,
che
dovevano
durare
circa
due
anni
e
mezzo,
avrebbero
dovuto
essere
avviati
all’inizio
del
1954,
le
opere
idrauliche
terminate
nell’estate
del
1956
e
per
l’autunno
dello
stesso
anno
la
centrale
avrebbe
dovuto
essere
completamente
terminata.
Come si poteva far fronte a questa spesa? Tre
sono
gli
strumenti
messi
in
campo
dal
CEB:
5
miliardi
di
lire
di
mutui
ipotecari
richiesti
all’IMI
divisi
in 2
miliardi
nel
1954
e 3
miliardi
nel
1955.
Tutto
questo
con
la
garanzia
degli
impianti
di
Signayes
e
dei
cantieri
di
Valpelline
in
quel
momento
attivi;
l’autofinanziamento
dei
tre
enti
pari
a 2
miliardi;
prestiti
pari
a 3
miliardi.
Non
verrà
considerata
come
finanziamento
il
contributo
della
Cassa
Conguaglio
Tariffe
Elettriche
per
gli
impianti
di
nuova
costruzione
previsto
dal
Provvedimento
numero
348
del
20
gennaio
del
1953.
I lavori per l’impianto di Valpelline sarebbero
stati
distribuiti
per
5 –
9
mesi
l’anno
e la
tabella
di
marcia
da
rispettare
sarebbe
stata
così
organizzata:
nel
1953
si
prevedeva
il
completamento
del
progetto
esecutivo,
gli
espropri
e la
costruzione
delle
linee
elettriche
e
telefoniche,
strade,
abitazioni,
uffici,
magazzini
e
depositi;
nel
1954
si
fissava
l’inizio
dei
lavori
per
le
derivazioni
e
sistemazione
dei
macchinari;
nel
1956
si
fissava
il
traguardo
per
l’esercizio
di
Valpelline
con
la
derivazione
dell’acqua
dell’Ollmont
e
nel
1957
si
sarebbero
potute
sfruttare
a
pieno
le
acque
del
Buthier
con
derivazione
ad
acqua
fluente.
Una tabella di marcia viene descritta anche per
i
lavori
di
Place
Moulin
che,
come
si
vedrà,
subiranno
molte
modifiche
in
corso
d’opera:
il
1954
doveva
vedere
la
conclusione
del
progetto
esecutivo
con
i
lavori
aggiudicati
l’anno
successivo.
La
fase
centrale
dei
lavori
si
prevedeva
per
il
biennio
1956
–1958
per
essere
ultimati
a
fine
stagione
lavorativa
nel
1960.
Naturalmente tutta la tempistica legata alla
diga
era
legata
all’erogazione
de
finanziamenti,
sicuramente
meno
certi
di
quelli
utili
per
la
realizzazione
dell’impianto
di
Valpelline,
ma
in
questi
primi
anni
c’è
ottimismo
verso
la
buona
riuscita
dell’operazione.
Tra il 20 luglio del 1953 e il 14 ottobre 1953
c’è
una
continua
corrispondenza
tra
il
CEB
e
l’Ing.
Borri
dell’IMI
per
il
sollecito
dell’avvio
del
mutuo
di 2
miliardi
richiesto
dal
Consorzio.
Nella «Cassaforte» della pratica n. 7812 troviamo
relazioni
e
notizie
sugli
impianti
in
esercizio
e in
corso
di
costruzione,
piani
consuntivi
e
preventivi
di
spesa
ed
il
piano
finanziario
del
CEB.
E’ in questo momento, nel corso del 1954, che
si
possono
constatare
i
primi
problemi
finanziari
per
il
Consorzio:
la
speranza
è
che
essendo
questa
un’opera
che
può
portare
profitto
le
problematiche
economiche
si
risolvano
con
il
tempo.
É del 2 novembre del 1954 una lettera contenuta
nei
fascicoli
di
corrispondenza
della
pratica
7812
spedita
dal
Cavallari,
direttore
dell’IMI,
ad
Alfred
Hirs
a
Zurigo
per
informarlo
dello
stato
dei
lavori
per
la
centrale
di
Valpelline.
