N. 106 - Ottobre 2016
(CXXXVII)
CONSORZIO
ELETTRICO
DEL
BOUTHIER
RIFLESSIONI
SULLE
RICHIESTE
DI
MUTUO
DEL
CEB
ALL’ISTITUTO
MOBILIARE
ITALIANO
-
PARTE
I
di
Flavio
Conia
Concordia
parvae
resc
crescunt,
discordia
maximae
dilebuntur
Il seguente studio analizza la storia del Consorzio
Elettrico
del
Bouthier
a
partire
dalla
Serie
mutui
dell’Archivio
storico
IMI,
andando
ad
approfondire
le
peculiarità
del
CEB
e il
suo
percorso
di
sviluppo
dai
primi
anni
’50
del
Novecento
per
i
dieci
anni
successivi,
passando
per
i
profondi
cambiamenti
culturali,
sociali,
economici
ed
istituzionali
del
Paese,
approfondendo
l’integrazione
tra
il
Consorzio,
il
territorio
e la
sua
popolazione.
Come
nasce
il
Consorzio
Elettrico
del
Bouthier:
introduzione
storica
Il 2 settembre 1950 dall’unione della Società
Nazionale
di
Cogne,
con
la
Società
Nazionale
delle
Ferrovie
dello
Stato
(FFSS),
e
l’Azienda
Elettrica
Municipale
di
Torino
(AEM)
nasce
il
Consorzio
Elettrico
del
Buthier
con
l’intento
di
sfruttare
al
meglio
la
concessione
d’acqua
appartenente
alla
Società
Nazionale
Cogne
sul
torrente
Buthier
(dal
quale
il
Consorzio
prende
il
nome),
nei
pressi
di
Aosta.
La
Società
Nazionale
di
Cogne
intendeva
costruire
una
centrale
idroelettrica
di
dimensioni
tali
da
poter
coprire
il
fabbisogno
energetico
degli
impianti
siderurgici
di
Aosta.
La costruzione della centrale viene bloccata a
causa
della
guerra
e
anche
dopo
gli
eventi
bellici
la
riduzione
dei
fondi
per
la
siderurgia
e
l’impossibilità
economica
dell’azienda
di
procedere
con
i
lavori
non
permette
il
completamento
dell’opera.
I
costi
per
iniziare
nuovamente
a
costruire
sono
troppo
alti,
sembrava
evidente
che
bisognasse
trovare
altri
soggetti
che
investissero
nel
progetto.
Una
buona
idea
poteva
essere
quella
di
avvicinare
imprenditori
che
fossero
interessati
ad
avviare
un
investimento
a
lungo
termine.
Così si andò a comporre il CEB, modello di Consorzio
partecipato
da
tre
enti
pubblici,
peculiarità
che
avrà
il
suo
influsso
su
tutta
la
storia
del
progetto:
la
Società
Nazionale
Cogne
di
proprietà
del
Demanio;
l’AEM
municipalizzata
di
Torino;
le
Ferrovie
dello
Stato
di
proprietà
del
Ministero
dei
Trasporti.
La
partecipazione
delle
FFSS
al
progetto
era
legata
anche
alla
ricostruzione
della
rete
ferroviaria
italiana
dopo
la
guerra.
Si
provava
ad
attuare
un’operazione
non
solo
commerciale
ma
anche
culturale
nell’ambito
dell’impresa:
si
sentiva
il
bisogno
di
rompere
lo
schema
per
il
quale
l’energia
elettrica
era
lasciata
nelle
mani
di
poche
aziende
private.
La Società Nazionale Cogne nella creazione del
Consorzio
conserva
la
proprietà
della
miniera
di
ferro
di
Cogne,
la
miniera
di
antracite
di
La
Thuille
e lo
stabilimento
siderurgico
di
Aosta;
ma
cede
al
CEB
le
proprie
concessioni
sul
torrente
del
Buthier,
il
cantiere
per
l’impianto
in
costruzione
sul
torrente
nella
sua
parte
inferiore,
la
centrale
in
caverna
di
Signayes.
Inoltre
saranno
consegnate
anche
le
concessioni
per
lo
sfruttamento
di
altri
corsi
d’acqua.
Il capitale iniziale del CEB è pari a 3.150
milioni
di
lire
ed
ha
un
Consiglio
di
Amministrazione
(CdA)
composto
da
10
membri
(si
vedrà
come
sarà
fondamentale
per
l’Istituto
Mobiliare
Italiano
l’analisi
dei
componenti
del
CDA
del
CEB
in
tutta
la
sua
storia
per
decidere
se
fidarsi
nell’assegnare
un
mutuo
al
Consorzio).
I
componenti
del
Consiglio
di
Amministrazione
sono
divisi
equamente
tra
i
tre
enti
che
partecipano
il
Consorzio,
tranne
il
decimo
che
è un
rappresentante
esterno.
Il
Presidente
sarà
il
l’Ing.
Anselmetti,
già
neo
presidente
della
S.N.
Cogne,
il
Vicepresidente
Amedeo
Savoia
delle
Ferrovie
dello
Stato,
l’Amministratore
delegato
Mario
Brunetti
dell’AEM.
