.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
|
N. 20 -
Agosto 2009
(LI)
COCAINA
CONTROLLO E ABUSO
di Cristiano Zepponi
Sintetizzata
per
la
prima
volta
nel
1860
da
Albert
Niemann,
chimico
di
origine
tedesca,
la
cocaina
deriva
dal
trattamento
delle
foglie
di
coca
e si
presenta
in
polvere
cristallizzata
bianca
(“neve”).
Raramente
- o
quasi
mai
-
pura
spesso
è
“tagliata”
da
varie
sostanze
(caffeina,
glucosio,
amfetamine,
amido,
anestetici,
paracetamolo,
etc.).
Il
nome
botanico
della
pianta
è
Erythroxylon
Coca,
che
cresce
nelle
pendici
orientali
delle
Ande
e
nelle
zone
adiacenti
dell’Amazzonia,
ad
altezze
variabili
fra
i
500
ed i
2000
metri,
in
un’area
che
interessa
l’America
Latina,
alcune
zone
degli
Stati
Uniti
e
l’Africa.
La
parte
psicoattiva
della
pianta
è
costituita
dalle
foglie,
raccolte
tre
volte
l’anno
ed
essiccate
al
sole.
Si
tratta
di
uno
stimolante
centrale
(gli
stimolanti
centrali
hanno
la
capacità
di
ottimizzare
le
prestazioni
meccaniche
muscolari
e
mentali
di
una
persona,
aumentando
la
capacità
di
attenzione
e di
concentrazione
e la
sicurezza
nelle
proprie
capacità,
e
sono
utilizzati
in
diversi
paesi
del
mondo
da
diverse
categorie
di
persone
quali
sportivi,
professionisti,
studenti,
soprattutto
in
termini
di
consumo
situazionale)
di
origine
naturale
e
uno
dei
più
efficaci
farmaci
di
abuso
in
circolazione.
La
cocaina
può
essere
fumata
o
assunta
per
via
nasale
o
endovenosa:
a
seconda
della
modalità
di
assunzione
si
verificano
diversi
effetti.
Assunta
per
via
intranasale
la
polvere
viene
assorbita
dalle
mucose,
l’effetto
si
ottiene
dopo
circa
5
minuti
e
dura
circa
un’ora
o
poco
più.
Iniettata
per
via
intravenosa
o
fumata
raggiunge
il
cervello
molto
più
rapidamente,
ha
un
effetto
più
intenso
e
meno
duraturo;
quando
l’effetto
svanisce
subentra
una
fase
di
depressione
e
irrequietezza.
La
cocaina,
inoltre,
può
essere
iniettata
anche
insieme
all’eroina:
in
questo
caso
il
mix,
chiamato
“speed
ball”
o
“cavallo”,
può
avere
una
conclusione
mortale.
Il
trattamento
continuativo
con
uno
stimolante
centrale
comporta
l’attenuazione
di
certe
risposte
(tolleranza)
e
l’accentuazione
di
altre
(sensibilizzazione):
una
prima
dose
ottimale
di
cocaina
produce
un
intenso
benessere
soggettivo
che
si
accompagna
a un
insieme
di
comportamenti
assertivi
che
sottolineano
la
sensazione
che
il
soggetto
avverte
di
completo
controllo
sugli
stimoli
che
gli
provengono
dall’ambiente
nel
quale
opera.
La
sostanza
può
portare
sia
alla
dipendenza
fisica
che
a
quella
psicologica.
E
occorre
accennare
ai
rischi
fisici
che
si
corrono
assumendola:
collasso
dei
sistemi
organici
fino
all’infarto
cardiaco,
ictus,
perforazione
del
setto
nasale,
polmonite
ed
edema
polmonare,
epilessia
e
disturbi
della
sfera
sessuale.
Il
collasso
psicologico
invece
si
può
manifestare
attraverso
una
crisi
maniacale,
una
crisi
di
violenza,
paranoica,
confusiva
e
depressiva.
Naturalmente
resta
il
fatto
che
il
grado
di
disagio
già
presente
nella
personalità
del
soggetto
influisce
sugli
effetti
psichici
che
la
sostanza
produce.
Inoltre,
se
l’utilizzo
cronico
della
sostanza
diviene
discontinuo
compare
una
caratteristica
sindrome
d’astinenza
caratterizzata
inizialmente
da
depressione
del
tono
dell’umore,
ansia,
craving
per
la
sostanza
e in
seguito
da
profonda
prostrazione
e
bisogno
di
sonno
(lo
stato
in
questione
è
detto
“crash”).
D’altra
parte,
chi
riesce
a
contenere
il
consumo
all’inalazione
di
cocaina
è a
minor
rischio
di
pericolosi
e
rapidi
aumenti
di
dosaggio,
mentre
è
difficile
mantenere
il
controllo
sull’effetto
intenso
prodotto
dalla
cocaina
somministrata
per
via
endovena,
e il
massimo
rischio
è
dato
dalla
forma
fumabile
di
queste
sostanze:
il
crack.
Quest’ultimo
è un
derivato
della
cocaina
che
viene
fumato.
Ottenere
il
crack
è
molto
semplice
(e
questo
ha
contribuito
alla
sua
diffusione):
basta
far
reagire
la
cocaina
con
acqua
e
ammoniaca
(o
anche
bicarbonato).
E’
importante
sottolineare
come
il
prezzo
del
crack
sia
minore
di
quello
della
cocaina:
nel
crack,
infatti,
è
contenuto
solo
il
40%
di
cocaina
- e
quindi
il
suo
prezzo,
a
parità
di
sostanza
farmacologicamente
attiva,
è
inferiore.
Rispetto
alla
cocaina
assunta
per
via
intranasale,
gli
effetti
sono
simili
-
con
due
importanti
differenze:
la
maggiore
velocità
di
assorbimento
e
quindi
di
manifestazione
dell’effetto
che
si
realizza
in
5-10
secondi;
e la
maggiore
intensità
dello
stesso,
ma
con
durata
da 5
a 15
minuti
circa.
Quando
l’effetto
svanisce
è
percepibile
una
risposta
corporea
molto
più
intensa
rispetto
alla
cocaina,
come
se
si
assistesse
ad
una
“dipendenza
istantanea”
che
porta
a
ripetere
immediatamente
l’assunzione
della
sostanza.
|
|
|
GBe
edita e pubblica:
.
-
Archeologia e Storia
.
-
Architettura
.
-
Edizioni d’Arte
.
- Libri
fotografici
.
- Poesia
.
-
Ristampe Anastatiche
.
-
Saggi inediti
.
.
InStoria.it
|