N. 44 - Agosto 2011
(LXXV)
CIRO DI PERSIA
Precursore dei diritti umanitari
di Carlo Siracusa
Ciro
il
Grande,
fondatore
dell'Impero
Persiano,
figlio
di
Cambise
I,
nacque
590
anni
prima
di
Cristo.
La
sua
comparsa
nella
scena
mondiale
era
attesa,
poiché
Isaia
aveva
profetizzato
di
lui:“Io
dico
a
Ciro:
Mio
pastore;
ed
egli
soddisferà
tutti
i
miei
desideri,
dicendo
a
Gerusalemme:
Sarai
riedificata;
e al
tempio:
Sarai
riedificato
dalle
fondamenta.
Così
parla
il
Signore
al
suo
unto,
a
Ciro,
che
io
ho
preso
per
la
destra
per
atterrare
davanti
a
lui
le
nazioni,
per
sciogliere
le
cinture
ai
fianchi
dei
re,
per
aprire
davanti
a
lui
le
porte,
in
modo
che
nessuna
gli
resti
chiusa”
(Is.
44:28-45:1).
La
storia
attesta
l'esistenza
di
questo
personaggio,
e
due
particolari
eventi
biblici
lo
vedono
come
protagonista
principale:
la
conquista
di
Babilonia,
con
il
conseguente
rimpatrio
degli
israeliti
esiliati,
e la
profetizzata
ricostruzione
del
tempio
e
della
mura
di
Gerusalemme.
Nel
18°
anno
del
regno
di
Nabucodonosor
II,
re
di
Babilonia,
Sedechia,
governatore
della
Giudea
strinse
un'alleanza
con
l'Egitto,
per
garantirsi
forza
militare,
contro
Babilonia.
L'inganno
di
Sedechia,
indusse
il
re
Babilonese
a
non
concedere
attenuanti
verso
il
suo
vassallo
infedele,
così
mosse
un
feroce
attacco
contro
la
capitale
Giudea
che
venne
data
alle
fiamme,
il
tempio
che
Salomone
aveva
costruito
venne
saccheggiato
e
distrutto,
le
imponenti
mura
della
città
furono
abbattute,
Sedechia,
i
suoi
figli,
i
sacerdoti
e i
funzionari
furono
uccisi,
e
tutto
il
rimanente
della
popolazione
venne
deportato
a
Babilonia.
Isaia,
però,
aveva
predetto
le
parole
riportate
sopra,
menzionando
per
nome
un
certo
Ciro,
quale
“unto”
(ebraico
“mashìach”:
messia,
greco
“christòs”:
cristo)
o
“scelto”
per
un
compito
speciale:
riedificare
la
città
santa
e il
suo
tempio,
e
fare
rientrare
in
patria
i
deportati.
Queste
parole
di
Isaia,
furono
scritte
centoquarant’anni
prima
della
distruzione
del
tempio.
La
desolazione
di
Gerusalemme
durò
settant'anni,
sicché
Ciro,
leggendo
Isaia,
si
considerò
preordinato
per
volere
divino
e,
come
testimonia
lo
storico
Giuseppe
Flavio,
“fu
preso
dal
forte
desiderio
e
dall’ambizione
di
fare
ciò
ch’era
stato
scritto;
e,
avendo
convocato
gli
Ebrei
più
illustri
di
Babilonia
disse
loro
che
li
lasciava
tornare
al
loro
paese
nativo,
e
riedificare
sia
la
città
di
Gerusalemme
che
il
tempio
di
Dio,
poiché
Dio,
egli
disse,
sarebbe
stato
il
loro
alleato
ed
egli
stesso
avrebbe
scritto
ai
suoi
governatori
e
satrapi
che
erano
nelle
vicinanze
del
loro
paese
affinché
dessero
loro
contribuzioni
di
oro
e
argento
per
edificare
il
tempio
e,
inoltre,
animali
per
i
sacrifici”
(Antichità
giudaiche,
XI,1).
Così,
guidato
dal
Dio
d'Israele,
Ciro
il
Grande
pianificò
un'incursione
nella
città
caldea,
affinché
tutto
avvenisse
com'era
stato
preannunciato:
“E
Babilonia,
l’adornamento
dei
regni,
la
bellezza
dell’orgoglio
dei
caldei,
deve
divenire
come
quando
Dio
rovesciò
Sodoma
e
Gomorra...
Ne
farò
un
possesso
di
porcospini
e
stagni
d’acqua
folti
di
canne,
e
certamente
la
spazzerò
con
la
scopa
dell’annientamento.”-
(Is.
13:19;
14:23)
Proprio
come
aveva
preannunciato
Isaia,
così
avvenne!