Tre saranno gli impianti che verranno costruiti
negli
anni:
il
complesso
del
Buthier
inferiore
che
utilizza
le
acque
dei
torrenti
Artnavaz
,
Ollmont
e
Buthier
; il
complesso
del
Buthier
superiore
e la
diga
di
Place
Moulin.
Nelle relazioni del CEB presentate all’Istituto
Mobiliare
Italiano
(IMI)
sullo
stato
dei
lavori
risalenti
al
1953,
possiamo
vedere
i
primi
segni
distintivi
del
fine
“pubblico”
della
grande
opera,
composta
da
più
livelli
e
strutturata
su
un
arco
temporale
più
che
decennale:
l’opera
del
Consorzio
avrebbe
portato
possibilità
all’Italia
di
scambi
commerciali
con
la
Francia
e
con
la
Svizzera
e
avrebbe
permesso
l’avvio
di
un
processo
di
sviluppo
della
Valle
d’Aosta
che
viene
descritta
come
una
terra
priva
di
risorse
se
non
quelle
idriche,
una
densità
di
popolazione
molto
bassa
ed
una
rete
di
comunicazioni
assente.
Il
CEB
avrebbe
portato
nuove
strade,
nuclei
abitativi
e
nuove
aziende
attratte
dallo
sviluppo
degli
impianti.
E’
naturale
che
questi
termini
usati
dal
Consorzio
per
richiedere
un
mutuo
all’IMI
siano
enfatizzati
per
raggiungere
l’obiettivo,
però
sicuramente
vengono
posti
temi
reali,
propri
di
un
paese
appena
uscito
dalla
guerra
e
bisognoso
di
investimenti.
Nel 1951 anche il Governo si interessa all’operazione
intrapresa
dai
tre
enti:
il
Ministro
delle
Finanze
Ezio
Vanoni
visita
i
cantieri
degli
impianti.
Perché
questo
interesse,
ci
potremmo
chiedere:
il
CEB
stava
anticipando
la
legge
di
nazionalizzazione
delle
imprese
elettriche,
in
più
si
stava
andando
a
costruire
una
società
pubblica
con
le
caratteristiche
operative
dell’azienda
privata
e
capace
di
competere
con
quest’ultimo
settore.
Presto
il
Consorzio
dovrà
mutare
stato
giuridico
trasformandosi
in
Società
per
azioni,
infatti,
per
la
normativa
italiana
i
consorzi
non
erano
dotati
di
personalità
giuridica
(era
possibile
per
un
consorzio
di
bonifica
e di
miglioramento
fondiario).
Il Consorzio Elettrico del Buthier dopo il suo
grande
sviluppo
degli
anni
’50,
sarà
assorbito
nell’ENEL
alla
sua
creazione
nel
1962.
Per meglio analizzare lo sviluppo dei lavori
del
Consorzio
possiamo
cominciare
con
il
descrivere
ciò
che
risalta
dalle
relazioni
redatte
dagli
ispettori
inviati
dall’IMI
per
valutare
le
reali
capacità
aziendali
e la
consistenza
delle
garanzie
reali
offerte.
Il 1 dicembre 1951 la Centrale di Signayes entra
in
funzione:
nei
due
anni
successivi
aumenterà
la
sua
produzione
con
l’entrata
in
servizio
delle
derivazioni
del
Buthier.
Al
fine
di
sfruttare
al
meglio
l’energia
prodotta
si
provvede
a
costruire
una
linea
di
congiunzione
tra
questa
centrale
e
quella
di
Rosone,
di
proprietà
della
AEM,
da
dove
l’energia
può
più
facilmente
essere
trasportata
a
Torino.
La
seconda
centrale
che
farà
parte
del
complesso
del
CEB
sorgerà
vicino
al
centro
abitato
di
Valpelline.
Il 21 Aprile 1953 nella seduta del Comitato
Esecutivo
IMI
vengono
esposte
le
due
fasi
del
progetto
del
CEB:
la
prima
riguarderà
un
impianto
ad
acqua
fluente
con
anno
di
ultimazione
previsto
1957
e
preventivo
di
spesa
pari
a 10
milioni;
la
seconda
riguarda
la
costruzione
della
diga
di
Place
Mouline
sulla
quale
c’è
molto
da
dire
osservando
le
carte
della
fine
degli
anni
’50:
l’ultimazione
è
prevista
nel
1960
con
un
preventivo
di
spesa
di
13
milioni.
Importante
per
il
futuro
della
diga
sarà
la
delibera
del
Ministero
dei
Lavori
Pubblici
n.
4682
del
02/07/1958
con
cui
si
stabiliva
il
contributo
statale
pari
al
30%
del
costo
del
serbatoio,
in
più
nei
primi
anni
di
lavori
si
pensò
che
il
CEB
potesse
accedere
alla
Cassa
Conguaglio
Tariffe
Elettriche
per
finanziarsi.
Le
relazioni
sugli
accertamenti
fatti
il 3
e il
4
giugno
del
1957
dall’Ing.
