SULLA "NON-ABDICAZIONE" DI
BENEDETTO XVI
ANALISI DI UN LIBRO-INCHIESTA
di Mariarosaria Ferrante
La Storia, quella vera ancor più di
quella scritta nei libri di scuola,
è un continuo fluire impetuoso di
vicende umane tra loro legate da una
miriade di nessi non sempre facili
da individuare, da descrivere, da
comprendere. Tocca all’occhio, si
spera saputo, dei posteri sviscerare
le molteplici dinamiche che hanno
realizzato gli eventi passati,
mettere in un certo senso ordine in
essi e scansionare così un continuum
temporale altrimenti poco leggibile
e di conseguenza non eloquente né
istruttivo, ammesso che qualcuno si
sia mai degnato di prendere lezioni
dalla Storia.
Beninteso, sono esistite in ogni
epoca menti capaci di leggere la
contemporaneità e casi di
intelligenza e saggezza tali da
essere profetiche, ma si è sempre
trattato di eccezioni, perché per
tutti è vero che la Storia si
studia, non si vive. Ma che si
proverebbe nel sentirsi nel bel
mezzo di un evento storico
straordinario e avere di ciò
contezza? E se a questo si
aggiungesse l’ipotesi che l’evento
in questione non avesse solo una
portata storica ma addirittura
escatologica?
A questo punto però non si deve
cadere nell’errore che una doppietta
di simili interrogativi ha potuto
facilmente generare: un evento di
simile portata non per forza deve
generare clamore, anzi, molto
probabile che avvenga il contrario,
quasi a ricalcare, parafrasandolo,
quel paradosso di Poe che vuole che
la migliore tattica di occultamento
sia la piena manifestazione. Niente
rivoluzioni insomma, niente presa
della Bastiglia, o meglio,
rivoluzioni e conquiste nella
fattispecie ma senza quel franco
clamore, per restare nell’esempio, e
senza nessun servizio al Tg.
E come fare allora ad accorgersi che
quest’evento stia avvenendo? Questa
è una domanda complicata, o meglio,
non è la domanda ad essere
complicata ma la risposta ad essere
assolutamente soggettiva. Sono tante
le possibili modalità di addivenire
a una tale scoperta ma alla base di
qualunque proficuo processo di
conoscenza deve esserci la
motivazione, che in questo caso può
configurarsi come l’esigenza di
comprendere la realtà in cui si
vive, o almeno provare a farlo. In
soccorso per il raggiungimento di
questo arduo obiettivo giungono
tantissimi contributi di menti
critiche, per fortuna ancora
esistenti, contributi da vagliare, a
loro volta, in maniera critica, come
prescrive ogni buon processo di
conoscenza personale. Il contributo
a cui in particolare ci si vuole
riferire e che riporta all’evento di
cui si vuol far menzione è quello
offerto dal giornalista e storico
dell’arte Andrea Cionci nel suo,
ormai best-seller, Codice
Ratzinger, edito dalla Byoblu
Edizioni nel 2022. Il libro, in poco
meno di 350 pagine, propone uno
scenario scioccante, quasi da
romanzo, uno scenario “di importanza
millenaria che non è stato smentito
da nessuno”.
La tesi, straordinariamente solida e
avvalorata da una quantità
importante di riscontri canonici e
fattuali è la seguente: quell’ormai
lontano 11 febbraio 2013 papa
Benedetto XVI compì un gesto storico
ma non nel senso inteso da tutti; il
Santo Padre infatti, contrariamente
a quanto ancora oggi creduto dai
più, non abdicò ma si lasciò porre
dai cardinali in sede totalmente
impedita. Semplificando, fino ad un
certo punto, si può riassumere così:
Benedetto XVI è rimasto Papa della
Chiesa Cattolica fino alla sua
morte, avvenuta il 31 dicembre 2022
- quasi a chiudere un tempo -,
perché la Declaratio che quel giorno
11 febbraio 2013 lesse di fronte ad
un concistoro di cardinali in modo
inaspettato e che poi è rimbalzata
ovunque nel mondo - la versione
tradotta nelle diverse lingue in
realtà, non quella latina originale,
la sola ad essere importante - non
era una rinuncia al munus petrino,
al quale secondo il codice di
diritto canonico un papa deve
rinunciare per abdicare, ma una
rinuncia, peraltro differita, al
ministerium, ossia all’esercizio del
potere papale. Munus e ministerium
non sono infatti sinonimi, anche se
nella maggior parte delle traduzioni
della Declaratio vengono trattati
come tali: il primo rappresenta
l’investitura divina, il secondo
rappresenta l’esercizio del potere
che dal primo deriva ed è conferito
dai cardinali al neoeletto papa.
