filosofia & religione
SU WILHELM BOUSSET
LA CONCEZIONE DELLA STORIA
di Giovanni Pellegrino & Mariangela
Mangieri
La concezione della storia di Wilhelm
Bousset è dominata dalla tesi che
l’intero corso della storia umana è
diretto dalla provvidenza, tesi negata
già ai suoi tempi dai libertini contro i
quali Bousset si scagliò con forza. I
libertini dichiararono una vera e
propria guerra alla divina provvidenza
sostenendo che la distinzione tra il
concetto di bene e quello di male era
ingiusta e irrazionale.
Bousset era convinto che la teoria
dell’esistenza della provvidenza era il
più potente freno dei comportamenti
immorali. In effetti i libertini
eliminarono l’idea della provvidenza
dalla storia per sostenere l’esistenza
della libertà. In ultima analisi i
libertini volevano condurre la loro vita
in assoluta libertà senza preoccuparsi
dell’esistenza di Dio. Come Hegel anche
Bousset non nega che a prima vista non
si veda nella storia ne’ ragione ne’
giustizia, poiché la storia del mondo
non fa differenza tra uomini pii e
uomini malvagi.
Essa è un campo di passioni e di
interessi dove il male ha successo e la
giustizia naufraga. Ma Bousset
confutando gli argomenti dei libertini,
afferma successivamente che questa
impressione immediata di apparente
disordine risulta da un punto di vista
che è troppo vicino al suo oggetto.
Bousset afferma che se ci distacchiamo e
guardiamo la storia da maggiore
distanza, da una prospettiva eterna, il
quadro cambia e dell’apparente assurdità
si rivela una giustizia nascosta.
Bousset mette in evidenza che l’unica
deduzione ragionevole che si può
formulare dal fatto che attualmente non
c’è ancora giustizia nella storia è che
l’uomo ha ancora qualcosa da aspettarsi
dal futuro o più propriamente
dall’eternità.
Secondo Bousset in vista del giudizio
universale dobbiamo vivere in una
continua incertezza fino a quando tutto
non sarà risolto da un’ultima decisione
irrevocabile divina. Dio ha a
disposizione un tempo infinito per
attuare il suo disegno e perciò non
dobbiamo essere impazienti per quanto
riguarda gli avvenimenti terreni.
La fede nella provvidenza secondo
Bousset deve suscitare negli uomini due
sentimenti fondamentali: non ammirare
nessuna gloria terrena e non avere paura
di nessuna miseria. Di conseguenza il
cristiano deve ricordarsi che anche se è
giunto al culmine della gloria terrena
le cose possono cambiare totalmente e
improvvisamente secondo la provvidenza
divina. Bousset concepì la sua storia
universale dalla creazione del mondo
fino alla creazione del nuovo impero
occidentale cristiano fondato da Carlo
Magno. Bousset sostenne che la monarchia
francese era l’erede dell’impero romano
e del sacro romano impero di Carlo
Magno. Vogliamo ricordare che Bousset
scrisse la sua opera al fine di
utlizzarla per l’educazione del suo
discepolo, figlio di Luigi XIV.
Se confrontiamo l’opera di Bousset con
quella di Agostino potremo notare che
l’opera di Bousset rivela maggiore
sensibilità storica per l’importanza
della storia politica nonché maggiore
interesse per il rapporto causa-effetto
degli eventi storici. Questo non deve
sorprendere dal momento che l’opera di
Bousset è soprattutto una storia della
chiesa trionfante secondo il modello di
Eusebio il consigliere di Costantino.
La prima parte dell’opera di Bousset
traccia lo schema basato sulla
successione di dodici epoche e di sette
età nella storia del mondo senza fare
nessuna distinzione tra eventi sacri e
profani. Secondo Bousset la settima età,
iniziata con la nascita di Gesù Cristo e
anche l’ultima poiché i regni possono
sorgere e finire, ma la chiesa di Cristo
è eterna. A detta del filosofo francese
la religione cristiana non è soltanto
fondata sulle scritture più antiche e
perciò più autorevoli ma può anche
contare su un’ininterrotta tradizione
storica. La seconda parte dell’opera di
Bousset ha come argomento la storia
della religione cristiana, mentre la
terza parte ha come argomento la storia
dei regni mondiali.