Enrico
Murri
ci
dicono
rispetto
alla
diga
di
Place
Mouline
che
il
CEB
venne
messo
in
“attesa”
dall’IMI
per
ricevere
i
primi
finanziamenti:
il
Consorzio
si
rivolse
dunque
all’INA
(Istituto
Nazionale
Assicurazioni),
dal
quale
però
non
ebbe
risposte.
Donati
e
Brunetti
il 7
settembre
del
1956
chiederanno
all’IMI
di
riesaminare
la
richiesta
di
finanziamento:
una
risposta
positiva
non
si
fa
attendere,
purché
le
Ferrovie
dello
Stato
diano
fidejussioni
per
la
buona
riuscita
dell’operazione.
Questa
clausola
successivamente
sarà
estesa
anche
alle
altre
due
consorziate.
L’analisi del CDA del CEB fatta nel 1957 dall’IMI
è un
importante
documento
che
ci
permette
di
comprendere
quanto
fosse
importante
per
l’IMI
curare
anche
i
più
piccoli
particolari
prima
di
concedere
un
mutuo.
Per
l’AEM
erano
presenti
Guidi
Rodolfo
Renato
e
Roberto
Manni,
il
primo
decritto
come
«rappresentante
del
PCI
nell’AEM»,
il
secondo
come
«meno
che
trentenne».
Dati
personali
e
considerazioni
fuori
dall’ordinario
lavoro
servivano
all’IMI
per
capire
la
vera
affidabilità
degli
enti
beneficiari
di
mutuo.
Il
coinvolgimento
politico,
come
la
giovane
età
possono
essere
elementi
che
mettono
a
repentaglio
il
buon
funzionamento
della
macchina.
Viene
anche
messo
in
luce
quale
sia
il
compito
di
uno
dei
tre
enti,
l’AEM:
la
progettazione
e la
direzione
dei
lavori
di
maggiore
impegno
nel
Consorzio
sono
ad
opera
di
tecnici
dell’Azienda
Elettrica
Municipale.
Questa
centralità
dell’AEM
è
caldeggiata
e
vista
con
favore
dall’IMI.
Analizzando le carte relative alle pratiche di
mutuo
IMI
per
il
Consorzio
del
Buthier
risaltano
alcuni
elementi
già
anticipati
nella
ricostruzione
storica:
il
valore
pubblico
dell’operazione
tutta,
ribadito
più
volte
nelle
numerose
relazioni
presenti;
le
aspettative
dell’opinione
pubblica
verso
questa
opera
visibili
in
numerosi
articoli
di
giornale
(in
special
modo
per
la
diga
di
Place
Moulin);
la
vita
di
chi
vive
la
valle
e la
montagna,
persone
semplici
che
si
rapportano
allo
sviluppo
e al
proprio
territorio
che
cambia
con
altrettanta
semplicità.
La
struttura
delle
buste
prese
in
analisi
è la
seguente:
fondamentale
è la
busta
denominata
«Cassaforte»
dove
ritroviamo
il
contratto
di
mutuo,
l’Assicurazione,
i
documenti
di
capacità
giuridica,
i
certificati
e le
note
ipotecarie,
gli
adempimenti
contrattuali,
lettere
e
documenti
vari.
Il
materiale
di
maggiore
interesse
è
appunto
questo:
dagli
scambi
di
informazioni
e
richieste
tra
enti
possiamo
capire
l’attività
di
relazione
in
attivo
tra
IMI
e
CEB
o
tra
CEB
e
altri
soggetti
(ad
esempio
l’INA).
Le
relazioni
sullo
stato
dei
lavori
e
sul
progetto
tutto
sono
presenti
in
quasi
tutte
le
pratiche,
come
anche
i
pareri
del
Ministero
del
Tesoro,
del
Ministero
dei
Lavori
Pubblici,
della
Regione
Valle
d’Aosta,
dei
comitati
direttivi
dei
tre
enti
(e
quindi
anche
le
delibere
del
Consiglio
Comunale
o
della
Giunta
Comunale
di
Torino)
sulla
stipula
dei
mutui;
si
trova
spesso
la
corrispondenza
con
la
Banca
d’Italia.
Il
materiale
fotografico
presente
è
stato
realizzato
per
fini
di
documentazione
e la
sua
presenza
nelle
pratiche
dei
mutui
richiesti
dal
CEB
è
legata
al
bisogno
di
rappresentare
l’operatività
del
cantiere.
Presente
anche
materiale
informativo
e
divulgativo
come
brochure
sulla
storia
del
CEB,
sull’indotto
ed
in
special
modo
sulla
diga
di
Place
Moulin:
questo
materiale
comincia
ad
essere
prodotto
verso
la
fine
degli
anni
’50
anche
per
accreditare
presso
l’opinione
pubblica
e
“gli
addetti
ai
lavori”
il
Consorzio.
Non
mancano
mappe
catastali,
piani
parcellari
delle
proprietà
immobiliari
che
diventeranno
cantieri
e
mappe
che
fotografano
lo
stato
dei
lavori
e
dei
territori
acquisiti
e
non
del
CEB.