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N. 60 - Dicembre 2012 (XCI)

la conquista spagnola del rio de la plata - parte II
la costituzione dell'attuale argentina

di Christian Vannozzi

 

Prima della venuta degli europei, queste terre non erano quindi disabitate, ma erano abitate da numerose tribù di indigeni. Queste popolazioni avevano tutte una propria storia e cultura. Queste popolazioni furono cacciate nell'entroterra dagli europei, e furono per secoli dimenticate dagli storici, ma fortunatamente ritornano alla luce grazie al lavoro degli antropologi e dalle testimonianze dei discendenti di queste genti.


Erano perlopiù cacciatori e raccoglitori, quindi nomadi, che dipendevano moltissimo dalla ricchezza della fauna e della flora locale. Per questa ragione non crearono mai insediamenti stabili, perché erano tenuti a spostarsi in base alle loro necessità.


Alcune avevano invece deciso di servirsi appieno del territorio, fondando delle comunità e iniziando a praticare l'agricoltura grazie alla costruzione di canali di irrigazione.


Diverse comunità furono assoggettate dall'Impero Inca, che aveva il suo fulcro nel vicino Perù, mentre altre opposero un'accanita resistenza alle armate imperiali e conservarono la loro indipendenza.


L'Impero Inca, sotto il re Pachacutec, riuscì infatti a conquistare solo la parte nord-occidentale dell'odierna Argentina. Nel 1480 sconfisse infatti le tribù di Omaguaca, Atacama, Huarpes e Diaguita e integrandole nella regione di Collasuyu. Ma altre tribù, come i Sanavirone, i Lule-Tonocoté, e i Comechingone mantennero la loro indipendenza dagli Incas.


I guarani, una di queste popolazioni che riuscirono a mantenere la loro autonomia dall'Impero Inca, svilupparono una cultura basata sulla yucca, la patata dolce, e la yerba mate. Tra le culture nomadi, la più importante è senza dubbio rappresentata dai Mapuche.


La Patagonia fu visitata la prima volta nel 1520 dal navigatore Ferdinando Magellano, che diede il nome ad alcune terre ed inizio a segnare sulle carte il territorio dell'attuale Argentina.


Secondo Antonio Pigafetta, superstite della spedizione di Magellano, fu lo stesso navigatore portoghese che diede il nome di Patagao, ovvero Patagoni, alle popolazioni che incontrarono in quelle regioni.


La Patagonia veniva infatti definita dallo stesso Pigafetta Terra di Giganti, forse per la statura degli uomini che l'abitavano, ma questa etimologia della parola non viene accettata da tutti gli storiografi.


I racconti dell'esploratore italiano fecero comunque grande clamore in Europa, specialmente per la descrizione di questi enormi abitanti, che secondo il cronista erano talmente tanto alti che gli europei arrivavano soltanto alla loro cintola.


L'esplorazione della Plata e delle terre dell'Argentina fu senza dubbio merito del comandante Pedro de Mendoza, che nel 1529 si offrì di esplorare il Sudamerica a sue spese. Fu nominato dall'imperatore Carlo V Capitano Generale, ed ebbe la possibilità di governare su tutto il territorio americano che avesse esplorato e conquistato dalla mano degli indigeni. In Pratica gli fu affidato il territorio di quella che veniva chiamata la Nuova Andalusia, e che comprendeva Paraguai, Argentina e parte del Brasile.


Questo vicereame fu istituito direttamente da Carlo V, che ne aveva dato il governo al comandante spagnolo.


L'imperatore affidò al comandante Mendoza 2000 uomini e 13 navi per conquistare il territorio dove sarebbero stati portati da li a due anni almeno 1000 coloni, e dove dovevano essere costruite strade, città e fortezze.


Nel 1536 fu fondata Buenos Aires, città portuale e base operativa di Mendoza per la conquista del territorio. La città si chiamava Ciudad del Espíritu Santo y Puerto Santa María del Buen Ayre.


Il comandante però non partecipò alle spedizioni nell'entroterra, dove gli spagnoli dovettero vedersela con le popolazioni native della Plata che difesero con i denti i loro territori. Mendoza era nel frattempo bloccato dalla sifilide.


Gli spagnoli non riuscirono a colonizzare il territorio che l'imperatore si aspettava, e furono costretti a tornare in patria, scoraggiati dalle troppe perdite, dalla morte del fratello di Mendoza e dalla malattia del governatore che morì durante il viaggio di ritorno in Spagna.


La maggior parte dei coloni abbandonarono Buenos Aires dopo la morte del Governatore, e si rifugiarono ad Asunciòn, nell'attuale Paraguay, fondata sempre da Mendoza ma come città secondaria rispetto a Buenos Aires.


Nel 1553 avviene una prima forma di colonizzazione da parte del Vicereame di LIma, dal Perù venne infatti fondata la città Santiago del Estero, direttamente dagli spagnoli del Vicereame.


La fondazione è attribuita a Francisco de Aguirre, abile militare che aveva servito nelle fila di Carlo V e partecipato al sacco di Roma. Aguirre fondò la città sotto la diretta supervisione del Governo di Lima. Che intendeva estendere il suo dominio nel Sud del Paese, tagliando il campo agli esploratori che cercavano terre di conquista.


Una seconda città sempre nel Nord del territorio fu Santa Fè, fondata da Don Juan de Garay a Cayasta nel 1573. Fu con Santiago del Estero uno dei centri più importanti dell'Argentina, anche questa soggetta al Vicereame peruviano, vero fulcro del Continente.


Nel 1580 ci fu la seconda fondazione di Buenos aires, con il nome di col nome di Ciudad de la Santísima Trinidad y Puerto de Nuestra Señora de los Buenos Aires, in onore del santuario di Nostra Signora di Bonaria di Cagliari.


Nel 1614 fu nominato vicerè del vicereame del Perù Francisco de Borja y Aragón, discendente sia del Papa Alessandro VI e di Ferdinando di Aragona. Il governatore era letterato e ufficiale della corte spagnola.


Nel 1617 riamministrò i possedimenti spagnoli nell'Amedica del Sud, dividendo il governo del Rio de la Plata in due amministrazioni, una che faceva capo a Buenos Aires e l'altra diretta dal Paraguay, entrambe però dipendenti dal vicereame del Perù da lui guidato.



 

 

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