[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

199 / LUGLIO 2024 (CCXXX)


filosofia & religione

SULLA "NON-ABDICAZIONE" DI BENEDETTO XVI
ANALISI DI UN LIBRO-INCHIESTA

di Mariarosaria Ferrante

 

La Storia, quella vera ancor più di quella scritta nei libri di scuola, è un continuo fluire impetuoso di vicende umane tra loro legate da una miriade di nessi non sempre facili da individuare, da descrivere, da comprendere. Tocca all’occhio, si spera saputo, dei posteri sviscerare le molteplici dinamiche che hanno realizzato gli eventi passati, mettere in un certo senso ordine in essi e scansionare così un continuum temporale altrimenti poco leggibile e di conseguenza non eloquente né istruttivo, ammesso che qualcuno si sia mai degnato di prendere lezioni dalla Storia.


Beninteso, sono esistite in ogni epoca menti capaci di leggere la contemporaneità e casi di intelligenza e saggezza tali da essere profetiche, ma si è sempre trattato di eccezioni, perché per tutti è vero che la Storia si studia, non si vive. Ma che si proverebbe nel sentirsi nel bel mezzo di un evento storico straordinario e avere di ciò contezza? E se a questo si aggiungesse l’ipotesi che l’evento in questione non avesse solo una portata storica ma addirittura escatologica?


A questo punto però non si deve cadere nell’errore che una doppietta di simili interrogativi ha potuto facilmente generare: un evento di simile portata non per forza deve generare clamore, anzi, molto probabile che avvenga il contrario, quasi a ricalcare, parafrasandolo, quel paradosso di Poe che vuole che la migliore tattica di occultamento sia la piena manifestazione. Niente rivoluzioni insomma, niente presa della Bastiglia, o meglio, rivoluzioni e conquiste nella fattispecie ma senza quel franco clamore, per restare nell’esempio, e senza nessun servizio al Tg.


E come fare allora ad accorgersi che quest’evento stia avvenendo? Questa è una domanda complicata, o meglio, non è la domanda ad essere complicata ma la risposta ad essere assolutamente soggettiva. Sono tante le possibili modalità di addivenire a una tale scoperta ma alla base di qualunque proficuo processo di conoscenza deve esserci la motivazione, che in questo caso può configurarsi come l’esigenza di comprendere la realtà in cui si vive, o almeno provare a farlo. In soccorso per il raggiungimento di questo arduo obiettivo giungono tantissimi contributi di menti critiche, per fortuna ancora esistenti, contributi da vagliare, a loro volta, in maniera critica, come prescrive ogni buon processo di conoscenza personale. Il contributo a cui in particolare ci si vuole riferire e che riporta all’evento di cui si vuol far menzione è quello offerto dal giornalista e storico dell’arte Andrea Cionci nel suo, ormai best-seller, Codice Ratzinger, edito dalla Byoblu Edizioni nel 2022. Il libro, in poco meno di 350 pagine, propone uno scenario scioccante, quasi da romanzo, uno scenario “di importanza millenaria che non è stato smentito da nessuno”.


La tesi, straordinariamente solida e avvalorata da una quantità importante di riscontri canonici e fattuali è la seguente: quell’ormai lontano 11 febbraio 2013 papa Benedetto XVI compì un gesto storico ma non nel senso inteso da tutti; il Santo Padre infatti, contrariamente a quanto ancora oggi creduto dai più, non abdicò ma si lasciò porre dai cardinali in sede totalmente impedita. Semplificando, fino ad un certo punto, si può riassumere così: Benedetto XVI è rimasto Papa della Chiesa Cattolica fino alla sua morte, avvenuta il 31 dicembre 2022 - quasi a chiudere un tempo -, perché la Declaratio che quel giorno 11 febbraio 2013 lesse di fronte ad un concistoro di cardinali in modo inaspettato e che poi è rimbalzata ovunque nel mondo - la versione tradotta nelle diverse lingue in realtà, non quella latina originale, la sola ad essere importante - non era una rinuncia al munus petrino, al quale secondo il codice di diritto canonico un papa deve rinunciare per abdicare, ma una rinuncia, peraltro differita, al ministerium, ossia all’esercizio del potere papale. Munus e ministerium non sono infatti sinonimi, anche se nella maggior parte delle traduzioni della Declaratio vengono trattati come tali: il primo rappresenta l’investitura divina, il secondo rappresenta l’esercizio del potere che dal primo deriva ed è conferito dai cardinali al neoeletto papa. Benedetto XVI dunque testualmente ha rinunciato a fare il papa e non ad essere papa.


Il papa non può canonicamente separare il ministerium dal munus, ma questo avviene solo in un caso: la sede impedita, e poiché quella di Benedetto non era stata una abdicazione fu di fatto la convocazione del conclave, avvenuta in data 1 marzo 2013, a porre il pontefice in sede totalmente impedita. Ma ciò effettivamente cosa significa? In soldoni l’illegittimità e l'invalidità del conclave del marzo 2013 e della nomina papale uscita da quel conclave perché è lapalissiano che solo morto un papa se ne fa un altro. Benedetto XVI era ancora vivo e a tutti gli effetti papa e tale è rimasto fino alla data della sua morte. Questa la tesi. A corroborarla poi lo studio e l’analisi di una miriade di situazioni, avvenimenti e scritture, a partire dalla Declaratio stessa, che, oltre a validare questa situazione canonica venutasi a configurare, danno conto di un contorno incredibilmente complesso, di un uomo, Benedetto XVI, incredibilmente geniale e ispirato e di un dato teologico, per chi vuole e riesce a coglierlo, che irrompe con potenza nella Storia.