Questa
figura
tornerà
ad
intrecciare
il
futuro
del
CEB
nel
momento
in
cui
si
cominceranno
le
operazioni
di
lavoro
sulla
diga
di
Place
Moulin:
direttore
della
sede
IMI
a
Zurigo,
sarà
rassicurato
nel
1955
dal
Consorzio
sull’utilizzo
di
macchinari
svizzeri
e su
un
collegamento
con
le
industrie
del
paese,
sicuramente
per
mantenere
un
rapporto
di
relazione
proficuo.
Nel 1954 è frequente lo scambio di lettere tra
CEB
ed
IMI,
volte
ad
informare
l’Istituto
di
come
procedono
i
lavori
con
la
conferma
dei
preventivi
di
spesa.
L’impegno
economico
del
Consorzio
è
stato
rispettato
e
anche
i
lavori
per
le
opere
pubbliche
procedono.
Nel
1955
ci
furono
alcuni
problemi
relativi
alla
subconcessione
delle
acque
del
bacino
del
Buthier,
prontamente
superati
con
il
bene
stare
della
Regione
Valle
d’Aosta
il
10
dicembre
1955.
Presenti nel carteggio anche gli atti di vendita
di
alcuni
terreni
di
proprietà
privata
alla
CEB:
parliamo
di
famiglie
di
estrazione
rurale,
sempre
vissute
in
quei
luoghi.
Questa pratica insieme alla 8478 rappresenta le
ultime
della
serie
mutui
che
contengono
i
finanziamenti
richiesti
per
completare
la
centrale
del
Valpelline.
Nel carteggio della pratica 8723 troviamo due
informazioni
importanti
sul
ruolo
del
CEB
nel
rapporto
con
il
territorio
e la
Regione
Valle
d’Aosta:
l’azione
nell’ambito
della
crescita
della
rete
locale
di
comunicazione
e
l’incidenza
sull’attività
di
pesca
dei
lavori
sui
torrenti.
Nella
disciplinare
che
regolamenta
la
subconcessione
per
derivare
ed
utilizzare
le
acque
del
bacino
del
Buthier
ed
affluenti
accordata
al
CEB
dalla
Regione
Valle
d’Aosta
sono
presenti
notizie
sull’impegno
del
Consorzio
nella
manutenzione
delle
strade
che
portano
agli
impianti
costruiti
ed
in
costruzione
e
viene
riportata
la
norma
per
la
quale
il
CEB
dovrà
versare
700
mila
lire
ogni
anno
al
Consorzio
Regionale
per
la
tutela,
l’incremento
e
l’esercizio
della
pesca
al
fine
di
ripopolare
i
torrenti.
Per quanto riguarda le politiche legate alla
gestione
dei
torrenti
il
Consorzio
Elettrico
del
Buthier
aprirà
una
collaborazione
anche
con
l’Ufficio
Idrografico
del
Po
di
Torino,
per
il
controllo
della
portata
e la
regolamentazione
degli
impianti.
Questa pratica oltre a contenere queste informazioni
risalta
per
l’importante
cifra
richiesta
come
mutuo
all’IMI,
pari
a
5,6
miliardi
di
lire,
da
versare
al
CEB
in
più
tranche.
Un
impegno
così
importante
da
parte
dell’IMI,
ma
anche
del
Consorzio
che
si
prendeva
i
rischi
e la
responsabilità
dell’operazione,
è
giustificato
in
quanto
l’opera
risulta
strategica
per
lo
sviluppo
della
Regione
e
del
nord
Italia.
Il
Consiglio
di
Amministrazione
CEB
decreta
di
dividere
il
mutuo
in
tre
tranche
tra
il
1959
ed
il
1961.
Il
mutuo
ottiene
il
parere
positivo
della
Giunta
Comunale
di
Torino
e
dalla
Giunta
Regionale
della
Valle
d’Aosta,
oltre
quelli
del
Ministro
del
Tesoro
Paolo
Emilio
Taviani
e
del
Ministro
dei
Lavori
Pubblici
Benigno
Zaccagnini.
Sarà proprio questo il momento in cui molti
cominceranno
a
scrivere
del
Consorzio
Elettrico
del
Buthier:
«la
Stampa»
fa i
suoi
primi
articoli
sulla
diga
nel
1959,
cominciano
a
divenire
pubbliche
le
brochure
esplicative
del
progetto
di
Place
Moulin,
con
foto
anche
dell’intero
indotto
di
proprietà
del
Consorzio.
