N. 103 - Luglio 2016
(CXXXIV)
La
conservazione
delle
opere
d'arte
prevenzione
e
manutenzione
dei
testi
miniati
su
pergamena
di
Maria
Laura
Corradetti
Spesso
si
immagina
che
la
conservazione
delle
opere
d’arte
si
concretizzi
solo
attraverso
gli
interventi
di
restauro.
Questi
in
realtà,
giusto
per
sfatare
un
luogo
comune,
non
sono
una
panacea
miracolosa
per
ogni
tipo
di
degrado
che
si
manifesti,
anzi
talora
possono
solo
tentare
di
contenerne
i
danni.
Tra
l’altro
i
restauri,
per
ragioni
fisiologiche,
non
possono
garantire
una
tenuta
praticamente
illimitata
nel
tempo
per
il
naturale
invecchiamento
dei
materiali
eventualmente
adoperati,
o
per
la
presenza
di
nuove
problematiche
conservative,
qualora
i
parametri
ambientali
e la
modalità
di
fruizione
non
rispondano
ai
requisiti
richiesti
per
una
buona
salvaguardia
di
quella
determinata
opera.
Di
fatto,
la
conservazione
dei
manufatti
artistici
si
attua
attraverso
4
azioni
principali,
di
cui
il
restauro
è
parte
integrante,
ma
non
l’unica
alternativa:
lo
studio,
la
prevenzione,
il
restauro
e la
manutenzione.
Lo
studio
è,
ovviamente,
la
premessa
indispensabile
senza
la
quale
non
è
possibile
progettare
alcuna
azione
di
tutela.
Il
restauro
è
l’unica
operazione
che
solo
in
alcuni
casi
può
dimostrarsi
indispensabile,
mentre
le
altre
dovrebbero
essere
sempre
e
comunque
continuative
e
costanti.
La
prevenzione
è da
intendere
come
una
serie
di
azioni
di
controllo
nella
fruizione
dell’opera
e
dei
suoi
parametri
ambientali
per
una
buona
e
durevole
conservazione.
La
prevenzione
presuppone,
perciò,
un
intervento
che
non
si
limita
all’oggetto,
ma
allarga
il
suo
raggio
d’azione
allo
spazio
circostante.
Nel
qual
caso
si
allude
al
cosiddetto
intervento
di
tipo
passivo,
in
quanto
non
agisce
direttamente
sull’oggetto,
ma
sull’ambiente
che
lo
ospita.
L’art.
29
del
Codice
dei
Beni
Culturali
e
del
Paesaggio
dice:
«Per
prevenzione
si
intende
il
complesso
delle
attività
idonee
a
limitare
le
situazioni
di
rischio
connesse
al
bene
culturale
nel
suo
complesso».
La
Carta
Italiana
1987
della
Conservazione
e
del
Restauro
degli
Oggetti
d’Arte
e di
Cultura
alla
voce
«prevenzione»
così
recita:
«L’insieme
degli
atti
di
conservazione,
motivati
da
conoscenze
predittive
al
più
lungo
termine
possibile,
sull’oggetto
considerato
e
sulle
condizioni
del
suo
contesto
ambientale»
(in
realtà
solo
la
Carta
di
Restauro
1972
ha
valore
normativo,
ma
non
fa
un
distinguo
tra
i
vari
termini).
La
manutenzione
è da
considerarsi
sulla
falsariga
della
prevenzione,
andando
ad
agire
anch’essa
sull’opera
e
sull’ambiente,
prefigurando
un
controllo
periodico
della
salubrità
del
luogo
che
la
ospita.
La
Carta
Italiana
1987
della
Conservazione
e
del
Restauro
degli
Oggetti
d’Arte
e di
Cultura
alla
voce
«manutenzione»
dice:
«L’insieme
degli
atti
programmaticamente
ricorrenti
rivolti
a
mantenere
le
cose
di
interesse
culturale
in
condizioni
ottimali
di
integrità
e
funzionalità,
specialmente
dopo
che
abbiano
subito
interventi
eccezionali
di
conservazione
e/o
restauro».
Sarebbe
auspicabile
immaginare
la
manutenzione
come
prassi
da
attuare
dopo
ogni
intervento
di
restauro.