A questo punto la domanda sorge spontanea: perché Benedetto XVI ha fatto ciò? Nel podcast Dies Irae del canale Youtube “Andrea Cionci - Codice Ratzinger”- canale continuamente aggiornato dall’autore con certosini contributi inerenti la Magna Quaestio, come viene definita la non-abdicazione di Benedetto, insieme alle controversie ad essa legate - la finalità delle azioni di papa Benedetto viene così riassunta: “con questo geniale sistema canonico Benedetto ha fatto sì che grazie alla sua detronizzazione e prigionia da lui stesso indotta, e realizzata dai cardinali inconsapevolmente, potesse rimanere l’unico vero papa depositario del munus petrino scismando i suoi nemici eretici che volevano toglierlo di mezzo e facendo in modo che qualsiasi altro papa venisse eletto, lui vivente, non fosse un vero papa”.


A questo punto bisogna introdurre almeno altri due elementi per completare una panoramica, seppur sommaria, della situazione e per tentare di meglio contestualizzarla: il Mordkomplott e la Mafia di San Gallo. Nel febbraio del 2012 il Fatto Quotidiano presentò un contributo nel quale si argomentava circa un complotto di morte esistente ai danni di Benedetto XVI che avrebbe dovuto aver luogo nell’arco di un anno, quindi entro il 2012. Nello stesso mese dell’anno seguente lo stesso giornale usciva con un pezzo che sapeva tanto di rettifica: quel “complotto di morte” mal tradotto che annunciava la fine a breve del pontificato. In realtà però esistono le dichiarazioni pubbliche di alcuni vescovi secondo le quali papa Benedetto è stato costretto a lasciare campo libero. Ma chi poteva volere l’uscita di scena di Benedetto XVI?

 

Benché da taluni tacciato di modernismo, Benedetto XVI, pontefice del fides et ratio ancor più di Giovanni Paolo II, si è mostrato certo aperto ma sempre poco incline a sterzare il timone della barca di Pietro verso acque troppo lontane dal magistero bimillenario della Chiesa. E proprio questa, secondo alcuni, è la risposta alla domanda precedente: un’usurpazione progettata e messa in pratica da una frangia interna alla Chiesa e da poteri globalisti internazionali – quegli stessi che pochi giorni prima della lettura della Declaratio esclusero dal circuito Swift la banca del Vaticano per reintegrarla subito dopo l’annuncio delle dimissioni di Ratzinger – i quali volevano portare l’istituzione petrina, in un momento storico evidentemente propizio e/o soprannaturalmente determinato, a percorrere fino in fondo la strada di apertura verso il mondo, in parte tracciata con il Concilio Vaticano II, e ad appoggiare politiche internazionali progressiste, relativiste e transumaniste. E qui entra appunto in scena la Mafia di San Gallo, una fronda di cardinali ultra-modernisti che a detta di un suo membro, il cardinale Danneels, ora scomparso, aveva già individuato in Bergoglio la figura adatta a prendere il posto di Ratzinger. Benedetto XVI si è così trovato in una situazione all’apparenza senza via d’uscita: consegnare la Chiesa agli avversari di Cristo.

 

Ed è a questo punto che il dato teologico irrompe prepotentemente, prendendosi la scena. Benedetto XVI, mettendo in atto anch’egli un piano, fu “puro come colomba e astuto come serpente” riuscendo a chiudere in un cul-de-sac coloro che lo avevano messo con le spalle al muro. Un concentrato di intelligenza umana e ispirazione divina quello posseduto dal pontefice bavarese il quale, negli anni successivi, sopportando pazientemente il proprio status di papa emerito - in realtà di colui che merita di essere papa – ha eloquentemente mostrato, a chi aveva occhi per vedere e orecchie per intendere, la situazione paradossale venutasi a creare mediante uno stile comunicativo dottissimo e calibratissimo – fatto di anfibologie, restrizioni mentali larghe, e quant’altro -, stile che lo scrittore Andrea Cionci ha magnificamente illustrato e felicemente battezzato appunto Codice Ratzinger e che non smette mai di stupire.


Al netto dell’aspetto canonico-giuridico è qui il dato teologico-escatologico a dover essere per certi aspetti ancor più accuratamente letto e inteso. L’assedio della Chiesa da parte dei nemici di Cristo, il terzo segreto di Fatima, mai realmente rivelato, la Chiesa dell’Anticristo in Fulton Sheen, i Due Papi in Katharina Emmerick, e ancora, il Pastore-Idolo in Maria Valtorta, la Falsa Chiesa profetizzata da Padre Pio, Paolo VI e il fumo di satana nella Chiesa: i tempi sono propizi per soffermarsi, chi vuole, su studi e profezie, e chi voglia farlo troverà sicuramente interessanti, esaustivi e variegati contributi sul canale Youtube “Radio Domina Nostra” di Don Alessandro Minutella, il sacerdote che per primo ha evidenziato il sussistere di questa situazione all’interno dell’istituzione Chiesa, denunciandola e chiedendo chiarimenti in merito.

 

Al posto dei dovuti chiarimenti però sono giunte due scomuniche e la riduzione allo stato laicale, sanzioni che si sono allargate nel tempo anche al gruppo di sacerdoti che con lui ha costituito il Sodalizio Sacerdotale Mariano quale ultimo baluardo di resistenza della vera Chiesa Cattolica Apostolica Romana. I tempi sono propizi dunque ma anche maturi per esaminare ogni cosa, come diceva San Paolo, e tenere ciò che è buono. E questa è la responsabilità di cui tutti siamo investiti sempre e specialmente in situazioni storiche di transizione, palesemente agitate, che raccontano, nascondono e preannunciano tappe e svolte epocali.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]