.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

contemporanea


N. 105 - Settembre 2016 (CXXXVI)

sulLE ORIGINI DEL conflitto israelo-palestinese

rivolta del 1936 e teoria della spartizione
di Valerio Mero

 

Un problema rilevante per la comunità palestinese fu l’assenza di un sistema amministrativo centrale, perché i rappresentanti della popolazione, i notabili (ayyan), grandi proprietari terrieri o membri di ricche famiglie di mercanti, avevano con la popolazione un rapporto di tipo clientelare e, soprattutto, circoscritto alle proprie città d’origine. Ma il problema principale per la comunità palestinese era l’unità: sia la classe dirigente sia la popolazione erano continuamente divisi da differenze di clan e da questioni religiose.

 

Durante gli anni Trenta, i notabili cercarono di ampliare la loro influenza anche nella Palestina rurale, ma con scarsi risultati. I notabili erano proprietari terrieri e si stavano rivolgendo a un mondo che non poteva comprenderli. Non si dimostrarono capaci di rappresentare pienamente la loro popolazione e non furono nemmeno in grado di rapportarsi con la comunità ebraica. I contadini avevano altre esigenze. La loro preoccupazione primaria era di avere i mezzi di sostentamento per riuscire a sfamare la famiglia, non pensavano certo al nazionalismo. Non essendo stati capaci di svolgere il ruolo di classe dirigente, i notabili decisero bene di incitare la popolazione a scontrarsi contro i coloni ebrei.

 

Fu comunque in questo periodo che il nazionalismo fece breccia nelle fasce più disagiate della popolazione. E, nel 1933, il vuoto di potere nella Palestina rurale permise la breve parabola di Izz al-Din al-Qassam, un predicatore siriano trasferitosi nelle campagne vicino a Haifa e diede vita ad una guerriglia contro gli ebrei e i soldati britannici. Va comunque sottolineato che i suoi ideali rivoluzionari vennero abbracciati da pochi, più che altro poveri e abitanti delle baraccopoli nelle periferie.

 

Nel 1933, Adolf Hitler divenne cancelliere. In questo periodo, come forse non avevano mai fatto prima, gli Ebrei iniziarono ad abbandonare in massa l’Europa; a causa delle restrizioni imposte dagli Stati Uniti, si diressero perlopiù in Palestina, dove ovviamente non si era raggiunto un compromesso in grado di garantire una stabilità e dove la popolazione contadina palestinese covava un crescente risentimento a causa della progressiva perdita della terra e dei mezzi di sostentamento. La rivolta fu inevitabile, ma bisogna tenere conto che si manifestò con tutte le caratteristiche di una cosiddetta «rivolta del pane».

 

Il 15 aprile 1936, a Tulkarem, vennero assassinati due Ebrei e a ciò seguì l’uccisione di due Arabi, provocando una rivolta che coinvolse tutti gli Arabi della Palestina, di qualsiasi luogo e di qualsiasi estrazione sociale. I notabili convinsero la popolazione che la migliore arma a disposizione fosse lo sciopero. Il 25 aprile 1936 venne creato un Alto comitato arabo con Haji Amin al-Husseini presidente che, dopo un fallito tentativo di negoziare un accordo con l’Agenzia ebraica, dichiarò lo sciopero generale. Così, la rivolta nacque come una grande ondata di scioperi e manifestazioni.

 

La Gran Bretagna reagì con una brutale repressione. Tre settimane dopo, quando la polizia britannica sparò sui manifestanti nella città di Giaffa, le manifestazioni si fecero più violente fino a trasformarsi nel giro di qualche mese in una vera e propria rivolta armata.

In aiuto ai Palestinesi intervennero i popoli Arabi vicini, e insieme combatterono contro le forze britanniche da un lato e quelle sioniste dall’altro. Si venne a creare un clima di conflittualità indiscriminata, che mise l’uno contro l’altro gli stessi Palestinesi. Provocò migrazioni verso gli altri paesi e finì per aggravare le già complicate divisioni interne.

 

Vista la situazione internazionale alla fine degli anni Trenta, Londra cercò di trovare una soluzione politica alla crisi e, nel 1937, inviò in Palestina una Royal Commission, presieduta da Lord Peel, che doveva far luce sulle cause della rivolta ma soprattutto doveva trovare una via d’uscita in grado di portare la regione all’indipendenza. La Gran Bretagna non intendeva rimanere invischiata nei motivi di attrito tra Palestinesi e sionisti ed era desiderosa di trovare una soluzione per mettersi tutto alle spalle.

 

La Commissione Peel sentenziò il mantenimento di una presenza britannica in alcuni luoghi di importanza strategica e indicò come soluzione migliore la divisione della Palestina in una zona ebraica e in una palestinese, individuando anche una piccola area come possibile territorio per il futuro Stato ebraico.

Il teorico della spartizione fu Reginald Coupland, professore all’Università di Oxford, il quale sostenne che in Palestina vivevano due popoli con due culture differenti, una araba, di origine asiatica, e una ebraica, di origine europea. Coupland ritenne che questi due popoli fossero talmente diversi tra loro, che non avrebbero mai potuto sviluppare un sentimento nazionale e quindi vivere nello stesso Stato. L’unica soluzione possibile doveva essere la spartizione.

 

Ovviamente, la proposta fu rifiutata in blocco dai Palestinesi e da tutti gli Stati arabi. Coloro che la appoggiarono furono invece Weizmann, e, soprattutto, David Ben Gurion – capo del sionismo socialista e futuro leader del movimento sionista – ma era chiaro che dal loro punto di vista si trattava solo di un modo per gettare le basi a un futuro negoziato. Non erano certo disposti ad accontentarsi di una piccola parte della Palestina.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.