Benedetto XVI dunque testualmente ha
rinunciato a fare il papa e non ad
essere papa.
Il papa non può canonicamente
separare il ministerium dal munus,
ma questo avviene solo in un caso:
la sede impedita, e poiché quella di
Benedetto non era stata una
abdicazione fu di fatto la
convocazione del conclave, avvenuta
in data 1 marzo 2013, a porre il
pontefice in sede totalmente
impedita. Ma ciò effettivamente cosa
significa? In soldoni
l’illegittimità e l'invalidità del conclave del
marzo 2013 e della nomina papale
uscita da quel conclave perché è
lapalissiano che solo morto un papa
se ne fa un altro. Benedetto XVI era
ancora vivo e a tutti gli effetti
papa e tale è rimasto fino alla data
della sua morte. Questa la tesi. A
corroborarla poi lo studio e
l’analisi di una miriade di
situazioni, avvenimenti e scritture,
a partire dalla Declaratio stessa,
che, oltre a validare questa
situazione canonica venutasi a
configurare, danno conto di un
contorno incredibilmente complesso,
di un uomo, Benedetto XVI,
incredibilmente geniale e ispirato e
di un dato teologico, per chi vuole
e riesce a coglierlo, che irrompe
con potenza nella Storia.
A questo punto la domanda sorge
spontanea: perché Benedetto XVI ha
fatto ciò? Nel podcast Dies Irae del
canale Youtube “Andrea Cionci -
Codice Ratzinger”- canale
continuamente aggiornato dall’autore
con certosini contributi inerenti la
Magna Quaestio, come viene definita
la non-abdicazione di Benedetto,
insieme alle controversie ad essa
legate - la finalità delle azioni di
papa Benedetto viene così riassunta:
“con questo geniale sistema canonico
Benedetto ha fatto sì che grazie
alla sua detronizzazione e prigionia
da lui stesso indotta, e realizzata
dai cardinali inconsapevolmente,
potesse rimanere l’unico vero papa
depositario del munus petrino
scismando i suoi nemici eretici che
volevano toglierlo di mezzo e
facendo in modo che qualsiasi altro
papa venisse eletto, lui vivente,
non fosse un vero papa”.
A questo punto bisogna introdurre
almeno altri due elementi per
completare una panoramica, seppur
sommaria, della situazione e per
tentare di meglio contestualizzarla:
il Mordkomplott e la Mafia di San
Gallo. Nel febbraio del 2012 il
Fatto Quotidiano presentò un
contributo nel quale si argomentava
circa un complotto di morte
esistente ai danni di Benedetto XVI
che avrebbe dovuto aver luogo
nell’arco di un anno, quindi entro
il 2012. Nello stesso mese dell’anno
seguente lo stesso giornale usciva
con un pezzo che sapeva tanto di
rettifica: quel “complotto di morte”
mal tradotto che annunciava la fine
a breve del pontificato. In realtà
però esistono le dichiarazioni
pubbliche di alcuni vescovi secondo
le quali papa Benedetto è stato
costretto a lasciare campo libero.
Ma chi poteva volere l’uscita di
scena di Benedetto XVI?