Per
quanto
quest’ultima
affermazione
appaia
scontata
agli
addetti
ai
lavori,
nel
concreto
stenta
a
radicarsi
l’idea
dell’importanza
della
cura
dell’opera
a
restauro
ultimato.
Infatti
per
quanto
un
restauro
possa
aver
soddisfatto
le
aspettative
iniziali,
perderà
di
efficacia
se
non
lo
si
supporta
con
una
periodica
attività
di
manutenzione,
soprattutto
con
il
controllo
delle
condizioni
ambientali
in
cui
l’opera
viene
collocata
o
ricollocata.
Il
Codice
dei
Beni
Culturali
e
del
Paesaggio
(sempre
all’art.
29)
ne
dà
una
definizione
di
più
ampio
respiro:
«Per
manutenzione
si
intende
il
complesso
di
attività
e
degli
interventi
destinati
al
controllo
delle
condizione
di
bene
culturale
e al
mantenimento
dell’integrità,
dell’efficienza
funzionale
e
dell’identità
del
bene
e
delle
sue
parti».
In
sostanza
il
restauro
diverrebbe
un’operazione
statisticamente
meno
necessaria
e,
soprattutto,
subentrerebbe
in
situazioni
non
estreme,
se
la
prevenzione
e la
manutenzione
fossero
costanti
nel
monitoraggio
e
attente
nell’attuazione
di
tutte
le
cautele
da
approntare
per
assicurare
le
migliori
condizioni
di
conservazione.
Perciò
la
manutenzione
e la
prevenzione
ottemperano
a
una
serie
di
pratiche.
Per
ogni
tipologia
artistica
sarà
indispensabile
predisporre
una
serie
di
precauzioni.
Di
seguito
si
offre
una
tabella
orientativa
per
la
salvaguardia
dei
testi
miniati
su
pergamena.
Scelta
intenzionale
per
la
peculiarità
di
questo
genere
artistico,
in
virtù
della
sua
duplice
veste
di
opera
d’arte
e di
testo
scritto.
Le
indicazioni
per
una
sua
corretta
conservazione
saranno
la
risposta
a
specifiche
problematiche
conservative,
che
dipenderanno
anche
dalle
sue
tecniche
di
realizzazione.
Ecco
perché
non
si
può
stilare
una
tabella
concernente
le
precauzioni
da
osservare
nei
confronti
delle
varie
tipologie
artistiche
senza
conoscere
le
tecniche
di
realizzazione
e le
dinamiche
di
degrado
(alias
problemi
conservativi)
a
cui
le
stesse
possono
essere
soggette.
Tecniche
di
realizzazione
e di
decorazione
della
pergamena
La
pergamena
si
ottiene
da
particolari
trattamenti
del
derma
di
alcuni
animali,
soprattutto
pecora
e
capra,
ma
anche
vitello
e
agnello.
Le
fasi
di
lavorazione
potevano
variare
in
base
all’area
geografica
e
all’epoca
di
produzione,
ma
in
generale
i
passaggi
erano
una
serie
di
lavaggi
in
acqua
corrente
fredda
(alternati
alla
calcinatura
e
alla
depilazione),
la
raschiatura,
la
tensione
e
l’essiccamento.
È
stata
usata
come
supporto
sia
scrittorio,
che
per
disegni
e
dipinti.
Spesso,
nel
caso
in
cui
fungeva
da
base
per
disegni
acquerellati
o
per
miniature
a
tempera,
si
realizzava
uno
strato
preparatorio
che
rendeva
la
pergamena
idonea
a
ricevere
il
film
pittorico.
Esistevano
diverse
varianti:
si
poteva
passare
sulla
superficie
gesso
o
pomice
in
polvere,
altrimenti
una
preparazione
di
creta
o di
altra
polvere
bianca
unita
a
colla
di
pesce,
o
colla
di
pelle,
o
gomma
arabica.
In
alternativa
si
sfregava
sopra
del
cotone
impregnato
di
una
soluzione
di
colla
e
miele,
o si
passava
sulla
pergamena
del
fiele
di
bue
misto
a
chiara
d’uovo.
Per
la
doratura
(che
poteva
interessare
alcune
parti
o
l’intero
foglio)
si
utilizzava
l’oro
steso
a
pennello
dopo
essere
stato
ridotto
in
polvere
e
diluito,
oppure
l’oro
in
foglia.
