[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

179 / NOVEMBRE 2022 (CCX)


moderna

SULL’arcipretura di Colli a Volturno

l’inventario del 1702

di Alfredo Incollingo

 

Con la bolla Ex iniuncto nobis (27 aprile 1702) di papa Clemente XII, l’antica diocesi dell’abbazia di San Vincenzo a Volturno, affidata dal XIV secolo a vescovi commendatari, era stata aggregata a quella di Montecassino. Dovendo riordinare dal punto di vista amministrativo la nuove parrocchie sotto la sua giurisdizione, l’abate cassinese aveva chiesto ai parroci della Terra di San Vincenzo di inventariare i beni e le rendite di loro pertinenza (Archivio dell’abazia di Montecassino, Colli, b. 1, Inventario della parrocchia di Colli, f. 1r).

 

Il sacerdote don Pietro Cimorelli, arciprete di Colli a Volturno (IS), con un atto pubblico rogato da un anonimo notaio e alla presenza di numerosi testimoni, davanti al portale d’ingresso della Chiesa Madre tuttora intitolata a Santa Maria Assunta, aveva dato seguito alle richieste al priore cassinese (Ivi, f. 1v).

 

Stando alle istruzioni del vicario dell’abate di Montecassino, don Severino Penna, riportate in una lettera del 13 luglio 1701, era necessario redigere un inventario dei «beni mobili quanto stabili, rendite, crediti, censi enfiteutici, capitali, censi attivi e passivi, decime, oblazioni, funerali, elemosine, obventioni giusta qualsiasi causa» e tutti i diritti e benefici a favore dell’arciprete di Colli a Volturno (Ivi, f. 1v).

 

L’inventario doveva essere redatto a partire dal 1° agosto 1702 e per i successivi cinque mesi, pena il pagamento di una multa di cinquanta ducati per ogni luogo pio e la scomunica per il clero (Ivi, f. 1v).

 

Oltre a elencare le rendite derivanti dagli affitti dei beni immobili di proprietà dell’arcipretura (case, terreni…) e i «pesi», ovvero i guadagni ottenuti dalla celebrazione delle messe in diverse occasioni (matrimoni, feste religiose…) (Ivi, ff. 8-18v-r), erano state descritte le chiese di pertinenza dell’arciprete, ovvero la Chiesa Madre, la chiesa di Sant’Antonio da Padova di patronato laico e quella intitolata a Sant’Antonino, che si trovava nel feudo rustico di Valle Porcina (Ivi, f. 2v).

 

Non è menzionata la chiesa e l’ospedale o luogo pio intitolati a San Leonardo di Noblac, patrono di Colli, tra gli edifici alle dipendenze dell’arcipretura, essendo di proprietà della locale Università.

 

La descrizione degli edifici di culto è minuziosa, non mancando di specificare le misure di porte e finestre. La Chiesa Madre, tuttora situata nel centro storico di Colli, all’epoca si specificava che fosse «nel luogo detto Piazza Pubblica, attaccato a essa il cimitiero» (Ivi, f. 2v). Al suo interno erano presenti nove altari retti da famiglie collesi (Mazzocco, De Lisi, Barone, Andreucci, Di Sandro, Angelone, De Iorio) e da confraternite del Santissimo Rosario, delle Anime del Purgatorio e del Santissimo Corpo di Cristo (Ivi, ff. 2-4v-r).

 

La chiesa di Sant’Antonio da Padova, che si trovava all’esterno del centro abitato agli inizi del Settecento, era stata fondata dall’Università di Colli e i lavori di costruzione erano stati finanziati dalle offerte dei collesi, ma amministrativamente era una «grancia», ovvero una dipendenza della locale arcipretura. L’edificio era stato parzialmente ultimato, poiché i fondi stanziati dagli abitanti di Colli per la sua edificazione erano terminati (Ivi, ff. 6r, 7v).

 

La chiesa di Sant’Antonino, oggi un rudere, era nel feudo rustico di Valle Porcina, confinante con l’attuale comune molisano, e le celebrazioni religiose che vi svolgevano saltuariamente erano rivolte agli abitanti di quel territorio. Della sua fondazione, si legge nell’inventario, non si sapeva nulla (Ivi, ff. 7v-r).

 

L’inventario dell’arcipretura di Colli a Volturno del 1702 è il più antico documento che si possiede per ricostruire l’amministrazione e i beni di una parrocchia dell’Italia appenninica e marginale, lontana dalle grandi città di cui conosciamo dettagliatamente la storia ecclesiastica.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

F. Marazzi, San Vincenzo a Volturno. L’abbazia e il suo territorium fra VIII e XII secolo, Pubblicazioni Cassinesi, Montecassino 2012.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]