N. 5 - Maggio 2008
(XXXVI)
COMPRENDERE
RECENSIONE DEL LIBRO DI ARTURO CAPASSO
di Antonio Pisanti
In un mondo di
individui protési sempre più ad avere e consumare
rapidamente quel che hanno, non senza grandi aree
geografiche di miseria e di privazioni, potrebbe
sorprendere che ci siano ancora persone capaci di
provare amore per gli oggetti.
L’amore per gli oggetti che ci sono appartenuti e
che ancora ci appartengono è una delle note
ricorrenti negli scritti di Arturo Capasso che di
essi ci riferisce ricavandone ricordi ed emozioni
personali, ma anche annotazioni di vita e di
costume.
È così per la sua vecchia macchina fotografica
Ferrania Condor che, scovata in un cassetto, lo
riporta ai tempi in cui è stata acquistata, magari
con qualche sacrificio che la rendeva ancora più
preziosa, e alle lunghe esperienze di viaggio, tra
la gente incontrata e nuovi paesi da conoscere.
La mia Condor è uno dei racconti che compongono la
nuova raccolta di scritti di Arturo Capasso, dal
titolo “Comprendere”, edita, come le due precedenti,
dal Club di Autori Indipendenti, sulle quali ci
siamo gia soffermati.
Ed ancora in questi giorni, un ritrovamento non
entrato a far parte della raccolta ormai già
licenziata dall’editore, quello della vecchia
“Lettera 22”. Un oggetto che non ha più alcun valore
commerciale né alcun valore d’uso, ma che fornisce
allo scrittore lo spunto per rispolverare il ricordo
di esperienze vissute. Alla vecchia Olivetti Capasso
ha rinunciato da tempo, ma per passare
brillantemente alla tastiera del p.c. che utilizza
per le sue pubblicazioni e per dedicarsi ai suoi
nuovi viaggi on line.
Non sono solo gli oggetti a suscitare sensazioni ed
emozioni, se anche il ricordo di un gioco fatto
nell’infanzia, non più in uso tra i bambini e ormai
dimenticato dagli stessi adulti e quindi del tutto
sconosciuto ai più giovani, può essere utile per
ritornare indietro nel tempo, con dovizia di
particolari e di osservazioni verosimilmente in
diretta, vista la maestria dell’autore.
Il gioco del fazzoletto è un altro dei racconti che
fanno parte della raccolta, dai quali traspare anche
il malcelato rimpianto per un modo di vivere
semplice ed autentico, di quando l’avere e il poter
fare erano una conquista e forse anche per questo si
connotavano di senso, fino a rimanere impressi nella
memoria.
Probabilmente è proprio il rifiuto di un modo di
essere poco autentico e sempre meno sensato che
produce in Capasso l’ammirazione e l’interesse per
quegli individui che, non privi di valore e di
umanità, sono costretti o decidono di vivere ai
margini e di rinunciare agli agi della vita
contemporanea o di darsi poca cura delle loro
privazioni. Queste figure ritornano spesso in carne
e ossa nei suoi racconti, colti nella loro scarna
esistenza, con descrizioni puntuali e poetiche e
sincera compenetrazione di sentimenti e situazioni.
Pensiamo a Pietro, il cartonaio di Pensieri in
corso, a Bernardo, il contadino, e al Ragazzo di
quartiere di Pianoconcerto, o a Rita di Ponte
Vecchio dello stesso Comprendere.
Il barbone di “Comprendere” è invece un barbone
immaginario, presentatosi nelle fantasticherie
dell’autore quasi a simboleggiare tutti gli altri,
con un’aria di mistero che gli suscita interrogativi
inappagabili nell’irrealtà dell’incontro.
Ancora, anche in questo nuovo libro di Arturo
Capasso, si ritrovano racconti di viaggio e pagine
amare su Napoli, città in decadenza, in un Sud
d’Italia “dove sono saltati tutti gli equilibri del
vivere civile”. Una città della quale, egli scrive,
trasformisti, chiacchierasti “rossi, bianchi, verdi,
foglie d’edera, garofani freschi e colorati, pugni
chiusi, soli nascenti, soli gialli” insistono nel
volersi dividere le spoglie sulla scia di vecchi e
nuovi protagonisti della scena politica e
amministrativa.
Si tratta di una cattiva presenza della politica al
Sud, con troppi protagonisti responsabili della sua
decadenza e del tracollo della sua capitale, cattive
compagnie dalle quali sarebbe bene tenersi alla
larga, come Capasso si augura che possano fare gli
uomini di buona volontà, tra i pochi ancora
disposti, nonostante tutto, a impegnarsi in prima
persona per il riscatto di Napoli e dei napoletani. |