In
quest’ultimo
caso
si
rendeva
necessaria
una
particolare
preparazione
del
supporto.
Era
cioè
indispensabile
l’uso
di
una
sostanza
adesiva
per
far
aderire
la
foglia
d’oro
alla
pergamena,
che
poteva
essere
la
chiara
d’uovo
o
colle
di
pelle
unite
ad
altri
materiali,
quali
il
gesso
che
dava
maggiore
consistenza
alla
preparazione,
oppure
pigmenti
e
sostanze
coloranti
che
conferivano
all’impasto
un
tono
più
caldo
che
andava
a
far
risaltare
il
colore
dell’oro.
Problemi
conservativi
Il
degrado
della
pergamena
e
della
pellicola
pittorica
può
verificarsi
per
cause
fisiche
(termoigrometriche/radiative/meccaniche),
chimiche
(composti
veicolati
dall’aria,
dall’acqua
e
dall’uomo)
e
biologiche.
Il
cosiddetto
biodeterioramento
può
essere
favorito
da
particolari
parametri
termo-igrometrici
e
dalla
presenza
di
materiali
che
possono
rappresentare
fonte
alimentare
per
lo
sviluppo
di
colonie
di
biodeteriogeni.
Il
degrado
fisico
contempla
una
serie
di
fenomeni.
La
pergamena
è
costituita
da
una
struttura
fibrosa
di
contenuto
proteico
(in
particolare
collagene,
cheratina
ed
elastina)
molto
sensibile
alle
variazioni
di
temperatura
e di
umidità
relativa
(U.R.).
La
sua
igroscopicità
si
traduce
in
un
assorbimento
e
poi
cessione
dell’umidità
in
base
ai
parametri
ambientali
nel
quale
si
trova.
La
disidratazione
porta
la
pergamena
a
contrarsi
e a
divenire
fragile
e
rigida,
mentre
un
eccesso
di
U.R.
innesca
un
processo
di
idrolisi
che
degrada
le
proteine
del
collagene
sino
a
conferire
loro
una
consistenza
gelatinosa.
In
questo
caso
la
pelle
assumerà
un
aspetto
ondulato.
Questi
danni
strutturali,
soprattutto
se
reiterati,
insieme
ad
altri
fattori
di
disturbo
(inquinanti
dell’aria,
forte
illuminazione,
ecc.),
possono
modificare
l’organizzazione
chimica
del
collagene
e
delle
altre
proteine
rendendo,
tra
l’altro,
la
pergamena
più
vulnerabile
al
biodeterioramento.
L’energia
radiante
è
altrettanto
pericolosa:
quella
infrarossa
e
quella
della
luce
visibile
implicano
un
apporto
di
energia
termica
che
modifica
l’U.R.
con
tutte
le
ricadute
negative
già
evidenziate.
Le
radiazioni
ultraviolette,
invece,
di
maggiore
frequenza
e
capacità
di
penetrazione,
determinano
un
invecchiamento
della
pelle
con
diminuzione
della
sua
porosità
e
solidità.
Le
cause
meccaniche
includono
una
casistica
piuttosto
ampia,
che
va
da
un’errata
messa
in
deposito
del
testo,
a
una
sua
maldestra
e/o
ripetuta
manipolazione.
Come
danni
chimici
si
ricordano
le
polveri
contenenti
ferro,
che
a
contatto
con
la
superficie
alcalina
della
pergamena
producono
un
idrossido
colorato
che
conferisce
alla
pelle
un
aspetto
giallastro.
I
danni
a
carico
della
pellicola
pittorica
derivano
soprattutto
dal
suo
comportamento
rispetto
alle
condizioni
termo-igrometriche,
poiché
le
variazioni
dimensionali
del
supporto
membranaceo
non
trovano
corrispondenza
con
la
pittura
la
cui
inerzia
fisica
la
rende
più
rigida
e
meno
sensibile
ai
valori
di
U.R.
Parametri
climatici
non
idonei
favoriscono
l’infestazione
biologica
a
danno
dei
suoi
leganti
di
natura
organica.
Quindi
la
mobilità
della
pelle
va a
intaccare
le
proprietà
coesive
e
adesive
della
pittura,
mentre
le
colle
animali
o
vegetali
sono
un
ottimo
terreno
di
coltura
per
i
biodeteriogeni.