Ciro
occupò
la
città
approfittando
della
distrazione
dei
babilonesi,
impegnati
nel
banchettare
tra
gozzoviglie
e
ubriachezze,
tanto
da
esser
presi
completamente
alla
sprovvista.
Secondo
il
racconto
dello
storico
greco
Erodoto
di
Alicarnasso,
(484
a.C.-
425
a.C.)
Babilonia
era
attraversata
dal
fiume
Eufrate,
le
cui
acque
riempivano
l'enorme
fossato
che
la
circondava.
Questo
rendeva
quasi
impossibile
prendere
d’assalto
le
imponenti
mura
di
Babilonia.
Lo
scrittore
greco
Senofonte
(circa
430
a.C.-355
a.C)
racconta
della
soluzione
escogitata
da
Ciro
nel
deviare
le
acque
del
fiume
Eufrate,
attraverso
appositi
canali
che
abbassando
il
livello
del
fiume,
lo
resero
guadabile.
Mentre
la
città
era
in
festa,
gli
uomini
di
Ciro
risalirono
il
letto
del
fiume
fin
oltre
le
mura
della
città,
e
penetrarono
attraverso
le
porte
di
bronzo
che
la
circondavano,
cogliendo
le
guardie
alla
sprovvista.
In
una
sola
notte
la
città
fu
conquistata.
Come
attesta
un
importante
documento
storico,
forse
il
più
affidabile
resoconto
della
caduta
di
Babilonia,
noto
come
“Cronaca
di
Nabonedo”,
l’esercito
di
Ciro
entrò
in
Babilonia
“senza
colpo
ferire”,
praticamente
senza
combattere
una
vera
e
propria
battaglia.
Il
re
Nabonedo
si
arrese,
e
poiché
non
oppose
resistenza,
fu
mandato
a
trascorrere
il
resto
della
sua
vita
in
Carmania.
Babilonia
fu
saccheggiata
e
distrutta.
Ancora
oggi,
le
sue
mura
diroccate
e
cadenti,
attestano
l'attendibilità
di
quanto
fu
accuratamente
predetto
da
Isaia,
nel
suo
omonimo
libro.
Nella
sua
narrazione
storica,
Giuseppe
Flavio
scrive:
“Nel
primo
anno
del
regno
di
Ciro
- il
settantesimo
anno
da
che
il
nostro
popolo
era
stato
costretto
a
emigrare
dal
suo
paese
a
Babilonia
-
Dio
ebbe
pietà
della
cattività
e
della
sventura
di
quegli
infelici
e,
come
Egli
aveva
predetto
loro
mediante
il
profeta
Geremia
prima
che
la
città
fosse
demolita,...
e
subìto
questa
schiavitù
per
settant’anni,
Egli
li
avrebbe
ristabiliti
nel
paese
dei
loro
padri
ed
essi
avrebbero
riedificato
il
tempio
e
goduto
l’antica
prosperità”
(Antichità
Giudaiche).
Nel
1879
è
stata
rinvenuta
una
famosa
iscrizione
in
accadico
cuneiforme,
nota
come
il
Cilindro
di
Ciro,
(559-529
a.C.)
in
cui
si
afferma
che,
dopo
aver
conquistato
Babilonia,
Ciro
il
Grande
restituì
i
prigionieri,
le
loro
immagini,
i
loro
santuari,
i
loro
abitanti
e le
loro
abitazioni,
al
loro
luogo
d'origine.
Per
certi
versi,
come
affermano
alcuni,
questo
documento
può
essere
considerato
la
prima
carta
dei
diritti
umani
della
storia,
poiché
il
re
persiano
seguì
una
politica
umanitaria
e
tollerante
nei
confronti
dei
popoli
vinti.
Questo
documento
archeologico
conferma
la
narrazione
biblica
di
Esdra,
sacerdote,
studioso
e
scriba,
il
quale,
riferendosi
al
decreto
emanato
da
Ciro,
incoraggiò
il
rimanente
degli
Israeliti
esiliati,
a
ritornare
a
Gerusalemme
per
riedificare
il
tempio
dedicato
al
loro
Dio
(Esdra
1:3).
E
così
avvenne!
Dopo
70
anni
di
esilio
in
Babilonia,
e un
viaggio
che
durò
circa
quattro
mesi,
in
50.000
fecero
ritorno
alla
loro
patria,
portandosi
dietro
persino
gli
oggetti
sacri
destinati
all'adorazione
nel
tempio,
a
suo
tempo
saccheggiati
dai
Babilonesi.
L'opera
di
ricostruzione
durò
più
del
dovuto,
giacché
fu
ostacolata
dai
nemici
samaritani,
ma
ripresa
successivamente
sotto
il
re
Dario,
il
quale,
rifacendosi
al
decreto
di
Ciro,
autorizzò
la
il
completamento
dei
lavori
di
ricostruzione.