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N. 137 - Maggio 2019 (CLXVIII)

Civitavecchia nella strategia militare anglo-americana

durante la Seconda Guerra Mondiale

Studio di un Case history

di Sara Fresi

 

La città di Civitavecchia può essere considerata un luogo adatto allo studio della Seconda Guerra Mondiale. Molti la conoscono per essere uno dei maggiori scali portuali europei, per traffico passeggeri, e per essere stata il porto di Roma sin dal tempo dell’Imperatore Traiano.

 

Se osserviamo la struttura urbanistica della città e ci domandiamo quale è stata la vicenda storica che maggiormente l’ha segnata, nell’ultimo secolo, sicuramente i bombardamenti avvenuti tra il 1943 e il 1944 durante la Seconda Guerra Mondiale. Il centro storico, le maggiori infrastrutture stradali, lo scalo portuale, la ferrovia e le abitazioni civili furono per gran parte distrutte dai bombardamenti.

 

Civitavecchia fece parte della strategia dell’esercito anglo-americano che sviò i servizi d’informazione dei tedeschi, facendo credere loro dell’intenzione di sbarcare nello scalo portuale laziale, quando invece era già stato deciso lo sbarco sulla costa di Anzio per occupare il centro Italia e tagliare alle truppe tedesche la via del nord. Tale operazione ebbe il doppio vantaggio di avere una posizione strategica ed essere vicina a Roma. Pertanto Civitavecchia rappresenta uno dei migliori case history italiani per comprendere gli effetti della guerra su una città.

 

La città di Civitavecchia subì un numero elevato di incursioni aeree perché gli avversari avevano anche l’obiettivo di mettere in crisi i rifornimenti della Sicilia, Sardegna e Corsica e neutralizzare Pantelleria. Per tale motivo vennero distrutte le attrezzature portuali e neutralizzati i collegamenti via mare.

 

Il primo sentore di pericolo fu avvertito il 28 aprile 1943 quando, per precauzione, le autorità del porto vietarono lo svolgimento della tradizionale processione di Santa Fermina che, allora come oggi, si svolgeva anche a mare. I civitavecchiesi vedendosi privati della tradizionale processione compresero che il pericolo era imminente. Tanto che alcune famiglie, in via precauzionale, sfollarono in periferia e nei paesi limitrofi.

 

Il 14 maggio 1943 Civitavecchia fu vittima del primo di una lunga serie di eventi bellici tra i più tragici della Seconda Guerra Mondiale. La città fino ad allora era ricca di storia e tradizioni, antico porto di Roma e primo scalo marittimo in Italia per i collegamenti con la Sardegna e importante nodo ferroviario, subì la quasi totale distruzione da parte delle gigantesche Fortezze Volanti B 17.

 

Per circa un anno, fino al 22 maggio 1944, la città fu vittima di 87 bombardamenti aerei. Si hanno notizie circostanziate di 34 incursioni, alle quali se ne aggiungono altre che, secondo le testimonianze, furono quasi quotidiane. Le punte massime distruttive furono raggiunte tra il 30 maggio e il 4 ottobre 1943.

 

Civitavecchia venne distrutta quasi al 95% e solo alcuni edifici, ubicati in zona periferica, restarono intatti. Il bilancio di morti e feriti fu molto alto: 450 cittadini di Civitavecchia perirono sotto i bombardamenti, a questi si devono aggiungere tanti militari in attesa di imbarco e altri imprigionati nelle navi affondate in porto.

 

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Lapide commemorativa.

 

I danneggiamenti alle strutture furono ingenti: gran parte della città medievale, nello specifico l’area compresa tra la prima strada e il porto; la chiesa matrice di Santa Maria; l’antica Rocca allora sede del Municipio; la Cattedrale e la chiesa di San Francesco; quasi tutti gli edifici pubblici e le banche; i Comandi militari della Marina, del Presidio e delle Scuole Militari; gli alberghi e il Museo Civico; il cinquecentesco Forte Michelangelo capolavoro di architettura militare; la centrale elettrica e lo scalo ferroviario; il cimitero.