Tutto
questo
punta
ad
un’operazione
di
marketing
per
i
tre
enti
oramai
indotti
a
promuovere
l’importanza
della
loro
opera
anche
davanti
al
Paese
e ai
cittadini,
così
da
non
rischiare
di
rimanere
senza
futuri
finanziamenti,
levati
i
quali
non
ci
sarebbe
un
futuro
per
la
diga
di
Place
Moulin;
d’altro
canto
ci
avviciniamo
agli
anni
’60,
periodo
nel
quale
la
cultura
dell’Italia
vira
verso
l’esposizione
di
se
stessa,
il
visibile,
l’esternazione
in
tutti
i
campi.
In
questi
tempi
doveva
sembrar
logico,
come
oggi
d’altronde,
che
un’operazione
quale
quella
che
si
stava
mettendo
in
campo
con
la
costruzione
della
diga
di
Place
Moulin
avesse
più
risalto
possibile
in
un
quadro
di
ricerca
di
credito
anche
nel
panorama
estero.
Su una delle brochure è riportato il motto del
Consorzio:
«Concordia
parvae
resc
crescunt,
discordia
maximae
dilebuntur»
(nell'armonia
anche
le
piccole
cose
crescono,
nel
contrasto
anche
le
più
grandi
svaniscono)
dal
Bellum
Iughurtinum
di
Sallustio.
Questo
motto
rappresenta
e
chiarisce
lo
spirito
del
CEB:
tre
enti
che
collaborano
tra
loro
in
armonia,
senza
contrasti,
costruendo
un
grande
progetto.
Non
a
caso
è
posto
sul
materiale
informativo,
per
rendere
tutti
partecipi
della
peculiarità
del
Consorzio.
Le
pratiche
n.
9690
–
10719
–
8723/2
sono
tutte
rivolte
al
finanziamento
dei
lavori
per
la
realizzazione
della
diga
di
Place
Moulin.
L’opera
comincia
a
destare
l’attenzione
della
stampa
in
modo
più
evidente:
nelle
pratiche
10719
e
8723
troviamo
due
articoli
di
stampa
che
raccontano
lo
sviluppo
dei
lavori
della
diga.
Il
primo
è
sul
quotidiano
«La
Stampa»
del
22
settembre
1962:
il
cantiere
per
la
diga
viene
raccontato
come
una
«città
del
lavoro
fiabesca»
che
«può
lavorare
ventiquattro
ore
su
ventiquattro»,
la
diga
nelle
descrizioni
ed
analisi
del
giornalista
diviene
un
lago
che
il
CEB
ha
regalato
alla
Valle
d’Aosta.
Il
quotidiano
arriva
a
questo
ragionamento
passando
per
l’impatto
ambientale
che
ricade
sulle
montagne
dopo
e
durante
la
costruzione
della
diga.
In
realtà
l’autore
dell’articolo
mette
a
confronto
ciò
che
viene
tolto
al
paesaggio
con
una
sicura
lesione
al
complesso
naturalistico
e
quello
che
la
diga
ridarà
indietro.
Oltre
a
questa
analisi
troviamo
una
descrizione
dell’impianto
ed
indicazioni
al
lettore
su
come
visitare
i
territori
limitrofi
a
Valpelline
e
come
arrivare
ai
lavori
per
la
diga
per
godere
dello
spettacolo.
L’articolo
riporta
un’immagine
molto
positiva
dei
lavori
e lo
fa
con
svariate
similitudini
e
confronti,
come
ad
esempio:
«Le
istallazioni
per
preparare
il
cemento
ed
impastare
il
calcestruzzo
(...)
ci
riportano
invece
alla
nostra
epoca,
anzi
così
arroccate
come
sono
alla
montagna
fanno
pensare
ad
una
misteriosa
industria
bellica,
che
si
voglia
nascondere
e
proteggere».
Il
secondo
articolo
da
l’annuncio
della
realizzazione
della
diga,
meno
ricco
di
informazioni
ma
più
tecnico,
viene
pubblicato
sempre
su
«La
Stampa»
il
28
gennaio
1959
con
titolo
«Gigantesca
diga
in
valle
del
Buthier
per
aumentare
l’energia
nell’inverno»
e dà
al
lettore
delucidazioni
riguardo
gli
anni
che
servono
per
costruire
la
diga
e
alcuni
dettagli
sull’impianto
tutto.