Gli
effetti
che
ne
scaturiscono
saranno,
rispettivamente,
desquamazione
della
pellicola
pittorica
e
sua
polverizzazione.
Tabella
indicativa
sulla
prevenzione
e
manutenzione
Alla
luce
dei
fenomeni
di
degrado
che
possono
attivarsi
a
scapito
delle
pergamene
miniate,
si
sono
delineati
i
comportamenti
e i
requisiti
ambientali
ottimali
per
la
loro
conservazione:
-
Controllo
della
temperatura
ambiente
il
cui
valore
non
deve
superare
i
20°.
Valori
superiori
favoriscono
l’attacco
microbiologico
e
possono
arrecare
danni
strutturali
(denaturazione
del
collagene)
con
conseguente
contrazione
della
superficie
membranacea.
-
Controllo
dell’umidità
relativa
il
cui
valore
deve
aggirarsi
intorno
al
50%.
-
Impedire
la
proliferazione
dei
biodeteriogeni
rispettando
le
condizioni
termo-igrometriche
sopraddette.
-
Controllo
dell’illuminazione
in
base
alla
sua
natura,
intensità
e
tempo
di
esposizione.
L’intenzione
è di
eliminare
dallo
spettro
della
luce
le
radiazioni
ultraviolette,
di
diminuire
quelle
infrarosse
e di
ridurre
l’intensità
e il
tempo
di
irraggiamento
di
quelle
visibili.
-
Spolveratura:
rimuovere
qualsiasi
tipo
di
particellato
atmosferico
scongiura
lo
sviluppo
di
colonie
di
biodeteriogeni
e il
deposito
di
sostanze
che
veicolate
dall’uomo,
dall’aria
e
dall’acqua
(ad
es.
sotto
forma
di
semplice
umidità)
possono
arrecare
danni
alla
pergamena
e
alla
pellicola
pittorica
delle
miniature.
-
Arredo
razionale:
per
«arredo
razionale»
si
intendono
tutte
le
accortezze
nella
scelta
dei
materiali
e
nella
disposizione
degli
arredi,
rispettando
le
norme
vigenti
in
materia
di
prevenzione
degli
incendi
e i
parametri
ambientali
richiesti
relativamente
a
temperatura,
areazione,
umidità
relativa,
inquinanti
atmosferici,
infestazione
biologica
e
illuminazione
(artificiale/naturale).
In
genere
i
materiali
più
idonei
sono
l’acciaio
inossidabile
e
l’alluminio
anodizzato,
con
finiture
resistenti
alla
corrosione.
I
contenitori
non
devono
essere
collocati
davanti
a
finestre,
né
in
prossimità
di
impianti
di
riscaldamento
o
condizionamento,
né
addossati
alle
pareti
in
quanto
deve
essere
garantita
una
sufficiente
circolazione
d’aria.
Nel
caso
in
cui
si
possano
creare
fenomeni
di
condensazione
dell’umidità,
sarà
necessario
avvolgere
le
pergamene
in
stoffa
igroscopica
e
non
attaccabile
dai
parassiti.
Laddove
però
gli
arredi
originali,
quasi
sempre
lignei,
con
valore
storico-artistico
impediscano
una
progettazione
ex
novo
degli
interni,
l’intervento
di
tutela
si
attua
attraverso
l’osservanza
delle
restanti
pratiche
di
prevenzione
e
manutenzione
e,
se
necessario,
con
la
disinfezione
(contro
i
microrganismi
anche
sotto
forma
di
spore)
e
disinfestazione
(contro
gli
insetti
allo
stadio
larvale,
adulti
e
uova;
animali
in
genere)
delle
strutture
lignee.
-
Scelta
oculata
dei
prodotti
e
delle
tecniche
di
manutenzione
e
prevenzione
in
base
alle
caratteristiche
chimico-fisiche
delle
opere,
al
loro
stato
di
conservazione
e
alle
caratteristiche
ambientali
del
posto
nel
quale
si
trovano.
-
Fotoriproduzione/Scansione:
in
tal
modo
si
evitano
tutti
gli
inconvenienti
e i
danni
legati
a
una
ripetuta
e/o
incauta
manipolazione
dovuta
alla
consultazione,
trasporto
alle
sale
di
lettura
e
loro
ricollocazione.