 

Furono danneggiati 21.300 vani del centro abitato su 26.400 esistenti. I bombardamenti causarono la distruzione anche dei servizi essenziali: acquedotti, reti di distribuzione del gas e dell’energia elettrica e reti fognarie.

 

Nel mese di Maggio 1944 il porto di Civitavecchia era in stato di abbandono a causa dei gravi danneggiamenti subiti. Le truppe tedesche, prima di lasciare la città, distrussero ciò che era rimasto e apposero un cartello con la scritta "zona infetta".

 

Sin dai primi bombardamenti gli abitanti migrarono verso le colline circostanti. Fu un esilio forzato per oltre 25.000 persone. Della cura dei civitavecchiesi superstiti rimasti in città se ne occupò il Vescovo Mons. Luigi Drago, in collaborazione con alcuni sacerdoti che si erano recati dai feriti per incoraggiarli e per amministrare i conforti della fede. Medici e suore ospedaliere lavorarono incessantemente per soccorrere e fornire le cure a centinaia di feriti.

 

Attraverso gli archivi fotografici diffusi da alcuni abitanti di Civitavecchia, e grazie all’uso responsabile e didattico della rete e del social network Facebook, sono state pubblicate fotografie utili a ricostruire lo stato di Civitavecchia prima dei bombardamenti e sia gli studenti che gli utenti possono vedere la trasformazione urbanistica che ha subito la città dell’alto Lazio.

 

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Luogo della memoria, 14 maggio 1943.

 

È inoltre possibile ricostruire la storia attraverso testimonianze di chi ha vissuto quei tragici eventi bellici, documenti redatti sia da cittadini e appassionati di storia locale che da istituzioni, memoriali e riconoscimenti, tra cui l’assegnazione della Medaglia d’Argento al Valore Militare e della Medaglia d’Oro al Merito Civile.

 

Nel settembre 1958 venne assegnata alla città di Civitavecchia la Medaglia d’Argento al Valore Militare con la seguente motivazione:

 

«Città di Civitavecchia sottoposta senza tregua a pesanti incursioni aeree, colpita in modo assai grave in tutti i suoi edifici e impianti, con fermo coraggioso e fiero contegno e con i suoi numerosi caduti, dava costante prova di civismo e di profondo amore alla Patria. Nonostante le mutilazioni e i lutti, fedele ai tradizionali ideali di libertà, partecipava attivamente alla resistenza e alla lotta clandestina». Civitavecchia 14 maggio 1943 - 12 giugno 1944.

 

Nel 1999 la Città di Civitavecchia è stata insignita della Medaglia d’Oro al Merito Civile con la seguente motivazione:

«Città strategicamente fondamentale per il suo porto sul Mediterraneo, durante l’ultimo conflitto mondiale fu sottoposta a continui e violentissimi bombardamenti che causavano la morte di numerosissimi concittadini e la quasi totale distruzione dell’abitato e delle strutture portuali. La popolazione, costretta a rifugiarsi nei paesi vicini, con eroica determinazione costituiva un nucleo partigiano, contribuendo generosamente alla causa della Resistenza e, col ritorno della pace, affrontava con fierezza la difficile opera di ricostruzione. Civitavecchia, 1943 - 1945». Roma, 8 marzo 1999.

 

Questi strumenti consentono a tutti, dallo studente a qualsiasi cittadino, di scoprire una città che non esiste più se non negli archivi fotografici, nei documenti e nelle memorie.

 

  

Riferimenti bibliografici:

 

I. Benignetti, Storia della Chiesa in Civitavecchia, Tipografia La Litografica, Civitavecchia 1979, pp. 165-168.

Comune di Civitavecchia, Obiettivo Civitavecchia 1943-1993. Documenti sulla distruzione e la ricostruzione della città nel 50° anniversario dei bombardamenti, curatore Francesco Correnti, Tipografia Aurelia, Civitavecchia 1993, p. 147.

Comune di Civitavecchia, Perché Civitavecchia chiede il conferimento della Medaglia d’Oro. Documentazione relativa al periodo 1939-1945, Tipografia Aurelia, Civitavecchia 1998, pp. 7-8. 



 

 

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