Benché da taluni tacciato di
modernismo, Benedetto XVI, pontefice
del fides et ratio ancor più di
Giovanni Paolo II, si è mostrato
certo aperto ma sempre poco incline
a sterzare il timone della barca di
Pietro verso acque troppo lontane
dal magistero bimillenario della
Chiesa. E proprio questa, secondo
alcuni, è la risposta alla domanda
precedente: un’usurpazione
progettata e messa in pratica da una
frangia interna alla Chiesa e da
poteri globalisti internazionali –
quegli stessi che pochi giorni prima
della lettura della Declaratio
esclusero dal circuito Swift la
banca del Vaticano per reintegrarla
subito dopo l’annuncio delle
dimissioni di Ratzinger – i quali
volevano portare l’istituzione
petrina, in un momento storico
evidentemente propizio e/o
soprannaturalmente determinato, a
percorrere fino in fondo la strada
di apertura verso il mondo, in parte
tracciata con il Concilio Vaticano
II, e ad appoggiare politiche
internazionali progressiste,
relativiste e transumaniste. E qui
entra appunto in scena la Mafia di
San Gallo, una fronda di cardinali
ultra-modernisti che a detta di un
suo membro, il cardinale Danneels,
ora scomparso, aveva già individuato
in Bergoglio la figura adatta a
prendere il posto di Ratzinger.
Benedetto XVI si è così trovato in
una situazione all’apparenza senza
via d’uscita: consegnare la Chiesa
agli avversari di Cristo.
Ed è a questo punto che il dato
teologico irrompe prepotentemente,
prendendosi la scena. Benedetto XVI,
mettendo in atto anch’egli un piano,
fu “puro come colomba e astuto come
serpente” riuscendo a chiudere in un
cul-de-sac coloro che lo avevano
messo con le spalle al muro. Un
concentrato di intelligenza umana e
ispirazione divina quello posseduto
dal pontefice bavarese il quale,
negli anni successivi, sopportando
pazientemente il proprio status di
papa emerito - in realtà di colui
che merita di essere papa – ha
eloquentemente mostrato, a chi aveva
occhi per vedere e orecchie per
intendere, la situazione paradossale
venutasi a creare mediante uno stile
comunicativo dottissimo e
calibratissimo – fatto di
anfibologie, restrizioni mentali
larghe, e quant’altro -, stile che
lo scrittore Andrea Cionci ha
magnificamente illustrato e
felicemente battezzato appunto
Codice Ratzinger e che non smette
mai di stupire.
Al netto dell’aspetto
canonico-giuridico è qui il dato
teologico-escatologico a dover
essere per certi aspetti ancor più
accuratamente letto e inteso.
L’assedio della Chiesa da parte dei
nemici di Cristo, il terzo segreto
di Fatima, mai realmente rivelato,
la Chiesa dell’Anticristo in Fulton
Sheen, i Due Papi in Katharina
Emmerick, e ancora, il Pastore-Idolo
in Maria Valtorta, la Falsa Chiesa
profetizzata da Padre Pio, Paolo VI
e il fumo di satana nella Chiesa: i
tempi sono propizi per soffermarsi,
chi vuole, su studi e profezie, e
chi voglia farlo troverà sicuramente
interessanti, esaustivi e variegati
contributi sul canale Youtube “Radio
Domina Nostra” di Don Alessandro
Minutella, il sacerdote che per
primo ha evidenziato il sussistere
di questa situazione all’interno
dell’istituzione Chiesa,
denunciandola e chiedendo
chiarimenti in merito.
Al posto dei dovuti chiarimenti però
sono giunte due scomuniche e la
riduzione allo stato laicale,
sanzioni che si sono allargate nel
tempo anche al gruppo di sacerdoti
che con lui ha costituito il
Sodalizio Sacerdotale Mariano quale
ultimo baluardo di resistenza della
vera Chiesa Cattolica Apostolica
Romana. I tempi sono propizi dunque
ma anche maturi per esaminare ogni
cosa, come diceva San Paolo, e
tenere ciò che è buono. E questa è
la responsabilità di cui tutti siamo
investiti sempre e specialmente in
situazioni storiche di transizione,
palesemente agitate, che raccontano,
nascondono e preannunciano tappe e
svolte epocali.