[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

170 / FEBBRAIO 2022 (CCI)


attualità

NUOVI VENTI DI GUERRA

L’UCRAINA E UN ALTRO CONFLITTO DI TROPPO

di Giovanna D’Arbitrio

 

Purtroppo è accaduto ciò che abbiamo temuto durante le angosciose settimane in cui crescevano le tensioni tra Russia e Usa: la Russia ha invaso l’Ucraina all’alba del 24 febbraio 2022. E mentre soffiano venti di guerra in Europa, ci chiediamo con angoscia se tale invasione sfocerà in un disastroso ampliamento del conflitto.

 

Memori della cosiddetta “guerra fredda” tra Usa e Urss, in effetti, da giovani sognammo un’Europa forte e unita dai grandi valori di Pace, Democrazia e Libertà, una sorta di grande confederazione, un enorme Stato “cuscinetto” che bilanciasse il potere delle suddette superpotenze, alle quali si aggiunge oggi anche la Cina. In effetti, a quanto pare, in una dichiarazione congiunta XiJinping e Putin tempo fa hanno definito l’influenza americana “destabilizzante” in Europa e Asia, opponendosi a una eventuale espansione della Nato.

 

E tu, Europa, dove sei? Dove sono i progetti di una duratura pace? Sei ancora in balia di paesi più forti, incapace di incidere in modo significativo sulle politiche internazionali. E purtroppo proprio ora che il minaccioso Spread sembrava ammorbidirsi verso i paesi più deboli e l’ Ue, nonostante Brexit e problema migranti, stava raggiungendo una certa coesione e solidarietà sotto i colpi di una drammatica pandemia, ecco riapparire all’orizzonte lo spaventoso spettro di una guerra!

 

E ci poniamo allora tante domande:“Come nasce l’attuale crisi? Quali le cause? Quali gli interessi geopolitici?”.

 

Un breve excursus storico può evidenziarne i punti essenziali: nel 1991 l’Ucraina diventò uno stato indipendente dopo la caduta dell’Urss, un’indipendenza mai pienamente accettata da Mosca, se si considera che Putin ha definito la perdita della Repubblica Orientale come la più grande catastrofe geopolitica. E anche se oggi la lingua ufficiale nel suddetto Paese è l’ucraino, la maggior parte della popolazione è bilingue, mentre il russo è la prima lingua nel sud-est, in particolare nel Donbass, nei due Stati separatisti: la repubblica di Luhansk e quella di Donetsk.

 

Le cause dell’attuale escalation sono da ricercare, inoltre, anche in un passato più recente, a partire dal 2014, quando il presidente filorusso Viktor Yanukovich fu sostituito da un governo filoeuropeo ora rappresentato dal presidente Volodymyr Zelensky, eletto nel 2019, propenso ad aderire al Patto Atlantico. Non bisogna dimenticare, inoltre, il lungo confine condiviso da Russia e Ucraina (più di 2.200 chilometri) di rilievo importante a livello geopolitico ed economico, per cui è evidente che il tentativo di adesione ucraina alla Nato, ha accresciuto le preoccupazioni della Russia, in particolare dopo l’ingresso di molti Paesi dell’Est nel suddetto Patto dal 1997 in poi.

 

Considerate in breve le cause essenziali, eccone i conseguenziali effetti: negli ultimi mesi armi e truppe sovietiche sono state ammassate lungo il confine meridionale, mentre gli Usa hanno fatto altrettanto rafforzando il fianco est della Nato; Washington aveva più volte affermato che un’invasione era imminente, ma Mosca ha sempre negato e accusato l’Occidente di isteria, confermando tuttavia il veto a un ampliamento della Nato e chiedendo il ritiro delle suddette strutture militari. Washington ha respinto le richieste, rilanciando su reciproche misure di controllo per riduzione di armamenti e minacciando gravi conseguenze in caso di invasione dell’Ucraina, invasione che purtroppo è avvenuta.

 

L’interesse dell’Europa è particolarmente legato al problema delle forniture di gas e a Nord Stream 2, il più lungo gasdotto del mondo (non ancora in funzione) per trasporto di gas naturale dai giacimenti russi alla costa tedesca e all’Europa: l‘Ue ha sempre temuto le conseguenze di un ampliamento della guerra, ma anche le sanzioni alla Russia che potrebbero bloccare forniture di gas e turbare i rapporti commerciali.

 

E a Kiev si era svolto l’incontro del cancelliere tedesco Olaf Scholz con il presidente ucraino Zelensky e poi a Mosca con Putin che ha dialogato anche con Macron e altri rappresentanti di Paesi europei. Insomma la diplomazia europea si è data da fare, ma separatamente, mentre Russia e Cina avanzavano insieme.

 

Cara Europa, i Padri Fondatori dell’Europa Unita, come Jean Monnet, Robert Schuman, Alcide De Gasperi, Paul-Henri Spaak, Konrad Adenauer sognarono Pace e Libertà dopo sanguinose guerre mondiali che li indussero a intraprendere un percorso verso l’Unità Europea che era iniziato con il “Manifesto di Ventotene”, elaborato negli anni ‘40 da Spinelli, Rossi e Colorni.

 

Infine ricordiamo la poesia di John Donne, Per chi suona la campana (For Whom the Bell Tolls) che dedichiamo a te, vecchia Europa, ma anche ai potenti del mondo, poiché quando una campana rintocca ci ricorda che siamo una parte di un “insieme” e le nostre azioni si ripercuotono sugli altri.

 

Nessun uomo è un’isola,/ completo in se stesso./ Ogni uomo è parte della Terra,/ una parte del tutto/ Se una zolla è portata via dal mare,/ l’Europa appare più piccola,/ come se fosse un promontorio/ come se fosse una tua proprietà,/ oppure quella di tuoi amici,/ La morte di ciascun uomo mi sminuisce,/ perché faccio parte del genere umano/ E perciò non chiederti/ per chi suoni la campana./ Essa suona per te”.

 

Non a caso Ernest Hemingway s’ispirò a Donne per il titolo il suo famoso e omonimo romanzo Per chi suona la campana, in cui la guerra è vista come un mostro sanguinario che uccide uomini messi gli uni contro gli altri, pedine di una scacchiera in cui le mosse sono decise dai potenti e da interessi di vario genere. E la campana suona per ricordarci che individualismo ed egoismo ci sminuiscono e arrecano solo danni.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]