La
pratica
8723
contiene
un
altro
dato
importante:
il
27
marzo
del
1956
viene
richiesta
agli
enti
preposti
l’autorizzazione
per
aumentare
da
80 a
100
milioni
di
metri
cubi
l’invaso
del
serbatoio
di
Place
Moulin.
Il
progetto
cresceva
ed
il
bisogno
di
finanziamenti
era
evidente:
questo
porta,
specialmente
nelle
ultime
pratiche
di
mutuo
da
me
analizzate,
l’IMI
a
muoversi
con
più
cautela
nel
concedere
mutui
al
CEB,
fino
ad
arrivare
alla
pratica
n.
13249,
sulla
quale
c’è
il
dubbio
di
un
rifiuto
dell’Istituto
Mobiliare
Italiano.
Naturalmente
nei
dieci
anni
che
la
serie
mutui
racconta
del
CEB
la
dirigenza
del
Consorzio
cambia.
Alla
fine
degli
anni
’50
i
vertici
dell’AEM
non
sono
più
alla
guida,
ma
preponderante
sarà
la
direzione
amministrativa
di
Ferrovie
dello
Stato.
In
questi
anni
la
nomina
dei
rappresentati
dell’AEM
risulta
molto
difficoltosa,
tanto
da
avvenire
ben
otto
mesi
dopo
il
tempo
stabilito.
Questi
rappresentanti
non
sembrano
all’IMI
al
livello
dei
loro
predecessori:
sappiamo
già
dalle
prime
pratiche
quanto
sia
importante
per
l’Istituto
l’affidabilità
dei
vertici.
La
guida
di
Ferrovie
dello
Stato
però
non
viene
disprezzata
dall’IMI,
anzi
viene
vista
la
possibilità
della
fidejussione
solidale
delle
FFSS
per
una
nuova
operazione
di
mutuo
con
l’IMI
da
parte
del
CEB.
Il
Consiglio
del
CEB
deve
nominare
anche
il
suo
decimo
membro,
il
nome
più
in
vista
era
quello
dell’Ing.
Mario
Brunetti,
direttore
generale
dell’AEM
di
Torino,
già
Amministratore
Delegato
del
CEB
dalla
sua
creazione
fino
al 6
maggio
1957.
La
sua
mancata
riconferma
all’interno
delle
strutture
decisionali
del
CEB
desta
preoccupazione
presso
l’IMI
e si
teme
che
questo
possa
avere
ripercussioni
sulle
relazioni
in
corso
tra
l’Istituto
ed
il
Consorzio.
Fino
ad
ora
tutta
la
parte
progettuale
è
stata
in
mano
all’AEM:
dal
progetto
per
gli
impianti
seguito
dal
servizio
costruzioni
dell’azienda
con
a
capo
l’Ing.
Rebaudi,
alla
direzione
dei
lavori
per
la
Centrale
di
Valpelline
guidati
dall’Ing.
Losana
affiancato
da
tre
geometri
tutti
dell’AEM
fino
ad
arrivare
alla
direzione
dei
lavori
per
la
diga
che
dovrebbe
essere
affidata
all’Ing.
Pola
sempre
che
seguiva
da
tempo
i
lavori
sull’opera.
Tutto
il
personale
sopracitato
aveva
garantito
un
ottimo
sviluppo
dei
lavori
e
del
Consorzio
tutto,
naturalmente
fino
a
che
l’Amministratore
Delegato
del
CEB
era
anche
il
Direttore
Generale
dell’AEM.
L’IMI
teme
una
deriva
che
avrebbe
portato
verso
un
conflitto
di
competenze
e
spera
che
chi
fino
ad
ora
ha
lavorato
nelle
postazioni
illustrate
sia
confermato
per
le
proprie
competenze,
garanzia
di
una
buona
riuscita
dell’opera.
Da
quanto
scritto
nella
relazione
che
riporta
queste
informazioni
sappiamo
che
il
nuovo
Amministratore
Delegato
del
CEB
sarebbe
concorde
con
l’idea
di
riconfermare
le
postazioni
precedentemente
assegnate,
ma
forse,
come
scritto
nella
relazione
«sembra
opportuno
che
l’IMI
manifesti
in
proposito
favorevole
interessamento».
