attualità
NUOVI VENTI DI GUERRA
L’UCRAINA E UN ALTRO CONFLITTO DI TROPPO
di Giovanna D’Arbitrio
Purtroppo è accaduto ciò che abbiamo
temuto durante le angosciose settimane
in cui crescevano le tensioni tra Russia
e Usa: la Russia ha invaso l’Ucraina
all’alba del 24 febbraio 2022. E mentre
soffiano venti di guerra in Europa, ci
chiediamo con angoscia se tale invasione
sfocerà in un disastroso ampliamento del
conflitto.
Memori della cosiddetta “guerra fredda”
tra Usa e Urss, in effetti, da giovani
sognammo un’Europa forte e unita dai
grandi valori di Pace, Democrazia e
Libertà, una sorta di grande
confederazione, un enorme Stato
“cuscinetto” che bilanciasse il potere
delle suddette superpotenze, alle quali
si aggiunge oggi anche la Cina. In
effetti, a quanto pare, in una
dichiarazione congiunta XiJinping e
Putin tempo fa hanno definito
l’influenza americana “destabilizzante”
in Europa e Asia, opponendosi a una
eventuale espansione della Nato.
E tu, Europa, dove sei? Dove sono i
progetti di una duratura pace? Sei
ancora in balia di paesi più forti,
incapace di incidere in modo
significativo sulle politiche
internazionali. E purtroppo proprio ora
che il minaccioso Spread sembrava
ammorbidirsi verso i paesi più deboli e
l’ Ue, nonostante Brexit e
problema migranti, stava raggiungendo
una certa coesione e solidarietà sotto i
colpi di una drammatica pandemia, ecco
riapparire all’orizzonte lo spaventoso
spettro di una guerra!
E ci poniamo allora tante domande:“Come
nasce l’attuale crisi? Quali le cause?
Quali gli interessi geopolitici?”.
Un breve excursus storico può
evidenziarne i punti essenziali: nel
1991 l’Ucraina diventò uno stato
indipendente dopo la caduta dell’Urss,
un’indipendenza mai pienamente accettata
da Mosca, se si considera che Putin ha
definito la perdita della Repubblica
Orientale come la più grande catastrofe
geopolitica. E anche se oggi la lingua
ufficiale nel suddetto Paese è
l’ucraino, la maggior parte della
popolazione è bilingue, mentre il russo
è la prima lingua nel sud-est, in
particolare nel Donbass, nei due Stati
separatisti: la repubblica di Luhansk e
quella di Donetsk.
Le cause dell’attuale escalation
sono da ricercare, inoltre, anche in un
passato più recente, a partire dal 2014,
quando il presidente filorusso Viktor
Yanukovich fu sostituito da un governo
filoeuropeo ora rappresentato dal
presidente Volodymyr Zelensky, eletto
nel 2019, propenso ad aderire al Patto
Atlantico. Non bisogna dimenticare,
inoltre, il lungo confine condiviso da
Russia e Ucraina (più di 2.200
chilometri) di rilievo importante a
livello geopolitico ed economico, per
cui è evidente che il tentativo di
adesione ucraina alla Nato, ha
accresciuto le preoccupazioni della
Russia, in particolare dopo l’ingresso
di molti Paesi dell’Est nel suddetto
Patto dal 1997 in poi.
Considerate in breve le cause
essenziali, eccone i conseguenziali
effetti: negli ultimi mesi armi e truppe
sovietiche sono state ammassate lungo il
confine meridionale, mentre gli Usa
hanno fatto altrettanto rafforzando il
fianco est della Nato; Washington aveva
più volte affermato che un’invasione era
imminente, ma Mosca ha sempre negato e
accusato l’Occidente di isteria,
confermando tuttavia il veto a un
ampliamento della Nato e chiedendo il
ritiro delle suddette strutture
militari. Washington ha respinto le
richieste, rilanciando su reciproche
misure di controllo per riduzione di
armamenti e minacciando gravi
conseguenze in caso di invasione
dell’Ucraina, invasione che purtroppo è
avvenuta.
L’interesse dell’Europa è
particolarmente legato al problema delle
forniture di gas e a Nord Stream 2, il
più lungo gasdotto del mondo (non ancora
in funzione) per trasporto di gas
naturale dai giacimenti russi alla costa
tedesca e all’Europa: l‘Ue ha sempre
temuto le conseguenze di un ampliamento
della guerra, ma anche le sanzioni alla
Russia che potrebbero bloccare forniture
di gas e turbare i rapporti commerciali.
E a Kiev si era svolto l’incontro del
cancelliere tedesco Olaf Scholz con il
presidente ucraino Zelensky e poi a
Mosca con Putin che ha dialogato anche
con Macron e altri rappresentanti di
Paesi europei. Insomma la diplomazia
europea si è data da fare, ma
separatamente, mentre Russia e Cina
avanzavano insieme.
Cara Europa, i Padri Fondatori
dell’Europa Unita, come Jean Monnet,
Robert Schuman, Alcide De Gasperi,
Paul-Henri Spaak, Konrad Adenauer
sognarono Pace e Libertà dopo sanguinose
guerre mondiali che li indussero a
intraprendere un percorso verso l’Unità
Europea che era iniziato con il
“Manifesto di Ventotene”, elaborato
negli anni ‘40 da Spinelli, Rossi e
Colorni.
Infine ricordiamo la poesia di John
Donne, Per chi suona la campana (For
Whom the Bell Tolls) che dedichiamo
a te, vecchia Europa, ma anche ai
potenti del mondo, poiché quando una
campana rintocca ci ricorda che siamo
una parte di un “insieme” e le nostre
azioni si ripercuotono sugli altri.
“Nessun
uomo è un’isola,/ completo in se
stesso./ Ogni uomo è parte della Terra,/
una parte del tutto/ Se una zolla è
portata via dal mare,/ l’Europa appare
più piccola,/ come se fosse un
promontorio/ come se fosse una tua
proprietà,/ oppure quella di tuoi
amici,/ La morte di ciascun uomo mi
sminuisce,/ perché faccio parte del
genere umano/ E perciò non chiederti/
per chi suoni la campana./ Essa suona
per te”.
Non a caso Ernest Hemingway s’ispirò a
Donne per il titolo il suo famoso e
omonimo romanzo Per chi suona la
campana, in cui la guerra è vista
come un mostro sanguinario che uccide
uomini messi gli uni contro gli altri,
pedine di una scacchiera in cui le mosse
sono decise dai potenti e da interessi
di vario genere. E la campana suona per
ricordarci che individualismo ed egoismo
ci sminuiscono e arrecano solo danni.
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