Le tre date principali dell’opera di
Bousset sono il 4004 a.C.(la data della
creazione), il 1754 ovvero la fondazione
di Roma e l’anno 1, ovvero l’anno di
nascita di Gesù. Bousset parla della sua
opera di una Civitas Dei che va
da Abramo alla Chiesa trionfante e di
una Civitas Terrena che va
dall’impero egiziano a quello romano.
Tale distinzione tra storia sacra e
profana è necessaria alla comprensione
dei caratteri peculiari di entrambe ma
non esclude la loro correlazione.
Bousset è convinto che la storia sacra e
quella profana vanno di pari passo nel
cammino dei secoli. In ultima analisi
non solo la storia sacra, ma anche il
sorgere e il decadere dei regni terreni
deve essere spiegato con l’azione della
provvidenza. Bousset è convinto che nel
corso della storia esiste un senso e un
significato ultimo dovuto all’azione
della provvidenza.
La manifestazione più evidente della
provvidenza divina della storia del
genere umano è per Bousset la storia del
popolo ebreo ovvero il popolo eletto da
Dio che ha un ruolo di fondamentale
importanza. Gli altri regni terreni sono
legati al progetto divino più
indirettamente in seguito alla parentela
con la storia di Israele. Ma secondo
Bousset della storia politica vi sono
molti altri esempi di intervento divino:
tale intervento ha come conseguenza il
compimento di un piano nascosto divino
che rappresenta il significato religioso
della storia politica.
L’esempio più clamoroso della
realizzazione di tale piano divino è la
provvidenziale coincidenza della “pax
romana” sotto Augusto con la nascita
di Gesù in quanto la pax romana
era il presupposto necessario per la
diffusione del Vangelo e della Chiesa.
In estrema sintesi possiamo dire che per
Bousset nella storia non accade nulla
che non sia stato predeterminato dalla
volontà di Dio.
L’autore francese è convinto che il
fatto che le profezie presenti nella
Bibbia si siano sempre realizzate
dimostra l’esistenza di un senso ultimo
nella storia dovuto all’azione della
provvidenza. Per Bousset la
realizzazione di tali profezie era la
più convincente di tutte le prove
possibili in grado di dimostrare che la
storia dei regni terreni serviva in
ultima analisi alla vittoria della
chiesa cristiana.
Certamente Dio non rivela tutti i giorni
la sua volontà riguardo ai re e alle
monarchie che eleva o abbatte. Bousset
sostiene che Dio insegna ai regnanti due
grandi verità fondamentali: in primo
luogo che è Dio stesso che crea i regni
per darli a chiunque voglia. In secondo
luogo Dio in qualunque momento lo
ritiene opportuno e giusto pone i remi
della terra al servizio dei piani che
egli ha concepito. La storia fornisce
agli uomini un prezioso insegnamento, la
bella lezione della vanità della
grandezza e della gloria terrena, dal
momento che i regni muoiono proprio come
i loro sovrani.
Infatti Bousset mette in evidenza che lo
spaventoso ammasso di rovine
riscontrabile nella storia umana
dovrebbe insegnare agli uomini che tutte
le cose umane sono fugaci e
assolutamente fragili. Bousset dopo aver
descritto le cause particolari della
grandezza e della decadenza di Roma,
nell’ultimo capitolo della sua opera
ripropone ancora una volta il problema
della provvidenza.
L’alterna vicenda degli eventi storici a
detta di Bousset appare come puro caso
soltanto alla nostra ignoranza incapace
di vedere lontano. A ben considerare
esiste nella storia un ordine
sistematico divino il cui risultato
finale è predeterminato nelle sue cause
più remote. Tuttavia quest’ordine
risulta sconosciuto agli esseri umani
che sono gli agenti della storia.
Tale descrizione dei processi storici
formulata da Bousset concorda con la
dottrina hegeliana dell’astuzia della
ragione. Tuttavia a nostro avviso la
troppo rigorosa applicazione della fede
nella provvidenza per comprendere e
spiegare i processi storici è abbastanza
discutibile.
Un uso più moderato della provvidenza
sarebbe stato molto più convincente e
meno discutibile. Probabilmente
l’assolutizzazione del ruolo della
provvidenza nella genesi dei processi
storici come tutte le assolutizzazioni
toglie credibilità alle teorie e alle
speculazioni filosofiche. |