La
pratica
numero
11790
prevede
un
contratto
di
mutuo
pari
a
11.000.000,
composto
da
due
tranche
da
3.500.000
e
7.500.000.,
sempre
al
fine
di
concludere
i
lavori
della
diga,
come
anche
le
due
richieste
di
mutuo
successive,
una
da
1.100.000,
la
seconda
da
2/3
miliardi
poi
annullata.
Nella
pratica
numero
11790
troviamo
una
lettera
dell’Ing.
Hochreutiner,
volta
a
ringraziare
il
CEB
ed i
suoi
vertici
per
aver
consentito
a
lui
e a
sua
moglie
di
recarsi
presso
il
cantiere,
accompagnati
anche
da
Alfred
Hirs.
Riconoscere
chi
stesse
inviando
la
suddetta
lettera
è
risultato
complesso
per
una
serie
di
fattori:
il
documento
impostato
in
maniera
non
chiara
recava
in
intestazione
la
scritta
“Copia
per
Alfred
Hirs”,
naturalmente
in
francese
come
tutto
il
resto
della
lettera.
Il
nome
del
dott.
Hirs
però
si
trovava
cancellato
a
favore
di
quello
del
dott.
Borri,
del
CEB,
ed
il
nome
del
vero
mittente,
tale
Ing.
Hochreutiner,
trovava
posto
sotto
l’indirizzo
da
cui
questa
missiva
veniva
inviata.
Tutto
il
corpo
della
lettera
è
stato
più
chiaro
grazie
ad
una
lettera
trovata
nella
pratica
12122,
che
riporta
di
una
visita
ai
cantieri
della
diga
fatta
dall’ingegnere
e da
Alfred
Hirs
nel
1962.
La
figura
di
Hirs,
direttore
della
sede
IMI
di
Zurigo,
diventa
più
presente
in
queste
ultime
buste
a
causa
dei
finanziamenti
ordinari
in
franchi
svizzeri
richiesti.
Sarà
proprio
in
occasione
della
pratica
di
mutuo
n.
12122,
con
rogito
in
data
23
gennaio
1963,
che
la
Turis
di
Zurigo
(società
che
entra
a
far
parte
del
Gruppo
IMI)
erogherà
il
finanziamento
all’IMI
in
franchi
svizzeri
per
il
CEB.
Di
grande
importanza
è la
pratica
n.
13249,
dalla
quale
risulta
che
la
richiesta
presentata
dal
CEB
era
pari
a
2/3
miliardi
per
completare
la
diga.
Dalle
carte
presenti
nel
carteggio
il
Consorzio,
già
passato
all’ENEL
(l'ente
fu
istituito
dal
quarto
Governo
Fanfani,
con
la
delibera
della
Camera
dei
Deputati
del
27
novembre
1962,
che
diventò
poi
la
legge
6
dicembre
1962
n.
1643
«Istituzione
dell'Ente
Nazionale
per
l'Energia
Elettrica
e
trasferimento
ad
esso
delle
imprese
esercenti
le
industrie
elettriche»),
non
avrebbe
ricevuto
nessuna
risposta
dall’IMI.
E’
probabile
che
l’Istituto,
visto
il
lungo
rapporto
che
lo
lega
con
il
CEB,
non
abbia
voluto
esprimere
un
parare
negativo,
ma
che
abbia
suggerito
al
Consorzio
di
annullare
la
richiesta
fatta.
Una
bocciatura
presso
l’IMI
avrebbe
portato
poca
fortuna
nella
ricerca
di
nuovi
strutture
interessate
a
venire
incontro
alle
richieste
del
CEB,
più
semplice
e
meno
dannoso
per
tutti
sarebbe
stato
ritirare
la
richiesta.
Questo
possiamo
dedurlo
da
un
fattore
evidente:
il
mutuo
precedente
vede
il
suo
rogito
sempre
nel
1963
e le
altre
pratiche
di
mutuo
riportano
tutte
date
troppo
ravvicinate
l’un
l’altra,
a
differenza
delle
prime
richieste
fatte
dal
CEB
agli
inizi
del
1950.
Questo
potrebbe
aver
portato
l’IMI
a
declinare
la
domanda
del
CEB
con
importanti
conseguenze
per
la
riuscita
del
progetto.
.
.
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